Cronaca
MARIO MANTOVANI (FDI) A VOGHERA, FOLLA AL RITROVO PER WELFARE, BUONA POLITICA E IMPEGNO PER IL FUTURO A VENT’ANNI DALLA SUA LEGGE SULL’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO
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1 anno fa-
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Redazione
di Emanuele Bottiroli
Vent’anni dalla legge che nel 2004 ha istituito l’amministratore di sostegno in Italia, anticipando l’Onu e gran parte d’Europa, raccontati nel libro di Mario Mantovani (Fdi) con prefazione dell’ex Presidente del Senato, Marcello Pera. Il saggio “Vent’anni di civiltà” (Santelli Editore) è stato presentato venerdì sera al Ritrovo di Voghera, nell’ambito di un incontro-dibattito ricco di riflessioni, spunti d’attualità e temi da affrontare a breve e medio termine: i tempi dei tribunali e dei magistrati, pochi e oberati; gli invisibili da includere in percorsi di aiuto e cura adeguati, aggiornando e superando le burocrazie; la formazione da erogare per trovare sempre più amministratori di sostegno che servono a una società che invecchia e in cui crescono solitudine e disagio.
La serata di riflessione si è aperta con il saluto di Vincenzo Giugliano, segretario cittadino e capogruppo consiliare di Fratelli d’Italia, e di Federico Taverna, assessore comunale ai Servizi Sociali, che hanno ricordato l’impegno di Voghera sulla questione sociale, della disabilità e dell’inclusione: una città capofila del piano di zona, una città che investe la più grossa fetta del bilancio sui servizi sociali, una città forte di una sussidiarietà tangibile fra ente locale e rete del volontariato: un modello di studio in Oltrepò Pavese.

Il microfono è passato quindi all’assessore regionale alla Famiglia, alla Disabilità e alle Pari Opportunità Elena Lucchini che traendo spunto dal libro di Mantovani ha ricordato quanto occorra trasformare sempre il disagio e la disabilità in opportunità d’inclusione, com’è concentrata a fare la giunta regionale del presidente Attilio Fontana con bandi e iniziative volte al sostegno dei soggetti più fragili: progettualità che si traducono in investimenti e strategie. Lucchini ha ricordato in particolare che Regione Lombardia è stata la prima regione italiana a dare avvio ai Centri per la Vita Indipendente (politiche di welfare sociale regionale per il riconoscimento del diritto alla vita indipendente ed inclusione sociale di tutte le persone con disabilità). “L’obiettivo – ha spiegato Lucchini – non è necessariamente una vita per conto proprio, ma l’autodeterminazione delle persone con disabilità, con ricadute virtuose anche nell’ambito familiare delle persone interessate”.

La parola è quindi passata a Mario Mantovani, figura di riferimento della politica lombarda e nazionale. Originario di Arconate, in provincia di Milano, è stato attratto sin da giovanissimo da cultura, politica e impegno sociale. Dopo la laurea in Lingue ha creato due licei a Milano e poi il ‘Liceo Europeo’ ad Arconate. Eletto per due volte al Parlamento Europeo, poi senatore e sottosegretario di Stato, è il politico più votato in Lombardia, regione di cui è stato vicepresidente e assessore alla Salute. Sul fronte dell’impegno sociale è stato fondatore di strutture d’eccellenza per anziani e giovani disabili.
Mantovani ha fatto sintesi sui temi del libro, esprimendo il senso del suo impegno: politica al servizio del bene comune. E’ secondo questo principio e ai suoi valori che nel 2003 ha preso da un cassetto impolverato un iter di legge bloccato per trasformarlo in un’avanguardia nazionale. Fino a prima di allora esisteva solo l’interdizione: un provvedimento quasi sempre non revocabile che faceva perdere dignità a chi smarriva la strada, anche solo temporaneamente. Nel 2003 Mantovani, europarlamentare, fu relatore in Europa nell’ambito dell’Anno Europeo della Disabilità e attraverso la sinergia con l’allora Presidente del Senato, Marcello Pera, portò all’approvazione dei due rami del Parlamento a tempo di record (meno di un anno) la legge sull’amministrazione di sostegno che venne promulgata nel 2004 e due anni dopo, nel 2006, recepita e fatta propria dall’Onu. La buona politica italiana, unitamente alla passione e al metodo, portarono l’Italia a insegnare qualcosa al resto all’Unione Europea e a tante altre nazioni del mondo. A distanza di vent’anni il libro di Mantovani, curato in collaborazione con Franco Caminiti , propone un’analisi della legge, dal suo iter legislativo alla sua applicazione, per confermarne con orgoglio i punti di forza, ma anche per stimolare interventi migliorativi.

