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Economia

Istituto per il Credito Sportivo, utile netto in crescita

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L’Istituto per il Credito Sportivo ha chiuso il primo semestre con un utile netto, pari a 25,2 milioni (+69,6% rispetto al 31 dicembre 2021). Confermata la solidità patrimoniale dell’Istituto, con un Common Equity Tier1 ratio al 75,3%, così come la posizione di liquidità con LCR pari a 2.236,6% e NSFR >100%. L’NPL ratio netto è in lieve riduzione, attestandosi al 4,4% (-2,2% rispetto al dato di fine 2021 e -11,1% rispetto al dato del primo semestre 2021), mentre il tasso coverage dei crediti deteriorati sale al 59,1% (+3,3% rispetto al dato di fine 2021 e +8,2% rispetto al dato del primo semestre 2021). Il ROE (depurato dall’effetto della riserva da valutazione) cresce al 2,6% rispetto all’1,6% di fine 2021 (+62,5%) e il Return On SREP si attesta al 15,9% in salita rispetto al 9,9% del 31 dicembre 2021. “Continua il percorso di crescita dell’Istituto – dichiara il presidente di ICS Andrea Abodi – seguendo e rispettando quanto previsto nel piano industriale 2020-2023. I risultati del primo semestre di quest’anno, i migliori della storia dell’Istituto, sono il frutto dell’impegno qualificato del nostro capitale umano, che opera quotidianamente per assicurare ai clienti sostegno finanziario e supporto strategico, necessari per contrastare la crisi e contribuire allo sviluppo sostenibile delle infrastrutture sportive e culturali, materiali e immateriali. In questo quadro – aggiunge -, l’esponenziale aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia rende necessaria e indifferibile un’azione ancor più incisiva da parte nostra, attraverso nuovi strumenti finanziari che stiamo sviluppando, anche mediante il confronto e il coordinamento con le istituzioni competenti, per supportare le aziende che stanno affrontando un periodo di significative difficoltà, intercettando anche ulteriori misure comunitarie rispetto a quelle del Pnrr. In questo quadro, è di grande importanza evidenziare che i lusinghieri risultati economici raggiunti dalla banca pubblica dello Sport e della Cultura tornino alla collettività, attraverso la devoluzione dei dividendi di pertinenza del Mef – nostro principale partecipante al capitale – al Fondo contributi in conto interessi, gestito da ICS, che consente di finanziare in modo agevolato gli investimenti destinati alle infrastrutture sportive”, conclude. “Lo sviluppo del portafoglio prodotti e l’estensione a nuovi settori e segmenti, come previsto dal Piano Industriale, ha consentito all’Istituto di ampliare e diversificare le forme di sostegno al mondo dello sport e della cultura – evidenzia il direttore generale Lodovico Mazzolin – Accanto al tradizionale supporto dei grandi e piccoli progetti di investimento infrastrutturale dei Comuni e delle associazioni sportive, siamo oggi in grado di sostenere anche le necessità di finanziamenti a breve termine degli operatori del settore. Inoltre, l’ottimizzazione del costo della raccolta ha consentito, in questa prima parte dell’anno, di contenere il costo dei finanziamenti a beneficio della clientela. Infine, un’attenta gestione finanziaria ha consentito, in un contesto di mercato complicato sul reddito fisso, di conseguire interessanti risultati”.
Riguardo ai risultati operativi, nel primo semestre dell’anno, l’Istituto ha accompagnato la crescita delle iniziative sportive e culturali con nuove erogazioni per circa 92 milioni, in linea con il dato registrato al 30 giugno 2021, pur in assenza di finanziamenti agevolati a sostegno della liquidità e della cultura – non presenti nelle manovre pubbliche del 2022 – al netto dei quali il risultato registrerebbe una crescita del 55%. La tenuta delle erogazioni è senz’altro frutto anche dell’attuazione delle azioni strategiche delineate dal Piano Industriale, in particolare della diversificazione per prodotto e per segmento, con l’offerta factoring e attraverso la componente cultura. Nel corso del primo semestre sono stati concessi nuovi affidamenti per 104,4 milioni, in crescita di circa il +131% rispetto al primo semestre 2021, al netto della componente liquidità e cultura al momento non presenti nel 2022. Con riguardo ai risultati economici, l’utile netto, pari a circa 25,2 milioni, risulta in crescita di 14 milioni rispetto al dato del primo semestre 2021. Riguardo alle voci patrimoniali, il totale attivo risulta pari a circa 3,5 miliardi (+3,4% rispetto a fine 2021). La raccolta si attesta a circa 3,3 miliardi, in crescita di 0,2 miliardi rispetto al dato di fine 2021.
(ITALPRESS).
-foto agenziafotogramma.it-

