Economia
Osservatorio Athora Italia, al centro il binomio italiani-risparmio
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8 mesi fa-
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Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Athora Italia, compagnia assicurativa vita del Gruppo Athora, ha presentato in collaborazione con Nomisma l’Osservatorio Look to the future, un’indagine ad ampio spettro su cosa pensano gli italiani su risparmio, previdenza e investimenti. Sul binomio italiani e risparmio hanno discusso oggi Jozef Bala, CEO di Athora Italia, Valentina Quaglietti Responsabile degli Osservatori Nomisma e Sergio Sorgi, sociologo e fondatore di Progetica.
Quale significato danno gli italiani al risparmio? Come vedono la propria situazione economica e cosa si aspettano dal domani, chi o cosa guiderà le loro scelte future? E come ricreare la fiducia necessaria per sviluppare il mercato?
Spiega Jozef Bala, CEO di Athora Italia: “Il nostro settore ha la responsabilità di comunicare con le persone in modo più diretto e accessibile, costruendo un dialogo basato sulla fiducia e rispondendo in modo efficace ai loro bisogni assicurativi. L’Osservatorio che presentiamo oggi in collaborazione con Nomisma nasce con l’obiettivo di sensibilizzare e ‘fare culturà sui temi del risparmio, degli investimenti, della previdenza, e della protezione. Vogliamo consolidare il nostro ruolo di specialisti in assicurazioni vita, dando continuità al percorso avviato lo scorso anno con la campagna di comunicazione “Un giorno ti ringrazierai”. Con questa iniziativa – aggiunge – abbiamo voluto trasmettere un messaggio chiaro: pensare oggi al proprio domani è un valore concreto e attuabile da subito. E’ un messaggio che riguarda tutti, ma che assume un significato ancora più forte per le nuove generazioni, che oggi cercano strumenti, soluzioni, persone affidabili per costruire il proprio futuro con serenità”. Dai risultati emersi, gli italiani sembrano aver ben compreso che la situazione è complicata quando pensano al futuro. Per il 66% prevale un senso di incertezza e per il 52% di preoccupazione e paura, mentre la speranza e la fiducia animano rispettivamente il 55% e il 29% degli italiani.
Chiamati ad esprimere un confronto con la generazione precedente, gli italiani manifestano la convinzione che risparmiare sia importante tanto quanto lo era per i propri genitori (48%), ma oggi risparmiare è percepito come decisamente più difficile (40%) e con risultati molto meno soddisfacenti di una volta (41%).
Ma oggi qual è la capacità di risparmio degli italiani? A fronte di un 27% che giudica buona o addirittura eccellente la propria situazione economica familiare e un ulteriore 54% che la valuta almeno sufficiente, il 60% dichiara di arrivare a fine mese con almeno qualche difficoltà. Una complessità nella gestione dell’economia familiare che deriva in parte da una redditualità limitata e in parte dalla difficoltà, anche psicologica, di pianificare in maniera razionale e lungimirante.
“I comportamenti dei risparmiatori sono del tutto cambiati. Oggi si ha difficoltà a decidere perchè si è schiacciati dall’incertezza, non perchè si è inconsapevoli o spensierati. Bisogna riconfigurare i linguaggi e costruire ponti per uscire da immobilismo e disattivazione”, afferma Sergio Sorgi.
Dietro l’aumento dei prezzi, l’arretramento dei sistemi pensionistici, la possibilità di scivolare verso la vulnerabilità economica si trova una preoccupazione personale, sentita e quasi intima, che prevale sulle considerazioni di ordine generale. Le cose non andranno bene nella percezione, ma la tendenza è quella di adattarsi più che ad attivarsi per modificare in meglio le prospettive future: il 47% degli italiani dichiara che sta cambiando o cambierà il proprio stile di vita, il 58% non sottoscriverà una polizza integrativa e il 71% non pensa ancora di fare investimenti per contare su rendite future.
