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Cronaca

In migliaia a Padova per l’ultimo saluto a Giulia Cecchettin

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PADOVA (ITALPRESS) – Commozione e cordoglio a Padova per l’ultimo saluto a Giulia Cecchettin, la studentessa di Vigonovo assassinata lo scorso 11 novembre dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Davanti agli oltre 1.200 presenti all’interno della basilica di Santa Giustina e con oltre 7.000 persone raccolte in preghiera sul sagrato e in piazza, sono stati celebrati questa mattina i funerali della giovane vittima di femminicidio, la cui storia ha commosso tutto il Paese. Il feretro, arrivato all’interno del duomo in una bara bianca ricoperta di rose bianche, è stato accolto con un applauso prolungato da parte delle persone presenti per l’ultimo saluto alla ragazza. Dopo l’iter giudiziario, dal ritrovamento del corpo senza vita del 18 novembre all’autopsia, papà Gino e i fratelli Elena e Davide, abbracciati per tutta la cerimonia, la nonna e gli altri parenti di Giulia hanno salutato Giulia per l’ultima volta, raccolti nel loro dolore al quale si stringe l’Italia intera.
Al rito delle esequie, officiato dal vescovo Claudio Cipolla, presenti, tra le altre autorità, il ministro della giustizia, Carlo Nordio, in rappresentanza del governo, i parlamentari Laura Boldrini, Alessandro Zan, Antonio De Poli, il presidente del Veneto, Luca Zaia, che ha disposto il lutto regionale e le bandiere a mezz’asta, il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, il sindaco di Padova Sergio Giordani, la rettrice dell’università patavina, Daniela Mapelli, che ha disposto fino alle ore 14 la sospensione delle lezioni in quello che era l’ateneo di Giulia, prossima alla laurea in ingegneria biomedica. I funerali sono iniziati come da programma alle ore 11 e sono stati trasmessi in diretta televisiva. “Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto, nè ascoltare quanto appreso nella tarda mattinata di sabato 18 novembre – ha esordito il vescovo di Padova, Monsignor Claudio Cipolla, nel corso dell’omelia – Per sette lunghi giorni abbiamo sperato di vedere e sentire cose diverse, invece ora siamo qui con gli occhi, anche quelli del cuore, pieni di lacrime. Abbiamo bisogno di parole e gesti di sapienza, che ci aiutino a non restare intrappolati nell’immane tragedia che si è consumata. In noi ci sono amarezza e rabbia, ma quanto abbiamo vissuto ha ha reso evidente il desiderio di trasformare il dolore in impegno, per una società migliore che abbia rispetto della persona, donna o uomo che sia – ha aggiunto – Il suo sorriso mancherà a tutta la famiglia, agli amici, a tutti noi, perchè il suo viso ci è diventato caro. Il vescovo, che ha sottolineato i concetti di attesa, speranza e amore, ricordando come il volto di Giulia resterà impresso nella memoria di chi l’ha conosciuto, si è rivolto in conclusione anche all’omicida reo confesso, che si trova nel carcere Montorio di Verona, dal quale ha avuto la possibilità di seguire i funerali in tv come tutti gli altri reclusi: “Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia. Il nostro cuore cerca tenerezza, comprensione, affetto, amore. La pace del cuore è pace con se stessi, con il proprio corpo, con la propria psiche, con i propri sentimenti”. Intervenuto nel corso della cerimonia delle Stelle al merito del lavoro al Quirinale, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ribadito – mentre a Padova erano in corso le esequie – come “il valore e il rispetto della vita” debbano essere “riaffermati con determinazione in ogni ambito, circostanza e dimensione”. Durante il momento dello scambio del segno di pace, le autorità presenti, tra cui il ministro Nordio, e alcuni parenti hanno abbracciato i familiari di Giulia in un momento molto toccante, che ha fatto da preludio al discorso conclusivo da parte di papà Gino: “Abbiamo vissuto un momento di profonda angoscia, siamo stati travolti da una tempesta terribile, da una pioggia di dolore che sembra non finire mai – ha esordito ringraziando tutti i presenti – Giulia era una giovane donna, straordinaria, allegra, vivace, mai sazia di imparare. Nonostante la sua giovane età, era diventata una combattente, come diceva lei una oplita. Il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti – ha aggiunto, affrontando poi il tema del femminicidio – Il femminicidio è il risultato di una cultura che svaluta la figura delle donne, vittime di chi avrebbe dovuto amarle. Come può accadere tutto questo, come può essere accaduto a Giulia? La responsabilità educativa ci coinvolge tutti, famiglie, informazione, scuola, società civile. Mi rivolgo agli uomini, noi per primi dovremmo essere agenti di cambiamento, parliamo agli altri maschi che conosciamo. Dovremmo essere attivamente coinvolti, ascoltando le donne e non girando la testa dinnanzi ai segnali di violenza, anche lievi. La nostra azione è cruciale. Da questa violenza si esce fuori sentendosi tutti coinvolti, anche quando ci si sente tutti assolti”. Quindi un messaggio diretto alle istituzioni: “La politica metta da parte le divergenze e faccia leggi per prevenire la violenza e proteggere le vittime, garantendo che i colpevoli siano destinati a rispondere delle loro azioni – ha ribadito – Occorre trasformare questa tragedia in cambiamento: la vita della mia Giulia è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte deve essere la spinta per fermare la violenza sulle donne”. Dopo aver letto una poesia di Kahlil Gibran, si è rivolto per l’ultima volta alla figlia: “Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma, ti penso abbracciata a lei e penso che il vostro amore sia così forte da aiutare me, Elena e Davide a imparare a danzare sotto la pioggia. Noi tre rimasti vi promettiamo che impareremo a muovere i passi di danza sotto la pioggia. Cara Giulia, grazie per questi ventidue anni. Non so pregare, ma so sperare, voglio farlo insieme a tutti voi qui presenti, che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e un giorno possa germogliare – ha concluso – Addio Giulia, amore mio”.
Al termine delle sue parole un lungo applauso da parte dei presenti e uno straziante abbraccio tra papà Gino e i due figli Elena e Davide. All’uscita del feretro, che verrà condotto a Saonara, il comune in cui è nata e riposa la madre Monica, per una cerimonia più raccolta e per la tumulazione della salma, tanta commozione e i campanelli e le chiavi sbattute dalla folla che ha accolto l’invito a fare rumore in memoria di Giulia.
-foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

