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Economia

In 5 anni la Tari +6,7%, costo medio 309 euro l’anno

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ROMA (ITALPRESS) – Tra il 2017 e il 2021, ovvero in 5 anni, la Tassa sui Rifiuti (TARI), è aumentata in media del 6,7%, mentre nell’ultimo anno l’aumento è pari all’1,2% rispetto al 2020. È quanto emerge dallo studio del Servizio Lavoro Coesione e Territorio UIL che ha elaborato i costi in 107 città capoluogo di provincia. “In valori assoluti – spiega Ivana Veronese, Segretaria Confederale UIL – le famiglie italiane hanno versato, nel 2021, per la tariffa rifiuti, 309 euro medi a fronte dei 305 euro del 2020 e dei 290 euro versati nel 2017. In valori assoluti, nel 2021 il costo maggiore si registra ad Agrigento con 488 euro medi l’anno a famiglia; a Crotone si versano 476 euro; a Pisa 474 euro; a Siracusa e Benevento 472 euro; a Brindisi 466 euro; a Trapani 465 euro; a Reggio Calabria 461 euro; a Salerno 455 euro e a Messina 450 euro”. Si paga decisamente meno a Potenza, 141 euro l’anno a famiglia; a Novara e Trento 167 euro; a Belluno 176 euro; a Macerata 182 euro; a Brescia 184 euro; ad Ascoli Piceno 188 euro; a Fermo 191 euro; a Vercelli 193 euro e a Pordenone 194 euro. Per quanto riguarda le Città Metropolitane, la tassa sui rifiuti pesa per 461 euro all’anno a famiglia a Reggio Calabria; a Messina per 450 euro; a Napoli per 442 euro; a Genova per 417 euro; a Bari per 414 euro; a Catania per 403 euro; a Cagliari per 386 euro; a Milano per 336 euro; a Torino per 329 euro; a Roma per 327 euro; a Venezia per 320 euro; a Palermo per 282 euro; a Firenze per 243 euro e a Bologna per 228 euro. Nel 2021 la TARI è aumentata in 57 città tra cui: Roma, Torino, Genova, Venezia e Trieste. Rimane stabile in 26 città tra cui: Bologna, Milano, Napoli, Palermo e Reggio Calabria. Diminuisce in 24 città tra cui: Cagliari, Firenze, Perugia e Trento.

“Nello specifico – commenta Veronese – tra il 2020 e il 2021 a Vibo Valentia si registra un aumento pari al 39,6%; a Terni del 27,4%; a Como del 21,3%; a Bolzano del 18,4% e a Bari del 16,5%. A Rovigo, tra il 2020 e il 2021, invece, si registra una diminuzione della tassa pari al 23%; a Cagliari del 15,7%; a Trento del 13,5%; a La Spezia del 12,9% e a Monza del 10,4%. Nelle città metropolitane, invece, la TARI aumenta a Bari del 16,5%; a Genova del 12,4%; a Venezia del 5,4%; a Roma dell’1,4% e a Torino dello 0,1%. Mentre diminuisce del 15,7% a Cagliari e del 2,5% a Firenze. Negli ultimi cinque anni, la TARI aumenta, mediamente, a Vibo Valentia del 49,1%; a Crotone del 36,8%; a Bolzano del 33,9%; a Imperia del 27,8% e a Viterbo del 25,4%. Per quanto riguarda le città metropolitane, sempre considerando il periodo 2017-2021, a Genova vi è un aumento della tassa pari al 23,2%; a Catania del 17,9%; a Bari del 14,3%; a Messina del 4,8%; a Roma del 4,6%; a Milano del 3,9%; a Palermo del 3%; a Torino dello 0,3%. Diminuiscono Cagliari del 13,7%, Venezia dell’8,9% e Firenze dello 0,2%. Rimangono stabili Bologna e Reggio Calabria. “Dai dati scaturiti dallo studio, si evince che non c’è soltanto il tema del caro bollette elettriche, che pesa sui consumi delle abitazioni, ma anche il tema delle tariffe della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Tariffe che gravano sul bilancio delle famiglie soprattutto nel Mezzogiorno, dal momento che tra le prime dieci città dove la Tari è più alta, nove sono ubicate in quest’area del Paese”.

“Rimane immutato il tema dell’efficienza e dell’efficacia del servizio e a tal fine – conclude Veronese – bisogna accelerare gli investimenti del PNRR nelle infrastrutture inerenti il ciclo integrato dei rifiuti”.

(ITALPRESS).

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A Roberto Sommella il premio giornalistico “Un Giglio per la Pace e la libertà di stampa”

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MILANO (ITALPRESS) – Il direttore di Milano Finanza, Roberto Sommella, ha ottenuto un riconoscimento speciale nell’ambito del Premio Giornalistico “Un Giglio per la Pace e la libertà di stampa”, organizzato dall’Università E-Campus.

