Cronaca
IL RINASCIMENTO DELL’OLTREPÒ PAVESE VITIVINICOLO – * L’ANALISI DI GUERRINO SAVIOTTI
Pubblicato
2 anni fa-
di
Redazione
di Guerrino Saviotti

In Oltrepò Pavese la vendemmia è già iniziata da alcune settimane, il via è stato dato lo scorso 8 agosto con la raccolta dell’uva Chardonnay seguita poi dal Pinot nero. Esattamente ad un mese dall’inizio, molte uve sono ormai diventate mosto/vino e, stante l’andamento meteo, la buona qualità dei futuri vini dovrebbe essere alla portata. Per questo scritto ho scelto il titolo “Rinascimento dell’Oltrepò Pavese” prendendolo in “prestito” dal Professor Giuseppe Fogliani al fine di rendergli omaggio per l’impegno che Egli ha profuso, nella sua vita di Docente dell’Istituto di Agraria dell’ Università Cattolica di Piacenza ed anche successivamente una volta terminata l’attività didattica, a favore del suo territorio natìo che ha sempre considerato di grandi potenzialità purtroppo non sufficientemente espresse. Ho accennato alla vendemmia 2023 partita senza grandi entusiasmi se non espresse da pochissime aziende, per citarne alcune: De Filippi di Oliva Gessi, Monsupello di Torricella Verzate, Scuropasso di Pietra De’ Giorgi, Bertelegni di Rocca Susella. Vorrei con questo scritto fare un punto “a volo d’uccello”, come era solito dire il duca Antonio Denari, per chiarire il significato di “Rinascimento”.
RUOLO DELLE CANTINE SOCIALI
Quando ho iniziato la mia attività di Enologo nel gennaio 1974 , allora in Oltrepò le cantine sociali erano sette: C.S. La Versa, Cantine Riunite di Stradella, C.S. di Canneto, C.S. di Broni, C.S. di Casteggio, C.S. di Torrazza Coste e Codevilla, C.S. di Retorbido ed il loro ruolo era fondamentale nell’economia vitivinicola locale come si era prefisso il Padre del movimento cooperativo legato alle cantine sociali, vale a dire il Senatore Luigi Montemartini giàall’inizio del ‘900.
Nel luglio 1982 sono stato assunto alla C.S.di Torrazza Coste e Codevilla che nel 1983 ha assunto la denominazione sociale di Torrevilla soc.coop., dove ho lavorato fino a giugno 2016. Posso quindi definirmi “testimone oculare” dell’evoluzione delle Cantine Sociali negli ultimi quarant’anni.
La prima a cedere le armi è stata la CS di Retorbido fallita nel 1987, seguita dopo alcuni anni da CS Montescano (ex Riunite Stradella) allora incorporata da La Versa; successivamente nel 2007 la CS Casteggio si è fusa con la CS di Broni dando i natali a Terre d’Oltrepò, poco tempo dopo è avvenuto il fallimento di La Versa successivamente acquisita all’asta giudiziaria da Terre d’Oltrepò e, per ben finire, dopo pochi anni è avvenuto pure il falimento della CS di Canneto attualmente all’asta giudiziale. Da sette che erano nel 1982, ora di Cantine Sociali attive in Oltrepò ne sono rimaste due: Terre d’Oltrepò e Torrevilla. Purtroppo Terre d’Oltrepò che doveva rappresentare il presente/futuro del territorio, avente la potenzialità di vinificare seicentomila quintali di uva (circa il 70% dell’intera produzione oltrepadana), nel 2014 è incappata in un grande scandalo che ha minato fortemente l’immagine vitivinicola dell’intero comprensorio. Nei nove anni a seguire fino ai nostri giorni, purtroppo l’ambiente sociale è stato litigioso e in ben due circostanze i Consigli d’Amministrazione ed i Presidenti sono stati sfiduciati. Attualmente il nuovo Consiglio d’Amministrazione eletto circa sei mesi fa, sta lavorando all’impostazione di nuove strategie di produzione e vendita atte a riportare l’immagine ed i profitti su livelli importanti ma il compito è difficile ed i risultati economici, se arriveranno, non saranno immediati, ai soci sono quindi richieste al momento “fede e fiducia”.