Economia

Mps-Mediobanca, Giorgetti “Nessuna ingerenza o pressione da parte del Mef”

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ROMA (ITALPRESS) – “Tutte le doverose interlocuzioni che ho avuto con gli esponenti del sistema istituzionale e creditizio sono state sempre orientate a rappresentare l’opportunità di realizzare assetti idonei a garantire un futuro stabile all’istituto, senza alcun tipo di ingerenze o pressione nei confronti degli attori o dei titolari dei diritti di voto”. Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso dell’informativa urgente sulla vicenda Mps-Mediobanca in Aula alla Camera.

“L’oculato lavoro del management ha portato a un progressivo rafforzamento e alla valorizzazione della banca, il cui valore è passato da un minimo di 1,95 operazione del 2022 ai 5,52 euro operazione nel novembre 2024, fino a superare a dicembre 2025 gli 8 euro”, ha aggiunto.

“L’ops su Mediobanca è stata un’operazione autonomamente deliberata e sulla quale, come azionista, abbiamo preso atto delle scelte della società e del loro razionale”, ha ribadito Giorgetti, che ha poi sottolineato come “nella fase di uscita del controllo della banca, il Ministero ha ottemperato agli impegni assunti nei confronti della Commissione Europea e, in tale ottica, le stesse dimensioni dei cinque componenti del CdA tratti della lista MEF rappresentano un comportamento coerente con i suddetti obblighi di perdita del controllo”.

“Per quanto riguarda il futuro della quota residua del MEF pari al 4,86% di un controvalore ovviamente variabile, ma ben superiore al miliardo, ogni determinazione dovrà essere adottata non già in una logica di mera cassa, ma in un’ottica strategica. Resta inteso che il MEF, in coerenza con gli impegni assunti a livello europeo, non presenterà comunque alcuna lista in occasione del rinnovo del consiglio di amministrazione”, ha concluso Giorgetti.

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(ITALPRESS).

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La Bce lascia i tassi di interesse invariati, obiettivo stabilizzazione inflazione al 2%

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FRANCOFORTE (GERMANIA) (ITALPRESS) – Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di mantenere invariati i tre tassi d’interesse chiave. La sua valutazione aggiornata riconferma che l’inflazione dovrebbe stabilizzarsi all’obiettivo del 2% nel medio termine. I tassi di interesse sui depositi, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di prestito marginale rimarranno invariati rispettivamente al 2,00%, al 2,15% e al 2,40%. Le nuove proiezioni degli esperti dell’Eurosistema indicano un’inflazione complessiva media del 2,1% nel 2025, dell’1,9% nel 2026, dell’1,8% nel 2027 e del 2,0% nel 2028. Per l’inflazione al netto di energia e alimentari, gli esperti prevedono una media del 2,4% nel 2025, del 2,2% nel 2026, dell’1,9% nel 2027 e del 2,0% nel 2028. L’inflazione è stata rivista al rialzo per il 2026, principalmente perché gli esperti ora prevedono un calo più lento dell’inflazione dei servizi.

