Economia
Eni, nei primi 9 mesi 2023 utile netto adjusted 6,6 miliardi
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2 anni fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio di Amministrazione di Eni, riunitosi sotto la presidenza di Giuseppe Zafarana, ha approvato i risultati consolidati del terzo trimestre e dei nove mesi 2023 (non sottoposti a revisione contabile).
L’utile netto adjusted di competenza degli azionisti Eni del terzo trimestre 2023 è stato di 1,82 miliardi, “condizionato dall’indebolimento dei prezzi degli idrocarburi, ma attenuato in modo significativo dal miglioramento delle prestazioni industriali”, si legge in una nota. Nei nove mesi 2023, l’utile netto adjusted di competenza degli azionisti Eni è stato di 6,66 miliardi.
L’utile ante imposte adjusted del terzo trimestre 2023, pari a 3,3 miliardi di euro, “rappresenta un risultato molto robusto grazie al continuo miglioramento della performance industriale e nonostante la debolezza dello scenario (il prezzo del Brent e i prezzi del gas naturale in calo rispettivamente del 14% e di oltre l’80%)”, spiega Eni.
Nei nove mesi l’utile ante imposte adjusted è stato di 11,9 miliardi. In particolare, l’utile operativo proforma adjusted, che integra i margini operativi delle società all’equity, risulta pari a 4 miliardi nel terzo trimestre 2023 (14,1 miliardi nei nove mesi). Questa performance riflette la ripresa della E&P rispetto al trimestre precedente, grazie alla crescita produttiva e ai migliori prezzi di realizzo, nonchè il solido contributo di Refining, Enilive (il business della mobilità sostenibile) e Plenitude.
Nel terzo trimestre 2023, E&P ha conseguito l’utile operativo adjusted di 2,6 miliardi di euro (-39% rispetto al terzo trimestre 2022) impattato dall’indebolimento dei prezzi di realizzo (+30% circa l’utile operativo adjusted su base sequenziale). Includendo il contributo delle società all’equity, l’utile operativo proforma adjusted del terzo trimestre 2023 ammonta a 3,4 miliardi. Il risultato operativo adjusted dei nove mesi 2023 è stato di 7,5 miliardi (rispetto ai 13,5 miliardi dei nove mesi 2022). La produzione del trimestre è aumentata del 4% rispetto al terzo trimestre 2022, a 1,64 milioni boe/g.
GGP ha registrato l’utile operativo adjusted di 0,11 miliardi nel terzo trimestre 2023, “scontando limitati benefici dalle attività di ottimizzazione degli asset – spiega Eni -, in un mercato caratterizzato da una volatilità relativamente più moderata e dal restringimento degli spread gas rispetto al terzo trimestre 2022”.
“Nel terzo trimestre ’23 abbiamo compiuto importanti progressi nella attuazione della nostra strategia di trasformazione e, ancora una volta, abbiamo conseguito eccellenti risultati operativi e finanziari”, commenta Claudio Descalzi, AD di Eni.
del terzo trimestre e dei nove mesi 2023 approvati dal Cda.
“Nella E&P stiamo accelerando i piani di sviluppo del gas equity e della produzione di GNL, leva fondamentale per assicurare forniture energetiche affidabili e al tempo stesso per conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione – prosegue -. La straordinaria scoperta di Geng North-1, a oggi la più importante dell’anno a livello di intera industria, il prossimo completamento dell’acquisizione di Neptune e l’acquisto delle attività di Chevron in Indonesia ci mettono nella condizione favorevole di poter accedere a un enorme volume di risorse nell’offshore del bacino di Kutei. Abbiamo avviato in meno di due anni dalla scoperta, la produzione del super giacimento Baleine nell’offshore della Costa d’Avorio, a conferma della validità del nostro modello di sviluppo basato su tempi rapidi di esecuzione e accrescimento di valore; un progetto in grado di coniugare gli obiettivi di sicurezza energetica, garantendo le necessarie fonti tradizionali, con la decarbonizzazione delle operazioni rappresentando il primo progetto a zero emissioni nette dell’Africa (ambiti 1 e 2)”.
“GGP ha incrementato in modo sostanziale il portafoglio di GNL contrattualizzato grazie a tre nuovi accordi di lungo termine in Congo, Qatar e Indonesia per un volume totale a regime di 6,5 mld mc/anno. I settori della transizione energetica stanno crescendo in maniera rapida – sottolinea l’Ad di Eni -. Enilive (Eni Sustainable Mobility) ha completato l’operazione relativa alla joint venture della bioraffineria di Chalmette negli USA e sta valutando altri progetti internazionali di espansione nei biocarburanti facendo leva sulle nostre tecnologie e competenze distintive. Plenitude è prossima a traguardare i 3 GW pianificati di capacità rinnovabile installata entro fine anno, come pure gli obiettivi reddituali. Il perfezionamento dell’acquisizione di Novamont rafforzerà la trasformazione di Versalis in chiave chimica verde. A tutto questo, si aggiunge il consolidamento del nostro portafoglio di soluzioni CCS, tra i migliori del settore, grazie all’assegnazione della licenza di stoccaggio di Hewett nel Regno Unito e a importanti progressi tecnici e regolatori. In un contesto di mercato ancora molto volatile, l’EBIT proforma adjusted comprensivo dei risultati in quota Eni delle nostre Joint Ventures e collegate ha raggiunto 4 miliardi di euro per effetto della crescita sequenziale dei risultati di E&P, Raffinazione e attività retail”.
