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Economia

Pensioni, Damiano “Riprendere il confronto sulla previdenza”

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ROMA (ITALPRESS) – Sul tema pensioni Cesare Damiano, presidente dell’associazione Lavoro&Welfare ed ex ministro del lavoro, ritiene che “sarebbe estremamente positivo riprendere il confronto sulla previdenza”, pur consapevoli del fatto che “si dovrà dare priorità alla tutela dei settori più colpiti dalle conseguenze della guerra”. Per Damiano “è interesse di tutti superare le rigidità della legge Monti-Fornero, mano a mano che ci avviciniamo al sistema interamente contributivo, senza dimenticare il tema della rivalutazione degli assegni pensionistici nell’attuale momento di consistente ripresa dell’inflazione”.

Damiano, prima la pandemia e ora la guerra. Le riforme sembrano temi finiti di lato, che ne sarà di quella delle pensioni?

Siamo nel bel mezzo di una guerra tragica che riguarda, in primo luogo, tutti i Paesi dell’Unione europea perché si sta consumando alle nostre porte. Una guerra che investe i rapporti economici e sociali tra l’Europa, la Russia e l’Ucraina, ma che coinvolge il mondo intero. Dovremmo essere tutti consapevoli del fatto che l’agenda politica, economica e sociale, subirà dei profondi cambiamenti. Tra le vittime di questa situazione potrebbero esserci gli interventi a sostegno dello Stato sociale e il potere d’acquisto di salari e pensioni.
E’ però positivo il fatto che il ministro dell’Economia, Daniele Franco, abbia accennato nelle scorse settimane alla necessità di affrontare il tema delle pensioni che sembrava scivolato fuori dall’agenda delle priorità. Questa nuova disponibilità si somma alla nota sensibilità politica sui temi sociali del ministro Orlando. Il confronto avviato alcuni mesi fa su questo argomento con il sindacato nel tavolo politico con Draghi, Orlando e Franco e, successivamente, al tavolo tecnico istituito dal ministro Andrea Orlando presso il ministero del Lavoro, ha già consentito di tracciare un primo e provvisorio perimetro di intervento su flessibilità, giovani, donne e pensioni complementari. Quindi, pur consapevoli del fatto che si dovrà dare priorità alla tutela dei settori più colpiti dalle conseguenze della guerra, riteniamo che sarebbe estremamente positivo riprendere il confronto sulla previdenza: è interesse di tutti superare le rigidità della legge Monti-Fornero, mano a mano che ci avviciniamo al sistema interamente contributivo, senza dimenticare il tema della rivalutazione degli assegni pensionistici nell’attuale momento di consistente ripresa dell’inflazione.
Il tavolo politico, come ho accennato poco fa, aveva fornito indicazioni importanti individuando le tematiche essenziali: la flessibilità; la particolare attenzione da dedicare ai lavoratori fragili, cioè giovani e donne; il rilancio della previdenza complementare. Individuati i temi si era anche deciso di istituire una commissione tecnica con il compito di approfondire tutti questi argomenti, al fine di fornire al tavolo politico le indicazioni necessarie. Cosa che è stata realizzata presso il Ministero del Lavoro.

Quali sono state le ipotesi su cui ha lavorato il tavolo tecnico?

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Il tavolo tecnico ha svolto una serie di incontri con il sindacato e ha terminato una prima fase del suo lavoro esaminando i singoli argomenti con reciproca soddisfazione delle parti.
In quella sede abbiamo maturato un orientamento comune, non ancora punti di merito.
Il primo aspetto ha riguardato il tema della flessibilità, sicuramente il più delicato e di più difficile soluzione. Per affrontarlo abbiamo diviso la platea dei lavoratori in tre parti: la prima riguarda i lavoratori ancora con il sistema retributivo (la vecchia generazione); la seconda riguarda la platea mista retributiva-contributiva (la generazione di mezzo); la terza, infine, è la platea totalmente contributiva ( i più giovani). La prima platea, secondo una stima fornita dall’Inps, era composta al 31 dicembre 2020 da 297mila soggetti. Un anno dopo quella stessa platea si era ridotta a 193mila unità. Un calo del 35%, con una diversa velocità tra uomini e donne: meno 44% tra i lavoratori e meno 24% tra le lavoratrici. Se il trend di diminuzione registrato in questo arco temporale dovesse mantenersi per il futuro è del tutto evidente che questa platea, formata da lavoratori che avevano maturato almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 (Legge Dini), si ridurrà ulteriormente fino alla sua scomparsa definitiva. Infatti presumiamo che, sia a causa delle pensioni di vecchiaia, fissate a 67 anni di età , sia a causa di tutte le formule di anticipo pensionistico previste, da Quota 102 a Opzione Donna, prima o poi ed in breve tempo tutti questi soggetti accederanno alla pensione, a meno di casi particolari.

