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Economia

Uilca, nel credito serve visione di lungo periodo

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Il Centro Studi Uilca Orietta Guerra presenta l’analisi sui conti economici del primo trimestre 2022 dei dieci maggiori istituti di credito italiani. I dati evidenziano una riduzione complessiva del 43% dell’utile contabile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, attestandosi a 1,8 miliardi. Tale riduzione è ascrivibile, quasi interamente, alle svalutazioni operate da Intesa Sanpaolo e Unicredit sugli assets coinvolti nella guerra Russia-Ucraina. Ad aggravare il quadro vi è la pandemia da Covid-19 che non è ancora stata debellata seppure in Italia e in Europa vi sia stato, grazie ai vaccini, un rallentamento e un conseguente alleggerimento delle restrizioni alla mobilità, a favore soprattutto dell’industria del turismo e della ristorazione. Nel primo trimestre 2022 i ricavi hanno registrato un aumento del 3,5%, sia dal lato dei margini d’interesse (+5,4%), che in prospettiva potrebbero ulteriormente crescere per l’ampiamento dello spread raccolta-impiego, sia delle commissioni (+4,9%), che ormai rappresentano stabilmente il 40% dei ricavi al pari del margine d’interesse. Nei prossimi mesi, imprese e cittadini dovranno affrontare gli ulteriori costi originati dall’inflazione, che impoverisce i salari; una crescita degli Npl sui mutui e la scarsità di materie prime alimentari che porterà sia a un aumento dei prezzi sia all’intensificarsi dei flussi migratori, soprattutto dall’Africa verso l’Europa. “Come sindacato di categoria, ma parte di una Confederazione, crediamo che il settore bancario giochi un ruolo fondamentale anche per l’attuazione del Pnrr e debba essere valutato non tanto per i risultati del breve periodo, le valutazioni trimestrali, quanto per i piani d’impresa”, sottolinea Fulvio Furlan, segretario generale Uilca. “Non possiamo integrare i criteri Esg nella valutazione delle imprese pensando che si possano raggiungere gli obiettivi in un trimestre. Il profitto a breve non deve pregiudicare la sopravvivenza di un settore e questo deve essere ricordato anche ai regolatori. È per questo che, come Uilca, quando parliamo di aggregazioni bancarie sosteniamo quelle coerenti col sistema del credito, in grado di svolgere un ruolo sociale, oltre che economico. Il sistema economico finanziario deve avere una visione di sviluppo sostenibile e fondarsi su un progetto industriale concreto alla base”. Secondo l’analisi, il settore bancario è in continua mutazione e nel tempo ha progressivamente ridotto l’antica missione di raccogliere e prestare denaro, dando minor peso al margine d’interesse, a favore di un ruolo consulenziale per le imprese, indirizzandole sui mercati di sbocco o di approvvigionamento grazie ad analisi, ricerche e contatti. Le banche dovranno proporsi come consulenti anche per i privati. “Riteniamo che il processo di derisking dei crediti deteriorati, arrivati a essere secondo la nostra ricerca l’1,7% dei crediti netti, sia ormai una routine per le banche per evitare di esporre Npl nei bilanci, con i costi che ne conseguono. Non vorremmo, in prospettiva, che la concessione del credito per soggetti non di primaria solvibilità possa avvenire solo con garanzie statali o di altri enti, perché questo limiterebbe molto la capacità d’innovazione degli imprenditori, riducendone l’accesso ai fondi. Per contrastare la disoccupazione servono imprese in grado di generare nuovi posti di lavoro e banche che incrementino l’occupazione del settore, ormai in discesa da troppi anni”, commenta Roberto Telatin, responsabile del Centro Studi Uilca Orietta Guerra.
(ITALPRESS).