“Il flusso di cassa operativo di 3,4 miliardi di euro si traduce in un flusso di cassa discrezionale, free cash flow, di circa 1,5 miliardi di euro una volta finanziati investimenti organici pari a 1,9 miliardi di euro. Sia l’utile operativo sia la generazione di cassa si collocano in vetta alla serie storica di risultati trimestrali. Il free cash flow discrezionale cumulato fino a oggi di circa 6,2 miliardi di euro supera ampiamente la prevista remunerazione degli azionisti per il 2023 compreso il riacquisto di azioni, contribuendo in tal modo a migliorare la flessibilità finanziaria e gli indici di solidità patrimoniale con un rapporto di leva stabile a 0,15 – conclude Descalzi -. Guardando al futuro, riteniamo che l’evidente miglioramento dei fondamentali del business e i progressi strategici saranno alla base di attrattivi ritorni per gli azionisti e, coerentemente a tali prospettive, rivediamo al rialzo le nostre previsioni annuali di EBIT e flusso di cassa operativo, mentre aumentiamo il passo del programma di buyback per l’anno corrente”.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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Economia
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Pubblicato
12 ore fa-
22 Agosto 2025di
Redazione
RIMINI (ITALPRESS) – “E’ necessaria un’azione impattante, condivisa e sinergica che veda tutti – Istituzioni, imprese e privati – impegnati per una crescita diffusa e inclusiva. Lo Stato certo deve essere protagonista, ma ognuno deve fare la sua parte in quello che possiamo definire un nuovo patto sociale tra tutti i soggetti pubblici e privati che hanno ruoli di responsabilità nella tenuta e nella crescita del Paese per la lotta alla povertà, il contrasto alle disuguaglianze, l’accesso alla formazione professionale e all’occupazione”. Lo ha detto Stefano Barrese, responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, nell’ambito del Meeting di Rimini in occasione dell’incontro sul tema “La differenza fra povertà e miseria muove la carità”.
“Intesa Sanpaolo, come prima banca del Paese, è consapevole di avere un ruolo chiave in questi ambiti e la responsabilità di sostenere un cambiamento. Il CEO Carlo Messina ha voluto realizzare quello che è diventato il principale progetto privato di coesione in Italia, ponendo il Gruppo come Istituzione al servizio del Paese per la promozione di una società più equa – ha proseguito Barrese -. Attraverso la struttura Intesa Sanpaolo per il Sociale abbiamo stanziato risorse in campo sociale per 1,5 miliardi di euro entro il 2027, realizzando dal 2022 ad oggi 60,3 milioni di interventi, con oltre 49 milioni di pasti, 4,3 milioni di posti letto, 6,3 milioni di medicinali e 621mila capi di abbigliamento. Nell’ambito della Direzione Impact, la cui attività si dispiega attraverso l’interazione con la Divisione Banca dei Territori e il radicamento di quest’ultima sul territorio, ad oggi abbiamo formato oltre 5.350 giovani coinvolgendo circa 2.500 aziende con il progetto Giovani e Lavoro, sostenuto con il prestito Per Merito gli studi post-diploma di oltre 45mila ragazzi ed oltre 500 progetti ad alto valore sociale di realtà del Terzo Settore sui territori attraverso la piattaforma digitale For Funding”.
– Foto Meeting di Rimini 2025 –
(ITALPRESS).
Economia
Fumarola “Contrari ai dazi, bisogna proteggere le imprese e il lavoro”
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16 ore fa-
22 Agosto 2025di
Redazione
RIMINI (ITALPRESS) – “Noi siamo assolutamente contrari ai dazi perchè creano problemi alle imprese, ai lavoratori, all’economia e alle filiere. Certo, dazi al 15% sono meglio che al 50%, noi continuiamo a dire che serve continuare a intervenire sull’Ue perché è l’Europa che se ne deve occupare. Continuiamo a sostenere che bisogna proteggere le imprese, il lavoro e trovare nuovi sbocchi commerciali per non dipendere da situazioni di questo tipo”. Così Daniela Fumarola, segretaria generale Cisl, a margine del 46° Meeting di Rimini.