“Le attenzioni verso i temi generali – continua Sorgi – sono divenute di secondo piano, rispetto a quelle per sè stessi. C’è una forte attenzione per il proprio microcontesto individuale, che deve cavarsela e salvarsi data la scarsa capacità di supporto dei sistemi pubblici e la poca fiducia nelle strategie alternative. Per questo, gli intermediari assicurativi devono abbinare ad una rigorosa identificazione di bisogni e desideri tramite consulenza una nuova capacità di relazione. Serve, però, una relazione empatica, e non giudicante”.
Un dato inequivocabile riguarda la perdita di fiducia degli italiani, che nutrono nessuna o poca fiducia verso le pensioni (82%), il sistema sanitario nazionale (76%), ma anche verso Banche e Assicurazioni (59%).
Secondo Sorgi, “la sfiducia dilagante spegne la luce su ogni rapporto professionale e va mitigata ricostruendo reti di fiducia autentiche e professionali. La sfiducia è il servizio “zero”, senza il quale non si attivano relazioni e mancano ponti di consapevolezza verso un corretto utilizzo del rischio e dei mercati. La fiducia, però, va meritata. Per questo, è necessario che ogni istituzione conosca i propri punti forti e punti deboli, li valorizzi e li comunichi adeguatamente. Senza fiducia non c’è sviluppo sociale e di mercato”.
Ma dove va a finire il risparmio degli italiani? Nell’ultimo anno, il 64% dichiara di aver accumulato risparmi sul conto corrente e il 36% di aver aperto a soluzioni di risparmio diverse, investimento o protezione del capitale. E con chi si confrontano per soluzioni e consigli di investimento? Il 57% si fida del consulente bancario, il 26% preferisce il promotore finanziario, il 12% l’agente assicurativo. Non manca chi consulta il web e i blog specializzati (19%) e addirittura il 16% ammette di scegliere come investire in autonomia.
“Gli operatori, nelle fasi di incertezza, sono chiamati a dare supporti decisionali più che risposte – aggiunge Sorgi -. La parola magica è capacitazione, aiutare i clienti ad essere consapevoli delle scelte che fanno e dell’esito di ogni decisione o indecisione. Ci vuole, per questo, un’educazione finanziaria personale, più che nozionistica, un accompagnamento che non può essere fornito da un algoritmo ma da un operatore in carne ed ossa”.
– foto ufficio stampa Athora Italia –
(ITALPRESS).
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Economia
Giorgetti “La legge di bilancio vuole ridurre il prelievo fiscale sulle famiglie”
Pubblicato
10 ore fa-
22 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Il governo si è insediato nel momento in cui la spinta inflattiva era ai massimi livelli: per contrastare la perdita di potere d’acquisto delle famiglie sono state adottate misure specifiche mirate al sostegno dei redditi, con particolare attenzione alle famiglie dei lavoratori dipendenti”. Lo sottolinea il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel corso del question time in Aula a Montecitorio.
“La legge di bilancio 2023 ha introdotto una riduzione dell’aliquota contributiva dei dipendenti pari a 2 punti per le retribuzioni inferiori a 35mila euro e a 3 punti per quelle inferiori a 25mila – continua Giorgetti, – Nel 2024 abbiamo confermato per tutto l’anno la riduzione dell’aliquota a 6 o 7 punti in base alle retribuzioni. La spesa inflazionistica in quel periodo ha rallentato e le dinamiche dei paesi oggi sono distanti rispetto ai due anni precedenti: tuttavia il governo ha ritenuto prioritario intervenire con misure strutturali per difendere i redditi delle famiglie italiane nei prossimi anni. La legge di bilancio 2025 ha confermato a regime la riduzione delle aliquote Irpef introdotta in via sperimentale un anno fa e ha sostituito la riduzione del cuneo contributivo con due misure strutturali di natura fiscale, che hanno sostanzialmente confermato i benefici: in termini di effetti aggregati sono state redistribuite risorse per 8,1 miliardi nel 2023, 16,3 miliardi nel 2024 e 18 miliardi a partire dal 2025. La legge di bilancio 2026 proseguirà nella riduzione del prelievo fiscale sulle famiglie, estendendo i benefici ai contribuenti con redditi medi”.
