Economia
Uncat “Superare le resistenze alla riforma della giustizia tributaria”
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3 anni fa-
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Redazione
FIRENZE (ITALPRESS) – “Superare le resistenze alla riforma della Giustizia tributaria, nata dimezzata, e assumere l’obbligo di vigilare per assicurare la salvaguardia del rapporto uomo- macchina nel nuovo contesto sociale segnato dalla techne”. Con questi due temi, di impatto nell’attività attuale degli avvocati tributaristi, il presidente dell’Unione nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi Antonio Damascelli ha aperto a Firenze il VII Congresso nazionale, dedicato al tema “Riforma della Giustizia Tributaria Anno Zero. Ordinamento e processo: vere novità?”. La relazione inaugurale è stata l’occasione per puntualizzare e chiarire la posizione assunta da Uncat nei difficili mesi passati di analisi e confronto che hanno portato ad agosto scorso all’approvazione della legge 130 in limine di legislatura. E l’occasione di ribadire le modifiche necessarie. “Sulla riforma c’è stato molto tartufismo e la resistenza al nuovo è stata fortissima da parte dei giudici tributari. L’accesso al pubblico concorso per diventare magistrati tributari ai laureati in economia, da un lato, e il mantenimento dello ius postulandi a categorie diverse dall’avvocatura, ha minato le fondamenta della quinta giurisdizione prima ancora che sorgesse”, ha spiegato. “Ascrivo all’impegno di tutta l’Unione l’avvenuta approvazione della riforma che ha istituito il giudice professionale, a tempo pieno, inserito per concorso nella giurisdizione tributaria. L’abbiamo voluta, pretesa, conquistata con la forza della ragione e della volontà”, ha detto Damascelli. A legge approvata, rimane oggi la preoccupazione dell’Uncat “per la norma che ha aperto l’accesso alla magistratura anche ai laureati in economia e la mancata revisione delle categorie professionale ammesse alla difesa tecnica nel processo”. “L’allargamento dell’accesso al concorso di magistrato tributario ai laureati in economia, in considerazione della specialità e del tecnicismo della materia, impedirà sul nascere la progressione in carriera e il passaggio alla Corte di legittimità, segnatamente alla sezione tributaria ora costituita per legge. Ecco la ragione della nostra opposizione non viscerale, non di pancia, all’apertura ai laureati in economia come disposto dal Parlamento – ha sottolineato Damascelli -. Chiaramente capziosa poi è l’affermazione che il processo tributario si occupa di economia e di contabilità, che presuppongono la conoscenza della partita doppia. Al contrario, la legge fiscale si occupa del conto economico, cioè dei componenti positivi e negativi che determinano il reddito imponibile, componenti di cui si occupa il codice civile e che sono disciplinati da norme contenute nelle leggi fiscali. Idea dunque palesemente falsa, poiché altrettanto tecnica e specifica è tutta la legislazione (Il diritto insegue l’economia, ha scritto Natalino Irti)”, ha chiarito Damascelli. Per il presidente dell’Uncat “l’altro aspetto non soddisfacente della riforma è la mancata modifica (restringimento) del perimetro soggettivo della difesa tecnica, ancora estesa ad una platea eterogenea di figure professionali. Tema scottante, sul quale siamo ritornati in virtù di una predisposizione organica della giurisdizione da parte del Governo, che ha voluto l’istituzione della sezione tributaria della Suprema Corte; oltre il tema del rinvio pregiudiziale che, pur non inserito nella legge 130, si applicherebbe anche la processo tributario, stando al l’Ufficio Massimario della medesima Corte, per effetto del rinvio operato dal decreto 546/92. Abbiamo ritenuto e riteniamo, dunque che il processo sia degli avvocati e competa solo agli avvocati la difesa tecnica allo scopo di garantire al meglio il diritto di difesa del contribuente sin dal suo sorgere”. Infine, ha specificato, “c’è il problema della dipendenza dal MEF dei giudici tributari attuali e dei magistrati futuri. Pur ritenendo che la conservazione dello status quo sia un’anomalia e vada presto risolta, tuttavia anche in sede di audizione presso la Commissione bicamerale presieduta dal prof. Giacinto della Cananea abbiamo detto che, se questo scoglio avesse ostato alla riforma, ce ne saremmo data una ragione, purché la legge venisse varata. Così è stato ma auspichiamo che il cordone ombelicale sia reciso e al più presto”. Il presidente ha anche evidenziato i tratti principali per una nuova visione dell’intero sistema fiscale: legislazione per principi e superamento del metodo casistico; codificazione con la sostituzione della