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Cronaca

Professioni sanitarie, progressi nell’approccio di genere ma non basta

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TORINO (ITALPRESS) – Una sempre maggiore consapevolezza, ma anche ancora delle gravi lacune e tanta strada da fare per la parità di genere. E’ quanto emerge dall’indagine del progetto “SeGeA – Sex gender approach” promosso dalla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (FNO TSRM e PSTRP), che ha cercato di fare il punto sulle questioni di genere nell’ambito professionale e sulla necessità di implementare una maggiore consapevolezza per la medicina di genere. “Dall’analisi dei dati – ha dichiarato Teresa Calandra, Presidente FNO TSRM e PSTRP – emerge che c’è una scarsa attenzione alla medicina di genere anche tra le professioni sanitarie e questo è sostanzialmente un diritto negato alle donne perchè dovrebbero invece essere curate con un’attenzione particolare al loro genere”.
I temi di genere trattati dal progetto sono diversi e variegati e indagano tutte le difficoltà che le donne trovano nell’ambito professione: dalle discriminazioni alla difficoltà nel dividersi tra famiglia e lavoro. “Più dell’80 percento delle donne che hanno potuto fare il questionario – continua Calandra – ha dichiarato che almeno una volta nella vita ha subito discriminazione. Questo è un dato molto preoccupante nonostante i vari distinguo che si possono fare sui vari contesti di lavoro. La percentuale più alta di sanitari che chiedono il part-time sono donne e lo chiedono per accudire la famiglia, mentre la richiesta di part-time da parte degli uomini è per fare formazione e avanzamento di carriera”.
Il progetto SeGeA è nato su impulso dell’applicazione e diffusione della legge 3 del 2018 sulla medicina di genere nel Servizio sanitario nazionale e realizzato dalla FNO TSRM e PSTRP, in collaborazione con EngHea Engendering Health. “Si tratta di un progetto – ha dichiarato Giovanni De Biasi, consigliere Comitato centrale FNO TSRM e PSTRP con delega all’equità tra i generi – che abbiamo avviato con 75 referenti che sono stati l’asse di congiunzione delle specificità tra territorio e professione. Abbiamo fatto delle azioni correttive tramite la formazione a distanza sulla nostra piattaforma digitale che sono state usufruite da 19 mila dei nostri iscritti, cosa che ci convince a riproporle per il 2024. Abbiamo deciso di elaborare questi dati anche per singole professioni e oggi ne abbiamo presentato i risultati”. Nella giornata internazionale della donna, a Torino, sono stati presentati i dati di ogni singola professione rappresentata dalla Federazione nazionale, in tutto 19. Le tematiche scelte per l’esposizione sono state: l’individuazione del proprio campione, il conflitto multiruolo, le discriminazioni di genere sul lavoro e la tendenza del campione analizzato alla conoscenza della medicina di genere.
“L’analisi dei dati – ha commentato Deborah Balbino, referente progetto SeGeA per le professioni sanitarie – ci ha permesso di capire qual è la realtà di ciascun professionista sulla questione dell’equità e sulla medicina di genere. La diversificazione dei dati ci ha permesso di scoprire che ci sono delle realtà professionali che si discostano dal trend generale”.
I temi dell’equità di genere richiedono l’attenzione e l’attività delle istituzioni. “Nonostante i grandi passi avanti fatti per ridurre le differenze di genere nei luoghi di lavoro – ha detto la senatrice Elisa Pirro – molto resta ancora da fare e lo dimostrano i risultati della ricerca. Dopo le norme per la riduzione del ‘gender pay gap’, un ulteriore passo avanti lo consentirebbe l’approvazione dei disegni di legge sul congedo parentale paritario”. Secondo la senatrice Paola Boldrini “con la legge 3 del 2018 anche il Ministero della salute deve dare delle indicazioni specifiche agli Ordini professionali per fornire formazione sulla medicina di genere. La formazione è fondamentale per avere una sanità competente e formata sulle differenze di genere”.
Marta Schifone, componente della Commissione affari sociali della Camera dei Deputati, nel portare i saluti del Ministro della salute, Orazio Schillaci, e del Sottosegretario Marcello Gemmato, ha sottolineato quanto l’attuale Governo sia sensibile sul tema della parità di genere.
Al riguardo ha ribadito che “è necessario lavorare a una società che consenta alle donne di essere libere, facendo sì che il loro ruolo nella società non sia penalizzante nel percorso professionale”.
Tra gli altri sono intervenuti: Valter Alpe, Direttore generale Azienda ospedaliera universitaria di Alessandria; Adriano Leli, Direttore generale Azienda Zero di Torino; Franca Dall’Occo, Direttore generale ASL3 di Torino; Ivana Finiguerra, Dirigente SC Direzione Professioni Sanitarie AOU San Luigi Gonzaga di Torino; Carmelo Gagliano consigliere FNOPI; Raffaella Barbero, consigliere FNOVI; Giorgio Gilli, consigliere FNOB; Elena Apollonio, in rappresentanza del Sindaco del Comune di Torino.