La seconda platea sembra quella più corposa e anche la più complicata da affrontare.

Esatto. La seconda platea è quella su cui appuntare maggiormente la nostra attenzione: si tratta di lavoratori che alla data del 31 dicembre 1995 non avevano raggiunto i famosi 18 anni di contributi, come prevede la riforma Dini, e che quindi passavano al calcolo contributivo dal primo gennaio del 1996. Secondo un calcolo dell’Inps, nel caso in cui questi lavoratori che hanno una parte di pensione calcolata con il sistema retributivo, fino a un massimo di 17 anni di contributi, dovessero convertire quegli anni da retributivo a contributivo, la diminuzione di valore del loro assegno pensionistico arriverebbe a una punta massima del 18,4%. Per fare un altro esempio: nel caso di lavoratori con appena 6 anni di contributi versati con il sistema retributivo se questi anni di contributi fossero convertiti nel sistema contributivo, la penalizzazione sarebbe di circa il 10%. Stiamo sempre parlando di una simulazione che prevede un anticipo dell’età pensionistico a 64 anni con almeno 20 anni di contribuzione.

In questa categoria rientrano diverse tipologie di lavoratori. Chi svolge lavori gravosi non può essere considerato come chi lavora in ufficio. A quali soluzioni si è pensato?

Chi svolge un lavoro “normale”, un impiegato amministrativo, potrebbe avere la penalizzazione di cui abbiamo parlato in precedenza, alla quale potrebbe essere applicato convenzionalmente un tetto al fine di diminuirne l’impatto. Mentre per chi svolge invece lavori usuranti o gravosi è già prevista una uscita pensionistica anticipata senza penalizzazioni. I lavori usuranti, disciplinati nel 2007, sono attività che si svolgono in particolari condizioni: in miniera, in torbiera, nelle cave, nel sottosuolo e così via. Sono poche migliaia le persone che finora sono rientrate in queste categorie.
C’è anche un’altra agevolazione, l’Ape sociale, che non è un vero e proprio anticipo pensionistico perché si tratta di un assegno di accompagnamento verso la pensione con un tetto di 1500 euro lordi, circa 1200 euro netti mensili, non indicizzato e senza reversibilità: riguarda 215 mansioni censite e inserite nell’ultima legge di Bilancio che ha allargato la precedente platea. Si tratta anche in questo caso di lavori particolarmente impegnativi come il conduttore di impianti e macchinari per l’estrazione dei minerali, i fonditori, i saldatori, i lattonieri, i calderai e così via. Quindi, per quanto riguarda il tema della flessibilità, avendo noi suddiviso la platea complessiva in tre parti, possiamo arrivare a questa conclusione: chi appartiene alla vecchia generazione che ha un calcolo tutto retributivo (fino al 31 dicembre 2011) è numericamente in via di sparizione; coloro che invece ricadono in un calcolo tutto contributivo, perché hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996, non hanno problemi di ricalcolo. Rimane la platea di mezzo, che ha un regime misto per il quale, mentre il Governo propone di convertire la parte retributiva in calcolo contributivo, con le penalizzazioni massime che abbiamo ricordato, a questa soluzione i sindacati si oppongono. Le loro proposte, infatti, vanno da un maggiore anticipo dell’età a partire dai 62 anni, ad una penalizzazione più ridotta.

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Damiano, può tracciarci un quadro di tutte le varie formule a cui si può ricorrere per andare in pensione prima dei 67 anni di età?

