Economia
Editoria, da Barachini circolare su Garante antifake e diritto d’autore
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1 anno fa-
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RedazioneROMA (ITALPRESS) – “Dal confronto in ambito nazionale ed europeo, dalla preoccupazione per l’esponenziale velocità di diffusione delle fake news con conseguenze spesso molto gravi e per la crescente assuefazione alle violazioni del diritto d’autore è nata la volontà di dare un supporto all’informazione primaria, quella prodotta dalle agenzia di stampa, chiedendo loro di dotarsi della figura di un garante, individuato nel Dpcm dell’11 luglio 2023 che disegna, a partire dall’articolo 17 del decreto milleproroghe, la riforma dei criteri a sostegno dell’informazione primaria. Oggi, anche in considerazione della richiesta di elementi conoscitivi sull’iniziativa giunta dalla Federazione Nazionale della Stampa e dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, ho ritenuto opportuno e costruttivo pubblicare sul sito del Dipartimento per l’informazione e l’editoria una circolare esplicativa che rendesse trasparente il senso e le finalità di questa nuova figura”. Lo dichiara in una nota il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alberto Barachini.
“Il Garante – si legge nella circolare – è una figura che si inserisce nell’organizzazione dell’agenzia di stampa a supporto della correttezza delle informazioni primarie. Si tratta di un presidio collaborativo rispetto agli organi di direzione dell’agenzia, che mantengono impregiudicate le proprie competenze, funzioni e responsabilità. Ugualmente, ogni giornalista conserva inalterati il proprio ruolo, i propri doveri deontologici e la propria responsabilità giuridica. Il succitato Dpcm enuncia le finalità generali che si vogliono perseguire con la previsione del Garante: la difesa della qualità dell’informazione, il contrasto alla disinformazione e la tutela del diritto d’autore. Il Dpcm lascia alle singole agenzie la piena libertà di definire nel dettaglio le modalità di inserimento del Garante all’interno della struttura operativa dell’agenzia stessa. E’ parimenti rimessa alla autodeterminazione di ogni agenzia l’individuazione in concreto della personalità cui affidare il compito di Garante. Il decreto delinea le caratteristiche che tale figura deve possedere. La mancata pregressa appartenenza all’agenzia del Garante è in funzione della maggiore indipendenza possibile della personalità prescelta nello svolgimento del suo incarico”.
(ITALPRESS).
– Foto: Agenzia Fotogramma –
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Economia
Banco Bpm, per il Cda offerta Unicredit non riflette potenziale
Pubblicato
12 ore fa-
26 Novembre 2024di
RedazioneMILANO (ITALPRESS) – Il Cda di Banco Bpm ha preso atto della comunicazione di UniCredit sull’offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalità delle azioni, che “non è stata in alcun modo preventivamente concordata con la banca. Fermo restando che Banco Bpm si esprimerà con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge, dall’analisi del comunicato rileva, in via preliminare e nel migliore interesse degli azionisti, che l’offerta indica un corrispettivo unitario – interamente in azioni – che riflette un premio dello 0,5% rispetto al prezzo ufficiale di BBpm del 22 novembre, e uno sconto implicito del 7,6% rispetto al prezzo ufficiale di ieri.
Tali condizioni risultano del tutto inusuali per operazioni di questa tipologia e, nell’opinione del Cda, non riflettono in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti di Banco Bpm”, si legge in una nota. Secondo il Cda “negli ultimi anni il mercato ha infatti riconosciuto a Banco Bpm una forte capacità di execution, sovra-performando gli obiettivi di piano annunciati e promuovendo importanti iniziative di rafforzamento dell’assetto delle fabbriche prodotto. Tali operazioni hanno permesso di creare valore per gli azionisti e per tutti gli altri stakeholders, rafforzando in modo significativo il posizionamento competitivo della Banca, che oggi si pone tra i player con le migliori prospettive di crescita nell’attuale scenario di mercato, in condizioni di estrarre dalle fabbriche prodotto un contributo in prospettiva ancora più importante, riducendo nel contempo la propria esposizione al rischio di riduzione dei tassi di interesse. L’offerta espone peraltro gli stakeholders di Banco Bpm all’alea connessa all’esito delle iniziative di espansione avviate da UniCredit in Germania nonchè a una significativa diluizione dell’attuale esposizione geografica che, in luogo di un’attrattiva concentrazione di Banco Bpm nelle regioni più dinamiche del Paese e dell’Eurozona, si riposizionerebbe su aree oggi caratterizzate da una minore crescita e un maggiore rischio geopolitico. Al contempo, nel comunicato è indicato che, nel minor tempo