Economia

Confcommercio, per il “Sense of Italy” saldo positivo di 123 miliardi

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ROMA (ITALPRESS) – Il Sense of Italy, Sofi, vale 123 miliardi di saldo tra esportazioni ed importazioni. E’ quanto emerge dalla ricerca di Confcommercio presentata al Forum internazionale di Villa Miani, a Roma, in collaborazione con Ambrosetti. “Il Sofi è l’estensione del Made in Italy per includervi i servizi turistici, noi puntiamo sul fatto che esiste una contaminazione positiva tra esportazioni del Made in Italy e presenze turistiche – ha spiegato Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio -, secondo la logica per cui io vengo in Italia, provo qualcosa e quando torno nel mio paese chiedo quel bene in relazione alla struttura ricordo-desiderio. Su questa contaminazione l’Italia deve puntare se vuole tornare a crescere”. Il Sofi è un concetto potenziato del Made in Italy, la capacità di attrarre interesse per il nostro paese. Si è immaginato che una parte consistente dell’aggregato Sofi sia caratterizzata dalle quattro A: Agroalimentare, Abbigliamento, Arredamento e Apparecchiature. La restante parte del Sense of Italy è costituita dai servizi. Nel 2007 e nel 2022 il saldo commerciale complessivo è negativo, invece quello del Sofi è positivo, rispettivamente per 80 e 123 miliardi di euro.
Il ruolo dell’Italia in Europa, la competitività e lo scenario che si delineerà con le prossime elezioni europee: questi gli altri temi chiave al centro della seconda giornata del Forum.
“Noi oggi siamo produttori di eccellenza al mondo e siamo esportatori di eccellenza diventando, nella concezione mondiale, produttori della qualità, su questa strada dobbiamo proseguire, la strada che ci ha permesso di sopravvivere nell’era della globalizzazione”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “L’Europa deve mettere in campo una politica assertiva in grado di vincere la sfida con Cina e Stati Uniti – ha aggiunto -. Non possiamo rischiare di farci invadere il mercato e la nostra produzione. Per questo con il prossimo Parlamento europeo l’Europa sarà nelle condizioni di realizzare una politica industriale che deve essere finanziata con risorse ingenti e con la consapevolezza che si deve passare da una Europa dei consumatori ad Europa dei produttori”.
“Dobbiamo decidere come affrontare le sfide future e l’Italia deve incidere in queste scelte”, ha detto il vicepresidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Misiani. Servono “una politica industriale più competitiva a livello europeo, una politica energetica più forte, una vera semplificazione delle norme burocratiche che pesano sulle piccole e medie imprese e una politica sul nostro sistema produttivo che guardi a quello europeo”.
Anche Alberto Bagnai, presidente della Commissione parlamentare di Controllo sull’Attività degli Enti Gestori di Forme Obbligatorie di Previdenza e Assistenza Sociale, ha sottolineato che “l’economia italiana sta attraversando un periodo di relativa resistenza e stabilità, diversamente dalla Francia e dalla Germania. In questo momento si parla di competitività non tanto perchè serve a noi, ma perchè serve ad altri: avendo risanato con un percorso doloroso la nostra economia, non siamo più noi i “malati” d’Europa. Il nostro interesse è la crescita”, ora “occorre ripartire da un recupero di una sana flessibilità di bilancio. Le nuove regole vanno nella direzione giusta”, ha sottolineato.
Lo sguardo è rivolto soprattutto alle prossime elezioni europee. “Per la prima volta si voterà mentre c’è una guerra in Europa: quali saranno le conseguenze della guerra sul piano dei comportamenti elettorali è un elemento su cui riflettere. La pandemia, la crisi dei debiti sovrani, la guerra e le sue implicazioni energetiche hanno creato una paura del futuro” e “la priorità dei cittadini europei è diventata la difesa”, ha spiegato Sergio Fabbrini, professore di Scienza Politica e Relazioni Internazionali alla LUISS Guido Carli. Queste elezioni saranno “le più certe sul piano dei risultati elettorali e le più incerte sugli esiti politici. Sul piano nazionale è probabile un successo significativo della destra-destra o della destra-centro”.
Per Enzo Moavero Milanesi, professore di Diritto dell’Unione Europea alla LUISS Guido Carli e già ministro degli Esteri, “la maggioranza che scaturirà dalle prossime elezioni europee non avrà modo di esprimere il governo dell’Europa – nel senso del potere esecutivo – perchè la Commissione europea sarà principalmente espressa dai governi degli Stati”. I parlamentari europei “non hanno iniziativa legislativa, che è riservata alla Commissione: ci sono dinamiche molto diverse da quelle nazionali”, ha ricordato. Secondo Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, “stiamo andando verso un assetto multipolare del mondo” e “bisogna capire se emergerà una governance collettiva. Se pensiamo al futuro, chi avrà la leadership nella globalizzazione” stabilirà “come sarà gestito il rapporto tra economia e politica” e se la leadership del futuro “sarà cinese, russa o saudita, la nuova globalizzazione sarà meno liberale, innanzitutto per i diritti politici e civili”. Gli scenari degli ultimi anni dimostrano che le sfide del futuro riguarderanno soprattutto la difesa e l’energia, ha aggiunto poi Joaquìn Almunia, già vicepresidente della Commissione Europea e commissario Europeo per gli Affari economici e monetari. “Dobbiamo investire in difesa” e “bisogna puntare anche sull’indipendenza energetica”, ha aggiunto.

– Foto f04/Italpress –

(ITALPRESS).

