Cronaca
Sala “L’Autonomia è un danno anche per il Nord del Paese”
Pubblicato
1 anno fa-
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Redazione
MILANO (ITALPRESS) – “Ha raggiunto il quorum di firme la proposta di referendum per abrogare la legge sull’autonomia differenziata, elaborata dal ministro Calderoli e approvata dalla maggioranza lo scorso giugno. Vedremo il parere della Corte costituzionale, ma intanto va evidenziato che, nel giro di soli due mesi dall’approvazione della legge, già più di mezzo milione di italiane e italiani avanzano la richiesta di un referendum che si pone l’obiettivo di bocciare la riforma, a dimostrazione di quanto questo tema sia sentito in tutto il Paese”. Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in una lettera al “Corriere della Sera”.
“Il ministro Calderoli – aggiunge – ha sostenuto qualche giorno fa che il referendum abrogativo spaccherebbe il Paese tra Nord e Sud. Un’affermazione paradossale, per due motivi: è questa profonda e squilibrata Autonomia che semmai aumenta il divario tra Regioni e aree dell’Italia; e non è nè scontato nè vero che il Nord del Paese approvi una riforma così sperequata, come invece spera il suo autore. Da sindaco di Milano, vorrei esprimere e motivare la mia contrarietà rispetto a questo disegno legislativo, che ritengo iniquo sotto più punti di vista”.
“Ci tengo a sottolineare – spiega Sala – che la mia non è affatto una posizione ideologica, originata dal rifiuto preventivo di quanto viene proposto dagli avversari politici. E nemmeno ritengo che la Costituzione non si possa giovare delle riforme, anzi – purchè siano riforme giuste ed equilibrate, capaci di fare il bene della collettività -. Ma, da amministratore di una metropoli come Milano, così come da persona con lunga esperienza nelle politiche private e pubbliche, mi sento di intervenire su un tema che giudico estremamente delicato e plausibilmente dannoso per l’Italia. Sono per vocazione e formazione molto legato alla concretezza e propongo quindi un’analisi tecnico politica. I punti del mio ragionamento, dunque”.
“La costituzione delle Regioni risale al 1970 – ricorda Sala -. Sono passati più di cinquant’anni. Mezzo secolo è sufficiente per trarre un bilancio della loro storia. E’ una storia di successo? Non ne sono per niente certo. Si tratta di istituzioni che, soprattutto, non sempre sono state in grado di affievolire i divari in termini di qualità della vita, innalzando piuttosto criticità note a tutti nei settori che riguardano economia, lavoro, trasporti, sanità, welfare. Ora si pensa a un potenziamento del decentramento. Saranno in grado le Regioni di garantire un percorso di miglioramento nell’erogazione dei servizi ai cittadini in mancanza di un prerequisito fondamentale per poterlo fare e cioè le risorse economiche?”.
“In ogni caso – prosegue il sindaco di Milano -, c’è da chiedersi come si possa immaginare una riforma delle autonomie senza avere consultato o ascoltato la voce delle grandi città, che sono il principale traino dell’economia e della giustizia sociale del Paese. In tutto il mondo va affermandosi la centralità delle città metropolitane, per capacità di vedere il futuro e di programmarlo. Una riforma dell’autonomia e del decentramento che aumenta il divario non solo tra Regione e Regione, ma tra Regioni e grandi città, nasce già cariata. Della riforma del Testo unico delle autonomie locali (Comuni, Città metropolitane, Province), nel frattempo, nessuno parla”.
“La legge sull’Autonomia differenziata – aggiunge – è tecnicamente un processo che, per svilupparsi secondo i disegni dei suoi promotori, prenderà molto, molto tempo. Ora, per giungere ad attuazione ed evoluzione, bisogna intervenire da principio con una pianificazione di lungo periodo che sia all’altezza dell’arduo compito. Chiunque segua la politica ha imparato in questi mesi il senso della sigla Lep: sono i Livelli essenziali delle prestazioni che vengono erogate. Ovvero i requisiti minimi di servizio necessari ad assicurare in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, in modo da garantire uguaglianza sui diritti sociali e civili, come la Costituzione sancisce. Poichè sulla misura, la forma e la mappatura dei Lep siamo ancora in alto mare, viene proposto di partire con le materie che non richiedono Lep. Non va bene. Non si parte sulla base di un ‘partiamo e poi si vedrà’. (Per chi non ne fosse informato, il governo si è preso due anni per definire questi benedetti Lep. A partire da lì si procederà alla definizione – e soprattutto alla ricerca – dei fondi necessari)”. “E torniamo quindi sul punto fondamentale: siamo ancora in attesa che qualcuno spieghi agli italiani quali e quante risorse economiche servono, nella cruda realtà, affinchè questi ineludibili livelli essenziali siano garantiti – sottolinea Sala -. Dobbiamo essere onesti: non è pensabile che si tratti di una riforma a costo zero. Per i Lep che richiedono copertura e finanziamento, si possono impegnare risorse solo nei limiti permessi dai ben noti vincoli di finanza pubblica e ciò deve peraltro venire assicurato a tutte le Regioni e non solo a quelle che fanno richiesta di maggiori competenze. Senza queste coperture, le funzioni rimangono prerogativa statale, non regionale. E questa disposizione la dobbiamo a un emendamento presentato da FdI: nemmeno la maggioranza era o rimane compatta di fronte al rischio che i cittadini perdano uguaglianza nei diritti. Quindi, di quali risorse economiche parliamo? Certamente di miliardi. (Nota a margine. Mentre scrivo queste righe leggo che il governo, ragionando di Finanziaria 2025, ipotizza misure per favorire uscite in pensione anticipata, estensione della flat tax, sgravi al ceto medio, pensioni minime più elevate. E poi verranno i Lep. Hanno trovato la pianta dei soldi?)”.