Giornalista e scrittore italiano, nominato dalla presidenza del Consiglio, componente del Comitato Scientifico della Conferenza sull’Europa,Sommella è direttore di Milano Finanza e milanofinanza.it, presidente della associazione non profit La Nuova Europa, cittadino onorario di Ventotene e promotore della Scuola d’Europa.

Un passato all’Ansa, all’ Antitrust, già commentatore per numerose testate quali il Corriere della Sera, Avvenire, Europa, Il Messaggero e HuffPost Italia. È stato insignito del Premio Le Ragioni della Nuova Politica (2019) e del Magna Grecia Awards (2020). Vincitore del Premio Agnes nel 2021.

La motiviazione del premio assegnato a Sommella è “per aver spiegato le dinamiche economiche e finanziarie nelle loro ricadute sociali senza perdere l’obiettivo di garantire la libertà di informazione . Fa parte del Comitato Ai presso il Dipartimento editoria e ha partecipato alla stesura di un documento sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale sull’economia, la società e il diritto d’autore. Questo documento è stato consegnato al governo che lo ha usato per impostare il ddl sulla Ai ora in Parlamento”.

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-Foto Premio Un Giglio per la Pace-
(ITALPRESS).

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Nei primi nove mesi del 2025 le banche italiane hanno chiuso 268 sportelli, un calo dell’1,4% rispetto alla fine del 2024

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ROMA (ITALPRESS) – Nei primi nove mesi del 2025 le banche italiane hanno chiuso 268 sportelli, un calo dell‘1,4% rispetto alla fine del 2024. Numeri destinati a crescere notevolmente nell’ultimo trimestre dell’anno, che vedrà alcune grandi banche portare a termine i piani di chiusure già annunciati. I tagli alla rete fisica non hanno investito in modo omogeneo le diverse aree del Paese. Le regioni più colpite sono state Basilicata (- 2,5%), Marche (- 2,5%) e Veneto (- 1,9%). È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl, che elabora i dati resi disponibili al 30 settembre 2025 da Banca d’Italia e Istat.

Gli effetti del risiko bancario stanno già ridisegnando la geografia del sistema bancario. Grazie all’integrazione con Popolare di Sondrio, il Gruppo Bper ha scalato la classifica in Lombarda fino a diventarne la prima realtà per radicamento territoriale con 673 sportelli, pari al 17,9% del totale, davanti a Banco Bpm con 523 (13,9%), Intesa Sanpaolo e Iccrea, entrambe con 501 (13,4%). Nonostante l’Antitrust abbia prescritto a Bper la chiusura di soli 6 sportelli per perfezionare l’acquisizione della banca valtellinese, il gruppo ha annunciato l’accorpamento di 90 sportelli localizzati nelle regioni del Centro Nord. Conseguenze ancora più pesanti si verificherebbero qualora prendesse corpo un’aggregazione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm, che darebbe vita al terzo gruppo italiano per rete di sportelli (2.425).(

La regione più colpita sarebbe la Lombardia: l’integrazione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm farebbe crescere il numero degli sportelli a 765, pari al 20,4% del totale, dando vita alla prima rete su scala regionale. Subito dopo la Liguria con 129 (23,4%) e l’Emilia Romagna con 372 (17,9%). Tra i grandi centri, spiccano Milano con 248 (24,3%) e Genova con 59 (20,5%). Da segnalare anche la situazione di Parma con 78 (39%) e Piacenza con 47 (31,8%), mentre la città che registra la quota più elevata di sportelli Crédit Agricole Italia-Banco Bpm è La Spezia con 43 (50,6%). Va notato che in Lombardia, la più ricca regione italiana, circa il 58% delle filiali è ora in mano a quattro soli gruppi. Le nozze tra Banco Bpm, secondo di questa classifica, e Crédit Agricole Italia, oggi al sesto posto, darebbero un’ulteriore spinta alla concentrazione, desertificando ancor più i territori. Al 30 settembre 2025 risulta che altri 38 comuni sono rimasti privi di filiali sul loro territorio. Il numero complessivo è salito quindi a 3.419, pari al 43,3% del totale. Continua ad aumentare anche il numero delle persone che non hanno accesso ai servizi bancari o rischiano di perderlo: rispetto al 31 dicembre 2024 sono oltre 11,2 milioni. Di queste, più di 4,7 milioni (+ 1,8%) vivono in comuni totalmente desertificati; quasi 6,5 milioni (+ 3,2%) in comuni in via di desertificazione, quelli con un solo sportello