Partiamo da un dato: a fronte dell’età legale del pensionamento di vecchiaia che è di 67 anni, secondo alcune ricerche l’età effettiva in Italia sarebbe di appena di 62 anni: cifra che viene contestata dai sindacati. Questo anticipo è sicuramente da ricondurre alle varie forme di flessibilità esistenti: lavori usuranti, Ape sociale, Ape volontaria, Ape rosa, Quota 102, Opzione Donna, Iso-pensione, Contratto di espansione, Anticipo pensionistico per i lavoratori di aziende in crisi, Rita (Rendita integrativa temporanea anticipata) e i 42 anni e 10 mesi di contributi per i cosiddetti lavoratori precoci (un anno in meno per le donne). Sicuramente si renderebbe necessaria una razionalizzazione di questo sistema.

Giovani e donne: le categorie più penalizzate dal mercato del lavoro. Come si rende davvero “giusto” un sistema che oggi fa acqua da tutte le parti?

Partiamo dai giovani: sappiamo che con la Legge Monti-Fornero coloro che avranno la liquidazione della loro pensione completamente con il contributivo (cioè chi ha iniziato a lavorare dal gennaio 1996) potranno, all’età di 64 anni, accedere alla pensione, ma ad una condizione: che l’importo dell’assegno sia almeno 2,8 volte il minimo pensionistico (pari a circa 500 euro). In poche parole, l’importo lordo dovrà essere almeno di 1400 euro. Poiché il tasso di sostituzione stipendio-pensione per le giovani generazioni si aggira intorno al 50- 60% vuol dire aver avuto nel corso della vita lavorativa, mediamente, uno stipendio lordo mensile di circa 2500 euro, cosa difficilmente raggiungibile per i giovani del lavoro povero perché discontinuo e sottopagato. Una sorta di beffa. Per questo noi abbiamo chiesto di poter abbassare questa soglia da 2,8 volte a 1,5 volte. Stiamo parlando di pensioni che sarebbero in molti casi molto basse e dunque da integrare.

Come immagina si possano integrare per evitare di avere intere generazioni di anziani indigenti?

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Al tavolo tecnico abbiamo avanzato alcune proposte: si può agire valorizzando i contributi e riconoscendo, ad esempio, ogni anno di lavoro, per coloro che saranno al di sotto di una soglia di pensione dignitosa, con un anno e mezzo di contributi, ai quali sommare i contributi degli anni di formazione certificata, la nascita dei figli – un anno di contributi per figlio -, gli anni della Naspi, in modo tale che la somma dei contributi maturati durante il lavoro e fuori dal lavoro possa far raggiungere un livello adeguato di pensione. Come ho già detto, si potrebbero utilizzare anche altre modalità: c’è chi suggerisce di utilizzare lo zoccolo di base dei 500 euro come lo sgabello sul quale sedersi e dal quale calcolare i contributi con l’obiettivo di arrivare ad una pensione che vada dagli 800 euro in su, non uguale per tutti perché dovrà tenere conto dei contributi effettivamente versati, al fine di non indurre le persone a pensare che tanto, comunque vada, una pensione dignitosa c’è e i contributi non servono, incentivando in questo modo il lavoro nero.

Un altro modo per incrementare il reddito una volta in pensione è il ricorso alla previdenza complementare. Di questo avete discusso?

Sì, abbiamo discusso della possibilità di ripristinare la regola del silenzio assenso per un periodo di almeno sei mesi, anche perché quelli che mancano all’appello delle iscrizioni sono soprattutto i giovani, che sono coloro che possono trarne maggiore vantaggio da questo secondo pilastro previdenziale.

I soldi per fare tutto questo ci sono?

Ho tracciato il quadro complessivo del lavoro che si è svolto sin qui al tavolo tecnico. Naturalmente questa architettura deve trovare il suo equilibrio ed essere supportata da risorse significative che in questo momento non sarà facile reperire. La priorità è quella di riprendere il confronto tra Governo e sindacati sul tema della previdenza nell’ambito della scelta, confermata dal premier Draghi, di rendere strutturale il confronto con le parti sociali al fine di affrontare in modo efficace l’attuale situazione di emergenza economica e sociale.
(ITALPRESS).

