Cronaca
Conou, Piunti “Abbiamo fatto risparmiare 130 milioni all’Italia”
Pubblicato
2 anni fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Un modello all’avanguardia in Italia e in Europa, un passo deciso in direzione della sostenibilità con una missione ben precisa: non sprecare la minima quantità di olio ma riciclarlo, senza fini di lucro, affinchè da esso possa nascere qualcosa di utile per la comunità. E’ il lavoro che dal 1984 porta avanti il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati (Conou): a raccontarlo nel dettaglio, tracciando le sfide del presente e del futuro, è il presidente Riccardo Piunti, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
“Conou raccoglie tutto l’olio minerale usato in Italia, indipendentemente dalla provenienza: lo troviamo nei motori, nei garage, nei macchinari delle fabbriche. Dopo un pò di tempo l’olio minerale tende a deteriorarsi: è per questo che lo raccogliamo in 103mila posti diversi nel paese, poi lo portiamo negli impianti per la rigenerazione”. Due le destinazioni del prodotto: il combustibile equivale al 2% della quantità, mentre il restante 98% diventa olio vero e proprio. “I prodotti di degrado vengono utilizzati come bitume e gasolio, il resto lo trasformiamo in un prodotto di qualità – racconta Piunti, – E’ importante che le partite inquinate presenti nell’olio non vengano mescolate insieme a quelle non inquinate: la rigenerazione funziona solo se si gestisce la qualità del rifiuto. Se da tale processo nasce un prodotto di serie B non lo vuole nessuno, se l’olio rigenerato equivale a un prodotto nuovo significa che tutto ha funzionato”. La terminologia corretta è fondamentale per dare un’idea chiara delle pratiche svolte: “Riciclo è quando si ridà vita a un prodotto che non funziona bene, riuso è quando preso così per come si aggiusta e si riutilizza. Nell’ambito dell’olio minerale il riciclo ha senso, il riuso no: un rifiuto pericoloso, con dentro inquinanti, metalli pesanti e schifezze varie, non va riutilizzato ma rigenerato. In caso contrario si rischia di mettere in giro un prodotto pericoloso”, spiega Piunti.
Per riconoscere il lavoro portato avanti da Conou è sufficiente un confronto con altre realtà europee: il Consorzio è primo nel continente per raccolta e rigenerazione dell’olio, principalmente per la scelta di non seguire la pratica, ricorrente in numerosi paesi, di bruciare i prodotti rigenerati: “La Commissione europea ha dichiarato di voler alzare l’asticella, ma noi siamo già sopra la media: si vuole portare la rigenerazione dell’olio all’85%, quando noi siamo al 98%”, sottolinea Piunti. Anche i numeri della raccolta danno uno spaccato dell’attività del Consorzio: “Nel 2022 abbiamo raccolto 181mila tonnellate, corrispondenti circa alla metà dell’olio disponibile in Italia che è di 385mila tonnellate: quest’anno, nonostante la crisi, i nostri dati sono in ulteriore rialzo”.
Un altro numero significativo riguarda la spesa che Conou ha fatto risparmiare all’Italia attraverso il trattamento dell’olio: Piunti rivendica di aver vanificato un possibile esborso da “130 milioni di euro di importazione di petrolio. Le due strade possibili erano fare una tonnellata di lubrificanti o importare 10 milioni di petrolio: la nostra è stata quella di prendere un rifiuto pericoloso e trasformarlo in prodotto, l’alternativa era andare in un paese lontano come Russia o Arabia Saudita, spostarsi in nave, estrarre il petrolio dal pozzo, caricarlo sull’imbarcazione, riportarlo in Italia e raffinarne dieci tonnellate”.