Quanto a Torrevilla, l’unica cantina sociale storica dell’Oltrepò a non aver ammainato i vessilli, sta seguendo una sua strategia impostata sugli spumanti e sui vini di qualità. Questa dovrebbe essere la strada giusta per l’azienda stessa e per il territorio che rappresenta, però i numeri riferiti a produzione e fatturato, se paragonati a quelli di Terre d’Oltrepò, sono piccoli, avendo vinificato nel 2022 solo 28.000 quintali d’uva.
Domanda: possiamo contare attualmente sulle Cantine Sociali per il “Rinascimento dell’Oltrepò Vitivinicolo”? Sinceramente molte perplessità e dubbi mi rendono al momento poco ottimista.

RUOLO DELLE AZIENDE FAMIGLIARI
In Oltrepò ci sono diverse aziende famigliari che stanno lavorando molto bene. Le nuove generazioni subentrate ai padri hanno portato sviluppo, modernità e concretezza. Molte di esse hanno abbandonato le vendite nei canali medio bassi e puntato su prodotti di qualità, in diversi casi possiamo senza riserve definire i loro vini e spumanti di alta qualità. Molte di queste aziende stanno ricevendo consensi importanti in Italia ed all’estero, i loro spumanti e vini vengono premiati in molti concorsi e, soprattutto, stando mettendo in luce la qualità vera del territorio anche attraverso l’accoglienza coinvolgendo così molti consumatori appassionati. Citerò, con un semplice sforzo mnemonico, alcune di queste aziende, scusandomi con chi non ho avuto l’accortezza di citare: Vistarino (Rocca dè Giorgi) , Monsupello (Torricella Verzate), Scuropasso (Pietra dè Giorgi), Castello di Cigognola, Fiamberti (Canneto), Agnes (Rovescala), Cà del Santo (Montalto Pavese), Bertelegni (Rocca Susella), Giorgi (Canneto) , Doria (Montalto Pavese), Verdi (Canneto), Ballabio (Casteggio), Prime Alture (Casteggio), Cà Montebello (Cigognola).
Una citazione particolare meritano le aziende facenti parte del Club del Buttafuoco Storico che stanno lavorando sull’eccellenza delle uve di un piccolo territorio sito nel crinale fra i torrenti Scuropasso e Versa, nella prima fascia collinare definito “sperone di Stradella”. Il Buttafuoco storico prodotto da queste aziende è un vino la cui qualità in molti casi rasenta l’eccellenza e nel medio termine dovrebbe rappresentare l’immagine qualitativa del vino rosso d’Oltrepò, a mò di ciò che rappresenta il Barolo per l’Albese.
Domanda: possiamo contare attualmente su queste aziende per il “Rinascimento dell’Oltrepò Vitivinicolo” ? Sono decisamente ottimista, anche se i numeri di bottiglie vendute sono ancora bassi e la ricaduta economica sul territorio è ancora insufficiente, ma la via tracciata da questi imprenditori è quella giusta.

RUOLO DEGLI INVESTITORI ESTRANEI AL TERRITORIO
In questi ultimi mesi in Oltrepò abbiamo assistito ad un interessante fenomeno: aziende importanti con sede in altri territori vitivinicoli hanno acquisito sedi e vigneti di aziende oltrepadane. Berlucchi dalla Franciacorta e Masi dalla Valpolicella sono l’esempio che in questi giorni fa discutere l’ambiente nostrano.
