Politica
Sisma 2016, ad aprile 9 mila cantieri chiusi
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2 anni fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Al 30 aprile 2023 le richieste di contributo presentate per la ricostruzione privata sono 28.315, su quasi 50 mila attese, e i nuclei familiari che vivono ancora fuori dalle loro case sono 14.211. Corrispondono a circa 30 mila cittadini.
Alla stessa data, su 3.215 interventi di ricostruzione pubblica finanziati, quelli in corso ammontano a 1.537 e i conclusi 233.
Sono i dati del rapporto sulla ricostruzione del Centro Italia, aggiornati a maggio 2023. “Il quadro che emerge dal rapporto descrive una situazione dove non mancano le criticità, riconducibili in certa parte a una congiuntura particolarmente sfavorevole, ma anche alcuni segnali positivi – ha detto il commissario straordinario, Guido Castelli -, nel primo quadrimestre del 2023, si registra un incremento dei lavori, in particolare sul fronte della ricostruzione degli edifici privati ma sappiamo che deve essere ancora avviata una quota rilevante delle progettazioni, soprattutto le più complesse, e che il divario da colmare per la ricostruzione pubblica è ampio”.
Castelli ha chiarito che “la ricostruzione è e resta la missione prioritaria: abbiamo il dovere di consentire il rientro nelle loro case a circa 30 mila persone che ancora vivono nelle SAE o beneficiano del contributo di autonoma sistemazione. Al contempo si manifesta l’urgenza di fornire soluzioni ai problemi strutturali di questi territori che, già prima del 2016, soffrivano di un progressivo processo di spopolamento, di una crescente crisi economica e occupazionale e di una carenza infrastrutturale, sia fisica sia digitale. Ci è chiaro che non è sufficiente curare solo i mali del passato, ma anche incentivare le prospettive per il futuro di questa vasta area dell’Appennino centrale che necessita di robuste e coerenti iniziative di ripresa economica e sociale. Sensibili passi in avanti sono stati compiuti in questi mesi in tal senso: penso a NextAppennino, alla proroga del Superbonus, all’accordo quadro sbloccato per la ricostruzione di 228 scuole del cratere”.
Il quadro che ne emerge è quello che configura la ricostruzione come una “creatura viva”, in costante mutamento ed evoluzione. Nel corso degli ultimi anni diverse “esternalità negative” hanno concorso a ostacolare l’attività di ricostruzione all’interno del cratere, che ha una superficie di quasi 8 mila chilometri quadrati ed è composta da 138 comuni, compresi in quattro regioni: Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Tra queste esternalità quelle che hanno avuto il maggiore impatto sono state: l’inflazione crescente, l’aumento del costo dei materiali edili e le difficoltà di approvvigionamento, la propensione di molte imprese a concentrarsi sul Superbonus 110% in altre aree del Paese, la difficoltà nel reperire maestranze, la fragilità degli apparati amministrativi, i carichi di lavoro dei professionisti che operano sul territorio del sisma. Tutto ciò in un frangente che vede il sistema pubblico e privato impegnato anche sul fronte del Pnrr.
“Siamo in una fase cruciale della ricostruzione e nei mesi scorsi ci sono stati segnali positivi – le parole del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli -, oggi finalmente si sono superate delle criticità e questo può fare la differenza, la ricostruzione avviene con la restituzione di un luogo da abitare ma individuazione strategia per rinascita economica e culturale del territorio”. Per quanto riguarda la ricostruzione privata, al 30 aprile 2023 sono quasi 9 mila i cantieri che risultano chiusi. Il totale delle Richieste di Contributo per la ricostruzione attese, per gli immobili residenziali o produttivi danneggiati dal Sisma 2016, è di 49.361. Di queste, quelle già presentate ammontano a 28.315. Si attendono pertanto progettazioni per oltre 21.000 richieste di contributo. Le richieste approvate dagli Usr (Uffici speciali per la ricostruzione regionali) sono 16.680, per una concessione complessiva di 6,037 miliardi di euro, di cui 2,8 miliardi liquidati per l’avanzamento dei lavori.
“C’è stato un grandissimo lavoro di squadra, il sima dell’Italia centrale colpisce 4 regioni che fanno parte della vera cerniera del paese – il commento della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei -, il tema delle infrastrutture è prioritario, sia materiali che immateriali”. Relativamente alla ricostruzione pubblica, l’importo finanziato fino ad oggi è pari a 3,94 miliardi di euro che, tuttavia, dovrà essere aggiornato a causa del menzionato aumento dei prezzi e dei costi delle lavorazioni. Il totale dei lavori finanziati è pari a 3.215 e, di questi, 1.445 devono essere ancora avviati, 1.537 sono in corso e 233 sono conclusi. Infine, relativamente agli edifici di culto (sia pubblici che privati) danneggiati, quelli oggetto di programmazione ammontano a 1.261, per un importo complessivo di 764,8 milioni.
Rispetto alle azioni adottate dalla Struttura commissariale nei primi mesi del 2023, si segnalano circostanze di particolare rilievo, che riguardano la natura e le funzioni del Commissario di Governo e le attività poste in essere nel cratere. Si tratta della conversione in legge del Dl n.3/2023 “Ricostruzione” e della pubblicazione delle prime graduatorie per l’assegnazione dei bandi destinati alle imprese, promossi con il programma NextAppennino, finanziato dal Fondo Complementare al PNRR per le aree sisma 2009-2016. Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio ha ricordato che “questi sette anni di ricostruzione non sono stai tutti uguali: i primi 4 anni hanno scontato una ostilità ideologica, negli ultimi tre quattro anni abbiamo avuto un cambio di passo, c’è un’accelerazione sulla ricostruzione che si è notata in questa ultima stagione e con il commissario Caselli e il governo Meloni abbiamo risolto problemi che erano anni sui quali trovavamo un muro di gomma o forti difficoltà per mettere a terra alcune decisioni”.
– foto xc3 –
(ITALPRESS).
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Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un’intervista a La Stampa a proposito di quanto sta accadendo a Gaza. Il governo di Israele “non è disposto a dialogare perché ha assunto una linea fondamentalista e integralista. La legittima difesa di una democrazia di fronte a un terribile attacco terroristico subito non convince più. Siamo di fronte a un progetto di segno diverso: la conquista di un territorio straniero mettendo in conto una catastrofe umanitaria”, spiega.
“Penso che l’occupazione di Gaza e alcuni atti gravi in Cisgiordania segnino un salto di qualità di fronte al quale vanno prese delle decisioni che obblighino Netanyahu a ragionare. E non sarebbe una mossa contro Israele, ma un modo per salvare quel popolo da un governo che ha perso ragione e umanità. Bisogna sempre distinguere i governi dagli Stati e dai popoli come dalle religioni che professano”, ribadisce Crosetto.
Il riconoscimento dello Stato di Palestina è un segnale politico? “No, perché quello Stato non c’è e riconoscere uno Stato che non c’è rischia di trasformarsi solo in una provocazione politica in un mondo che muore di provocazioni. Va costruito un percorso per attuare la storica risoluzione Onu dei due popoli, due Stati, difendendo il diritto della Palestina ad esistere e avere uno Stato e quello di Israele a vivere in sicurezza, il che significa che va, al contempo, estirpato il terrorismo di Hamas”, conclude.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
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Invece, la situazione della popolazione ad Haiti “è sempre più disperata, si susseguono notizie di omicidi, della tratta di esseri umani”, e lancia quindi un “accorato appello” a tutti responsabili affinché “tutti gli ostaggi siano liberati” e chiedendo “il sostegno completo della comunità internazionali che permettano agli haitiani di vivere in pace”.
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