Recentemente Conou ha stretto un accordo con l’Agenzia delle dogane e dei monopoli in funzione anti-evasione: è lo stesso Piunti a evidenziarne i contenuti, spiegando che “i consorzi ambientali seguono il principio secondo cui chi vende un prodotto si deve preoccupare di ritirare il rifiuto e rigenerarlo: Conou dà un contributo per fare quest’attività, ma se c’è evasione ci sono di conseguenza sperequazione e maggiori spese per qualcun altro, con conseguenti danni per il consumatore. Noi abbiamo subito un’evasione di basso profilo, che ci ha infastidito molto, e fatto un lavoro di recupero da 3 milioni circa”.
L’intervento del presidente del Consorzio si chiude tracciando un punto di vista su alcuni fronti: sfide immediate, parità di genere e cambiamento climatico. “Attualmente stiamo lavorando su tanti fronti, ma non su quello delle partnership: digitalizzazione e regolamentazione sono le nostre priorità, è fondamentale dare un’idea di integrità e trasparenza. Sulla parità di genere puntiamo a ottenere la certificazione attuata per le imprese entro il 2024: il nostro Consorzio si sta avvicinando sempre di più ai requisiti richiesti. Sul cambiamento climatico sappiamo che è un tema importante nel mondo di oggi, così come l’economia circolare, ma è preoccupante vedere come si tenda a dimenticarsene troppo spesso: gestione cattiva dei rifiuti e siccità incidono sulla salute di tutti noi”.
– Foto Italpress –
(ITALPRESS).
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Cronaca
Renzi “Chi abbandona la ‘tenda riformista’ regala il Paese alla destra”
Pubblicato
1 ora fa-
21 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Ricevo email di persone con il mal di pancia per gli accordi che vengono fatti anche con la sinistra radicale e i Cinque Stelle. Voglio essere molto chiaro, cari amici. Se crediamo nel bipolarismo è evidente che ci si debba alleare con compagni di strada anche lontani dalle nostre idee. Dall’altra parte, del resto, ci sono Vannacci, leghisti e complottisti vari NoVax lollobrigidiani: sono le regole del bipolarismo. Capisco molto bene chi dice: eh ma rischiamo di annacquare il profilo riformista. Di non contare dentro il centrosinistra. Sì, è un rischio reale. Ma il modo per non farsi ‘annacquarè è solo uno: prendere i voti. Lo dico a chi su Twitter annuncia sfaceli, a chi sui social promette rivoluzioni, a chi nelle chat grida il proprio disgusto”. Così il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, nella sue enews. “Se volete incidere, in democrazia, un tweet in meno e un voto in più. Un post in meno e un candidato che prenda voti in più. Uno sfogo in meno e una telefonata all’amico incerto in più. Ve la dico ancora più chiara: gli equilibri della coalizione dipendono dai voti, non dalle chiacchiere”, aggiunge.
“Se i Cinque Stelle e la sinistra radicale prendono il 10% e noi prendiamo l’1%, il problema è nostro, non loro. Se invece riusciamo a fare un buon risultato (come faremo, ne sono certo, non solo in Calabria e Toscana), allora la tenda riformista diventa credibile. E decisiva per la vittoria alle politiche. In democrazia contano i voti. Noi siamo forti e credibili – spiega – perchè quando abbiamo portato il nostro contributo abbiamo fatto la differenza (pensate solo alla differenza nelle elezioni a Genova dopo le regionali in Liguria). Ma adesso ci sono da fare due cose: eleggere consiglieri regionali decisivi e portare le idee dalla Leopolda al Paese. Punto. Tutto il resto è noia. Chi vuole un centrosinistra riformista ci dia una mano. Adesso. Chi abbandona il campo per la presenza di Cinque Stelle e AVS regala il centrosinistra alla sinistra radicale e il Paese alla trimurti Meloni, Salvini, Lollobrigida. E’ chiaro adesso perchè insisto sul fatto che noi siamo decisivi? Se noi facciamo un bel risultato riequilibriamo la coalizione e vinciamo le elezioni. Se noi andiamo male la coalizione scivola a sinistra e perdiamo le elezioni. Tocca a noi. La differenza la fanno i voti, non i tweet”, conclude Renzi.
