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Economia

Per il Made in Italy agroalimentare il mercato Usa è fondamentale

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MILANO (ITALPRESS) – Il settore agroalimentare costituisce un’eccellenza per le nostre esportazioni e il mercato statunitense rappresenta uno sbocco per i prodotti nazionali estremamente importante. Il clima attuale di dazi innescato dalle decisioni dell’amministrazione Trump sta creando non poche preoccupazioni agli operatori del settore. Da qui la necessità di agire con lucidità e pragmatismo, evitando fughe in avanti che comprometterebbero il futuro di molte imprese.

Di questo si è discusso a Milano in occasione dell’evento “Food for Thoughts. A transatlantic perspective on the Food Industry” organizzato da AmCham Italy, la Camera di Commercio Italo-americana, e che ha visto la condivisione dei punti di vista di esponenti del mondo imprenditoriale, con la moderazione dell’editorialista dell’agenzia Italpress Claudio Brachino.

Tra i partecipanti Simone Crolla, consigliere delegato di AmCham Italy; Nicola Bertinelli, Presidente Consorzio Formaggio Parmigiano Reggiano; Massimiliano Catozzi, Responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo; Giorgia Favaro, Amministratore Delegato McDonald’s Italia; Guglielmo Maisto, Founder e Partner Maisto e Associati; Sandro Sartor, Amministratore Delegato Ruffino; Luigi Scordamaglia, Amministratore Delegato Filiera Italia.

“Le esportazioni italiane [verso gli Stati Uniti, ndr] hanno toccato il record nel 2024 che continua ad essere confermato nei primi mesi del 2025. Nonostante l’incertezza c’è sempre più voglia di Made in Italy negli Stati Uniti: il prodotto italiano è peculiare, si colloca nella fascia premium dei prodotti e quindi anche un dazio del 10%, per quanto antipatico e da rimuovere, viene scontato dall’esportatore o dall’importatore. Quindi al consumatore finale questo aggravio non arriva o comunque il prodotto non avrebbe una penalizzazione”, ha dichiarato Crolla aprendo i lavori.

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Sullo sfondo degli interventi, la missione a Washington della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in programma domani, sia per salvaguardare le nostre filiere produttive sia per agevolare la trattativa commerciale tra la Casa Bianca e l’Unione Europea. Proprio su questa visita negli Stati Uniti, Crolla ritiene che Meloni abbia “un vantaggio competitivo in più rispetto agli altri leader europei: un accesso incondizionato alla Casa Bianca e una considerazione importante. Per questo potrà far valere le ragioni del Made in Italy in maniera più assertiva. Trump non sarà sordo a legittime rivendicazioni dei nostri prodotti dell’agribusiness perché alcuni prodotti italiani sono assolutamente non replicabili e come tali andrebbero esentati da qualsiasi tipo di dazio”.

Secondo Maisto, non bisogna dimenticare il fatto “siamo di fronte ad una partita molto più ampia tra Stati Uniti ed Europa che non riguarda solo i dazi. Le misure adottate dal presidente Trump fanno seguito non solo ai dazi applicati dall’Europa su prodotti di derivazione americana, ma anche a pratiche ritenute discriminatorie: ad esempio l’imposta sui servizi digitali, tema prettamente italiano e di pochi altri paesi dell’Unione Europea, e l’imposta globale minima. Questi tre fattori insieme vedono l’Italia in una posizione più difficile considerando il forte export strategico nei confronti degli Stati Uniti e dell’importo sui servizi digitali che mette l’Italia nel mirino più di altri paesi”. Una possibile soluzione, sull’esempio di quanto fatto da paesi quali l’India e il Regno Unito, potrebbe essere trovare “un equilibrio tra una sospensione o eliminazione di questo tributo e un accordo sull’imposta minima globale che possano creare una riduzione di questi elementi tariffari decisi e poi sospesi dall’amministrazione Trump”.

