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Economia

Carlo Messina Formica dell’Anno 2023

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ROMA (ITALPRESS) – Carlo Messina è la Formica dell’anno 2023. La rivista Formiche, fondata da Paolo Messa e diretta da Flavia Giacobbe, l’ha scelto per il suo impegno per il sociale. Il ritratto firmato dalla direttrice di Formiche.net, Valeria Covato, parte dalla lunga carriera nel settore bancario per arrivare alla proclamazione nel 2023 come miglior ceo bancario d’Europa dalla classifica Institutional investor, e al primo posto della Top manager reputation.
“Il suo mandato in Intesa Sanpaolo è stato caratterizzato da grande lungimiranza strategica e impegno costante per una crescita sostenibile – si legge tra le motivazioni della rivista -. Riconoscendo la crescente importanza delle questioni ambientali, sociali e di governance (Esg), Messina ha sostenuto il concetto di banca responsabile, dando priorità agli investimenti nelle energie rinnovabili, promuovendo l’inclusione finanziaria e combattendo il cambiamento climatico”. Ma non solo.
“L’impegno di Cà de Sass parte dall’attenzione ai suoi centomila dipendenti che da gennaio 2023 per primi si sono visti estendere lo smart working fino a 120 giorni l’anno e introdurre la settimana corta di quattro giorni a parità di retribuzione”, scrive Covato.
In più: “Convinto che ciò che viene realizzato in un’azienda di successo deve essere portato a vantaggio della collettività, Messina durante l’incontro dal titolo ‘Nessuno escluso. Crescere insieme in un Paese più equò, ha annunciato che entro il 2027 saranno destinati 1,5 miliardi di euro per la riduzione delle disuguaglianze. 300 milioni l’anno che giustificano la scelta, consentita dal governo, di non pagare la tassa sugli extra-profitti (828 milioni di euro), mettendo a riserva una somma pari a 2,5 volte il suo importo”.
“Di pari passo con la crescita degli indicatori economici, Messina ha espresso l’obiettivo di diventare la banca d’impatto numero uno al mondo. Come? Puntando su tre capisaldi: leadership sostenibile, trasformazione tecnologica e investimenti su fintech e IA”, conclude la direttrice dalle colonne di Formiche.
Negli anni precedenti il riconoscimento era stato attribuito a figure quali Enrico Bondi, Pietro Parolin, Mario Draghi, Liliana Segre, Angela Merkel ed Elisabetta Belloni.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

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Economia

Stellantis, Filosa “L’Italia è al centro del progetto strategico”

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ROMA (ITALPRESS) – L’impegno di Stellantis con l’Italia non è in discussione, per noi di Stellantis l’Italia è al centro del progetto strategico che abbiamo del nostro futuro e lo stiamo dimostrando con fatti concreti. Dopodomani lanceremo la Jeep Compass a Melfi in Basilicata, fra un mese lanceremo la Fiat 500 ibrida a Mirafiori a Torino”. Così il Ceo di Stellantis, Antonio Filosa, ospite a “Cinque minuti” su Rai1. “È anche vero che abbiamo annunciato un investimento di 13 miliardi di dollari in quattro anni negli Stati Uniti, un mercato che esprime 16 milioni di vetture vendute all’anno. Il nostro impegno con l’Italia – ha aggiunto – è investire il primo anno 2 miliardi di euro, acquistare nel primo anno del Piano Italia 6 miliardi di euro in componenti e servizi dai nostri fornitori per un mercato che esprime da 1,5 a 2 milioni di vetture vendute l’anno. Come si vede dai numeri, sono due piani straordinari e ugualmente competitivi”.

“C’è una differenza tra l’Europa e gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti con la nuova amministrazione hanno trasformato le regole con un pragmatismo unico e rapidissimo, e quindi hanno restituito agli americani la scelta di comprare la vettura che vogliono. In Europa le regole sono ancora restrittive e devono essere in modo urgente modificate. Abbiamo bisogno che queste regole riflettano la realtà del mercato e restituiscano ai clienti europei la libertà di scegliere la macchina che vogliono, come negli Stati Uniti – ha detto Filosa – Noi stiamo chiedendo quattro cose. La prima è aprire al concetto di neutralità tecnologica, che vuol dire esattamente questo. La seconda è aprire al concetto di rinnovamento del parco circolante, in Europa oggi ci sono 256 milioni di vetture, 150 milioni hanno più di 12 anni e quindi inquinano di più di quelle moderne. Terza cosa, vogliamo un focus specifico sulle vetture piccole per le quali l’Italia è leader mondiale. Quarta cosa, abbiamo bisogno che i target sui veicoli commerciali siano modificati con urgenza, perché sono irraggiungibili”, ha aggiunto.

“La competitività nel nostro settore è fatta da una somma di fattori interni ed esterni, e su alcuni fattori interni l’Italia è assolutamente imbattibile. Il design italiano, a Torino abbiamo molti designer e uno dei centri di design automobilistico più grande del mondo che progetta per l’Italia e per il mondo, abbiamo 3.500 giovani ingegneri a Torino che progettano per l’Italia e per il mondo. Esistono fattori esterni che non dipendono da noi, come il costo dell’energia. In Spagna nel 2024 un megawattora ci costa dai 70 agli 80 euro, in Italia nello stesso anno la stessa quantità di energia ci costa più del doppio, 182 euro. Stiamo parlando con il Governo italiano, sono ricettivi, stiamo intrattenendo con loro un dialogo costruttivo e speriamo di arrivare a conclusioni favorevoli”, ha proseguito Filosa.