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Economia

Pil, Centro Studi Confindustria rialza le stime di crescita

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ROMA (ITALPRESS) – Secondo il Rapporto di previsione di primavera elaborato dal Centro Studi Confindustria, la crescita italiana ha sorpreso in positivo nel 2023, arrivando al +0,9% annuo nonostante i tassi e l’inflazione alti. In decelerazione dai ritmi altissimi del 2021-2022, che incorporavano il recupero post-pandemia, ma molto meglio dei modesti ritmi italiani pre-pandemia. Una crescita 2023 che è pari al doppio di quella media dell’Eurozona. Da notare, peraltro, che, se non si fosse verificato uno straordinario decumulo delle scorte (-1,3 il contributo al Pil), la crescita del Pil italiano sarebbe arrivata al +2,2%. Il Pil italiano nel 2024 è atteso crescere in linea con la dinamica osservata nel 2023. Nello scenario base, il CSC prevede un incremento annuo del +0,9%, ovvero 0,4 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto nello scenario di ottobre scorso. La crescita nel 2025 è attesa poco superiore, al +1,1%. Nel biennio di previsione 2024-2025, oltre al miglioramento della domanda globale che darà nuovo impulso all’export, due fattori potranno sostenere ancora la crescita italiana su ritmi significativi. Il primo è il taglio dei tassi di interesse da parte della Bce, il secondo driver di crescita nel biennio di previsione è l’attuazione del Pnrr che sta entrando nel vivo. L’occupazione, misurata in termini di unità equivalenti a tempo pieno (ULA), avanzerà nell’orizzonte previsivo a un ritmo di poco inferiore a quello del Pil: +0,7% nel 2024 e +1,0% nel 2025. Nello scenario previsivo, il rientro del deficit sarà consistente nel 2024, arrivando al 4,4% del Pil, più lento nel 2025, al 3,9%. Ciò grazie a una dinamica positiva delle entrate e al graduale venir meno degli incentivi all’edilizia. Il debito pubblico italiano è stimato in risalita al 139,1% del Pil nel 2024, ovvero +1,8 punti di Pil in più rispetto al 2023, e nel 2025 è previsto continuare a salire di altri 2 punti, al 141,1.
(ITALPRESS).
– Foto: Agenzia Fotogramma –

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Sostenibilità integrale in azienda, collaborazione NeXt Economia-Ucid

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ROMA (ITALPRESS) – La rete NeXt Nuova Economia per Tutti Aps Ets e l’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti siglano un protocollo d’intesa, per implementare la sostenibilità integrale all’interno delle aziende italiane. Un accordo concreto, che prevede percorsi di formazione per dirigenti e lavoratori, sui temi sempre più attuali della sostenibilità integrale e della nuova economia, all’interno dei framework della Dottrina Sociale della Chiesa e dell’Economia Civile, utilizzando i riferimenti della tassonomia green e social europea oltre che gli standard ESRS.
“La collaborazione fra UCID, che rappresenta gli imprenditori e i dirigenti d’azienda cattolici, e NeXt Economia, è un fatto naturale – dichiara Gian Luca Galletti, Presidente nazionale di UCID -. Mentre noi rappresentiamo aziende e professionalità che da sempre puntano e si caratterizzano nel mercato sulla centralità dei valori, valori che originano dall’insegnamento sociale della Chiesa, NeXt Economia ha elaborato strumenti e soluzioni che possono accompagnare le imprese facilitandole in una fase di cambiamento profondo del modo di fare impresa e di redigere il proprio bilancio”.
“In questi anni la sfida della sostenibilità integrale ESG si gioca nel mettere in condizione le PMI italiane di anticipare i tempi, sfruttare un’opportunità, e non rincorrere un obbligo – dichiara Leonardo Becchetti, Co-fondatore di NeXt Economia – Le aziende che si rifanno ai principi dell’ecologia integrale e della Dottrina Sociale sono per tradizione orientate al benessere della persona e si trovano in una situazione potenzialmente di vantaggio nell’affrontare la rendicontazione non finanziaria e la certificazione ESG che oggi mette insieme tutte le dimensioni dello sviluppo sostenibile”.
La collaborazione tra NeXt Economia e UCID prenderà forma con azioni di formazione e sensibilizzazione sulla transizione sociale ed ecologica in atto e grazie al NeXt Index ESG – Impresa sostenibile®, permetterà alle aziende di affrontare il tema della rendicontazione non finanziaria con uno strumento studiato appositamente per le PMI semplice e accessibile.
Oggi il NeXt Index ESG – Impresa sostenibile® è il primo marchio ESG in Italia a essere stato elaborato da una rete di 50 organizzazioni nazionali oltre a essere riconosciuto come marchio di certificazione dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche. L’indice è il risultato della valutazione di 6 aree e 30 indicatori di sostenibilità integrale dell’azienda, completata dall’analisi dei rischi e dalle politiche di sviluppo sostenibile pianificate e da realizzare
L’applicazione dell’indice permette non solo un lavoro di valutazione accurato ma anche un supporto alla progettazione e al miglioramento delle strategie ESG dell’azienda, sia attraverso percorsi di formazione dedicati che attraverso l’utilizzo della piattaforma esg.nexteconomia.org/aziende-sostenibili/ realizzata da NeXt Economia in collaborazione con i suoi associati e l’Università di Roma Tor Vergata.
Inoltre, sarà messo a sistema il know-how di sviluppo imprenditoriale elaborato negli anni dalle due realtà, creando un ecosistema solido e collaborativo per lo sviluppo di nuove startup ad alto tasso di sostenibilità integrale.
Un’alleanza che vuole essere generativa sia nello sviluppo e nel miglioramento continuo che nella creazione di nuova impresa di economia civile, dove il benessere di lavoratori e lavoratrici, delle comunità e dell’ambiente siano i motori di uno sviluppo armonico e condiviso.

– foto ufficio stampa Next Economia –
(ITALPRESS).

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