“Al momento prorogare la rateizzazione del secondo acconto di imposte sui redditi non è possibile, perché posticiperebbe il gettito che in questo momento si rende necessario in base alle nostre previsioni: questo non esclude la possibilità che possa essere fatto in futuro se ce ne saranno le condizioni”, ha concluso Giorgetti.
-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).
Economia
Da Intesa Sanpaolo 1,5 miliardi di euro alla filiera lattiero-casearia
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14 ore fa-
22 Ottobre 2025di
Redazione
BRESCIA (ITALPRESS) – Intesa Sanpaolo rafforza l’economia del comparto agroalimentare italiano con una provvista speciale di 1,5 miliardi di euro di nuovo credito per la filiera lattiero-casearia. L’intervento rientra nelle azioni della Banca dei Territori guidata da Stefano Barrese per accelerare gli investimenti nelle filiere del made in Italy agroalimentare, per le quali sono già stati stanziati 10 miliardi di euro di nuovo credito parte dei 410 miliardi previsti dal Gruppo per le iniziative collegate al PNRR.
L’intervento è stato annunciato a Brescia durante il secondo appuntamento di Agri-talk, ciclo di incontri itineranti sul territorio che ha visto la precedente tappa di Firenze dedicata alla filiera vitivinicola. Entro dicembre è in programma la tappa a Milano dedicata alla filiera ortofrutticola. Nell’ambito delle filiere agroalimentari, nel lattiero-caseario l’Italia si posiziona come terza in Europa per valore della produzione, con quasi 28 miliardi, dopo Francia e Germania, un risultato importante nonostante le dimensioni aziendali siano molto più piccole: circa 9 milioni di euro in media per le aziende lattiero-casearie italiane, contro i quasi 34 della Francia e i 58 della Germania. Per quanto riguarda la qualità delle produzioni, l’Italia balza al primo posto in Europa, insieme alla Francia, con 57 formaggi certificati DOP e IGP. Nella cosiddetta “DOP Economy” i formaggi sono la categoria che produce il maggior valore in Italia, con 5,5 miliardi di euro nel 2023.
In termini di occupazione, il settore impiega 44 mila addetti in Italia (9,7% del totale addetti dell’industria alimentare e bevande nazionale) e conta 3.400 imprese attive. Latticini e formaggi sono il terzo settore per export agroalimentare italiano, dopo i vini e la pasta e prodotti da forno, con 6,3 miliardi nel 2024. Le azioni per accelerare gli investimenti della filiera lattiero-casearia Per dare slancio a queste eccellenze produttive della filiera lattiero-casearia, Intesa Sanpaolo ha studiato quattro pilastri strategici fondamentali per stimolare gli investimenti nell’ambito di: Internazionalizzazione, per rafforzare la presenza delle produzioni lattiero-casearie italiane sui mercati esteri, dove la domanda di formaggi DOP e specialità casearie continua a crescere. Crescita dimensionale, attraverso percorsi di aggregazione e partnership tra produttori, cooperative e aziende di trasformazione, indispensabili per affrontare la competizione globale e ottimizzare le catene di approvvigionamento. Innovazione tecnologica ed efficienza energetica, con investimenti in nuovi impianti di lavorazione, sistemi di tracciabilità digitale e soluzioni per la riduzione dei consumi idrici ed energetici, in uno dei comparti più esposti ai costi energetici e ambientali e nel massimo rispetto del benessere animale. Valorizzazione della qualità e della continuità aziendale, per garantire la distintività delle produzioni, la certificazione dell’origine e la tutela delle DOP. Il sostegno della banca punta anche a favorire il ricambio generazionale e la trasmissione del know-how, elementi essenziali per preservare il legame con il territorio e la fiducia dei consumatori.
Al tavolo tra le aziende della filiera che hanno portato il proprio contributo Guglielmo Gennaro Auricchio, Export Manager e Head of Sustainability di Gennaro Auricchio S.p.A, Ambrogio Invernizzi, Presidente Inalpi S.p.A. e Giovanni Petrucci, Founder Fratelli di Petrucci Srl.
