Economia
L’inflazione erode il risparmio, diversificare aiuta a difenderlo
Pubblicato
3 anni fa-
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Redazione
MILANO (ITALPRESS) – L’aumento dell’inflazione “ha almeno due implicazioni: innanzitutto i cittadini spendono di più rispetto a prima per comprare gli stessi servizi e prodotti”, ma questo “ha un riflesso anche sul risparmio”, perché “c’è anche il dilemma di capire cosa fare per evitare che la liquidità esposta all’inflazione perda valore”. Lo ha detto Valerio Fallucca, Head of Retail Banking di ING Italia, intervistato da Claudio Brachino per il magazine televisivo Italpress Economy.
“Stiamo notando una progressiva contrazione della propensione al risparmio: non è detto che questo sia strettamente legato all’andamento del carovita, perché abbiamo accumulato parecchio risparmio negli anni precedenti e adesso probabilmente stiamo ritornando a livelli più fisiologici”, ma “quello che colpisce è che nei primi mesi dell’anno stiamo registrando un andamento di crescita negativa dei depositi bancari delle famiglie italiane: significa che i cittadini italiani stanno consumando i propri risparmi”, ha spiegato.
“Sicuramente spendono di più” per effetto dell’aumento dell’inflazione, “ma probabilmente stanno anche prendendo delle decisioni sui propri risparmi e su come proteggerli, magari investendo in buoni del Tesoro o decidendo di disindebitarsi, estinguendo il proprio mutuo”, ha continuato.
“Per il cliente che ha necessità di decidere dove allocare la propria liquidità sicuramente una buona proposta è quella di un vero e proprio salvadanaio digitale con rendimenti trasparenti e soprattutto con la possibilità di poter prendere i soldi quando si vuole, senza nessun tipo di vincolo”, ha spiegato Fallucca.
Le scelte sul risparmio secondo il manager vanno sempre viste “in un’ottica di differenziazione. Il consiglio ideale è quello di allocare i propri risparmi in una molteplicità di strumenti, come i conti deposito, ma anche valutare prodotti di investimento che implicano una certa componente di rischio ma danno ritorni molto più rilevanti”.
Il rovescio della medaglia che deriva dell’aumento dei tassi di interesse è il costo dei finanziamenti. “Chi ha già un mutuo si trova davanti a una rata che diventata molto più alta rispetto al passato”, ma può rinegoziare il proprio tasso: ovviamente parliamo di tasso variabile, perchè chi ha già un tasso fisso è protetto da queste oscillazioni”. Ci sono anche delle alternative previste dalla legge di bilancio “per il passaggio dal tasso variabile a tasso fisso, senza nessuna spesa e anche senza passaggio dal notaio, ma bisogna rientrare in alcune categorie specifiche. Stiamo valutando anche noi dei meccanismi simili che però non abbiano paletti”, pensando a “formule, per i clienti che ne hanno necessità, per passare da un tasso variabile a un tasso fisso in maniera semplice”, ha spiegato Fallucca. Guardando alla rinegoziazione “bisogna anche pensare che un mutuo è comunque un investimento a lungo termine. Stiamo osservando un innalzamento repentino dei tassi e abbiamo la consapevolezza che è un percorso che non è ancora arrivato a termine: si parla di aspettative di Euribor che cresce fino a oltre il 3,4% fino a fine anno, di una stabilizzazione nel 2024 e un progressivo calo nel 2025”. Per chi compra casa oggi, “bisogna capire la propensione del cliente in termini di aspettativa e rischio, in un momento in cui i tassi non si sono ancora stabilizzati” e “valutare la sostenibilità della rata per il bilancio familiare”, ha concluso Falluca.
– foto Italpress –
(ITALPRESS).
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Economia
Occupazione in crescita e prezzi in rallentamento, ma la spesa delle famiglie non prende slancio
Pubblicato
1 giorno fa-
5 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Occupazione in crescita e prezzi in rallentamento, ma la spesa delle famiglie non prende slancio, e nel 2025 si fermerà a +5,6 miliardi di euro (+0,5%) in termini reali. È questo il quadro che emerge dall’analisi e dalle proiezioni Confesercenti-CER sulla congiuntura economica italiana nel terzo trimestre 2025.
Il mercato del lavoro mostra un segnale incoraggiante, con gli occupati nel trimestre in aumento dello 0,9% su base annua, il dato migliore dall’inizio dell’anno, anche se il dato di agosto registra una perdita di quasi 60mila posti. Sul fronte dei prezzi, l’inflazione scende all’1,6%, un decimo in meno rispetto al trimestre precedente e al di sotto dell’obiettivo BCE. Il Pil recupera la flessione primaverile ed è atteso in crescita dello 0,1% sul trimestre precedente e dello 0,5% su base annua, anche se è al di sotto dei ritmi registrati nei primi tre mesi del 2025 (+0,3% congiunturale e +0,7% tendenziale).
Tuttavia, le famiglie non sembrano beneficiare pienamente di queste condizioni: le proiezioni dei consumi indicano una crescita nel terzo trimestre di +0,2% sui tre mesi precedenti e +0,6% sull’anno. Dopo un 2024 più vivace, la domanda per consumi sembra essersi fermata: nei primi nove mesi del 2025 l’aumento acquisito della spesa è dello 0,3%, contro l’1,3% dello stesso periodo dell’anno precedente. Secondo le stime di Confesercenti-CER, a fine 2025 la crescita complessiva si fermerà a +0,5%, pari a circa 5,6 miliardi di euro in più a prezzi costanti.