Risulta in crescita, inoltre, il numero delle imprese che hanno la propria sede in comuni desertificati: sono 6250 in più rispetto alla fine del 2024. Si confermano anche le dimensioni rilevanti dei centri colpiti dalla desertificazione: sono 13 i comuni sopra i 10mila abitanti privi di sportello, di cui uno ha più di 20mila abitanti (Trentola Ducenta, in provincia di Caserta). La desertificazione bancaria non colpisce solo le aree interne. Al contrario, se si guarda all’evoluzione del fenomeno, si nota che dalla fine del 2021 al 30 settembre 2025 la percentuale di chiusure in alcune grandi città italiane, come Roma (- 12,7%) e Milano (- 14,6%), è superiore alla media nazionale (- 10,4%). Per comprendere la reale portata del fenomeno i dati vanno letti in parallelo a quelli sulla diffusione dell’internet banking, ancora modesta: in Italia lo utilizza solo il 55% degli utenti contro una media Ue del 67,2%. Da ciò si evince che la desertificazione bancaria rappresenta un acceleratore dell’esclusione sociale, soprattutto per le fasce anziane della popolazione, penalizzate dal minor livello di competenze digitali (tra i 65 e i 74 anni solo il 33,9% utilizza l’internet banking contro una media Ue del 44,7%)

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L’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl elabora anche un indicatore (Ipd, Indicatore di desertificazione provinciale) che assegna ad ogni provincia italiana un punteggio sulla base della percentuale, calcolata sui rispettivi totali, del numero di comuni senza sportello o con uno sportello, della popolazione residente, delle imprese con sede legale in detti comuni e della relativa superficie.

La graduatoria che emerge vede a settembre 2025 tra le province meno desertificate la conferma di Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Ferrara, Grosseto, Pisa, Ragusa, Ravenna, Reggio Emilia. Le grandi città si collocano in posizioni più arretrate: Milano è 22°, Roma 38°, Napoli 46°. Sugli ultimi gradini della classifica restano Vibo Valentia e Isernia.

“Il risiko sta modificando la geografia del sistema bancario italiano. Gli effetti sui territori iniziano già a manifestarsi con evidenza. Dopo l’acquisizione di Popolare di Sondrio, il Gruppo Bper ha annunciato la chiusura di 90 sportelli – commenta il Segretario generale nazionale First Cisl Riccardo Colombani -. Le conseguenze di un’integrazione tra le reti di Crédit Agricole Italia e Banco Bpm potrebbero essere però molto più gravi. Un’operazione straordinaria tra queste due banche porterebbe infatti alla costituzione della terza rete per numero di filiali, con sovrapposizioni rilevantissime in alcuni territori che fornirebbero il pretesto per nuovi pesanti tagli all’occupazione. È una prospettiva alla quale ci opponiamo con decisione”.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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A ottobre l’inflazione rallenta sensibilmente scendendo a +1,2%

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ROMA (ITALPRESS) – A ottobre 2025, secondo le stime preliminari, l’inflazione rallenta sensibilmente, scendendo a +1,2% (appena al di sotto del valore di fine 2024). La decelerazione risente del marcato ridimensionamento del ritmo di crescita dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+1,9% da +4,8%) e del calo di quelli degli Energetici regolamentati (-0,8% da +13,9% a settembre). In rallentamento la crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+2,3% da +3,1%), mentre l’inflazione di fondo rimane invariata (a +2,0%). Il tasso di inflazione acquisito a ottobre, calcolato sulla base dei dati provvisori, si attesta al +1,6%. E’ quanto emerge dalla rilevazione Istat sui prezzi al consumo.

In particolare, secondo le stime preliminari, nel mese di ottobre 2025 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, evidenzia una variazione del -0,3% su base mensile e del +1,2% su base annua (da +1,6% nel mese precedente). La sensibile decelerazione del tasso d’inflazione si deve prevalentemente al marcato rallentamento su base tendenziale dei prezzi degli Energetici regolamentati (da +13,9% a -0,8%), degli Alimentari non lavorati (da +4,8% a +1,9%) e, in misura minore, di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,4% a +2,0%). Tali effetti sono solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,1% a +3,3%).

Nel mese di ottobre l’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta invariata (a +2,0%) e quella al netto dei soli beni energetici rallenta (da +2,1% a +2,0%). La crescita tendenziale dei prezzi dei beni si attenua (da +0,6% a +0,2%) e quella dei servizi rimane stabile (a +2,6%). Pertanto, il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni aumenta, salendo a +2,4 punti percentuali (dai +2,0 del mese precedente).

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona decelerano (da +3,1% a +2,3%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,6% a +2,3%). La variazione congiunturale negativa dell’indice generale riflette la diminuzione dei prezzi degli Energetici regolamentati (-6,7%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-1,2%), degli Energetici non regolamentati (-0,8%), dei Beni durevoli, dei Servizi relativi alle comunicazioni e dei Servizi relativi ai trasporti (-0,3% tutti e tre), parzialmente attenuata dalla crescita dei prezzi degli Alimentari lavorati (+0,4%) e dei Servizi relativi all’abitazione (+0,3%). L’inflazione acquisita per il 2025 è pari a +1,6% per l’indice generale e a +2,0% per la componente di fondo. In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una variazione pari a -0,2% su base mensile e a +1,3% su base annua (da +1,8% del mese precedente)

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