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Economia

Simest, nel 2023 attivate risorse per oltre 9,5 miliardi

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ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio di Amministrazione di SIMEST, la società per l’internazionalizzazione delle imprese italiane del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti (CDP), riunitosi sotto la presidenza di Pasquale Salzano, ha approvato il progetto di bilancio 2023, illustrato dall’Amministratrice Delegata Regina Corradini D’Arienzo.
“Nel corso dell’anno – si legge in una nota -, SIMEST ha generato un forte impatto sull’internazionalizzazione delle imprese italiane, registrando una significativa crescita delle risorse impegnate nell’ambito di tutte le linee di operatività a favore del rafforzamento del Made in Italy all’estero. Il nuovo modello di business delineato dal Piano strategico 23 – 25 “Impatto d’Impresa. Sì, un patto per la crescita” si è dimostrato particolarmente efficace, con il superamento dei target previsti per l’anno 2023″.
Forte crescita dei risultati nel 2023: nel corso dell’anno sono state impegnate risorse complessive per 8 miliardi di euro con un incremento del 358% rispetto al 2022. Le risorse attivate hanno superato i 9,5 miliardi di euro in crescita di oltre 5X vs 2022.
Supporto all’Export in convenzione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) attraverso il Fondo 295/73: registrata una crescita di oltre 10X attestandosi a 6,2 miliardi di euro abilitando filiere italiane per decine di migliaia di PMI. Finanza agevolata in convenzione con il MAECI attraverso il Fondo 394/81: approvati finanziamenti per 1,45 miliardi (+34% rispetto all’anno 2022) in supporto di circa 3.000 imprese. Investimenti partecipativi: realizzate operazioni per 310 milioni di euro (+133%) di cui 94 milioni a valere su risorse proprie, 74 milioni a valere su risorse del Fondo di Venture Capital – gestito in convenzione con il MAECI – e 142 milioni relativi a contributi in conto interessi.
L’utile netto, pari a 3,5 milioni, è in aumento di oltre 100% grazie all’incremento qualitativo degli investimenti e alla valorizzazione di numerose iniziative strategiche nella gestione dei Fondi Pubblici.
I risultati positivi conseguiti nel 2023 determinano una crescita del 12% dei volumi gestiti in portafoglio che si attestano a circa 29 miliardi, con oltre 15.000 clienti attivi di cui oltre il 93% PMI.
Nel 2023 inoltre è stato stimato, in collaborazione con CDP, l’impatto generato sul tessuto economico e sociale italiano dalle risorse impegnate SIMEST: PIL generato pari allo 0,5% di quello italiano, con circa 140.000 occupati creati e/o mantenuti.
“I risultati del 2023 testimoniano l’impegno profondo di SIMEST nel supportare le imprese italiane, con un focus particolare sulle PMI, guidandole verso la crescita sui mercati internazionali in un contesto geopolitico in continua evoluzione. Grazie alla gestione efficace dei fondi in convenzione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, abbiamo attivato risorse particolarmente rilevanti, idonee ad accompagnare e rafforzare le aziende italiane nel loro percorso di internazionalizzazione – afferma il presidente di SIMEST, Pasquale Salzano -. Questi sforzi hanno catalizzato il successo di molteplici iniziative imprenditoriali italiane all’estero, evidenziando il nostro ruolo cruciale nel sostenere l’accesso ai mercati globali attraverso una gamma completa di servizi – aggiunge -: dal supporto all’export, ai finanziamenti agevolati, fino all’ingresso nel capitale. I brillanti risultati che presentiamo oggi sono frutto del prezioso impegno e della dedizione quotidiana di tutti gli uomini e le donne di SIMEST che con il loro lavoro permettono alla Società di confermarsi come attore primario nel panorama istituzionale di supporto all’internazionalizzazione, determinato a rafforzare ulteriormente il suo contributo alla crescita dell’economia nazionale e alla promozione dell’eccellenza italiana nel mondo”.
“I risultati del 2023 confermano la valenza strategica del nostro “patto” siglato, con un focus sulle PMI per la crescita sui mercati esteri, con una forte attenzione dedicata alle filiere produttive e ai nuovi strumenti a supporto della crescita sostenibile e di impatto – spiega l’amministratrice delegata di SIMEST, Regina Corradini D’Arienzo -. L’implementazione del Piano strategico, in sinergia con CDP, ci ha permesso di ridisegnare i nostri prodotti per favorire l’innovazione, la digitalizzazione e la crescita sostenibile con un significativo impatto sul tessuto imprenditoriale italiano grazie a una crescita rilevante delle risorse impiegate – aggiunge -. Con l’apertura delle prime sedi SIMEST all’estero, abbiamo ridotto le distanze per le nostre imprese, affiancandole nelle scelte d’investimento nei mercati strategici del Made in Italy. Risultati eccellenti raggiunti grazie al contributo di tutte le nostre persone che si sono riconosciuti in una rinnovata cultura aziendale basata su una leadership più inclusiva, «unicità» delle diversità e valorizzazione delle competenze. Grazie al continuo dialogo e ascolto degli imprenditori, volto a capirne l’evoluzione delle strategie e dei bisogni, rafforzeremo ulteriormente la nostra azione per favorire una crescita internazionale in sinergia con il sistema Italia e con l’indirizzo del MAECI, al fine di sviluppare una cooperazione che rafforzi la competitività e l’eccellenza del Made in Italy nel mondo”.