Cronaca

LA MAMMA DELLA NEONATA RAPITA A COSENZA E’ ORIGINARIA DI PAVIA

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C’è una mamma, ancora sotto choc, alla clinica Sacro Cuore di Cosenza, che in queste ore sta ricevendo tanti attestati di solidarietà da tutta Italia. Ma soprattutto da Pavia, la sua città d’origine. Valeria Chiappetta è la mamma di Sofia, la bimba nata il 20 gennaio e rapita a poche ore dalla nascita nella clinica e poi ritrovata a Cosenza. Rosa Vespa e Acqua Moses è la coppia fermata per il rapimento della figlia: è entrata nel reparto di ginecologia della clinica con un passeggino e ha sottratto la piccola Sofia, di appena un giorno, con uno stratagemma. «Una vittima casuale dal momento che nessun contatto è emerso tra la famiglia della piccola e i coniugi che sono stati sottoposti a fermo» ha spiegato il capo della Squadra Mobile di Cosenza, Gabriele Presti. La donna, finta infermiera, avrebbe simulato per nove mesi una gravidanza e una settimana prima aveva postato sui social di aver partorito una bambina. Quando le forze dell’ordine hanno rintracciato la piccola, era nei pressi della casa segnalata, che era stata addobbata come per la nascita di un bambino.
In queste ore la giovane mamma ha trovato la forza di scrivere un post su Facebook con la foto della famiglia riunita, dopo la paura, per ringraziare tutta la Calabria che si è mossa per la sua bambina. «Mi state scrivendo in migliaia, da ogni parte dell’Italia. Vorrei rispondere singolarmente a tutti ma non riesco. Questa è la nostra famiglia che ieri sera si stava sgretolando in mille pezzi» ha scritto su Facebook. Nel post ha pubblicato anche una foto della piccola con il fratellino di sei anni. «Le forze dell’ordine hanno fatto un lavoro eccezionale, mentre io avevo perso le speranze un intera città anzi Regione si è bloccata per cercare la nostra bambina» si legge ancora nel post della donna. «Non penso che riuscirò mai a superare questa cosa, ma il lieto fine è che Sofia sta bene. Grazie grazie grazie a tutti vorrei abbracciare ogni singola persona. Una mamma e un papà che ieri sono morti e risorti». Finalmente una vicenda a lieto fine.

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Intelligenza artificiale, Siri “Essere umano deve restare al centro”