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Economia

Federmanager, premiati i migliori dieci giovani manager d’Italia

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ROMA (ITALPRESS) – Il Premio Giovane Manager è stato assegnato oggi a dieci promettenti manager, più la menzione speciale al miglior Expat manager. Giunto alla sesta edizione, il prestigioso riconoscimento è istituito da Federmanager e dal suo Gruppo Giovani per potenziare il ruolo e il valore delle competenze manageriali.
Vince questa edizione, come migliore Giovane Manager dell’anno, Maristella Pignone, Paintshop manager & cluster leader innovation di Stellantis Spa.
Ingegnera, in Stellantis da circa un anno, ha maturato un percorso professionale incentrato sul settore automotive con diversi ruoli e responsabilità; è stata premiata anche per le sue “spiccate abilità comunicative e relazionali, per l’approccio aperto, per una non comune intelligenza sociale”.
Ecco i nomi degli altri manager premiati:
Andrea Colombo – Dynamic systems repair and overhaul manager – Italy di Leonardo Spa – Helicopters division;
Leonardo Fabbrizio – Business development manager di Expertise Srl;
Luisa Gamba – Head of partnership public sector Italia di Amazon Business Italia;
Antonio Merola – Hr Director di Ecobat resources Italy;
Carla Monastero – Head of retail demand, forecast and portfolio management di Enel Energia Spa;
Calogero Saeli – General manager eMobility di Hitachi Energy Italy Spa;
Luca Stronati – Head of software release, integration, safety whole vehicle di Automobili Lamborghini;
Giulia Zanzi – Vuarnet brand director di Thelios, Lvmh Group;
Andrea Zapponini – Head of group procurement, governance & process di Ferrovie dello Stato Italiane Spa;
Il riconoscimento speciale Expat è stato assegnato ad Andrea Risatti, Vice president – head of department forging di Sms India private limited.
Il premio di oggi conclude un contest che ha coinvolto circa 2.000 manager iscritti under 44 a Federmanager. Dopo un esame dei curricula arrivati da tutta Italia, i migliori sono stati selezionati da un comitato di valutazione, costituito dal Gruppo Giovani Federmanager e da Jefferson Wells – Gruppo Manpower, in base al percorso di studio e di carriera, l’anzianità nel ruolo, eventuali menzioni per meriti professionali e motivazione della candidatura.
«Ai giovani premiati vanno il mio plauso e il mio incoraggiamento a rafforzare competenze e network. L’impatto delle nuove tecnologie, in particolare, porterà a nuove opportunità per i giovani che le sapranno cogliere. Perciò è importante riconoscere il merito, l’execution e la determinazione di questi giovani: sono risorse fondamentali per guidare lo sviluppo sostenibile delle imprese e del Paese», ha commentato il presidente di Federmanager, Valter Quercioli.
«Il Premio continua a crescere e consolida la sua presenza sui territori, coinvolgendo livelli di eccellenza della managerialità. L’intelligenza artificiale richiede una leadership consapevole, per questo il riconoscimento ha inteso premiare non solo le competenze, ma anche la visione e la volontà di un utilizzo responsabile delle tecnologie emergenti», ha dichiarato il coordinatore del Gruppo Giovani Federmanager, Antonio Ieraci.
Alessandro Testa, Jefferson Wells Director, ha dichiarato: «Siamo orgogliosi di essere partner del Premio Giovane Manager, un’iniziativa che celebra l’eccellenza e l’innovazione nel mondo manageriale, valori che condividiamo e promuoviamo ogni giorno nella nostra attività di ricerca e selezione di senior ed executive manager. Oggi, per chi ha un ruolo di leadership, è fondamentale far crescere i propri talenti e competenze, in quella che deve essere una continua evoluzione».