frammentazione di predicati giuridici unificanti; costituzionalizzazione o quanto meno rafforzamento dello Statuto dei diritti del contribuente per impedirne lo svuotamento mediante le continue deroghe ai principi di irretroattività e di affidamento. I progetti di utilizzo della Intelligenza artificiale nell’ordinamento tributario: Pro.dig.it. “Spetta all’Avvocatura l’obbligo di vigilare per assicurare la salvaguardia del rapporto uomo macchina”, ha evidenziato Damascelli, che ha ammonito: “Abbiamo sostenuto come il ricorso all’IA non possa pregiudicare gli interessi costituzionalmente protetti e i criteri in base ai quali i poteri decisionali vengono esercitati devono essere resi noti ed accessibili. Abbiamo chiesto di preservare il principio di legalità, nel senso che i criteri sui quali impostare l’IA non possono prescindere dal diritto positivo, ed il principio di capacità contributiva, in modo che l’IA dovrà garantire che il prelievo sia allineato a questo principio. Per questo abbiamo chiesto la istituzione di un’autorità terza e indipendente e abbiamo chiesto, altresì, che la progettazione e la gestione degli strumenti di I.A., applicati al processo tributario e al procedimento amministrativo tributario, siano effettuati in modo da salvaguardare il rispetto dei diritti costituzionali dei contribuenti”. Sul fronte associativo interno, nella sua relazione in presidente Damascelli ha ricordato “la fattiva interlocuzione su tutti i temi fiscali, sostanziali e processuali con i parlamenti ei governi che si sono succeduti in questi anni; la collaborazione con le istituzioni forensi, CNF e Ocf; il lavoro per la riconoscibilità esterna dell’Avvocatura tributaria e, infine, la soddisfazione di aver visto crescere l’Unione – che dal 2017 ha associato undici nuove Camere, arrivando al totale di 36; e la Scuola di Alta formazione sotto la guida di Michele Di Fiore, che ha stipulato importanti convenzioni con le università Bocconi e di Napoli e Teramo”.
– foto da lnx.uncat.it –
(ITALPRESS).
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Economia
Edufin Index 2025, il livello di alfabetizzazione finanziaria-assicurativa degli italiani non raggiunge la sufficienza
Pubblicato
1 ora fa-
4 Novembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Secondo i dati del rapporto Edufin Index di Alleanza Assicurazioni, Compagnia del Gruppo Generali, insieme a Fondazione Mario Gasbarri e con la collaborazione scientifica di SDA Bocconi, nel 2025 in Italia il livello di consapevolezza finanziaria e assicurativa si attesta a 56, sotto la soglia di sufficienza fissata a 60 su una scala da 0 a 100.
L’alfabetizzazione degli italiani resta quindi complessivamente bassa: solo il 40% della popolazione conosce e agisce concretamente nella gestione consapevole delle proprie finanze. La quota di analfabeti finanziari e assicurativi si attesta al 10% della popolazione, in calo di due punti percentuali rispetto al 2024. Dall’indagine emerge che uomini, over 45 e residenti al Nord ottengono livelli superiori alla media. A fronte di un gender gap che si stabilizza a 5 punti (uomini 59 vs donne 54), si riducono i divari per area geografica e per età: cresce di un punto l’alfabetizzazione finanziaria degli abitanti del Sud e delle Isole (54 nel 2025 vs 53 nel 2024), e si registra lo stesso incremento tra i giovani in fascia 25-34 anni (55 nel 2025 vs 54 nel 2024). Entrambi i progressi, seppur contenuti, riflettono gli effetti positivi delle iniziative di sensibilizzazione e formazione promosse da enti pubblici e privati.
Accanto all’Edufin Index, la ricerca ha introdotto due nuovi indicatori: il Longevity Index che misura la consapevolezza e la preparazione degli italiani rispetto all’allungamento della vita e alle sfide derivanti, e il Pension Index che valuta conoscenze e comportamenti in materia di previdenza pubblica e integrativa. In entrambi gli indici gli italiani si posizionano al di sotto della sufficienza (fissata a 60 su 100). Longevity Index a 55: il livello cresce in modo significativo all’aumentare del reddito, ma è penalizzato dalla non occupazione. Pension Index a 48: gli italiani mostrano competenze limitate in materia previdenziale: la pensione pubblica è meglio compresa, mentre restano fragilità nella conoscenza e nell’adesione a forme integrative. Lo studio mette in luce un divario di genere marcato di ben 11 punti (donne 43 vs uomini 54), influenzato soprattutto dal livello di educazione finanziaria e condizione occupazionale, e in misura minore, da istruzione, reddito. Anche gli over 65, pur prossimi all’ uscita dal mondo del lavoro, sono poco informati e consapevoli sugli strumenti di previdenza pubblica e complementare.