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ROMA (ITALPRESS) – “Perchè non mi piaccio? Perchè non mi fido dei politici? Perchè non siamo felici?”. Sono solo alcuni dei quesiti cui Armando Siri, consigliere economico del vicepremier Matteo Salvini ed ex sottosegretario ai Trasporti, prova a dare un proprio punto di vista nel suo ultimo libro, intitolato “A tutto c’è un perchè. Le 99 risposte che l’intelligenza artificiale non ti può dare”. L’esponente leghista, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, parte dal libro per tracciare una sua visione a tutto tondo non solo dell’impatto dell’intelligenza artificiale sull’essere umano, ma anche dell’avvento bis di Donald Trump alla Casa Bianca e sulla situazione dei trasporti in Italia.
Le risposte che Siri cerca di dare nel libro sono prevalentemente di carattere esistenziale, ma c’è una grande attenzione all’attualità e alla dimensione sociale. L’ex sottosegretario sottolinea come “il libro sia un manualetto in cui ogni domanda e risposta occupa in media una pagina o poco più. Tutto è partito da una suggestione ricevuta dai ragazzi della scuola di formazione politica: gran parte dei quesiti non c’entra nulla con la politica, anche se alla fine si potrebbe dire che tutto è politica, ma si tratta piuttosto di domande di carattere sia personale che sociale”. Curiosa anche la scelta del numero 99, motivata dallo stesso Siri con la volontà di “dire che non si può rispondere a tutto, ma ci si può chiedere di tutto: chi legge si accorgerà che c’è sempre un buon motivo per continuare a leggere”.
Al centro del libro c’è naturalmente l’intelligenza artificiale, ormai diffusa e in lungo e in largo ma pur sempre tema di dibattito tra chi ne percepisce gli effetti positivi e chi la teme. Il consigliere di Salvini si sofferma sull’approccio diverso tra giovani e meno giovani: “Per un ragazzo di 15, 16, 17 anni l’intelligenza artificiale è un modo abbastanza facile per risolvere i problemi, mentre un uomo adulto la vede con più inquietudine: nessuna macchina può essere intelligente ma solo efficiente, quindi c’è già un equivoco di base, ovvero voler consegnare all’esterno facoltà esclusive all’essere umano. E’ rischioso delegare troppe funzioni all’algoritmo”.
Per quanto riguarda il ritorno alla presidenza Usa di Trump, Siri focalizza l’attenzione su un aspetto a suo dire curioso: “Il 99% dei miliardari presenti al suo insediamento erano quelli che fino a poco prima gli avevano fatto la guerra, ad esempio bloccando i suoi post sui vari social, mentre ora sono tornati a corte nel vederlo con un ruolo di governo”. La forza del tycoon, secondo l’esponente leghista, è stata quella di “portare avanti la sua visione del mondo, che è stata premiata dal popolo americano”.
Guardando al versante italiano, l’aspetto al centro della riflessione di Siri è quello del trasporto ferroviario, finito al centro delle cronache recenti sia per i ritardi che per i presunti sabotaggi: “Gli ultimi episodi sui treni sono legati ad attività ai limiti del criminale – sottolinea -. E’ chiaro che la rete ferroviaria è abbastanza obsoleta, ma dall’arrivo di Salvini al ministero sono stati fatti una serie di investimenti”.

– Foto Italpress –

(ITALPRESS).

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Il Pentagono invierà 1500 soldati al confine con il Messico

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WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Secondo quanto dichiarato dai funzionari statunitensi, il Pentagono inizierà a schierare fino a 1500 soldati in servizio attivo per contribuire a proteggere il confine meridionale nei prossimi giorni. Si tratta di uno dei primi provvedimenti istituzionali dall’insediamento di Trump, che fin dal giorno del suo giuramento ha esposto degli ordini esecutivi ben precisi per reprimere l’immigrazione. Il segretario alla Difesa Robert Salesses avrebbe dovuto firmare gli ordini di schieramento mercoledì, ma non era ancora chiaro quali truppe o unità si sarebbero dovute recare al confine. Il provvedimento cambierà radicalmente il ruolo delle truppe americane per la prima volta dopo decenni. Le forze in servizio attivo si unirebbero alle circa 2500 forze della Guardia Nazionale e della Riserva degli Stati Uniti già presenti. L’obiettivo dei soldati sarà quello di supportare gli agenti della pattuglia di confine, con logistica, trasporto e costruzione di barriere. L’atteso provvedimento, messo in atto già nei primi giorni del secondo mandato di Trump, rappresenta un primo passo di un piano pubblicizzato a lungo dal magnate durante la campagna elettorale, che prevede proprio lo schieramento lungo il confine. In uno dei suoi primi provvedimenti di lunedì, Trump ha ordinato al segretario alla Difesa di elaborare un piano per “sigillare i confini” e respingere “l’immigrazione di massa illegale”. Martedì, proprio mentre Trump licenziava il comandante della Guardia Costiera, l’ammiraglio Linda Fagan, il servizio ha annunciato che avrebbe inviato più navi, aerei e personale nel Golfo del Messico, ribattezzato da Trump come “Golfo d’America” durante il suo discorso di insediamento: “Dichiarerò un’emergenza nazionale al nostro confine meridionale. Tutti gli ingressi illegali saranno immediatamente bloccati e inizieremo il processo di rimpatrio di milioni e milioni di immigrati clandestini nei luoghi da cui sono arrivati”, ha affermato Trump durante la cerimonia di inaugurazione nella Rotonda del Campidoglio. Dagli anni Novanta, il personale militare è stato inviato al confine quasi ininterrottamente per contribuire a contrastare i fenomeni di migrazione, traffico di droga e criminalità transnazionale. Negli ordini esecutivi firmati lunedì, Trump ha suggerito che l’esercito aiuterà il Dipartimento della sicurezza interna con “spazi di detenzione, trasporti aerei e altri servizi logistici”.
Nel suo primo mandato, Trump ordinò alle truppe in servizio attivo di recarsi al confine in risposta a una vasta quantità di migranti che si stava lentamente facendo strada negli Stati Uniti attraverso il Messico dal 2018. Oltre 7000 truppe in servizio attivo furono inviate in Texas, Arizona e California, tra cui la polizia militare, un battaglione di elicotteri d’assalto, varie unità di comunicazione, mediche e di quartier generale, ingegneri di combattimento, pianificatori e unità di affari pubblici. (ITALPRESS).

Foto: xp6

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