Dal tavolo dei relatori del Ritrovo di Voghera, don Pietro Sacchi, sacerdote orionino, amministratore di comunità impegnato in prima linea anche con l’associazione Terre di Mezzo per portare aiuto e sostegno agli ultimi, ha sottolineato quanto occorra fare in modo che le leggi marcino spedite a garanzia di “ultimi” che rischiano di diventare “invisibili”. Sacchi ha lanciato l’esortazione di pensare a chi non riesce ad essere visto da un sistema da potenziare e ripensare, in particolare in relazione alla burocrazia da rivedere e ai documenti che non devono essere la barriera invalicabile per chi ha bisogno. La persona al centro, insomma, al di là della provenienza, della residenza e delle carte bollate.

A raccontare la sua esperienza in prima linea è stata anche Marianna Caprioli, assistente sociale, che ha voluto portare alla platea una fotografia della delicata situazione che vivono molte famiglie e molte persone sole sul territorio insieme a tanti anziani, compresi quelli ricoverati in Rsa, che hanno bisogno di amministratori di sostegno (attualmente in Italia ne sono attivi 350mila Ndr) e che ne avranno bisogno di sempre di più nel prossimo futuro a causa dell’invecchiamento della popolazione e di questioni sociali di fragilità da affrontare con visione e metodo.
A pensare al presente e al futuro ha esortato anche Maurizio Niutta, Direttore Generale di ASP Pavia, che ha ricordato quanto occorra rimettere la persona, i suoi diritti e i suoi bisogni al centro di un sano e pragmatico agire politico, nel solco di un impegno, quello di Mario Mantovani, che ha tracciato un percorso nel quale è necessario continuare a concentrare la massima attenzione nel dialogo tra pubblico e privato per migliorare e aiutare ad evolvere una legge di qualità ma che come tutti i dispositivi sulla carta ha bisogno di trovare piena aderenza all’attualità.
Davide Cagnoni, avvocato del foro di Pavia, ha invitato a riflettere sul senso rivoluzionario e virtuoso della legge sugli amministratori di sostegno, a vent’anni dalla sua introduzione. Cagnoni ha ricordato quanto l’opera di Mantovani abbia stravolto l’approccio a certe delicate questioni, superando l’istituto dell’interdizione per arrivare invece a una norma che prevede un approccio “dinamico”, “sartoriale” ed altamente “personalizzato” nell’interesse di quei soggetti che perdono temporaneamente le loro facoltà ma che oggi sono nella possibilità di acquisirle nuovamente, superate crisi e problematiche diverse. Un’evoluzione del diritto, insomma, notevolmente percepibile rispetto al passato e che oggi necessita di ottimizzazioni e armonizzazioni ma che era e resterà una pietra miliare.
Dalla folta e autorevole platea è arrivata l’amara constatazione dell’avvocatessa Cristina Pinetti , che ha spiegato quanto occorra un impegno concreto a rinfoltire le fila degli organici dei tribunali poiché spesso gli amministratori di sostegno che si devono rivolgere alla magistratura s’infilano nel dedalo di tempi d’attesa troppo lunghi per garantire un’efficace azione a tutela dei soggetti amministrati. Un “effetto imbuto” da eliminare nell’interesse di un’efficace applicazione di quanto prevede la legge.
Mario Mantovani ha spiegato di aver raccolto la medesima istanza anche altrove, in Lombardia e nel resto d’Italia, promettendo il suo impegno al fine di ottimizzare anche questo aspetto nell’interesse di una piena fruizione di quanto previsto dal diritto. In conclusione della serata Mantovani, rispondendo a una domanda relativa ai suoi progetti per il futuro, ha annunciato la propria candidatura alle elezioni europee con Fratelli d’Italia: “C’è molto da fare – ha detto – e sollecitato da molti amici e cittadini ho deciso di mettere nuovamente in campo la mia esperienza per l’Italia”.
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Cronaca
Ue, Urso incontra Virkkunen. Intesa sui dossier tecnologici
Pubblicato
2 ore fa-
17 Luglio 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Le prospettive dell’AI Hub per lo Sviluppo Sostenibile, recentemente inaugurato a Roma, il rafforzamento dell’autonomia strategica del continente in materia di tecnologie quantistiche e semiconduttori e le politiche Ue per la filiera dei cavi sottomarini: questi i temi al centro dell’incontro che si è tenuto a Palazzo Piacentini tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e la vicepresidente esecutiva della Commissione Europea per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen.