“Torno su un tema che ho pubblicamente già affrontato – aggiunge il sindaco di Milano -. Forse non a tutti è chiara l’ampiezza delle materie che le Regioni possono chiedere di gestire in proprio. Si va dall’istruzione alla salute pubblica, dall’ambiente a competenze fiscali. E l’energia. Ora, immaginiamo venti Regioni che vanno a trattare all’estero dai fornitori di energia, per strappare un prezzo inferiore a quello che riesce a ottenere uno Stato. Pura fantasia. E voglio essere estremo nel ragionamento (non provocatorio, estremo): a mio giudizio le politiche energetiche del futuro dovranno necessariamente essere continentali più che nazionali, e qui si pensa invece di regionalizzarle!”. “A riprova che la mia non è una posizione ideologica, bensì pratica – sottolinea Sala -, riconosco volentieri che nel dibattito iniziale non mi sono espresso aprioristicamente contro l’Autonomia. Ma in quel momento, le materie toccate dal ddl Calderoli non erano affatto quelle che poi si sono rivelate nella pratica. Come ha ricordato l’ex presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ora europarlamentare, ‘si è stati favorevoli a un allargamento del decentramento che riguardasse solo alcune delle 23 materie potenzialmente previste e con lo scopo fondamentale di sburocratizzare e dare risposte efficaci e rapide ai cittadinì (oltre al fatto che prima di procedere si riteneva indispensabile che fossero garantiti e stabiliti i Lep in tutto il territorio nazionale e che fosse assicurato il coinvolgimento del Parlamento)”. “Per tutti questi motivi, e poichè stiamo parlando di un danno che evidentemente non riguarda solo il Sud, ma tutta l’Italia, Nord compreso, da Milano dico no alla legge sull’Autonomia differenziata. E dico però, anche, lavoriamoci assieme affinchè il Paese possa individuare la via più giusta per garantire un’uguaglianza vera e concreta a tutte e tutti”, conclude il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
– foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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Cronaca
E’ morta Ornella Vanoni, leggenda della musica italiana
Pubblicato
3 ore fa-
22 Novembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – E’ morta, all’età di 91 anni, Ornella Vanoni. “Con profondo dolore riceviamo la notizia della scomparsa di Ornella Vanoni. Grazie per tutto quello che ci hai regalato Ornella, lo terremo sempre nel nostro cuore” si legge sul profilo X di “Che tempo che fa”, programma in cui era stata spesso ospite.
Nata a Milano, considerata tra le maggiori interpreti della musica leggera italiana, è stata una delle artiste italiane dalla carriera più longeva. Inizia a lavorare nel 1956 (come attrice in “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello dopo avere studiato all’Accademia di arte drammatica” del Piccolo Teatro di Giorgio Strehler del quale è diventata allieva prediletta e compagna). Nel 1957 il debutto canoro con le “canzoni della mala”, brani che traggono spunto da antiche ballate dialettali e raccontano storie di poliziotti e malfattori. Dopo gli esordi, il suo stile interpretativo unico e sofisticato le consente di attraversare un repertorio che comprende il pop d’autore, la bossa nova (da ricordare l’album “La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria” realizzato con Toquinho e Vinicius de Moraes) e il jazz che la porta a collaborare con musicisti del calibro di George Benson, Michael Brecker e Randy Brecker, solo per citarne alcuni. E a vendere oltre 55 milioni di dischi con i suoi 112 lavori pubblicati, tra album, EP e raccolte, con autori che portano il nome di Dario Fo, Paolo Conte, Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati, Lucio Dalla, Franco Califano, Mogol, Renato Zero e Riccardo Cocciante.