“I costruttori cinesi, per quanto agguerriti nella loro concorrenza, non sono il vero problema. Il problema sono regolamentazioni che partono da Bruxelles che non sono realistiche e stanno indebolendo quello che di meglio abbiamo, ovvero l’industria automobilistica europea e italiana. Se cambiano queste regolamentazioni, noi abbiamo di tutto per tornare a quello che eravamo prima: design, innovazione, tecnologia e progettualità”, ha concluso Filosa.

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-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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Economia

Meloni “Dalle banche 5 miliardi su 44 di profitti. Chieste risorse a chi ha avuto grandi benefici”

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ROMA (ITALPRESS) – “Non vogliamo tassare la ricchezza prodotta dalle aziende, perchè daremmo un segnale sbagliato. Vogliamo un contributo sulla rendita accumulata per condizioni di mercato che la politica del governo ha fortemente contribuito a creare”. Così la premier Giorgia Meloni a Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, nel nuovo libro di Bruno Vespa “Finimondo”, in uscita giovedì 30 ottobre per Mondadori-Rai Libri. “Ho spiegato – continua Meloni – che per mantenere i conti in ordine, occorrono delle risorse e le abbiamo chieste a chi, grazie a questa politica, ha avuto dei grandi benefici”.

“Se cresce lo spread, se sale il rating dell’Italia, se le banche hanno potuto approfittare dei 200 miliardi messi a disposizione dal governo Conte per rinegoziare con la garanzia dello Stato prestiti che avevano già erogato, o dei crediti del superbonus, sempre grazie a Giuseppe Conte, è giusto che quelle stesse banche ci diano una mano a continuare in una politica così profittevole. Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione circa cinque per aiutare le fasce più deboli della società, credo che possiamo essere soddisfatti noi e che in fin dei conti possano esserlo anche loro”, aggiunge Meloni.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Economia

Mastrapasqua “Collegare le pensioni al numero dei figli. La crisi demografica impone scelte forti”

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ROMA (ITALPRESS) – L’idea di collegare la pensione al numero di figli che si fanno “è tutt’altro che un azzardo”. Lo dice in un’intervista all’Italpress l’ex presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua. “La crisi demografica impone scelte forti – afferma -. Peraltro l’idea di collegare una migliore prestazione previdenziale in funzione del numero dei figli era contenuta anche nella legge Dini del 1995. Ma era rimasta tra le pieghe della riforma previdenziale e soprattutto all’epoca non c’era la crisi demografica con cui oggi dobbiamo confrontarci. L’Istat pochi giorni fa ci ha ricordato che nel 2024 le nascite sono state 369.944, in calo del 2,6% sull’anno precedente e del 42,2% rispetto al 1995, quando venne predisposta la riforma Dini di cui abbiamo parlato“. La crisi demografica mette in crisi tutto il sistema del welfare? “Certo, a cominciare dalle pensioni. Il sistema previdenziale a ripartizione, che vige in Italia, è un’ottima forma di patto generazionale, a condizione che ci siano nuove generazioni – evidenzia -. Con il sistema a ripartizione la mia pensione sarà pagata dai contributi di mio figlio, così come io ho pagato quella di mio padre. E senza nuovi nati non ci saranno nuovi lavoratori, meno lavoratori vuol dire un Pil più basso, meno contributi previdenziali e pensioni più magre. Bisogna invertire questo trend, in maniera radicale”.

Non bastano i bonus per favorire le famiglie che fanno più figli? “I bonus sono necessari, ma non sufficienti – replica Mastrapasqua -. Serve uno shock. E quindi bisogna immaginare una convenienza forte, una scommessa sul futuro proprio, della propria famiglia, del proprio Paese. Ma soprattutto una occasione per migliorare la propria condizione”. Mastrapasqua propone un aumento di 800-1000 euro al mese per la pensione di chi fa più di due figli. “Questo serve. Si tratta di avere il coraggio di progettare una proposta “disruptive” che coniughi esplicitamente l’”investimento” di fare figli con un premio a lunga scadenza: nell’orizzonte di un risparmio finanziario potremmo paragonare a un Btp trentennale, non incassabile fino a scadenza. Comunque – spiega – si deve poter contare su una grande convenienza; non un semplice ritocco al coefficiente di trasformazione come prevede la Dini del ’95, quando la crisi demografica era solo all’orizzonte. Ci vuole un intervento radicale, che assicuri un incremento di almeno il 50% della prestazione previdenziale raggiunta a scadenza, di vecchiaia o anzianità per i genitori che mettono al mondo almeno due figli. Un patto generazionale con una obbligazione dello Stato”.

Solo per le madri? “La Dini prevedeva il beneficio, assai modesto, solo per le madri. Credo che oggi sia il tempo di ragionare su entrambi i genitori, che devono poter contare su un grande incremento della futura prestazione previdenziale”, conclude Mastrapasqua.

– foto IPA Agency –

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(ITALPRESS).

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