Giancarlo Fancel, Country Manager e CEO di Generali Italia ha dichiarato: “L’educazione finanziaria è una competenza fondamentale per costruire una società più equa e consapevole. In Generali ne riconosciamo il valore sociale e intendiamo continuare a promuoverla assolvendo al nostro ruolo di Partner del Paese al fianco di famiglie, imprese e comunità. Da anni siamo impegnati su tutto il territorio in un Programma Nazionale di Educazione Finanziaria e Assicurativa che ha già coinvolto 450mila cittadini in circa 10mila eventi. Un impegno che trova forza anche nel volontariato d’impresa attraverso la nostra Fondazione The Human Safety Net: dal 2018 abbiamo aiutato oltre 60 mila genitori e bambini in contesti di vulnerabilità, formato oltre 2.000 rifugiati e migranti per trovare un’occupazione, offrendo anche corsi di educazione finanziaria. Perché solo cittadini informati possono compiere scelte consapevoli”.
Davide Passero, CEO di Alleanza Assicurazioni e Country Chief Marketing & Product Officer di Generali Italia ha commentato: “Il nostro Paese sta registrando una trasformazione demografica profonda: il progressivo invecchiamento della popolazione mette sotto pressione la sostenibilità del nostro sistema sanitario e previdenziale, incidendo su livelli pensionistici e disponibilità di accesso alle cure”.
“La quarta edizione dell’Edufin Index – che oggi presentiamo – conferma l’importanza di innalzare il livello di educazione finanziaria dei nostri concittadini, e mette in luce la scarsa consapevolezza su temi decisivi per il loro futuro, quali longevità e pensioni. Come Alleanza Assicurazioni, siamo convinti che solo attraverso un impegno concreto e continuativo nel promuovere educazione finanziaria sia possibile costruire una cittadinanza consapevole e inclusiva. Proprio per questo – ha aggiunto -, anche nel 2026 continueremo ad investire in iniziative didattiche e di formazione sul territorio e nelle scuole: colmare il deficit di educazione finanziaria è fondamentale per garantire pari opportunità ed equità sociale in un Paese in profondo cambiamento”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Eni, ceduto il 20% di Plenitude a fondi Ares Alternative Credit. Goberti “Avanti nel percorso di crescita”
Pubblicato
1 ora fa-
4 Novembre 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – A valle dell’approvazione dell’operazione da parte delle autorità competenti, Eni ha annunciato il perfezionamento della cessione di una partecipazione pari al 20% del capitale sociale di Plenitude Società Benefit ai fondi Ares Alternative Credit, affiliati ad Ares Management Corporation. Con questa operazione, basata su un equity value di Plenitude pari a 10 miliardi e un enterprise value di oltre 12 miliardi, Eni ha incassato 2 miliardi. L’operazione – si legge in una nota – è parte integrante della strategia di Eni finalizzata alla valorizzazione delle proprie società satellite attive nei business della transizione energetica, attraverso l’ingresso di partner strategici e capitali allineati che supportano i loro piani di sviluppo.
Stefano Goberti, amministratore delegato di Plenitude, ha commentato: “Oggi Ares entra ufficialmente a far parte dell’azionariato di Plenitude, affiancando Eni ed Energy Infrastructure Partners. L’ingresso di un nuovo investitore rappresenta un’ulteriore conferma dell’attrattività del nostro distintivo modello e ne sottolinea al contempo il valore creato nel tempo. Siamo certi che, insieme, proseguiremo con determinazione nel percorso di crescita condiviso”. Stefano Questa, partner e Co-Head di European Alternative Credit, ha dichiarato: “Siamo lieti di aver completato il nostro investimento in Plenitude e di continuare la collaborazione con Stefano e il resto del team di Plenitude ed Eni in vista della prossima fase di crescita”.
– foto di repertorio IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Nel 2024 il welfare ha assorbito 669,2 miliardi, il 60,4% della spesa pubblica
Pubblicato
5 ore fa-
4 Novembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Nel 2024 il welfare, nelle sue quattro componenti sanità, politiche sociali, previdenza e istruzione, ha assorbito 669,2 miliardi, pari al 60,4% della spesa pubblica. È quanto emerge dal Rapporto 2025 del Think Tank “Welfare, Italia”, iniziativa promossa da Unipol in collaborazione con Teha Group. All’interno del perimetro, la previdenza pesa il 16% del Pil, contro una media dell’Eurozona del 12,3%; al contrario, struzione (3,9% del Pil) e politiche sociali (4,9% del Pil) restano sotto la media europea. Questa configurazione conferma l’esigenza di riequilibrare gli impieghi verso i fattori abilitanti di crescita – scuola e competenze, politiche sociali attive, salute e prevenzione – per rafforzare la produttività e il benessere della collettività. Il rapporto evidenzia inoltre che tutte le componenti di spesa sono cresciute nel periodo 2019-2025: politiche sociali (+35,2%), previdenza (+25,3%), sanità (+24,8%) e istruzione (+21,1%). Le previsioni Def 2025 indicano ulteriori aumenti nel breve termine, riconoscendo l’urgenza della riallocazione verso investimenti “ad alto moltiplicatore sociale”.