possibile, è prevista la fusione tra le due banche, facendo pertanto venir meno l’autonomia giuridica di Banco Bpm a discapito del brand. Riducendo significativamente la concorrenza sul mercato bancario italiano sia per i clienti retail che per i clienti corporate, in particolare per le Pmi ossia il tessuto produttivo a cui storicamente la banca si rivolge. Infine, secondo quanto riferito, le sinergie di costo lorde stimate sono pari a 900 milioni, ossia più di un terzo della base costi di Banco Bpm, destando forti preoccupazioni sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale. Peraltro tali sinergie, al pari di quelle di ricavo, non sono per nulla valorizzate nelle condizioni dell’offerta. Oltre a tali considerazioni, si evidenzia che la promozione dell’offerta comporta l’effetto di assoggettare Banco Bpm alla passivity rule; questo condizionerà la flessibilità strategica del gruppo, in particolare con riferimento alle condizioni dell’offerta pubblica di acquisto promossa lo scorso 6 novembre da Banco Bpm Vita, società interamente partecipata dalla Banca, sulla totalità delle azioni Anima Holding e al recente investimento da parte della Banca nel capitale sociale di Banca Monte dei Paschi di Siena, determinandosi così un quadro di elevata incertezza. Viene quindi limitato lo spazio di manovra su base autonoma del management, che in questi anni ha dato prova di un forte track-record in termini di crescita organica e di iniziative straordinarie realizzando con successo, e senza richiedere capitale al mercato, operazioni quali l’integrazione tra Bpm e Banco Popolare, il de-risking del portafoglio creditizio, la riorganizzazione del bancassurance, la partnership nella monetica e, in ultimo, le operazioni su Anima e Banca Monte dei Paschi di Siena. La banca rimane focalizzata sull’implementazione del piano 2023-2026, sull’esecuzione dell’Opa su Anima e sul conseguente aggiornamento del piano industriale, non trascurando alcuna opzione strategica che possa ulteriormente contribuire all’obiettivo di creare valore per gli azionisti e per tutti gli altri stakeholders del gruppo Banco Bpm”, conclude la nota.
(ITALPRESS).
-Foto: Agenzia Fotogramma-
Economia
La filiera delle due ruote vale 14,8 miliardi, rallentano le bici
Pubblicato
12 ore fa-
26 Novembre 2024di
RedazioneROMA (ITALPRESS) – La filiera di moto e bici in Italia vale complessivamente 14,8 miliardi. Cresce il numero delle patenti A (una su cinque di quelle rilasciate, per un totale di 280mila, +6% dal 2013 al 2023 rispetto al +1% delle patenti B) e quello a motore che è il mercato trainante (+42% dal 2020 al 2023), mentre quello delle due ruote a pedale – al netto del successo delle e-bike – vive oggi un momento di rallentamento della domanda, dopo i boom registrati nel 2020 e nel 2021. E’ la fotografia che emerge dallo studio presentato da Confindustria Ancma in Senato e condotto da Bain & Company Italia. Per il presidente dell’associzione, Mariano Roman, il settore delle due ruote “crea indotti significativi con le manifestazioni sportive e l’eccellenza fieristica internazionali di Eicma, che offre occupazione, mobilità sostenibile, che contribuisce con un gettito vicino a 180 milioni alle entrate tributarie. Oggi produciamo il 17% delle bici costruite e assemblate in Europa (2 milioni), mentre il settore moto esporta motocicli, scooter e ciclomotori per 2 miliardi e produce 422mila pezzi in Italia, occupando saldamente il primo posto nell’eurozona, dove si confronta con i 161mila della Germania, le 124mila unità dell’Austria e le 89mila della Francia”.
Per continuare a competere a livello internazionale, il settore “ha bisogno di un supporto all’altezza del suo valore, di politiche sussidiarie più incisive che favoriscano in generale l’aggregazione, di investimenti in ricerca e sviluppo e di insediamenti di siti produttivi della filiera componenti sull’alto di gamma”, mentre per le bici servono “azioni più specifiche che riguardino il sostegno all’utilizzo e, soprattutto, all’infrastrutturazione ciclabile, indispensabile per sviluppare il grande potenziale del nostro Paese in ambito cicloturistico”. Il post-Covid ha consegnato alle due ruote a motore un nuovo protagonismo, non solo per la mobilità urbana (gli scooter), ma anche negli ambiti di utilizzo tradizionalmente legati al turismo e allo svago, ovvero la moto, che è arrivata a rappresentare nel 2023 ben il 45% delle immatricolazioni (era il 34% solo 10 anni prima) e che, grazie al successo delle medie cilindrate, è andata anche a soddisfare la domanda di commuting e le nuove esigenze di mobilità. L’andamento positivo del mercato si è poi tradotto in una crescita del fatturato di tutta la filiera moto, che tra il 2020 e il 2023 ha fatto segnare un +50%, e in un aumento della profittabilità media per gli operatori passata, sempre nello stesso periodo, dal 4,2% al 6%.
