Economia
Sangalli “Abbiamo dato gambe alla ripresa, non ci fermiamo qui”
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3 anni fa-
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Redazione
“L’Italia di oggi è un Paese molto diverso da quello che abbiamo lasciato nel 2019. È un Paese per molti aspetti più povero, più fragile, più polarizzato: tra territori, tra generazioni, tra ceti sociali. Ma è anche un Paese che ha dimostrato di avere risorse materiali e morali eccezionali, persino insperate. Abbiamo resistito prima, ci siamo adattati poi, ci stiamo re-inventando oggi. Abbiamo dato gambe alla ripresa e cuore alla speranza. Abbiamo dato tutto. Non abbiamo nessuna intenzione di fermarci qui. Noi ci siamo”. Lo ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nella sua relazione in occasione dell’assemblea 2022, sottolineando che “saremo migliori solo se avremo imparato qualcosa dalla crisi. È tempo di scelte impegnative. A partire dalla politica, che scelga di sottrarsi al cosiddetto ‘presentismo’, ai rendimenti di breve termine, recuperando lo sguardo lungo. Lo sguardo lungo che implica le ragioni delle ‘competenze’ così preziose per democrazie aperte al futuro”. Secondo Confcommercio per il 2022, le previsioni di Pil e consumi si attestano in entrambi i casi al +2,5% (con una correzione al rialzo di circa 0,4% rispetto alla precedente valutazione), mentre per l’inflazione si stima una crescita del 6,3%.
Per quanto riguarda i consumi – comprensivi della spesa del turismo estero – il +5,4% registrato nel 2021 ha permesso solo un parziale recupero di quanto perso nel 2020 (-11,5%) e solo nel 2023 si prevede un completo ritorno ai livelli pre-pandemia, anche grazie ad un riassorbimento delle tensioni inflazionistiche (+2,9%). “La ripresa dei consumi sarà più lenta – ha proseguito Sangalli – solo a fine 2023 si ritornerà ai livelli pre-pandemici. E questo nell’ipotesi che, entro il prossimo autunno, si risolvano le tensioni sulle materie prime e in generale sul quadro geopolitico”. Sulla questione del salario minimo, con una direttiva europea approvata nelle scorse ore, il numero uno di Confcommercio ha spiegato che occorre “un patto per rafforzare la partecipazione al mercato del lavoro. Un patto per costruire robuste politiche attive fondate sulla cura delle competenze, sulla formazione, come condizione strutturale di occupazione, di buona occupazione, che è poi il fondamento di una maggiore sicurezza sociale. Un patto che diventa così una risposta alla questione del salario minimo”. Mentre sui balneari e sulle concessioni demaniali ha ricordato come sia passato il messaggio che “il nostro mondo fosse contro le ragioni del libero mercato e della concorrenza. Non è così. Noi siamo da sempre a favore della concorrenza, anche se talvolta è dolorosa, spesso implacabile. Sulle concessioni demaniali, il tema è trovare l’equilibrio tra un’apertura del mercato e la tutela dei diritti degli attuali concessionari. Bisogna recuperare tutti i margini di intervento possibili per valorizzare il lavoro di tante famiglie, tanti imprenditori, tra cui tante donne e tanti giovani, che chiedono soltanto giuste regole e un giusto indennizzo. Sono richieste ragionevoli”, ha spiegato. Infine Reddito di cittadinanza e catasto. “Non neghiamo certo l’utilità” del reddito di cittadinanza “per le fasce di popolazione più deboli. Ma vanno rafforzati i controlli e va accelerato il decollo delle politiche attive per il lavoro”, ha concluso Sangalli sottolineando che se il “contrasto dell’abusivismo edilizio è un principio che vede tutti d’accordo, non sarebbero accettabili, invece, maggiori tasse sulla casa. La tutela del ‘bene casa’, anche nello stesso ambito del riordino delle spese fiscali, sia anche l’occasione per maggiore chiarezza e certezze sul sistema dei bonus”. L’assemblea di Confcommercio è stata aperta dal messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che ha sottolineato come “le piccole e medie imprese svolgono un ruolo prezioso anche sul terreno della coesione sociale, interlocutori come sono delle famiglie italiane, in una fase affatto semplice”.
Il capo dello Stato ha messo in evidenza che “dopo la crisi causata dalla pandemia e gli importanti segnali di ripresa anche nei comparti dei servizi, del commercio, del turismo, l’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina sta generando un nuovo momento di arresto e involuzione”. Infine Mattarella ha anche sottolineato come la normalizzazione della vita sociale del Paese, “grazie al successo della campagna di vaccinazione e a comportamenti responsabili, rappresenta una ripartenza estesa delle attività. Centrale rimane tuttavia, per una economia competitiva, il successo del Pnrr che, affrontando nodi cruciali per la modernizzazione, non può che riflettersi positivamente sulla crescita. Occorre, in questa direzione, una ferma determinazione nella volontà delle istituzioni e un impegno diffuso e coeso da parte di tutte le forze economiche e sociali”.