Già negli scorsi anni sono arrivati gruppi importanti con investimenti significativi. Zonin dal vicentino e Tommasi dal veronese; anche alcuni gruppi di investitori piemontesi hanno comprato vigneti e cantine. Cosa sta a significare questa situazione? Partendo dal principio che l’imprenditore non è rappresentativo di una onlus ma nel momento in cui investe capitali si prefigge di avere un tornaconto, il risultato dovrebbe essere indice che il territorio vitivinicolo dell’Oltrepò pavese interessa per produrre vini e spumanti di qualità. A ciò va sottolineato che a tutt’oggi i terreni vitati dell’Oltrepò pavese sono fra i più convenienti se confrontati con i cugini nazionali. Investire oggi in Oltrepò si prendono, come si suol dire, “due piccioni con una fava”: basso investimento immobilizzato a fronte di una alta qualità del prodotto ottenuto! Per gli Imprenditori sopra citati questi acquisti dovrebbero rappresentare un buon affare per il futuro, in quanto è ipotizzabile che il valore di terreni e cantine sia sicuramente destinato ad aumentare. Per far si che ciò accada, occorre che i vini prodotti dalle uve dei vigneti oltrepadani raggiungano prezzi di vendita remunerativi. Per raggiungere tali risultati però bisogna investire con il fine di trasformare la qualità reale in qualità percepita. E quando ciò si verifica? Solo dopo aver rotto la “bolla” che mantiene i prodotti fuori dalle enoteche di prestigio, dalle liste dei vini e spumanti della media/alta ristorazione e dopo aver vinto la diffidenza che gli importatori esteri nutrono nei confronti di un territorio non ancora affermato.
Per realizzare tutto questo occorrono investimenti, occorrono tanti danè!
Le aziende locali non ritengo che abbiano la forza economica per realizzare grandi progetti comunicativi, mentre questi nuovi “investitori” rappresentativi di aziende economicamente forti, possono farlo e direi, a questo punto, che hanno tutto l’interesse a farlo. Alla luce di ciò che si sta ora verificando, potrebbero essere queste importanti aziende di settore a contribuire a dare impulso al “Rinascimento dell’Oltrepò Pavese Vitivinicolo”? Il mio modesto parere verte sul sì!

RUOLO DELLE AZIENDE COMMERCIALI, I COSÌ DETTI “IMBOTTIGLIATORI”
Gli imprenditori di questo settore acquistano ingenti partite di vino che imbottigliano e vendono soprattutto nel canale della grande distribuzione spesso e volentieri posizionati nel “primo prezzo”. A queste aziende non può essere riconosciuto il ruolo di aziende immagine in quanto esse fungono da “volano quantitativo” nel senso che ritirano dal mercato l’esubero di vino che le cantine sociali e le aziende private non riescono a vendere in maniera diretta. Spesso trattasi di partite di vino di qualità (eufemisticamente) medio bassa però quasi sempre con la certificazione Denominazione Origine Protetta e/o Indicazione Geografica Tipica. Questo fatto trae in inganno il consumatore in quanto il più delle volte trova sugli scaffali vini con la stessa denominazione ma con prezzi alquanto diversi. Sorge allora spontanea una domanda: vale la pena da parte dei viticoltori produrre per poi rischiare di vendere l’uva ed il vino sottocosto? In Oltrepò Pavese la superficie vitata supera i 13.000 ettari, non varrebbe quindi la pena fare un’attenta verifica tra produzione e vendita per arrivare, nonalla modifica delle rese dei disciplinari di produzione che ormai abbiamo capito essere una quasi “barzelletta”, ma per progettare la riduzione della stessa superficie vitata. Per il Viticoltore questa iniziativa non deve rappresentare una “punizione” ma un metodo per arrivare ad avere maggior guadagno attraverso sì la perdita di quantità che però viene abbondantemente compensata dall’aumento di valore dell’uva. Chiudo questo scritto ripensando ancora al Prof. Giuseppe Fogliani, alla passione che ha sempre nutrito per questo territorio che il più delle volte lo ha deluso. L’augurio che formulo è quello che nei prossimi anni gli eventi socio/economici volgano a favore e che le vendemmie in Oltrepò Pavese tornino ad essere gioiose e non preoccupate.