Segno più anche per quanto riguarda il numero degli addetti, che è cresciuto del 7% tra il 2020 e il 2022, attestandosi a poco più di 36mila diretti (84mila con indiretti e indotto). Degno di nota, infine, il saldo della bilancia commerciale dei motocicli, che ha chiuso nel 2023 con +470 milioni, confermando la qualità e il ruolo centrale dell’Italia nell’export.
Sul fronte delle due ruote a pedale, lo studio di Bain & Company Italia mette in risalto gli effetti opposti che la pandemia di Covid e il bonus bici hanno avuto sul mercato, ovvero il +18% nel 2020 sul 2019 (oltre 2 milioni di pezzi venduti) e la flessione media annua del 17% tra il 2021 e il 2023. Nonostante il calo dei volumi, la filiera bici ha comunque registrato un aumento significativo del fatturato, spinto anche dall’aumento dei prezzi e dal successo delle e-bike, attestandosi a 2,7 miliardi di euro nel 2023, pari a un +50% sul 2018. Gli effetti della pandemia hanno impattato anche sulla profittabilità del settore: a causa della crisi delle catene di approvvigionamento i margini sono infatti tornati ai livelli del 2019, passando dal picco del 7,6% nel 2021 al 3,2% nel 2023. A risentire maggiormente di questo scenario sono stati i componentisti e i venditori di accessori che hanno perso quasi dieci punti di margine. In un contesto di grandi trasformazioni, l’elemento più rilevante è stato, come anticipato, il rapido incremento delle e-bike, salite fino a oltre 330mila unità vendute nel 2022, con una penetrazione del 20% sul totale (era il 3% nel 2015 e l’11% nel 2019), che ha reso le due ruote a pedali accessibili ad un pubblico più ampio. Un progresso che ha tuttavia rivelato l’esposizione della filiera italiana alle forniture di componenti elettrici dall’Asia (che esporta l’87% dei chip), oltre che alla variabile di fattori macroeconomici e geopolitici. Tra il 2020 e il 2021 l’import di componentistica ha segnato così un solido +79%, attestandosi a 664 miliardi di euro fino ad arrivare a poco più di 800 nel 2022. In ogni caso il settore ciclo, come quello moto, continua a segnare un saldo positivo nell’export, a dimostrazione della forte domanda di prodotti con il marchio Made in Italy sui mercati internazionali: la bilancia commerciale indica infatti +75 milioni. Infine, notizie positive arrivano dall’andamento dell’occupazione dove, malgrado l’andamento del mercato, in due anni (2020-2022) il numero degli addetti nella produzione di bici e componenti è cresciuto del 16%, passando da 15.200 unità a 17.600.
(ITALPRESS).
-Foto: xi2/Italpress-
Economia
IPA e Fotogramma, sinergia per affrontare sfide del mercato editoriale
Pubblicato
12 ore fa-
26 Novembre 2024di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – IPA ha acquisito la maggioranza di Fotogramma, dando vita “a una partnership strategica che rafforza la presenza di entrambe le realtà nel settore editoriale e corporate”, si legge in una nota congiunta.
L’integrazione tra IPA, già leader nella fornitura di servizi fotografici e contenuti visivi per il mercato editoriale e corporate, e Fotogramma, storica agenzia italiana specializzata in cronaca, politica ed economia, “rappresenta un passo importante per rispondere alle crescenti richieste di un mercato sempre più dinamico e competitivo – prosegue la nota -. Questa operazione crea un polo di contenuti multimediali tutto italiano, capace di offrire al mercato una gamma completa di servizi che spazia da archivi creative-stock alle produzioni fotografiche e video, passando per la cronaca, l’intrattenimento, lo sport e il gossip. L’operazione consolida l’impegno comune di IPA e Fotogramma verso l’innovazione e la qualità, ponendo al centro l’obiettivo di soddisfare le esigenze di un mercato in continua evoluzione. Le due realtà lavoreranno insieme per garantire una transizione fluida e per esplorare nuove opportunità di crescita, continuando a investire nella produzione di contenuti visivi di alta qualità per il settore editoriale”.
“Siamo orgogliosi di entrare a far parte del Gruppo IPA. Questa integrazione ci permetterà di espandere la nostra offerta, mantenendo però intatti i valori e la qualità che hanno sempre contraddistinto Fotogramma”, afferma Domenico Pizzarelli, direttore generale di Fotogramma Srl.
– Nella foto Marco Di Fazio, CEO di IPA e di Fotogramma, e Domenico Pizzarelli, Direttore Generale (fonte: Agenzia Fotogramma) –
(ITALPRESS).
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