-foto ufficio stampa FNO TSRM e PSTRP –
(ITALPRESS).

Cronaca

Allarme AME, in Italia una donna su dieci è obesa. Incidenza in aumento

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ALBANO LAZIALE (ITALPRESS) – Erano attesi da tempo e ora sono disponibili anche in Italia. L’ingresso di nuovi farmaci, e in particolare degli agonisti del recettore GLP-1 (GLP-1RA) e ora anche il dual agonist (GLP1 + GIP) che mimano ormoni naturali prodotti nell’intestino che stimola il rilascio di insulina e che favoriscono il controllo dei livelli di zucchero nel sangue nel paziente con diabete di tipo 2, si stanno dimostrando efficaci e sicuri anche nel contrasto del peso in contesti di obesità. Questi farmaci stanno dunque cambiando lo scenario di approccio e cura in questo setting di pazienti e sul tema se ne discute al “3° AME Obesity Update: trattamento dell’obesità e delle sue complicanze” (Albano Laziale, Roma, 28-29 Giugno), promosso da AME (Associazione Medici Endocrinologi), presso l’auditorium dell’Ospedale Regina Apostolorum – Gruppo Lifenet Healthcare.
Negli ultimi decenni, specie in corso e nel post pandemia, l’obesità ha subito una forte crescita con un incremento del 38% tra il 2003 e il 2023, secondo gli ultimi dati Istat, coinvolgendo all’incirca 6 milioni di italiani, soprattutto giovani adulti (+1,6 milioni), con percentuali passate dal 2,6% al 6,6% nella fascia di età 18-34, a discapito soprattutto delle donne una incidenza triplicata (si stima che il 10% della popolazione femminile sia obesa) – a fronte di numeri “solo” raddoppiati nell’uomo. Non va meglio nella forbice tra 35 e 44 in cui si osserva una crescita dal 6,4% al 9,8% e tra gli over 74 con tassi incrementati dall’11% del 2003 al 13,8% del 2023. Oggi nuovi farmaci consentono di meglio gestire e controllare l’obesità.
“I nuovi farmaci – spiega Andrea Frasoldati, Presidente AME – rappresentano uno strumento terapeutico innovativo in grado di modificare la storia naturale della malattia, in sinergia con un ampio armamentario di altre opzioni di trattamento come il counselling dietologico e psicoterapico, la chirurgia bariatrica quando indicata. A portare il “peso” maggiore dell’obesità sono tradizionalmente le donne che pagano un prezzo più alto, rispetto all’uomo, in temini di stigma sociale e di colpevolizzazione, a causa di barriere culturali e modelli estetici dominanti, talora di implicazione sessista, che hanno portato a idealizzare una bellezza femminile tendente alla magrezza. Diversamente dal maschio in cui qualche chilo in eccesso viene erroneamente interpretato come segno di benessere. Non vanno poi trascurate le implicazioni sulla fertilità e gravidanza nella donna con obesità esposta a importanti rischi per sè e per il nasciturò.
Difficoltà al concepimento, problemi a portare a termine la gravidanza, aborto spontaneo, parto pretermine, distacco di placenta, diabete gestazionale, disordini di natura fetale (bambini di più grandi o di più piccole dimensioni rispetto all’età gestazionale), ipoglicemia neonatale: sono solo alcune delle problematiche che possono insorgere nella donna con obesità alla ricerca di una maternità.
“I nuovi trattamenti farmacologici, specificatamente gli analoghi recettoriali del GLP1- prosegue Silvia Irina Briganti, membro della commissione obesità AME – possono essere finalizzati anche a ridurre il peso “in vista” di una eventuale gravidanza. Tuttavia, al riguardo, gli studi sono pochi per la difficoltà a effettuare studi clinici randomizzati in questa specifica fascia di popolazione e per la recente introduzione in Italia, pertanto le ridotte evidenze, soprattutto in termini di sicurezza, spingono ad un uso cautelativo. La somministrazione di GLP1 e dual agonist richiede, ad esempio, l’”obbligo” di sospensione di semaglutide e tirzepatide nei due mesi che precedono il concepimento o in caso della liraglutide, oggi in dismissione, di un paio di settimane. A tale proposito le donne vanno correttamente informate per evitare che incorrano in rischi soprattutto di malformazioni fetali, così come della necessità di seguire un percorso terapeutico ben definito, multidisciplinare e che coinvolga più figure professionali, in primo luogo l’endocrinologo e il ginecologo, lungo tutta la gravidanza. Quindi le donne devono essere parte attiva di un attento programma, oltre che terapeutico, anche di counselling e educazionale”.
Spesso nella gestione dell’obesità si trascura la possibile implicazione con un disturbo compulsivo, una fame emotiva, che spinge la persona a ricercare il cibo come atto compensatorio-consolatorio o come valvola antistress e un sedativo dell’ansia.