Intervenuto inoltre il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, che parlando del conflitto tra Russia e Ucraina ha evidenziato come “il credere in valori di libertà e dell’Occidente talvolta comportano anche di sostenere un prezzo come quello che viviamo oggi indirettamente nelle nostre famiglie e nelle nostre aziende. Quello che considero oggi il tema centrale in termini politici e sociali è l’inflazione e la perdita del potere d’acquisto di salari e pensioni, è un tema delicato in generale ma in particolare in una fase come questa dove l’aumento dei costi proviene da shock esterni. Il tema – ha proseguito il ministro – merita di essere attenzionato con lo sforzo di tutti, come governo abbiamo cercato di tamponare con misure che però non risolvono i problemi in termini prospettici. Occorre lo sforzo di tutti, occorre trovare soluzioni condivise”. Infine il salario minimo. “Attenzione a pensare che con una norma si possano automaticamente risolvere i problemi, l’Italia ha una storia di contrattazione collettiva che ha avuto dei risultati. Laddove esistono situazioni che vanno sanate il salario minimo è opportuno, ma attenzione a creare distorsioni che potrebbero essere controproducenti per i lavoratori”, ha concluso Giorgetti.
(ITALPRESS).
-foto agenziafotogramma.it-
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Economia
Accordo tra Stellantis e i sindacati sul Ccsl, Manca “Trovate le soluzioni insieme”
Pubblicato
1 giorno fa-
6 Giugno 2025di
Redazione
TORINO (ITALPRESS) – Stellantis Italia ha firmato con Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic, Uglm e Aqcfr l’accordo sulla parte economica del secondo bienno del contratto collettivo specifico di lavoro (Ccsl) siglato l’8 marzo di due anni fa e valevole per il quadriennio 2023-2026. L’intesa ha alla base un forte impegno tra l’azienda e i sindacati maturato negli anni che, con la firma di oggi, vede riconfermato il sistema partecipativo previsto dal contratto.
“Come due anni fa – ha sottolineato Giuseppe Manca, Responsabile HR per Stellantis Italia – le parti hanno dimostrato un forte impegno per raggiungere l’intesa nello spirito delle relazioni sindacali basate sulla partecipazione che hanno già contraddistinto i precedenti rinnovi del Ccsl. Con il contesto nazionale e internazionale che stiamo vivendo, in cui permangono perplessità da parte dei consumatori sui tempi della transizione energetica e incertezze sui passi da compiere a livello europeo per il rilancio del settore automotive, abbiamo trovato insieme le soluzioni per proteggere in modo adeguato gli interessi dei lavoratori garantendo al contempo la competitività dell’azienda nel Paese”.
I punti centrali dell’accordo riguardano aumenti salariali per i lavoratori, miglioramento degli indicatori del premio di risultato e ripresa dell’attività del gruppo di lavoro sull’inquadramento. In particolare, sul fronte salariale, l’aumento medio previsto è di circa 135 euro nel biennio e ci sarà inoltre l’erogazione di due somme una tantum dell’importo di 240 euro lorde ciascuna, a giugno 2025 e ad aprile 2026.
Si tratta di cifre che si sommano a quelle già erogate nei due anni precedenti nell’ambito dell’accordo di rinnovo siglato l’8 marzo 2023. Stellantis ha inoltre rimodulato la definizione degli indicatori del nuovo premio di risultato introdotto nel 2023, eliminando la soglia per il pagamento del free cash flow mondo, cioè il flusso di cassa generato dall’azienda dalle sue attività operative.
Sul fronte dell’inquadramento, il gruppo di lavoro già costituito formulerà una proposta per definire e premiare specifiche professionalità e competenze sulle tre aree professionali, a partire da coloro che lavorano sulle linee produttive, al fine di istituire, in occasione del prossimo rinnovo contrattuale, un elemento economico sperimentale sulla base di criteri oggettivi e misurabili. Per Stellantis l’accordo è “un ulteriore tassello per rafforzare, anche attraverso la partecipazione di tutti i propri dipendenti italiani, l’impegno a diventare un’azienda tecnologica di mobilità sostenibile”
– foto ufficio stampa Stellantis –
. (ITALPRESS).
Economia
Pil in crescita dello 0,6% nel 2025, trend positivo atteso anche nel 2026
Pubblicato
2 giorni fa-
6 Giugno 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Il Pil italiano è atteso in crescita dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026, dopo essere aumentato dello 0,7% nei due anni precedenti. L’aumento del Pil, nel biennio di previsione, verrebbe sostenuto interamente dalla domanda interna al netto delle scorte (+0,8 e +0,9 punti percentuali rispettivamente), mentre la domanda estera netta fornirebbe un contributo negativo in entrambi gli anni (-0,2 e -0,1 p.p.).