Conoscendo la sua pignoleria non so se il Prof avrebbe apprezzato questo scritto ma, con la speranza un giorno di reincontrarlo…. mi auguro di cavarmela con una semplice “tirata di orecchie”.

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Cronaca
Mattarella “Rafforzare l’impegno per la sicurezza sul lavoro”
Pubblicato
1 ora fa-
29 Aprile 2025di
Redazione
LATINA (ITALPRESS) – “Quella delle morti del lavoro è una piaga che non accenna ad arrestarsi e che, nel nostro Paese ha già mietuto, in questi primi mesi, centinaia di vite, con altrettante famiglie consegnate alla disperazione. Non sono tollerabili nè indifferenza nè rassegnazione”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento a Latina dopo la visita all’azienda Bsp Pharmaceuticals, in occasione delle celebrazioni della Festa del Lavoro.
“E’ evidente che l’impegno per la sicurezza nel lavoro richiede di essere rafforzato. Riguarda le istituzioni, le imprese, i lavoratori – ha aggiunto Mattarella -. Ringrazio Cgil, Cisl e Uil per aver scelto la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro come tema di un Primo maggio unitario”.
“Tra due giorni celebreremo la data simbolo del 1° maggio: la festa del lavoro – ha detto il capo dello Stato -. Un lavoro che non può consegnare alla morte, ma sia indice di sviluppo, motore di progresso, sia strumento per realizzarsi come persona. Il lavoro non può separarsi mai dall’idea di persona, dall’irriducibile unicità e dignità di ogni donna e di ogni uomo”.
“Per quanto ci riguarda si registrano, in questo periodo, segnali incoraggianti sui livelli di occupazione. Permangono, d’altro lato, aspetti di preoccupazione sui livelli salariali, come segnalano i dati statistici e anche l’ultimo Rapporto mondiale 2024-2025 dell’Organizzazione internazionale del lavoro – ha proseguito il presidente -. L’Italia – nota il documento – “si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo, con salari reali inferiori a quelli del 2008″, nonostante l’avvenuta ripresa a partire dal 2024. Questo mentre, a partire dal 2022, la produttività è cresciuta”.
“Sappiamo tutti come le questioni salariali siano fondamentali per la riduzione delle disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso – ha aggiunto il capo dello Stato -. Tante famiglie non reggono l’aumento del costo della vita. Salari insufficienti sono una grande questione per l’Italia. Incidono anche sul preoccupante calo demografico, perchè i giovani incontrano difficoltà a progettare con solidità il proprio futuro. Resta, inoltre, alto il numero di giovani, con preparazione anche di alta qualificazione, spinti all’emigrazione. Questi fenomeni impoveriscono il nostro “capitale umano””.
“Nessuno deve sentirsi scartato o escluso. La Repubblica è fondata sul lavoro. Il lavoro è radice di libertà, ha animato la nostra democrazia, ha prodotto eguaglianza e, dunque, coesione sociale. Il progresso civile, la effettiva esistenza dei diritti, la sostenibilità del nostro modello sono legati, al tempo stesso, all’efficacia delle istituzioni e all’attività degli attori economici e sociali – ha detto ancora Mattarella -. Il lavoro richiama e sollecita la corresponsabilità, la solidarietà. Il lavoro è stato il vettore più potente di giustizia, di mobilità sociale, di costruzione del welfare. Il futuro del lavoro è già cominciato. Non è un caso che l’OIL abbia posto, al centro del suo impegno nella Giornata del 28 aprile, il tema della intelligenza artificiale e della digitalizzazione, per porre in guardia dai rischi per le condizioni di lavoro, che si accompagnano alle grandi opportunità offerte”.