“Se l’aspetto emotivo non è conosciuto o non viene riconosciuto – precisa Simonetta Marucci, Coordinatrice Commissione Rapporti Slow Medicine di AME – si rischia di fallire nell’approccio al paziente, anche nel caso in cui si impeghi il farmaco, il quale è un supporto allo stile di vita non il sostituto. La fame emotiva caratterizza 1 obeso su 3 (35%) con disturbo alimentare compulsivo, cui si aggiunge una fascia grigia con manifestazioni sottosoglia, che possono preludere alla manifestazione di una patologia conclamata. Recenti studi sembrano dimostrare l’efficacia degli agonisti GLP1 anche nel trattamento di forme obesità in cui prevale l’aspetto compulsivo, ad esempio nel Binge Eating Disorder (BED, Disturbo da Alimentazione Incontrollata), grazie al meccanismo di azione a livello centrale che va a impattare sui centri che regolano fame, sazietà, piacere e mangiare edonico legato più a gratificazione che alla nutrizione. Oggi obiettivo della ricerca clinica è confermare l’efficacia di farmaci GLP1 anche a lungo termine e l’aderenza terapeutica stante che l’abbandono della terapia, come noto, porta a un effetto rebound del peso. Attualmente queste terapie sono legate ad almeno due criticità: la prescrivibilità, consentita solo a pazienti diabetici, l’elevato costo, non sostenibile per tutti i pazienti e comunque non in continuità, rendendo di fatto il farmaco “selettivo”. Quindi anche le forme di obesità da disturbo compulsivo richiedono un approccio multidisciplinare che preveda il confronto fra medico internista, endocrinologo, nutrizionista/dietista con una azione di counselling educativi sul paziente, in sinergia con percorso piscologico/psichiatrico di almeno due anni seguito da un periodo di follow-up dilazionato nel tempo all’interno di servizi dedicati, pubblici, ambulatoriali residenziali per i casi più gravi, ricordando che i disturbi alimentarsi sono classificati nel DSM V come malattie mentali ma si caratterizzano anche per una gravità a livello fisico, endocrinologico, cardiologico, e non solo, con un impatto sulla salute mentale”.
Sono diminuiti nel corso del tempo pregiudizi di tipo culturale, sociale, etico, religioso, sessuale. Non verso l’obesità ritenuti in cresciti a livello mondiale, similmente ai numeri della patologia, con un discrimine maggiore, come detto, per le donne.
“Assistiamo, nei confronti dei pazienti con obesità, a pregiudizi e stigmatizzazione esternalizzata – afferma Anna Nelva, Coordinatrice Commissione Lipidologia e Metabolismo di AME – che si ripercuotono ad esempio sul mondo del lavoro portando a stimare che la persona con patologia sia priva di disciplina e di organizzazione, con effetti penalizzanti in termini di assunzione ma anche di avanzamento di carriera o a pregiudizi in ambito sociale, famigliare, in contesti scolastici con atti di bullismo fino a ripercussioni in contesti assistenziali in cui un paziente con obesità potrebbe ricevere follow-up meno ravvicinati rispetto a persone normopeso. Dall’altro l’internalizzazione dei pregiudizi induce la persona con obesità ad accettare stereotipi negativi che ne minano l’autostima e innescano stati d’ansia e depressione, a loro volta causa di alterazioni dell’alimentazione che peggiorano l’obesità stessa, oltre che di maggiore difficoltà a accedere alle cure appropriate. Società, personale sanitario, educatori, Società Scientifiche, Istituzioni devono unire gli sforzi per contrastare pregiudizi e stigma che fanno ritenere l’obesità una conseguenza di scelte e comportamenti individuali determinati dal libero arbitrio, non da condizione patologica quale è l’obesità. Bisognerà lavorare anche per rimuovere i pregiudizi che spesso circondano chi si avvale di terapia farmacologica o della chirurgia bariatrica, come se avesse scelto ‘la via più facilè invece di affrontare il problema con volontà e autocontrollo. La disponibilità di questi nuovi farmaci così efficaci nel contrastare l’obesità è diventata anche un’occasione per una riflessione fra i clinici sugli effetti causali rilevanti di caratteristiche genetiche e pressioni di un ambiente obesogeno, oltre a far accrescere la consapevolezza su questa condizione. Per permettere al paziente con obesità di avere il massimo beneficio dalle attuali possibilità di cura, comunque, sarà necessaria una forte azione di supporto sociale e sanitario, oltre che un aiuto per superare i pregiudizi internalizzati riguardanti il pesò.
“Occorre un cambio di visione anche istituzionale per la cura del paziente obeso, altamente complesso – conclude Marco Chianelli, Coordinatore Commissione Obesità AME e responsabile scientifico del Congresso -. A livello governativo va posta una maggiore partecipazione attraverso l’inclusione dell’obesità in percorsi diagnostici terapeutici e con processi che possano riguardare ambienti importanti come la scuola, dove la cultura della corretta alimentazione e dell’attività fisica devono essere promosse sin dall’infanzia o negli ambienti di lavoro. A livello di sistema sanitario nazionale invece, non soltanto pubblico ma anche quello privato, il ruolo maggiore si gioca sulla gestione di oltre sei milioni di pazienti obesi, una vera pandemia, indagando con cura le diverse componenti che concorrono al sovrappeso e obesità: genetiche, ambientali, psicoemotive. Solo un approccio sistemico e collaborativo, con la partecipazione attiva di tutti gli attori impegnati nella gestione di obesità e il sovrappeso contente e consentirà di affrontare la sfida globale contro questa “pandemia”.