Dopo oltre un secolo di crescita, dal 2014 la popolazione italiana diminuisce: -0,4% è il tasso medio annuo (2014-2024). Nel 2024 si registra un nuovo minimo storico di nascite (370mila), con un saldo naturale di -281mila. Le proiezioni demografiche indicano che, nello scenario mediano di Istat, la popolazione scenderà a 54,8 milioni nel 2050 e a 46,1 milioni nel 2080, con l’incidenza degli over-65 in aumento fino al 34,9% al 2050. Ciò implica minore base contributiva e maggior domanda di servizi sociali e sanitari: un motivo ulteriore per investire sul Capitale Umano come asse di sostenibilità. Nel 2024, il 23,1% della popolazione italiana risulta a rischio di povertà o esclusione sociale, uno dei valori più elevati in UE-27. Il dato nazionale nasconde eterogeneità significative: regioni con performance prossime ai migliori standard europei convivono con aree in cui la quota di popolazione vulnerabile è nettamente superiore. Queste asimmetrie riducono la mobilità sociale e frenano la piena valorizzazione del capitale umano del Paese, rafforzando l’urgenza di una strategia nazionale che metta le persone al centro.
Il rapporto 2025 dedica il proprio focus alla strategia italiana per il capitale umano, riconoscendo che la sostenibilità del welfare non dipende solo dalle risorse finanziarie, ma dalla capacità di generare e valorizzare competenze, produttività e partecipazione. Il capitale umano è al tempo stesso input del sistema economico – attraverso il lavoro, la conoscenza e l’innovazione – e beneficiario finale del welfare, in quanto cittadino, lavoratore, studente o pensionato. La spesa per istruzione in Italia è il 3,9%% del Pil (sotto la media dell’Eurozona pari a 4,6%), con una spesa per studente inferiore a quella dei principali Paesi europei. Persistono dispersione scolastica (9,8% dei 18-24enni, oltre 400mila giovani) e una quota di laureati 25-34 anni ancora bassa (31,6% vs una percentuale europea pari a 44,1%). Il rapporto sollecita metodi formativi aggiornati (anche con AI-learning), valutazione esterna della qualità, rifunzionalizzazione delle infrastrutture scolastiche (aperture estese, servizi alla comunità) e un orientamento più efficace nelle transizioni.
In parallelo, promuove life-long learning e certificazione delle competenze per allineare profili e fabbisogni.La disoccupazione giovanile è al 19,3%; l’occupazione femminile in Italia (pari al 57,4%) rimane sotto la media UE di oltre 13 punti (70,8%); il Paese registra una fuga di laureati (oltre 49mila nel 2024) con un costo stimato 6,9 miliardi l’anno. È necessario agire su occupazione giovanile, femminile e senior, riduzione dei divari retributivi, qualità del lavoro e benessere organizzativo, per trasformare istruzione e competenze in partecipazione effettiva e in produttività. Attrazione e retention delle competenze. L’Italia è tra i Paesi UE con minor capacità di attrarre studenti universitari stranieri e presenta quote limitate di lavoratori immigrati ad alta qualifica. Servono incentivi mirati, internazionalizzazione di atenei e ricerca, percorsi di carriera competitivi e condizioni abilitanti per trattenere e attirare capitale umano ad alto valore aggiunto. La prevenzione è una leva cruciale per la sostenibilità del welfare: riduce i costi sistemici, migliora gli esiti di salute e consente alle persone di esprimere appieno il proprio potenziale lungo tutto l’arco della vita.
Evidenze internazionali stimano fino a 14 euro di ritorno per ogni euro investito in sanità preventiva. Nonostante ciò, nel 2024 solo il 5,6% della spesa sanitaria pubblica è stato destinato alla prevenzione (7,7 miliardi su 137,4). Il rapporto invita a potenziare screening, vaccinazioni, accesso tempestivo a terapie innovative, sviluppare percorsi di invecchiamento attivo e favorire modelli organizzativi e tecnologici che supportino la continuità della cura. L’impatto attivabile con la Strategia italiana per il Capitale Umano: +2,8 milioni di occupati e fino a +226 miliardi di Pil (+10,6%) Secondo le stime del Think Tank, allineando l’Italia ai benchmark europei su occupazione giovanile, femminile, stranieri, partecipazione 60-69enni, si può attivare un incremento occupazionale di circa 2,8 milioni di unità e una crescita del Pil fino a 226 miliardi, pari a +10,6% rispetto ai livelli attuali. L’obiettivo è un welfare sostenibile, inclusivo ed equo, fondato su capitale umano e prevenzione, in grado di unire crescita economica e coesione sociale e di sostenere la competitività di lungo periodo del Paese.
– foto xc3/Italpress –
(ITALPRESS).

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