– Foto ufficio stampa Quirinale –
(ITALPRESS).
Cronaca
Energia solare, per Inicio nuovo round di finanziamento da 4 mln di euro
Pubblicato
1 ora fa-
29 Aprile 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Inicio, start-up francese specializzata nell’originazione di progetti solari e agrivoltaici, ha appena concluso un nuovo round di finanziamento da 4 milioni di euro. Questo aumento di capitale ha riunito diversi investitori di rilievo, tra cui EDF Pulse Ventures e Cap Horn, che si uniscono ai partner storici della società, come ISAI e Kima Ventures.
Fondata nel 2022, “Inicio mette a disposizione degli sviluppatori solari i terreni più adatti alla loro attività, rispettando al contempo l’ambiente locale, grazie a un algoritmo di identificazione unico – si legge in una nota -. Questo permette di identificare le aree idonee per l’installazione di pannelli solari, valutare i rischi associati al progetto e rendere disponibili i terreni per gli sviluppatori. Questa iniezione di capitale permetterà a Inicio di moltiplicare le opportunità fondiarie a disposizione dei propri clienti, rafforzando così la sua posizione di leader nel mercato francese e accelerando l’espansione internazionale. Inicio sta già consolidando la sua offerta in Italia e in nuove geografie europee dove prevede di estendere le proprie attività nel corso dell’anno – prosegue la nota -. Per rispondere sempre meglio alle esigenze dei propri clienti, Inicio sta inoltre continuando il miglioramento della propria piattaforma e del proprio algoritmo di intelligenza artificiale, in grado di prevedere i principali rischi legati allo sviluppo dei progetti, in particolare la futura capacità di connessione alla rete elettrica. Questo strumento sarà disponibile per i clienti nelle prossime settimane”.
«Questo investimento è un’ottima notizia per Inicio e ci permetterà di continuare a sviluppare le nostre competenze in tutta Europa. Realizzare questo nuovo round di finanziamento con i nostri investitori storici e attori di riferimento del settore testimonia sia la loro rinnovata fiducia nell’azienda sia l’unicità della nostra offerta», afferma Thomas Moulia, CEO di Inicio.
«L’investimento di EDF nella start-up Inicio è perfettamente in linea con la strategia aziendale, che punta in particolare allo sviluppo della produzione di elettricità decarbonizzata – sottolinea Julien Villeret, Direttore dell’Innovazione del gruppo EDF -. La piattaforma progettata da Inicio rappresenta un acceleratore essenziale per il dispiegamento dei progetti fotovoltaici del Gruppo. Partecipando a questo round di finanziamento, EDF rafforza concretamente la sua posizione nel mercato delle energie rinnovabili e accelera il proprio percorso verso gli obiettivi climatici».
«Siamo felici di continuare a sostenere lo sviluppo di Inicio ed essere affiancati in questa avventura da EDF Pulse e Cap Horn. Abbiamo particolarmente apprezzato la capacità dei fondatori di attrarre manager di grande talento e di far evolvere significativamente l’offerta per rispondere ai bisogni del mercato», evidenzia Francois Collet, General Partner presso ISAI.
«Siamo stati immediatamente convinti dalla qualità del team fondatore di Inicio, dalla sua impressionante capacità di esecuzione e dalla sua visione strategica in un settore dove l’individuazione fondiaria rappresenta ancora un vero punto critico. Il loro approccio, basato su una forte combinazione di tecnologia e presenza sul territorio, risponde a un bisogno cruciale degli sviluppatori solari – spiega Alexandre Pelletier, Partner presso Cap Horn -. E’ proprio questo il tipo di modello unico, scalabile e ad alto impatto che cerchiamo di sostenere da Cap Horn. Abbiamo subito voluto far parte di questa avventura».
– Foto ufficio stampa Inicio –
(ITALPRESS).