– foto ufficio stampa Associazione Medici Endocrinologi –
(ITALPRESS).

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Raccolta fondi della Shro per la ricerca contro il cancro

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VICO EQUENSE (NAPOLI) (ITALPRESS) – Imprenditori, medici, istituzioni e cittadini uniti per sostenere la ricerca sul cancro. Il gala dinner 2025 della Sbarro Health Research Organization (SHRO) ha raccolto 200mila euro che oltre al supporto alla ricerca consentiranno anche la formazione di giovani scienziati tra Italia e Stati Uniti. Nel corso della serata, sono state premiate sei figure che, nei rispettivi ambiti – accademico, imprenditoriale e istituzionale – si sono distinte per il loro contributo al bene comune. Tra i premiati, Francesco Calcara, presidente e Ceo di Hyundai Italia, Raffaele De Nigris, amministratore delegato del Gruppo De Nigris, Marco Marchi, fondatore e presidente di Liu Jo, e Francesco Saverio Mennini, capo Dipartimento della Programmazione del ministero della Salute. Hanno inviato un videomessaggio di ringraziamento e saluto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il senatore Francesco Zaffini, presidente della commissione Sanità e Lavoro del Senato, che hanno voluto sottolineare il valore scientifico e umano dell’iniziativa.
Il premio è firmato dall’artista Lello Esposito.
“In un tempo in cui la ricerca ha bisogno non solo di fondi, ma di fiducia collettiva, questa serata è stata un segnale forte – ha dichiarato il professor Antonio Giordano, presidente e fondatore di SHRO -. Siamo grati a ogni singola persona che ha partecipato, contribuendo a costruire un ponte concreto tra scienza e speranza. Il nostro lavoro continua e il sostegno ricevuto ci permette di andare avanti con ancora più determinazione”. Il gala ha potuto contare sul prezioso sostegno di sponsor e partner. A ribadire la centralità del fare squadra per la ricerca Giancarlo Arra, vicepresidente SHRO, che ha ricordato come il gala dinner rappresenti molto più di una raccolta fondi: “Quest’anno, grazie al contributo di oltre trenta realtà imprenditoriali, siamo riusciti a raccogliere 200.000 euro che ci permetteranno di attivare nuove borse di studio e sostenere i progetti di ricerca in corso nei nostri laboratori tra Philadelphia, Napoli, Siena e Torino con il nuovo centro SHRO creato a Candiolo. Voglio ringraziare personalmente i miei colleghi imprenditori che hanno scelto di non tirarsi indietro, ma di essere protagonisti di una ricerca scientifica indipendente, trasparente, e che investe oltre il 90% delle risorse direttamente nelle attività di laboratorio”.
(ITALPRESS).
-Foto: ufficio stampa Shro-

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PRONTO METEO – PREVISIONI PER IL 28 GIUGNO 025

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Pronto Meteo è il servizio di meteorologia di Pavia Uno Tv e Lombardia Live 24 in onda ogni giorno alle 19,30. Fornisce interessanti bollettini meteo per il fine settimana su Pavia e provincia e le province confinanti, visionabili anche sui nostri siti paviaunotv.it, lombardialive24 e sui nostri canali social. Ogni giorno, poi, ci sono aggiornamenti nelle Breaking News della sera e un sito dedicato alle previsioni, prontometeo.it, edito sempre da Agenzia CreativaMente.

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