La sesta edizione del Premio, dal titolo “IANG – Intelligenza Artificiale Nuove Generazioni”, è stata anche l’occasione per far emergere il valore della formazione manageriale per la gestione degli impatti che l’intelligenza artificiale sta registrando, in termini di trasformazione dei modelli organizzativi e dei processi produttivi che interessano il lavoro, anche sotto il profilo etico e sociale.
Il presidente di Federmanager Academy, Marco Bertolina, ha sottolineato che «Federmanager Academy affianca e sostiene da sempre il Premio Giovane Manager. Vogliamo essere il punto di riferimento per la formazione dei giovani manager, in ottica di sviluppo di carriera e anche di crescita delle imprese e di tutto il sistema Paese».
«E’ un piacere contribuire anche quest’anno al Premio Giovane Manager offrendo alla vincitrice l’opportunità di frequentare il nostro Executive MBA», ha dichiarato Luigi Gangitano, Chief of Digital Innovation di POLIMI Graduate School of Management. «Crediamo fermamente che la formazione continua sia la chiave per sviluppare una leadership capace di affrontare le sfide complesse del nostro tempo e di guidare il cambiamento verso un futuro più sostenibile e innovativo».
Per il professor Leandro Pecchia, ordinario di Ingegneria Biomedica e Presidente del Corso di Laurea in Biomedical Engineering all’Università Campus Bio-Medico di Roma, «L’AI è la più grande opportunità mai avuta per migliorare qualità e sostenibilità del lavoro. Spetta ai manager, in particolare ai giovani leader, il compito di mettere le proprie aziende in condizione di cogliere questa opportunità epocale. Per guidare questo cambiamento, sono essenziali una formazione di livello eccezionale, partnership con i migliori ricercatori e innovatori e il coraggio di sperimentare. Con l’UCBM Academy dell’Università Campus Bio-Medico di Roma siamo in prima linea per accompagnare i manager in questa trasformazione senza precedenti, riversando l’esperienza di ricercatori di fama mondiale nei nostri corsi executive e master su AI e management, progettati insieme ad aziende leader mondiali del settore».
Anche Luca Brambilla, direttore dell’Accademia di Comunicazione Strategica, ha inteso esprimere la sua soddisfazione: «L’Accademia di Comunicazione Strategica è lieta di essere partner del Gruppo Giovani Federmanager, accompagnando i manager nello sviluppo delle competenze strategico-relazionali che rappresentano la chiave di volta per raggiungere obiettivi sempre più sfidanti nel complesso contesto attuale».
L’evento si è svolto nella nuova location “Cu.Bo” dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, dove si è tenuta una tavola rotonda con le voci delle associazioni di rappresentanza giovanile di management, industria e professioni. Moderati da Janina Landau, responsabile della sede di Roma di Class Cnbc, sono intervenuti Francesca Boccia, Coordinatrice Commissione IA Federmanager, Giulio Natalizia, vicepresidente Giovani Imprenditori di Confindustria, Francesco Cataldi, Presidente Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, Benedetto Delle Site, Presidente Giovani Unione cristiana imprenditori dirigenti Angelica Donati, Presidente Giovani Associazione nazionale costruttori edili, Gabriele Ferrieri, Presidente Associazione nazionale giovani innovatori, Luigi Salvatore Falco, Vicepresidente Giovani Confapi.
Il contest è stato organizzato in collaborazione con Iws, Industria Welfare Salute e 4.Manager.