Lo rileva l’Istat spiegando che “lo scenario previsivo per la domanda estera netta sconta l’ipotesi di un’attenuazione nella seconda parte del 2025 del clima di incertezza relativo all’indirizzo della politica commerciale statunitense. Si ipotizza comunque un impatto negativo dei dazi sul commercio mondiale e sulle prospettive di crescita internazionali”.
Si prevede che i consumi privati continuino a crescere a ritmi moderati ma stabili (+0,7% in entrambi gli anni) da un lato favoriti dalla prosecuzione della crescita delle retribuzioni e dell’occupazione, dall’altro frenati da un incremento della propensione al risparmio.
La crescita degli investimenti, nel 2025 (+1,2%), in accelerazione dal +0,5% del 2024, sarebbe favorita dal buon andamento registrato nel primo trimestre per poi segnare nel 2026 una ulteriore leggera accelerazione (+1,7%) in concomitanza con la fase conclusiva del PNRR.
L’occupazione, misurata in termini di unità di lavoro (ULA), segnerebbe un aumento superiore a quello del Pil (+1,1% nel 2025 e +1,2% nel 2026), ma in decelerazione rispetto agli anni precedenti a cui si accompagnerebbe un ulteriore calo del tasso di disoccupazione (6,0% quest’anno e 5,8% nel 2026).
Dopo la risalita dei prezzi tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025, nel corso dell’anno ci si attende una dinamica più moderata dell’inflazione, favorita dalla discesa dei listini dei beni energetici e dall’indebolirsi delle prospettive di domanda. L’aumento del deflatore della spesa delle famiglie residenti nel 2025 sarebbe in linea con tali andamenti (+1,8%), con una nuova leggera riduzione nel 2026 (+1,6%).
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)
Economia
La Bce taglia i tassi d’interesse di 25 punti base
Pubblicato
2 giorni fa-
5 Giugno 2025di
Redazione
FRANCOFORTE (GERMANIA) (ITALPRESS) – La Banca centrale europea ha deciso di tagliare di 25 punti base i tassi d’interesse. Quelli sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2%, al 2,15% e al 2,40%, con effetto dall’11 giugno 2025.
“L’inflazione si attesta attualmente intorno all’obiettivo del 2% a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo. Nello scenario di base delle nuove proiezioni degli esperti dell’Eurosistema, l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,0% nel 2025, all’1,6% nel 2026 e al 2,0% nel 2027 – spiega la Bce -. Le revisioni al ribasso rispetto alle proiezioni di marzo, di 0,3 punti percentuali per il 2025 e il 2026, riflettono principalmente le ipotesi di prezzi dell’energia inferiori e di un rafforzamento dell’euro. Gli esperti si attendono che l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porti in media al 2,4% nel 2025 e all’1,9% nel 2026 e nel 2027, sostanzialmente invariata da marzo”.
Per quanto riguarda la crescita del PIL in termini reali, secondo gli esperti si collocherebbe in media allo 0,9% nel 2025, all’1,1% nel 2026 e all’1,3% nel 2027. La proiezione di crescita invariata per il 2025 riflette un andamento nel primo trimestre più vigoroso rispetto alle attese associato a prospettive più deboli per il resto dell’anno. Benchè ci si attenda che l’incertezza relativa alle politiche commerciali gravi sugli investimenti delle imprese e sulle esportazioni, soprattutto nel breve termine, l’incremento degli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture sosterrà sempre più la crescita nel medio periodo. L’aumento dei redditi reali e un mercato del lavoro robusto consentiranno alle famiglie di spendere di più. Insieme a condizioni di finanziamento più favorevoli, ciò dovrebbe aumentare la capacità di tenuta dell’economia agli shock mondiali.
“In un contesto di elevata incertezza – sottolinea la Bce -, i nostri esperti hanno anche valutato alcuni meccanismi attraverso i quali politiche commerciali differenti potrebbero influire su crescita e inflazione in alcuni scenari alternativi formulati a scopo illustrativo. Tali scenari saranno pubblicati unitamente alle proiezioni degli esperti sul sito Internet della BCE. In questa analisi di scenario, un ulteriore acuirsi delle tensioni commerciali nei prossimi mesi determinerebbe livelli di crescita e di inflazione inferiori a quelli dello scenario di base delle proiezioni. Al contrario, se le tensioni commerciali dovessero risolversi con esito favorevole, la crescita e, in misura minore, l’inflazione sarebbero superiori rispetto allo scenario di base. Le misure dell’inflazione di fondo suggeriscono perlopiù che l’inflazione si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo del 2% a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo. La dinamica salariale, seppur ancora elevata, continua a mostrare un’evidente moderazione e i profitti ne stanno parzialmente assorbendo l’impatto sull’inflazione. Si sono attenuati i timori che la maggiore incertezza e la risposta volatile dei mercati alle tensioni commerciali ad aprile avrebbero avuto un effetto restrittivo sulle condizioni di finanziamento”.
Il Consiglio direttivo “è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine. Soprattutto nelle attuali condizioni caratterizzate da eccezionale incertezza, l’orientamento di politica monetaria adeguato sarà definito seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. Le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).


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