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CORPI LIBERI – IL DOCUFILM DI LOZZI A 50 ANNI DA STONEWALL

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Disponibile su tutte le piattaforme streaming dal 24 Gennaio, “Corpi liberi” è il titolo del docufilm diretto da Fabiomassimo Lozzi che vede protagonisti un gruppo di ragazzi.
Si, senza troppe etichette, senza per forza dover sempre specificare chi o cosa siano i ragazzi protagonisti, come in questo caso.
Il film racconta come si resiste ma soprattutto come ci si aiuta nel 2019 (anno di ripresa della pellicola), a 50 anni da Stonewall, il primo grande evento/scontro che scosse letteralmente le menti riguardo i “diversamente eterosessuali” a New York nel 1969.
Ecco che ritroviamo così cinque ragazzi, Riccardo, Susanna, Benedetta, un altro Riccardo e Elisa uniti da ben poco se non da un fattore comune: farsi sentire. Ma davvero nel 2000 ancora dobbiamo parlare di queste cose? Evidentemente si. E ne parliamo vedendo i fatti, osservando questi ragazzi che si moltiplicano nell’università più grande d’Italia, un luogo che non li prende nemmeno quasi in considerazione. La Sapienza di Roma infatti, non ritiene opportuno parlare di sessualità e se ne parla evita di parlare di omosessualità, bisessualità, asessualità e tutte le tematiche LGBTQIA+. C’è di più: nella facoltà di medicina, che formerà i medici del futuro, non si parla di aborto, di intersex, trans e legge 194.
Poi ci sono gli innumerevoli cliché, uno su tutti L’AIDS, definito come la malattia dei gay, perché per la cultura generale, questo è.
Come si combattono quindi, nel nuovo millennio, queste gravi mancanze? Esattamente come nel secolo scorso, come a Stonewall: protestando.
È una protesta pacifica naturalmente quella di centinaia di ragazzi che ballano, cantano, si pitturano il volto scrivendo frasi d’impatto o provocatorie sul loro corpo, sui cartelloni. C’è chi si sente diva, chi invece è se stesso assieme a tutte le sue insicurezze e timidezze ma è lì, a far gruppo.
Il gruppo PRISMA nasce proprio da questi ragazzi e dai cinque protagonisti del film che volevano risposte alle domande che il film ci pone e, se le risposte non sono arrivate da chi avrebbe dovuto darle poco importa. Loro hanno già vinto organizzando un movimento unico che è già storia. Partire in marcia da quella che è la più grande università italiana e d’Europa, coinvolgendo e urlando a tutti cosa si vuole, è il primo passo di un lungo percorso che il gruppo dovrà affrontare. Così prende vita il Sapienza Pride, così Lozzi ritrae tra interviste, momenti liberatori, spontanei, divertenti e ribelli la vita di un gruppo di ragazzi a cui si vuole subito bene. E si prova tanta ammirazione.
Lozzi tiene a dividere il docufilm in momenti fondamentali, ma colpisce il modo in cui riprende il momento dei discorsi tenuti dai ragazzi difronte una schiera di studenti urlanti e fieri. Quelle immagini ricordano i discorsi dei grandi leader politici di un tempo, quando la politica si teneva nelle piazze, e quindi prendono un’ inquadratura amarcord.
Questi ragazzi invece forse non vorrebbero fare politica, perché la politica con i diritti umani non dovrebbe avere divisioni, ma si sa, gli interessi fanno più comodo del rispetto dell’essere umano a volte, quindi bisogna ribadire bene a che cosa si è contro in questo modo, anche apparendo esponenti politici.
Poco importa se a molti questo docufilm potrà sembrare a tratti bacchettone o presuntuoso, i “Corpi liberi” ci ricordano che siamo chi siamo e dobbiamo amare e amarci senza stereotipi, liberi come il nostro corpo, nudo di fronte alla vita di tutti i giorni.
“Noi continueremo a ballare ad amare e a fare l’amore tutti i giorni” dice Riccardo sul finire del film a una piazza di etero, gay, bisex, asessuati, famiglie, bambini, anziani, adulti, trans e drag. La scena perfetta di un finale in evoluzione.
Alessandro Paola

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