-Foto: Ipa Agency-
(ITALPRESS).
Cronaca
Assemblea di Mediobanca boccia l’ops su Banca Generali
Pubblicato
1 ora fa-
21 Agosto 2025di
Redazione
MILANO (ITALPRESS) – L’assemblea degli azionisti di Mediobanca ha respinto la proposta del Cda in merito all’autorizzazione per dare esecuzione all’offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalità delle azioni ordinarie di Banca Generali. I favorevoli sono stati pari al 35% del capitale sociale, rappresentato per il 25% da investitori istituzionali e per il 10% da investitori privati; contrari pari al 10% del capitale sociale, sostanzialmente il Gruppo Caltagirone; astenuti pari al 32% del capitale sociale, di cui il 20% Delfin, 5% Casse Previdenziali italiane (Enasarco, Enpam, Forense), 3% investitori istituzionali (Amundi, Anima, Tages), 2% Edizione Holding, 2% Unicredit.
Mediobanca, preso atto dell’esito dell’assemblea, dichiara decaduta l’offerta su Banca Generali.
Per l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, si tratta di “un’opportunità mancata per effetto del voto espresso, in particolare, da azionisti che, anche nell’attività di engagement, hanno manifestato un evidente conflitto di interesse, anteponendo quello relativo ad altre situazioni/asset italiani a quello di azionisti di Mediobanca. Risulta, infatti, evidente dal voto che coloro i quali non si sono trovati in questa posizione si sono espressi a favore (mercato in primis), in linea con le
raccomandazioni dei proxy advisors internazionali. Si tratta chiaramente di un’opportunità, per ora, mancata per lo sviluppo della nostra Banca e del sistema finanziario italiano. Continueremo ad essere concentrati sull’esecuzione del nostro piano ‘One Brand – One Culturè convinti della superiore generazione di valore rispetto all’alternativa rappresentata dall’offerta di Mps”, conclude Nagel.
(ITALPRESS).
-Foto: Ipa Agency-
Cronaca
Zelensky “La Cina non può essere garante della nostra sicurezza”
Pubblicato
1 ora fa-
21 Agosto 2025di
Redazione
KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – La scorsa notte “l’esercito russo ha stabilito uno dei suoi folli anti-record. Ha preso di mira infrastrutture civili, edifici residenziali e la nostra popolazione”. Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sui social, aggiungendo che “diversi missili sono stati lanciati contro un’azienda di proprietà americana in Transcarpazia. Si trattava di una normale attività civile, sostenuta da investimenti americani, che produceva articoli di uso quotidiano come macchine da caffè. Eppure, era anche un bersaglio per i russi. Questo è molto significativo”, afferma. E sottolinea che “i russi hanno condotto questo attacco come se nulla fosse cambiato, come se non ci fossero sforzi globali per fermare questa guerra. Tutto questo richiede una risposta. Non c’è ancora alcun segnale da parte di Mosca di impegnarsi davvero in negoziati sostanziali e porre fine a questa guerra. E’ necessaria pressione. Sanzioni severe, dazi elevati”.
Parlando con i giornalisti, Zelensky ha indicato Svizzera, Austria o Turchia come possibili sedi per potenziali colloqui di pace con il suo omologo russo Vladimir Putin. No a un possibile ruolo della Cina per garantire la sicurezza dell’Ucraina.
“In primo luogo – ha spiegato Zelensky – la Cina non ci ha aiutato a fermare questa guerra fin dall’inizio. In secondo luogo, la Cina ha aiutato la Russia aprendo il suo mercato dei droni… Non abbiamo bisogno di garanti che non aiutino l’Ucraina e che non l’abbiano aiutata nel momento in cui ne avevamo veramente bisogno”. E l’incontro con Putin, ha concluso Zelensky, sarà possibile “dopo che saranno state concordate garanzie di sicurezza”.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).


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