L’incertezza proveniente dagli Stati Uniti ha spinto molte aziende, non solo dell’agribusiness, a cercare nuovi sbocchi per i propri prodotti. Tuttavia Scordamaglia mette in guardia soprattutto la filiera agroalimentare perché “il mercato americano è insostituibile” rispetto ad altri. “In Cina esportiamo appena un decimo delle esportazioni agroalimentari italiane che facciamo negli Stati Uniti. Il Mercosur [area di libero scambio tra Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, ndr], se si chiudesse l’accordo, avremmo un valore aggiunto per tutte le filiere produttive italiane di beni e servizi di appena 5 miliardi di euro, mentre il mercato americano solo alimentare vale per le nostre esportazione 7,8 miliardi – ha spiegato – Anche l’India, che molti guardano come il possibile sostituto, non è adeguata e a regime faremo sì e no 3 miliardi di obiettivo di tutte le nostre esportazioni”. Di conseguenza, “il mercato americano va a tutti i costi recuperato e in questo senso ci aspettiamo che la missione della nostra Presidente del Consiglio possa favorire il rilancio delle relazioni transatlantiche e magari anche di un nuovo accordo UE-Stati Uniti”. Nel contesto attuale si potrebbe pensare che la domanda di prodotti italiani negli Stati Uniti negli ultimi mesi sia calata sensibilmente. Non in tutti i casi a quanto sembra. Prendiamo ad esempio un prodotto d’eccellenza del Made in Italy come il Parmigiano Reggiano.

“Negli ultimi mesi del 2024 c’è stata una forte impennata di Parmigiano Reggiano negli Stati Uniti perché gli operatori, già vaccinati dalla prima amministrazione Trump che mise dazi al 40% sul Parmigiano Reggiano, sentendo aria di dazi hanno incentivato le importazioni. Tra gennaio e marzo le importazioni negli Stati Uniti sono state nella norma – ha sottolineato Bertinelli – Teniamo presente che negli Stati Uniti il Parmigiano Reggiano è solo il 7% del mercato totale dei formaggi a pasta dura (laggiù noti come parmesan) e viene venduto a circa il doppio del prezzo di un parmesan e chi compra Parmigiano Reggiano lo fa scientemente. In caso di ritorno dopo questa pausa di 90 giorni ad una politica ritorsiva di dazi, noi non prevediamo un crollo della domanda”. Questo non significa ignorare del tutto le possibilità offerte da altri mercati. Sempre Bertinelli ricorda che “sebbene oggi gli Stati Uniti rappresentano il 12% del mercato del Parmigiano Reggiano e non si sostituisce un mercato nel breve periodo, da tempo però il Consorzio sta investendo su nuovi mercati emergenti che stanno rispondendo molto bene: Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Spagna, Australia e Canada.In quest’ultimo abbiamo registrato un +80-85% forse anche come ritorsione verso gli Stati Uniti”.

Certo per le imprese, in particolare quelle medio-piccole che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana, quello attuale è un momento di grande incertezza dal quale molte faticano ad uscire da sole. “Oggi in questo momento di grande discontinuità sul mercato, le aziende ci stanno ponendo due quesiti: come accompagnarle in questo momento in un mercato importante come quello degli Stati Uniti e come aiutarle a diversificare”, ha affermato Cattozzi.

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Da parte di Intesa Sanpaolo, ci sono tre aiuti concreti che vengono forniti. “Il primo dall’Italia con un servizio di internazionalizzazione che aiuta le aziende qui su dove e come andare all’estero per essere efficaci senza disperdere risorse. Il secondo è aiutarle localmente negli Stati Uniti e negli altri 40 paesi in cui siamo presenti, affiancandole con professionisti italiani e stranieri che conoscono le piazze di mercato e le aiutano con le controparti migliori – ha spiegato – Infine, le aiutiamo con la finanza. Abbiamo visto che uno dei grandi ostacoli nell’accesso ai mercati internazionali, soprattutto per le piccole e medie imprese, è l’accesso al credito nelle piazze internazionali dove le aziende non hanno credit score. Abbiamo quindi formule molto efficaci con cui finanziamo le aziende in Italia per supportare i loro investimenti all’estero”.

– foto xh7/Italpress –

(ITALPRESS).

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Snam, nel primo trimestre l’Ebitda in aumento di 74 milioni (8,3%) rispetto al 2024

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MILANO (ITALPRESS) – Snam ha chiuso il primo trimestre con ricavi totali che si sono attestati a 970 milioni, in aumento di 74 milioni (+8,3%) rispetto al primo trimestre 2024, a seguito della crescita dei ricavi regolati del business delle infrastrutture gas (+72 milioni; +9,0%).

I ricavi dei business della transizione energetica risultano sostanzialmente in linea rispetto al primo trimestre 2024. L’Ebitda si è attestato a 761 milioni, in aumento di 58 milioni (+8,3%) rispetto al corrispondente valore del primo trimestre 2024. L’aumento è dovuto alla crescita registrata dal business delle infrastrutture gas (+56 milioni; +7,9%) per i maggiori ricavi regolati riconosciuti nonostante la revisione al ribasso del WACC, in parte assorbiti dai maggiori costi operativi connessi alle erogazioni di gas dagli impianti di stoccaggio e all’incremento del costo lavoro, a fronte dell’ingresso di nuove risorse e del precedente rinnovo del Ccnl. L’utile operativo ammonta a 502 milioni, in aumento di 52 milioni (+11,6%) rispetto al corrispondente valore del primo trimestre 2024.