Cronaca
A Milano raddoppiano le aree a sfalcio ridotto e i prati fioriti
Pubblicato
2 ore fa-
29 Aprile 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Raddoppiano a Milano le aree a sfalcio ridotto: le aree verdi in cui l’erba sarà mantenuta più alta passano da 54 a 111, distribuite in tutti i Municipi per un totale di circa 1,8 milioni di metri quadrati sui 19 milioni di metri quadrati di verde urbano gestiti direttamente dal Comune.
Una scelta che l’Amministrazione conferma, dopo la sperimentazione avviata lo scorso anno, per promuovere la sostenibilità ambientale, anche alla luce dei preziosi risultati in termini di aumento di biodiversità riscontrati proprio in alcune di queste aree monitorate dalla nature tech-company 3Bee e dall’Università degli Studi Milano-Bicocca.
In particolare, il team dello ZooPlantLab del dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze della Bicocca ha osservato un aumento della biodiversità di insetti nelle zone non sfalciate con picchi del 30% rispetto a quelle sfalciate frequentemente, arrivando anche ad un aumento del 60% nelle aree con maggiore ricchezza di fiori e specie.
Le nuove superfici a sfalcio ridotto sono state selezionate dopo un’analisi delle informazioni raccolte durante la sperimentazione avviata nel 2024 sulle prime 54 aree da tecnici, Municipi, cittadini e cittadine. Le aree sono state individuate secondo diversi criteri, in modo da non incidere sugli usi pubblici o sulla fruizione per il gioco, il relax, lo sport, per creare connessioni ecologiche e per valorizzare i servizi ecosistemici del prato, riducendo anche l’effetto isole di calore.
Tra le aree con nuove zone a sfalcio ridotto ricordiamo, ad esempio, Parco Papa Giovanni Paolo II (Municipio 1), Parco Adriano (Municipio 2), Parco Lambro (Municipio 3), Parco Forlanini e Parco Monluè (Municipio 4), il parco che circonda il depuratore di Nosedo (Municipio 5); e ancora Parco Andrea Campagna (Municipio 6), Parco delle Cave (Municipio 7), Parco Monte Stella (Municipio 8) e Parco Walter Chiari (Municipio 9).
Con gli stessi obiettivi di tutela e sviluppo della biodiversità, aumentano anche i prati fioriti che saranno oltre 60, circa il doppio rispetto all’anno precedente, in cui si troveranno diverse specie tra cui: papaveri, ranuncoli, fiordalisi, millefoglie, calendula, campanule, solo per citarne alcune.
La biodiversità sarà il focus anche di Orticola 2025 – come ricorda anche il titolo di questa edizione ‘Bio bio bio, in giardino c’è vita!’ – che sabato 10 maggio alle ore 15, alla Mostra-Mercato Orticola presso i Giardini Montanelli, dedicherà alla biodiversità in città un convegno a cui partecipano, oltre a rappresentanti dell’Amministrazione, anche Filippo Pizzoni, vice Presidente di Orticola di Lombardia, Laura Gatti, agronomo, paesaggista e docente all’Università degli Studi di Milano, Massimo Labra, docente all’Università degli Studi di Milano – Bicocca.
“Quest’anno aumentiamo le aree a sfalcio ridotto e i prati fioriti in città: sono un vero laboratorio di biodiversità, come dimostrano i monitoraggi condotti nelle aree a sfalcio ridotto nel 2024 dall’Universita Bicocca, e una delle soluzioni capaci di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici nell’ambiente urbano. Un progetto che condividiamo con i Municipi, insieme ai quali abbiamo scelto sia le aree a sfalcio ridotto che quelle a prato fiorito, e che siamo certi diventerà un laboratorio continuo sugli ecosistemi urbani, creando al tempo stesso benessere per le persone e bellezza”, ha detto l‘assessore all’Ambiente e Verde Elena Grandi.
– Foto Ufficio stampa Comune di Milano –
(ITALPRESS)


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