Si prevede una crescita economica più forte rispetto alle proiezioni di settembre, trainata soprattutto dalla domanda interna. La crescita è stata rivista al rialzo all’1,4% nel 2025, all’1,2% nel 2026 e all’1,4% nel 2027, e si prevede che si manterrà all’1,4% nel 2028. Il Consiglio direttivo è determinato a garantire che l’inflazione si stabilizzi al suo obiettivo del 2% nel medio termine. Adotterà un approccio basato sui dati e sulle riunioni per determinare l’orientamento appropriato della politica monetaria. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse si baseranno sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi che la circondano, alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, nonché delle dinamiche dell’inflazione di fondo e della forza di trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non si impegna a priori a seguire un percorso specifico per i tassi.

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Bankitalia, nel 2024 chiuse posizioni in sofferenza per circa 6 miliardi

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ROMA (ITALPRESS) – Nel 2024 sono state chiuse, ovvero eliminate dai bilanci, posizioni a sofferenza per circa 6 miliardi. Il dato, pari a circa 1,4 volte il valore dei nuovi ingressi, e’ inferiore al 2023 in termini sia assoluti (9 miliardi), sia di incidenza percentuale sulle sofferenze in essere alla fine dell’anno precedente (37% contro il 44%). Così la Banca d’Italia nella Nota di Stabilità finanziaria e vigilanza. La riduzione rispetto al 2023 è stata determinata principalmente dalle minori cessioni (passate da 5 a 3 miliardi) ed è riconducibile al progressivo ridimensionamento delle consistenze, che ha ridotto le esigenze di cessioni massive. Le strategie di gestione dei crediti deteriorati sono ora basate su un contributo più equilibrato delle diverse leve gestionali: l’ammontare delle posizioni chiuse internamente e’ risultato equivalente a quello delle cessioni sul mercato (3 miliardi).

I dati aggiornati sui tempi di smaltimento delle sofferenze confermano i progressi conseguiti negli ultimi anni, attribuibili sia alla riduzione delle consistenze che ai miglioramenti degli intermediari nella gestione di questi crediti: la quota delle posizioni chiuse entro tre anni dalla classificazione a sofferenza e’ pari all’87% (88% nel 2a023). Le cessioni di inadempienze probabili si sono mantenute stabili, pari a circa 4 miliardi.

Rispetto al 2023 il tasso di recupero medio delle sofferenze chiuse è aumentato di cinque punti percentuali, al 41%, di cui tre riconducibili alle chiusure di posizioni assistite da garanzie pubbliche e caratterizzate da tassi di recupero particolarmente elevati. Lo rileva la Banca d’Italia nella Nota di Stabilità finanziaria e vigilanza. Alla crescita hanno contribuito sia i recuperi sulle posizioni chiuse in via ordinaria (dal 45% al 47%), sia quelli sulle posizioni cedute (dal 30% al 36%), la cui incidenza sul totale delle posizioni chiuse e’ scesa dal 60% al 50%. Il tasso medio di recupero delle sofferenze assistite da garanzie reali è aumentato di tre punti percentuali, al 44%, sostenuto dall’incremento osservato sulle posizioni cedute a terzi (da 35% a 41%). Per le posizioni non assistite da garanzie reali, il tasso di recupero è aumentato di circa nove punti percentuali (da 28% al 37%), di cui sei attribuibili alle chiusure di posizioni assistite da garanzia pubblica.

Il prezzo delle sofferenze cedute nel 2024 è stato pari in media al 24% dell’esposizione lorda di bilancio al momento della cessione, in aumento di due punti percentuali rispetto al 2023. Il prezzo è rimasto stabile per le posizioni assistite da garanzie reali (34%), mentre è cresciuto sensibilmente per le altre (da 13% a 18%), che hanno beneficiato del maggior prezzo riconosciuto sulle posizioni con garanzia pubblica. Il prezzo di cessione dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze è stato in media pari al 51%, superiore di circa 5 punti percentuali a quello del 2023; l’incremento ha interessato sia la componente assistita da garanzia reale, sia quella non assistita da garanzia reale.

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– Foto IPA Agency –

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