Gli oneri finanziari netti si sono attestati a 71 milioni, in lieve riduzione rispetto al primo trimestre 2024 (-7 milioni, pari al 9,0%). I proventi netti da partecipazioni ammontano a 107 milioni, in aumento rispetto al primo trimestre 2024 (+42,7%).

L’utile netto adjusted del primo trimestre 2025 ammonta a 406 milioni, in aumento di 71 milioni (+21,2%), rispetto all’utile netto adjusted del primo trimestre 2024, grazie alla crescita dell’Ebitda, al maggior contributo delle società partecipate e alla riduzione degli oneri finanziari netti.

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Il positivo flusso della gestione operativa (+779 milioni) ha consentito di finanziare larga parte degli investimenti netti del periodo (975 milioni, incluso l’esborso connesso all’acquisizione di Stogit Adriatica e l’incasso derivante dalla cessione della partecipazione in Adnoc Gas Pipelines), generando un free cash flow negativo di 196 milioni.

L’indebitamento finanziario netto, comprensivo del pagamento agli azionisti dell’acconto sul dividendo 2024 (389 milioni) e delle variazioni non monetarie e altre variazioni (-25 milioni), ha registrato un aumento di 560 milioni rispetto al 31 dicembre 2024, attestandosi a 16.798 milioni.

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Economia

Banca Mediolanum, Doris “Guardiamo con fiducia al prosieguo del 2025”

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MILANO (ITALPRESS) – “Il 2025 si apre con un primo trimestre solido, segnato da risultati molto positivi per Banca Mediolanum. L’utile netto si attesta a 243 milioni, in crescita del 10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: un dato che riflette la forza di un modello di business fondato su basi robuste, costruito con coerenza e visione di lungo periodo. Un elemento particolarmente significativo è rappresentato dalla raccolta netta gestita che, includendo anche il mese di aprile – il miglior mese di sempre – supera i 3,1 miliardi: un risultato eccezionale, frutto della fiducia dei nostri clienti e della professionalità dei family banker”. Così Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum commentando i dati del primo trimestre.

“In questo contesto, voglio sottolineare anche l’apporto dei piani di accumulo, con flussi annui ormai prossimi ai 2 miliardi. Il patrimonio amministrato raggiunge un nuovo massimo storico, oltre i 140 miliardi, così come gli impieghi alla clientela sfiorano i 18 miliardi. Questo primo trimestre mi induce pertanto a guardare con fiducia e ottimismo al prosieguo dell’anno, pur in un contesto ancora segnato da molteplici incertezze globali”, conclude Doris.

– Foto Ufficio stampa Banca Mediolanum –

(ITALPRESS)

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Economia

Poste Italiane, Del Fante “Risultati del trimestre molto soddisfacenti”

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ROMA (ITALPRESS) – “Oggi siamo lieti di annunciare risultati molto soddisfacenti nel primo trimestre dell’anno in tutte le aree di business, con ricavi e profittabilità a livelli record, e una crescita a doppia cifra del risultato operativo anno su anno. Questi numeri rappresentano un’ulteriore conferma della solidità del nostro modello di business, della nostra disciplina e nella sua esecuzione e della nostra capacità di adattarci e crescere in un contesto dinamico. Restiamo fiduciosi sulla nostra capacità di raggiungere gli obiettivi del 2025 e di continuare a generare risultati solidi anche nei prossimi trimestri. Tutte le business unit hanno contribuito alla crescita dei ricavi del 5% anno su anno, per un totale di 3,2 miliardi”. Così Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane.

“Il bilancio di Gruppo estremamente solido – aggiunge – sostiene la nostra nuova politica dei dividendi e rappresenta un chiaro impegno alla creazione di valore a lungo termine per i nostri stakeholder, confermato da un saldo di dividendo pari a 0,75 euro per azione, equivalente a un dividendo totale di circa 970 milioni, da corrispondere agli azionisti alla fine di giugno. Questo importo determina un dividendo totale per l’intero esercizio pari a 1,4 miliardi, corrispondenti a 1,08 per azione”, conclude Del Fante.

– Foto Ufficio stampa Poste Italiane –

(ITALPRESS)

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