“L’intelligenza artificiale e le tecnologie abilitanti rappresentano un pilastro strategico per la competitività industriale dell’Italia e dell’Europa. E’ fondamentale rafforzare le catene del valore europee, facendo leva sulle competenze industriali e sull’attrazione degli investimenti esteri, puntando sulle tecnologie abilitanti come motori di sviluppo e progresso economico”, ha dichiarato il ministro Urso.
“L’incontro di questa mattina ha confermato con forza la determinazione italiana nel guardare al futuro e investire nelle tecnologie strategiche: dai semiconduttori al quantum, passando per i cavi sottomarini che rafforzerà la connettività in tutta Europa, fino all’interesse concreto per le Giga Factories. Un impegno importante non solo per il settore produttivo, ma per l’intero ecosistema europeo. Le basi per una collaborazione duratura”, ha dichiarato la vicepresidente Virkkunen.
Riguardo all’impatto dell’intelligenza artificiale, il ministro e la vicepresidente si sono soffermati, in particolare, sul ruolo e sulle prospettive di crescita dell’AI Hub for Sustainable Development, sottolineando l’importanza della collaborazione tra Italia e Ue nella realizzazione di questo progetto. L’Hub, inaugurato il 20 giugno a Roma con la partecipazione della Commissione, è stato promosso nell’ambito della Presidenza italiana del G7 dal Mimit e dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) e coinvolge imprese del G7 e dei paesi africani inclusi nel Piano Mattei.
Il ministro ha poi posto l’accento “sulla leadership italiana nel settore del calcolo a elevate prestazioni e delle tecnologie quantistiche, fondamentali per l’evoluzione dell’intelligenza artificiale e la gestione sicura dei dati. L’Italia ospita infatti oggi tre tra i più potenti supercalcolatori al mondo – ha ricordato Urso -: il super computer Leonardo situato al Cineca di Bologna, il Davinci-1 di Genova e il super computer HPC6 di Eni a Pavia. A questi si aggiunge la piattaforma ‘IT4LIA’, una delle AI Factories selezionate dalla Commissione europea per accelerare lo sviluppo di modelli di IA, che sarà operativa entro il 2026 al Tecnopolo di Bologna”.
Il ministro ha inoltre ricordato “il ruolo fondamentale della fondazione AI4Industry di Torino, sorta per supportare il trasferimento tecnologico e l’adozione dell’IA da parte delle imprese, soprattutto le PMI”. A tal proposito, Urso ha ribadito come l’Italia sia pronta “a valorizzare questo ecosistema e ospitare una delle gigafactory che la Commissione intende realizzare per il potenziamento della capacità infrastrutturale e di calcolo europea nell’ambito del programma AI Continent Action Plan”.
Al centro del confronto anche la Semicon Coalition, alleanza di 24 stati membri che mira a rafforzare il ruolo dell’Europa nel settore dei semiconduttori, in vista della dichiarazione che verrà firmata a settembre tra i membri recante una serie di raccomandazioni per la Commissione volte alla revisione del Chips Act.
Urso e Virkkunen si sono confrontati poi sulla strategicità delle tecnologie quantistiche per la competitività industriale e la sovranità tecnologica dell’UE. A riguardo il ministro ha riportato la piena disponibilità dell’Italia a contribuire alle politiche europee, ricordando la recente approvazione della Strategia italiana per le tecnologie quantistiche, elaborata con le altre amministrazioni competenti a valle di un percorso di consultazione delle imprese.
Infine, ampio spazio è stato dedicato alla filiera delle infrastrutture sottomarine. L’Italia, ha evidenziato il ministro, in quanto nazione centrale nel Mediterraneo, “si trova in una posizione geostrategica che può giocare un ruolo chiave per le strategie europee per la filiera cavi sottomarini”.
– Foto ufficio stampa Mimit –
(ITALPRESS).
Cronaca
UniBg, uno studio dimostra che l’effetto placebo migliora le capacità di lettura nei bambini dislessici
Pubblicato
4 ore fa-
17 Luglio 2025di
Redazione
BERGAMO (ITALPRESS) – Pubblicato su “Psychological Research” lo studio dei ricercatori coordinati dalle Università di Padova e Bergamo in cui l‘effetto placebo – l’aspettativa positiva – ha migliorato la lettura nei bambini con dislessia evolutiva in maniera superiore rispetto ai tradizionali programmi di riabilitazione. I risultati, replicati anche in studenti universitari, dicono che la tradizionale riabilitazione della dislessia non “pesa” quasi mai l’effetto placebo.