“La filiera lattiero-casearia, tra le più rappresentative del made in Italy, necessita di attenzione su come gestione del rischio e innovazione sostenibile siano leve di sviluppo da far evolvere ulteriormente per mantenere il prestigio che le produzioni italiane godono nel mondo – ha dichiarato Massimiliano Cattozzi, Responsabile Direzione Agribusiness della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo -. Con il nuovo intervento da 1,5 miliardi di euro per questa filiera, agiamo per rafforzare le imprese producendo benefici concreti in termini di qualità anche per i consumatori, in linea con le progettualità della Direzione Agribusiness che in questi anni ha erogato oltre 12,4 miliardi di euro di finanziamenti per le PMI dell’agroalimentare”.
Con 250 punti operativi, di cui 95 filiali specializzate, e circa 1.100 specialisti, la Direzione Agribusiness come banca dedicata all’agricoltura offre supporto a oltre 80.000 clienti con servizi mirati su internazionalizzazione, sostenibilità, innovazione digitale e passaggio generazionale. Anche per la filiera lattiero-casearia è da anni disponibile il pegno rotativo sui prodotti agroalimentari a denominazione d’origine protetta (DOP), che fino ad ora ha consentito alla Direzione Agribusiness di concedere oltre 70 milioni di euro in relazione a servizi finanziari dedicati allo smobilizzo del magazzino di prodotti alimentari soggetti a invecchiamento come formaggio stagionato, vino, prosciutto crudo, aceto balsamico e olio.
– Foto ufficio stampa Intesa Sanpaolo –
(ITALPRESS).
Economia
Utile netto di Unicredit sale a 2,6 miliardi nel terzo trimestre, +13% nei nove mesi del 2025
Pubblicato
16 ore fa-
22 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITAPRESS) – Risultati record per UniCredit con un utile netto nel terzo trimestre 2025 pari a 2,6 miliardi di euro, e un utile netto nei nove mesi pari a 8,7 miliardi, in rialzo del 13 per cento rispetto ai primi nove mesi dell’anno precedente. Lo rende noto UniCredit, il cui Consiglio di amministrazione ha approvato i risultati consolidati di gruppo al 30 settembre 2025 per il terzo trimestre e i primi nove mesi del 2025.
Unicredit ha messo così a segno “19 trimestri di costante crescita”. Il rendimento sul patrimonio netto tangibile si è attestato al 19,1% nel trimestre e al 21,7% nei nove mesi, supportato “dall’eccellenza operativa e del capitale, e dalle solide protezioni a tutela del nostro conto economico”. I ricavi netti si sono attestati a 6,1 miliardi nel terzo trimestre in rialzo del 1,2% rispetto all’anno precedente, comprensivi di un margine di interesse pari a 3,4 miliardi, di commissioni e risultato netto della gestione assicurativa pari a 2,1 miliardi e di rettifiche su crediti pari a 0,1 miliardi.
“UniCredit – afferma l’amministratore delegato di UniCredit, Andrea Orcel – ha conseguito ancora una volta una serie di risultati record, con ricavi netti in rialzo del 1,2% e costi in calo dello 0,1% rispetto allo scorso anno, assorbendo l’allargamento del nostro perimetro. L’utile netto è aumentato a 2,6 miliardi con un RoTE al 19,1%, e il nostro CET1 ratio si è attestato al 14,8% grazie alla solida generazione organica di capitale. Confermiamo la nostra guidance per un utile netto di circa €10,5 miliardi nel 2025 prima di ogni iniziativa manageriale per rafforzare ulteriormente i nostri risultati futuri, e siamo sulla buona strada per portare a termine il nostro migliore anno di sempre. Con l’accelerazione della nostra strategia e con l’impiego del capitale in eccesso per creare valore, abbiamo migliorato la nostra traiettoria leader nel settore per utili e distribuzione agli azionisti. Questi risultati riflettono la disciplina nell’attuazione della nostra strategia, e ho fiducia nel fatto che continueremo a costruire valore sostenibile per tutti gli stakeholder”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)


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