Nel 1960 Vanoni incontra Gino Paoli con il quale nasce un’intensa stria d’amore che va di pari passo con la collaborazione artistica: basti citare l’indimenticabile “Senza fine”. Nonostante l’amore per Paoli, la cantante sposa l’impresario teatrale Lucio Ardenzi da cui si separa ancor prima che nasca il figlio Cristiano. Non a caso, il suo primo 45 giri di grande successo commerciali è “Cercami” dedicata proprio a Paoli. Mentre prosegue anche l’impegno teatrale (tra gli altri, è Rosetta in “Rugantino” di Garinei e Giovannini), arriva la prima (di otto) partecipazione al Festival di Sanremo: nel 1965, con “Abbracciami forte”. Seguono quelle nel 1966 (“Io ti darò di più”), nel 1967 (“La musica è finita”), nel 1968 (“Casa bianca”), nel 1970 (“Eternità”), nel 1989 (“Io come farò”), nel 1999 (“Alberi”, con Enzo Gragnaniello) e nel 2018 (“Imparare ad amarsi”, con Bungaro e Pacifico). Nonostante tutti i Festival, i suoi maggiori successi discografici sono altri: “Una ragione di più” (1969), “L’appuntamento” (1970), “Domani è un altro giorno” (1971), “Più” (1976, con Gepy).
Poi c’è la televisione, che vede la Vanoni impegnata negli anni come conduttrice, prima donna o ospite fissa: da “Giardino d’inverno” a “Studio Uno”, da “Senza rete” a “Serata d’onore”, da Fatti e fattacci” a “Risatissima”. E’ anche giudice in “Star Academy” e “Amici Celebrities”. Nella carriera sessantennale non manca nemmeno il cinema dal primo “Romolo e Remo” di Sergio Corbucci del 1961 all’ultimo “7 donne e un mistero” di Alessandro Genovesi del 2021. L’abbiamo vista anche nello sceneggiato “Il mulino del Po” di Sandro Bolchi e, in un cameo, nella fiction di Rai1 “La Compagnia del Cigno” di Ivan Cotroneo. Tra i premi assegnati a Ornella Vanoni ce ne sono tre del Club Tenco (due Premi e una Targa) e due volte il Premio Lunezia.
-foto Ipa Agency-
(ITALPRESS).
Cronaca
L’Italia di Davis batte il Belgio 2-0 e vola in finale
Pubblicato
4 ore fa-
22 Novembre 2025di
Redazione
BOLOGNA (ITALPRESS) – L’Italia vola in finale in Coppa Davis. La nazionale capitanata da Filippo Volandri soffre ma batte il Belgio per 2-0, senza passare dal doppio decisivo. Bastano i due singolari agli azzurri nella prima semifinale delle Finals, in scena sul cemento indoor di Bologna. Dopo la vittoria di Matteo Berrettini contro Raphael Collignon (6-3 6-4), il punto del successo l’ha firmato Flavio Cobolli (22 del mondo), battendo Zizou Bergs (numero 43 del ranking Atp) col punteggio di 6-3 6-7 (5) 7-6 (15), dopo poco più di tre ore di autentica battaglia. L’azzurro ha annullato ben sette match point all’avversario. Di contro Cobolli ha chiuso la partita al settimo match point in suo favore (dopo che Bergs gli aveva annullato sei “punti match”).
Dopo la finale del 2023, vinta contro l’Australia, e quella dello scorso anno, vinta contro l’Olanda, l’Italia per il terzo anno consecutivo (prima volta nella storia) giocherà l’ultimo atto della Coppa Davis. L’ultima Nazione a giocare tre finali di fila è stata l’Australia, fra il 1999 e il 2001.
Si estende a 12 successi la striscia positiva dell’Italia nei match di Coppa Davis. L’ultimo ko risale al 2023, contro il Canada. Non riesce ad approdare alla finale di Davis, invece, il Belgio, ancora a secco di insalatiere e giunto alle Final Eight di Bologna attraverso le qualificazioni.
Domenica gli azzurri affronteranno nel match decisivo per la difesa del titolo la vincente dell’incontro tra Germania e Spagna, che si scontreranno domani, a partire dalle 12.
– foto Image –
(ITALPRESS).
Cronaca
Cina, think tank evidenzia progressi nella protezione e governance di fiumi
Pubblicato
7 ore fa-
21 Novembre 2025di
Redazione
NANCHINO (CINA) (ITALPRESS/XINHUA) – La foto mostra copie del rapporto del think tank intitolato “Sfruttare i fiumi per la prosperità nazionale e il benessere pubblico – Uno studio sulla strategia fluviale della nuova era”. Il rapporto è stato pubblicato venerdì dal National High-Level Think Tank dell’Agenzia di Stampa Xinhua e dal China Institute of Water Resources and Hydropower Research del Ministero delle Risorse Idriche, a Nanchino, nella provincia cinese orientale di Jiangsu.
(ITALPRESS).
-Foto Xinhua-

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