La dislessia evolutiva è il disturbo specifico dell’apprendimento più frequente tra i bambini in età scolare (5-10%); compromette l’acquisizione della lettura e della scrittura e porta a gravi svantaggi nel rendimento scolastico e professionale, nonostante un’istruzione adeguata e un’intelligenza nella norma. L’effetto placebo consiste nella risposta automatica a stimoli positivi condizionati in cui segnali verbali (la voce di un amico), visivi (il volto sorridente) e sociali (il camice del dottore) producono reali cambiamenti nei comportamenti e negli esiti dei trattamenti. Esso è riconosciuto come una potente determinante della salute in numerose patologie. L’effetto placebo, infatti, si riferisce agli effetti benefici indotti dal contesto ambientale ed emotivo in cui il trattamento viene somministrato, e non dal trattamento in sé. Studi neurofisiologici hanno dimostrato che i trattamenti con placebo aumentano il rilascio di oppioidi e dopamina, riducendo l’attivazione nelle regioni cerebrali correlate alle emozioni negative.
Gli attuali programmi di riabilitazione per la dislessia – che tentano di automatizzare l’apprendimento dell’associazione tra lettera scritta e suono linguistico – controllano raramente l’effetto placebo. Questo lascia aperta la possibilità che le aspettative positive possano spiegarne l’efficacia. Lo studio dal titolo “Flickering lenses enhance reading performance through placebo effect” pubblicato su “Psychological Research” dal team di ricercatori coordinati dalle Università di Padova e Bergamo ha studiato i possibili effetti di costosi occhiali “lampeggianti”, recentemente sul mercato e che regolano la frequenza del passaggio della luce, utilizzati per aiutare le persone con dislessia. L’uso di questi occhiali sembra indurre straordinari miglioramenti nelle capacità di lettura, senza però evidenze scientifiche a supporto. Due gli scopi della ricerca: indagare la presenza dell’effetto placebo indotto dall’uso di questi occhiali a diverse età, stimare il reale effetto di questi occhiali “lampeggianti” sulle capacità di lettura. È stato utilizzato un disegno sperimentale in doppio cieco – né i partecipanti né i ricercatori che hanno condotto lo studio sapevano chi stava ricevendo il trattamento sperimentale e il placebo o un trattamento standard – su due gruppi: 49 bambini con dislessia e 48 studenti universitari con fragilità di lettura.
“Abbiamo – spiega Sandro Franceschini, primo autore della ricerca del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova – misurato le abilità di lettura in tre diverse condizioni sperimentali: occhiali spenti, occhiali spenti + aspettativa positiva, occhiali accesi. Le abilità di lettura nella condizione occhiali spenti + aspettativa rispetto alla condizione occhiali spenti ci hanno permesso di scoprire per la prima volta un forte effetto placebo sia sugli errori commessi nella lettura di parole conosciute, sia sulla velocità nel decifrare parole nuove. La grandezza di questo effetto immediato è maggiore rispetto a quella riportata in lunghi trattamenti tradizionali di riabilitazione della dislessia”. “Questo effetto è clinicamente sorprendente – aggiunge Giovanna Puccio, del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova -. I bambini con dislessia della scuola primaria, pur avendo gli occhiali spenti, hanno commesso un minor numero di errori. La sola aspettativa che gli occhiali fossero efficienti ha permesso loro di fare la stessa quantità di errori che si osserva solitamente in un ragazzo con dislessia frequentante la scuola media“. “Questo risultato è stato replicato in una popolazione di studenti universitari: l’effetto placebo ha ridotto gli errori di lettura degli studenti con difficoltà di lettura, portandoli allo stesso livello di coloro che leggono bene. Ciò – sottolinea Sara Bertoni del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università di Bergamo e responsabile della ricerca – suggerisce che i miglioramenti indotti dai diversi trattamenti per la dislessia evolutiva potrebbero essere spiegati dall’aspettativa che si crea nei partecipanti ai trattamenti. Infatti, sono davvero rari gli studi sulla riabilitazione della dislessia in cui il possibile effetto placebo è adeguatamente controllato”. “Dal confronto tra le condizioni in cui gli occhiali erano funzionanti o spenti abbiamo potuto scoprire il reale effetto degli occhiali “lampeggianti”: vi è un leggero aumento degli errori nella lettura di parole associato ad una lieve accelerazione nella decodifica di parole nuove. Questi risultati – conclude Sandro Franceschini – non escludono quindi che possano esistere effetti a lungo termine degli occhiali che induce da un lato il sistema visivo a decodificare parole nuove, dall’altro, però, ostacola parzialmente il riconoscimento di parole conosciute”.
– foto ufficio stampa UniBg –
(ITALPRESS).


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