“I salari crescono se si rinnovano i contratti pubblici e privati, se si interviene sul cuneo fiscale, noi coglieremo l’opportunità della nuova manovra per chiedere di continuare su questo passo. Dobbiamo però avere attenzione a salari e pensioni, chiediamo di intervenire sul ceto medio e famiglie perché sono state le più colpite in questi anni difficili, ma il ceto meglio e le famiglie sono quelle che più di altri hanno sofferto. Nel chiedere un incontro al governo rispetto alla nuova manovra che si apprestano a fare, pensiamo che debba essere uno dei temi”, ha aggiunto. “Inoltre, noi pensiamo che si debba passare dal 35% al 32%, pensiamo che bisogna continuare un’azione che favorisca lavoratori, pensionati e famiglie. Dobbiamo unire il Paese e possiamo farlo anche attraverso questi interventi”, osserva.
“Siamo contrari al salario minimo legale perché pensiamo che l’azione contrattuale, che nel nostro Paese è particolarmente diffusa, sia lo strumento e il modo attraverso il quale bisogna elevare i salari, anche di chi ad oggi è al di sotto dei 9 euro. Crediamo che, per quanto riguarda le materie lavoristiche l’intervento per legge non debba esserci, devono essere le parti sociali, le imprese e il governo a trovare i rimedi giusti”, ha spiegato in merito al salario minimo.
“Noi continuiamo a rilanciare l’idea del patto sociale per la crescita del nostro Paese, abbiamo trovato un’apertura da parte della premier che si è resa disponibile a ragionare su questo tema, abbiamo trovato apertura anche da parte di associazioni imprenditoriali. Dobbiamo costruire le condizioni affinché il patto si realizzi anche perchè noi abbiamo l’emergenza che sovrasta tutte le alte: sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, ogni giorno troppe vite spezzate, dobbiamo lavorare per una strategia comune che continui a portare risultati. Abbiamo bisogno di unire le forze perché le sfide sono importanti”, ha concluso la segretaria generale della Cisl.
– foto Meeting Rimini 2025 –
(ITALPRESS).
Economia
Dazi, Orsini “Il quadro è più chiaro, ma ora gli eurobond sono indispensabili”
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20 ore fa-
22 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Con la formalizzazione dell’accordo Usa-Ue finalmente siamo a un punto fermo. Da quanto afferma Palazzo Chigi si ha la certezza che siamo al 15% anche su settori come il farmaco e l’automotive. Elemento estremamente importante è che il 15% assorbe il 4,8% dei dazi attuali. Quindi l’incremento non è del 15% ma del 10,2%, un livello che pone la Ue al di sotto dell’aumento medio dei dazi americani nel mondo che è intorno al 12-13%: un aspetto che ci tengo a sottolineare, fermo restando che tutto quello che fa aumentare il prezzo delle nostre merci può avere un impatto negativo sulla nostra competitività”. Così Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, in un’intervista al Sole 24 ore. “Ma non è questione solo di dazi: dobbiamo riequilibrare il cambio eurodollaro. Oggi c’è un incremento dell’11,5% ma potrebbe arrivare al 20 o 24%. Dobbiamo lavorare su questo aspetto, che va monitorato. Noi come imprenditori dobbiamo proteggerci, ma è il momento che l’Europa metta in campo misure come gli eurobond per realizzare gli obiettivi che ha in mente, a partire dalle transizioni, ma anche le infrastrutture e il prosieguo del Pnrr, mettendo al centro l’industria e la competitività”, spiega.
“L’Europa deve darsi una sveglia. Abbiamo visto i vari omnibus, ma abbiamo bisogno che si faccia molto presto, sia sulla burocrazia che costa alle imprese il 6,7 per cento del pil europeo, sia per eliminare i dazi interni che frenano il mercato unico. Oggi vediamo troppi capitali andare dall’Europa verso gli Stati uniti, 300 miliardi all’anno. Gli eurobond devono essere realizzati prima possibile per attrarre investimenti, realizzare infrastrutture e puntare sulle imprese. Diventa necessario come difesa dell’industria europea”, continua Orsini. “Occorrono un piano straordinario europeo e un piano italiano per l’industria con una visione per lo meno a tre anni. L’Eurostat qualche giorno fa ha scritto che la produzione industriale è caduta del l’1,3 per cento. Nel 2025 scadono quasi tutti gli incentivi all’industria per gli investimenti. Ricerca e sviluppo hanno una quota bassissima per i prossimi anni, dobbiamo sviluppare misure che possano rilanciare gli investimenti per essere più competitivi, utilizzando misure che hanno dato risultati, come la Zes unica che, con uno stanziamento di risorse pubbliche di 4,8 miliardi negli ultimi 2 anni ha generato 28 miliardi di investimenti e 35mila posti di lavoro”, conclude.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).

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