– Foto ufficio stampa Federmanager –

(ITALPRESS).

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Economia

Stellantis, Imparato “Non lasciamo l’Italia e rilanciamo la Fiat”

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ROMA (ITALPRESS) – “Lo abbiamo detto cinquantamila volte, anche al governo Meloni: noi non lasciamo l’Italia, anzi ci investiremo risorse e professionalità. Ma non chiedetemi oggi quanto venderò: io produco ciò che vendo”. Lo afferma Jean-Philippe Imparato, CEO di Stellantis Pro One e Chief Operating Officer del Gruppo per l’area Enlarged Europe, in una lunga intervista ad Andrea Boeris e Roberto Sommella su MF-Milano Finanza.
“Se guardiamo tutto il percorso fatto da prima della nascita di Stellantis nel 2021, nel 2014 avevamo una Psa in difficoltà e abbiamo rilevato una Opel in fallimento e poi è arrivata una fusione tra Psa e Fca, e insieme abbiamo supportato marchi che erano in crisi. Li abbiamo messi tutti a posto, con un piano prodotto di 70 macchine in più – spiega Imparato -. Un lavoro enorme. E ora, per aver sbagliato un semestre, il mercato ci ha tartassato. E questo nonostante un margine del 10% nel semestre, che paragonato a quello di altri è molto più alto…”.
“Anche se non posso dare cifre precise, confermo che al momento lo stock negli Usa sta scendendo alla giusta velocità giusta e al livello che vogliamo – prosegue -. Anche dal punto di vista del mix. E lo stesso lavoro lo stiamo facendo in Europa, perchè vogliamo uscire dal 2024 con il livello giusto di stock e di free cash flow”.
“Stellantis sta preparando la nuova generazione di tanti suoi modelli e quindi siamo in un momento di transizione, che dobbiamo gestire – sottolinea il top manager -. Ad esempio a Trnava, con la piattaforma Smart Car, o a Mirafiori, dove arriverà l’ibrido. O anche ad Attesa, dove arriverà il Ducato elettrico. Ma con tutti i lanci previsti già per l’inizio del 2025 il rimbalzo arriverà”.
Quanto al marchio Fiat, Imparato spiega: “Sta soffrendo, sì, anche se nei primi dieci mesi dell’anno è sempre saldamente al primo posto delle immatricolazioni in Italia. Ma quali sono i prodotti che mettiamo in pista per fare tornare Fiat al livello giusto? Il primo è la Pandina, prolungata a Pomigliano fino al 2029, perchè la Panda fa il 60% del segmento in Italia. Poi c’è la 500 elettrica, il cui supporto ci serve a livello europeo e alla quale aggiungeremo l’ibrido a novembre 2025. E su questo modello faremo di tutto per poter anticipare l’apertura ordini senza sacrificare la qualità e parliamo di un modello da 100 mila vetture l’anno. Terzo elemento – prosegue -, arriva la Grande Panda nel primo trimestre 2025, una splendida auto sia elettrica che ibrida: può valere 150 mila macchine in più l’anno. Poi ci saranno altre sorprese, ma già così c’è tutto quello che serve a Fiat per tornare alla quota di mercato che merita in Europa, attorno al 5%. Contando sempre molto sull’Italia, perchè non si scherza: Fiat qui deve rimanere dominante tra auto e veicoli commerciali. E con i prodotti che sono in arrivo non ci sono dubbi per il futuro del marchio”.
E riguardo alla produzione in Italia, “secondo me Mirafiori è probabilmente lo stabilimento che avrà la possibilità di giocarsi la transizione elettrica nelle condizioni migliori – afferma Imparato -. Perchè, a parte la versione ibrida della 500 in arrivo, Mirafiori fa i cambi eDCT per l’ibrido e per produrli occupa 850 persone: noi abbiamo bisogno di 60 mila di quei cambi ogni mese, che hanno un potenziale di crescita enorme, e quindi Mirafiori è una fonte di business incredibile a livello di transizione”.
“Secondo aspetto, c’è il Battery Technology Center, e, terzo, c’è il business della Circular Economy – aggiunge -. Poi a Mirafiori è stato realizzato il nuovo polo globale di Stellantis Pro One, la divisione dei veicoli commerciali di cui mi occupo, che integra diverse funzioni trasversali, tra cui ingegneria, marketing, sviluppo prodotto, vendite, logistica, comunicazione, finanza, risorse umane, acquisti, veicoli ricreazionali, produzione e altre attività incentrate sul cliente. E non è finita – aggiunge -. Non è ancora ufficiale, ma a partire dal primo gennaio la regione Europa di Stellantis sarà gestita da Torino: questo significa che il personale dell’Enlarged Europe a livello comunicazione, marketing, HR e pianificazione della produzione presente in Italia lavorerà con me a Mirafiori. “Sì ma non è produzione di auto”, direte voi, e va bene. Ma, in termini di localizzazione del business e di corporate governance a livello europeo di Stellantis, Torino è e sarà sempre più centrale: quindi nessuno può dire che chiudiamo”.
Più in generale “la copertura a livello industriale dell’Italia è probabilmente la più ampia d’Europa. L’Italia è l’unico Paese ad avere due delle nuove piattaforme Stla, ha la Panda a Pomigliano ancora per tanti anni e avrà l’ibrido sulla 500. Vorrei rassicurare chi è preoccupato, perchè la protezione dell’Italia a livello industriale è totale. Ovviamente, però, vale sempre lo stesso principio: si produce quello che si vende e, se non c’è mercato, bisogna adeguarsi, perchè altrimenti la conseguenza è trovarsi piazzali pieni e migliaia di macchine sulle spalle e dobbiamo evitare di entrare in quelle condizioni nel 2025”.
Quanto all’interlocuzione con il Governo, “faremo una sintesi molto chiara della vision industriale di Stellantis per l’Italia, con piattaforme e lanci. Il mio consiglio però è questo: dobbiamo aiutare tutto l’ecosistema ed essere pragmatici, perchè è il momento di investire nella transizione strutturale dell’industria verso qualcosa su cui non si tornerà indietro – spiega Imparato -. Sarebbe bello trovare sintonia con il governo italiano su questo, anche perchè la nostra intenzione, anzi direi l’ossessione condivisa anche con Carlos Tavares, è di proteggere l’Europa, i marchi, il Dna e la storia di fronte a una competizione che sarà terribile. Per questo, secondo me, sarebbe fondamentale avere al nostro fianco la mano pubblica, con tutte le sue possibilità, in questa difficile transizione. Io ci credo e, personalmente, sono aperto a fare ciò che servirà ad agevolare un accordo”.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Economia