Il rallentamento dei consumi si riflette sul commercio al dettaglio, che continua a mostrare segnali di sofferenza: nel terzo trimestre il volume delle vendite si riduce dello 0,4%, dopo i cali già registrati nei mesi precedenti. Sul fronte del clima di fiducia, ci sono timidi segnali di risalita: tra le famiglie l’indice passa da 95,9 a 96,5 punti, mentre per le imprese del commercio sale da 103,1 a 103,7, restando comunque sotto i livelli del primo trimestre.
“L’economia italiana resta in crescita, ma rallenta. Ci sono segnali positivi di stabilità sul fronte del lavoro e dei prezzi, ma consumi e vendite continuano a perdere slancio”, commenta Nico Gronchi, Presidente di Confesercenti. “Il 2026 porterà sfide cruciali su molti fronti: con il dispiegarsi degli effetti dei dazi e la conclusione del PNRR, che finora ha sostenuto gli investimenti, la spesa delle famiglie sarà determinante per la domanda interna e per la crescita. Lo stesso Governo nel DPFP confida per il prossimo anno in un incremento dei consumi del +1,2%, un obiettivo difficile da raggiungere senza un impulso più deciso. Il previsto intervento sul fisco potrebbe non avere la scala necessaria per svolgere questo ruolo, tanto che, secondo i prospetti riportati nel DPFP, il Governo non associa ad esso alcun effetto espansivo sui consumi. Occorre fare di più per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e riattivare la crescita”.
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Economia
Tajani “Sono contro l’extraprofitto, ma questo è il momento di parlare con il mondo bancario”
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2 giorni fa-
4 Ottobre 2025di
Redazione
FIRENZE (ITALPRESS) – “Non esiste base giuridica per l’extraprofitto” ma “credo che nessuna banca non voglia parlare con la politica nel momento in cui c’è bisogno di rinforzare la manovra economica. L’abbiamo fatto l’anno scorso, l’impegno era per due anni, se c’è bisogno, però, io che sono un combattente anti-extraprofitto sono anche pronto a cercare di fare una mediazione”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani a margine del Festival nazionale dell’Economia civile a Firenze.
“Bisogna stare molto attenti quando si parla di tassazione delle banche – ha aggiunto Tajani -. Ho anche detto ai miei colleghi di governo che, in vista della manovra, questo è il momento di parlare con il mondo bancario. Se c’è bisogno di aiuto si può parlare: ma mai fare operazioni ex abrupto, perché questo spaventa il mercato, oltre a far danni se si generalizza”. “Abbiamo sventato due anni fa l’extraprofitto – ha sottolineato Tajani – perché poi si finiva per colpire le Bcc e le banche popolari, mentre c’erano danni minori per le banche più grandi: quindi bisogna stare sempre molto attenti quando si parla di banche, però credo che sia giusto parlare”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
DPFP, UPB “Scenario accettabile, ma stime esposte a molteplici rischi”
Pubblicato
3 giorni fa-
3 Ottobre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) ha validato lo scorso 29 settembre le previsioni macroeconomiche tendenziali del Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) 2025, a conclusione di una procedura di confronto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nell’arco delle scorse settimane. Lo rende noto l’UPB che ha valutato lo scenario macroeconomico tendenziale del DFPF 2025 “complessivamente accettabile, sebbene in alcuni casi le previsioni si collochino sull’estremo superiore o appena oltre le stime del panel UPB”.
In particolare, “la crescita del PIL del QMT non eccede l’intervallo definito dal panel, salvo uno sforamento marginale (dello 0,1%) nel 2027; la previsione per il 2025 è in linea con quelle dell’UPB e del panel, mentre le differenze sugli anni successivi scontano le incertezze sull’accumulazione di capitale e l’instabilità del contesto internazionale; la crescita cumulata sull’ orizzonte 2025-28, pari al 2,7%, si colloca sull’estremo superiore delle stime del panel; la variazione del PIL nominale è accettabile nel complesso, situandosi sul livello superiore dell’intervallo definito dal panel in tutti gli anni tranne quello in corso, ma eccede lievemente le attese dell’UPB; l’incremento cumulato del PIL nominale tra il 2025 e il 2028, pari all’11,0%, è nel complesso coerente con l’intervallo delle stime del panel, sebbene leggermente più elevato. Tali stime “sono esposte a molteplici rischi, bilanciati nel breve termine ma prevalentemente orientati al ribasso nel medio termine, in gran parte riconducibili ai conflitti internazionali e alla dinamica degli investimenti”.
I principali fattori di rischio “sono individuabili in quattro ambiti: il protezionismo, le guerre e i piani di riarmo, fonti primarie di incertezza con effetti sull’economia di difficile quantificazione; la dinamica degli investimenti in costruzioni, dati i possibili effetti di concentrazione degli interventi finanziati dal programma NGEU nel prossimo anno, che potrebbero generare colli di bottiglia sul lato dell’offerta con conseguente freno alla crescita, cui si aggiungono attese incerte sugli investimenti residenziali; la volatilità dei mercati e le politiche monetarie, dove il fragile e instabile contesto internazionale rischia di ingenerare rapide reazioni avverse dei mercati finanziari, con effetti sull’economia italiana, caratterizzata da un elevato debito pubblico; il rischio climatico e ambientale, ormai fattore strutturale di vulnerabilità, poiché la crescente frequenza e intensità di eventi meteorologici estremi richiede risorse per la prevenzione e la gestione delle emergenze, con impatti sui prezzi e sulla capacità produttiva”, conclude l’UPB che procederà a valutare anche il quadro macroeconomico programmatico del DPFP, che incorpora gli effetti dell’aggiustamento di bilancio.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).

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