A Palermo “Legalità e cultura d’impresa”, al centro il ruolo delle donne

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PALERMO (ITALPRESS) – Esplorare come il mondo imprenditoriale e le istituzioni possano lavorare insieme per promuovere una cultura aziendale basata su principi di legalità, etica e responsabilità sociale. Questi gli obiettivi del convegno “Legalità e cultura d’impresa”, organizzato da Irfis, Aidda Ets e Fondazione Falcone che si è svolto nella biblioteca blu del Museo del presente a Palazzo Jung, a Palermo. Al centro del dibattito anche il ruolo delle donne imprenditrici e quali possono essere gli strumenti per aumentare la percentuale di esse che occupa ruoli di vertice all’interno di aziende pubbliche e private: “L’idea è quella di coniugare al massimo la dignità della donna, che deve essere valorizzata con l’idea del lavoro – ha spiegato Iolanda Riolo, presidente di Irfis -. L’Irfis è fatta per il 40% da donne e molte ricoprono ruoli apicali all’interno dell’Istituto”.
Un lavoro che inizia anche da un percorso educativo soprattutto di tipo finanziario “una donna che conosce il proprio conto corrente, che sa gestire la propria autonomia anche finanziaria, che sa trovare un posto nella società, è sicuramente una donna più consapevole”, ha aggiunto.
Nel corso dell’incontro sono emerse diverse testimonianze di imprenditrici che hanno raccontato la propria esperienza: da Marinella Avellino, titolare di una azienda produttrice di materie plastiche a Gela, a Grazia Locascio “moglie, medico e manager” di strutture sanitarie dedicate alla nefrologia a Palermo e in provincia di Messina. Ma anche la testimonianza di Maria Grazia Vagliasindi, già alla guida della corte di Appello di Caltanissetta dal 2017 fino al 2024, prima donna in Sicilia a raggiungere questo livello nella carriera giudiziaria. “Ricordiamo – ha detto – che le donne in magistratura sono entrate con il primo concorso del 1965 e che ancora oggi sono molte di più le donne che superano il concorso ma molte meno le colleghe che raggiungono figure apicali”.
L’incontro è stato il modo anche per coniugare il tema della legalità a quello dell’impresa. “Stiamo cercando un antidoto all’ignoranza, un antidoto all’illiceità. L’unica strada è studiare, vogliamo trasferire è il virus della legalità”, ha aggiunto la Presidente Irfis. I numeri dicono che nelle aziende, soprattutto in Italia, la percentuale di donne non è altissima e dovrebbe aumentare. Mentre l’occupazione femminile in Italia resta un nodo per tutte le statistiche. “Non solo le autorità possono aiutare, ma io penso che le donne stesse possono dare un grande contributo: cioè portare valori etici nelle loro imprese e quindi automaticamente e di conseguenza una legalità”, ha riferito Antonella Giachetti, presidente nazionale di Aidda che ha auspicato anche un cambio di paradigma più incentrato sull’economia sociale “non deve essere solo il profitto quello che deve guidare chi è al vertice di una azienda ma la sostenibilità in ogni campo”.
“Noi donne siamo naturalmente portate alla trasparenza, naturalmente portate a cercare di risolvere i conflitti non con lo scontro ma con l’inclusione. Svolgono un ruolo importantissimo con i loro valori che contaminare l’organizzazione della società. Basta che si facciano accedere e contamineranno il sistema”. E a proposito di contaminazioni dal dibattito è emersa l’idea di una “banca del tempo” per accompagnare e affiancare le giovani studentesse universitarie che vogliono aprire una impresa a imprenditrici Aidda.

– foto xd6/Italpress –
(ITALPRESS).

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