– Foto ufficio stampa Simest –

(ITALPRESS).

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Economia

OPS su Banco Bpm, UniCredit “Prescrizioni impossibili da attuare”

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MILANO (ITALPRESS) – “UniCredit ha ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il decreto relativo al procedimento Golden Power, che prevede una serie di prescrizioni relative alla prosecuzione dell’Offerta. In sintesi, si tratta di vincoli sulle modalità di gestione delle future attività creditizie e della liquidità dell’entità combinata, sul diritto di cedere partecipazioni e di gestire in modo appropriato gli asset in gestione di Anima e sulle attività di UniCredit in Russia”. Lo comunica Unicredit in riferimento all’offerta pubblica di scambio (‘Offerta’) promossa ai sensi degli articoli 102 e seguenti del TUF sulla totalità delle azioni ordinarie di Banco BPM S.p.A. (“BPM”).

“UniCredit ha la chiara intenzione di mantenere o incrementare l’esposizione dell’entità combinata alle PMI e di supportarle ulteriormente con le proprie fabbriche prodotto di eccellenza. Inoltre, UniCredit continuerà a gestire gli asset in gestione dei suoi clienti nel loro migliore interesse e si impegna a continuare a ridurre la propria presenza in Russia, già diminuita del 90% circa negli ultimi tre anni, in linea con la decisione della BCE”.

“L’uso dei poteri speciali in un’operazione domestica tra due banche italiane non è comune e non è chiaro perché sia stato invocato in relazione a questa specifica operazione, ma non per le altre operazioni simili attualmente in corso sul mercato italiano. Inoltre, le prescrizioni si prestano a diverse interpretazioni e appaiono non completamente allineate con la legislazione italiana e comunitaria, oltre che con le decisioni delle autorità regolamentari. Le prescrizioni imposte a UniCredit, potrebbero danneggiare la sua piena libertà e capacità di adottare decisioni conformi ai principi di sana e prudente gestione in futuro, e persino portare a risultati non voluti (ad esempio l’imposizione di sanzioni a UniCredit a causa della presunta mancata osservanza di una qualsiasi delle prescrizioni). Al di là del diritto previsto in generale di chiedere all’autorità di riconsiderare la decisione emessa, il decreto contempla espressamente la possibilità per UniCredit di riferire immediatamente all’autorità se non le fosse possibile attuare – in tutto o in parte – le prescrizioni. UniCredit ha quindi prontamente risposto all’autorità esprimendo il proprio punto di vista sul decreto e resta in attesa di un riscontro. Fino ad allora, UniCredit non è in grado di prendere alcuna decisione definitiva sulla strada da seguire in merito all’Offerta” conclude la nota.

– foto IPA Agency –

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(ITALPRESS).

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Economia

La domanda di prestiti torna a salire nel primo trimestre 2025

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BOLOGNA (ITALPRESS) – Dall’aggiornamento al I trimestre 2025 del Barometro CRIF sulla domanda di prestiti delle famiglie italiane (Fonte EURISC – il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF) si registra una ritrovata fiducia con un +3%, dopo un 2024 con il freno a mano tirato. Anche l’importo medio richiesto è in crescita, infatti nell’aggregato di prestiti personali e finalizzati, il valore si attesta a 10.161 euro (+8,3% rispetto allo stesso periodo del 2024). Si tratta del valore più alto degli ultimi 10 anni (nel 2015 il valore medio richiesto era di 7.724 euro), determinato in larga parte dall’inflazione.

“I dati relativi al primo trimestre dell’anno confermano una tendenza incoraggiante per la ripresa del credito alle famiglie, grazie alle condizioni favorevoli della politica monetaria della BCE. In particolare, osserviamo una forte prevalenza verso la domanda di prestiti personali, a dimostrazione di una rinnovata fiducia dei consumatori nel progettare spese future. Allo stesso tempo però, a questa dinamica si associa una rigorosa valutazione della capacità di rimborso e del credito sostenibile, nella maggior parte dei casi, infatti, gli importi richiesti sono inferiori ai 5.000 euro. Infine, la modalità di pagamento si fa sempre più digitale e si sposta verso la formula ‘Buy now, pay later’ che permette di diluire ulteriormente anche i piccoli acquisti quotidiani (il 61% dei prestiti è tra 0 e 150 euro) rispetto ai vecchi modelli di finanziamento, i cosiddetti small ticket”, commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF.

Nel primo trimestre di osservazione le richieste di finanziamenti finalizzati hanno fatto registrare una frenata dell’8,6% rispetto al corrispondente periodo del 2024, viceversa i prestiti personali volano a un +15,9%. Per quanto riguarda l’importo medio per entrambe le forme tecniche i segnali sono positivi ma con diverse incidenze: per i prestiti finalizzati abbiamo un +9,6% (7.518 euro), mentre i prestiti personali hanno registrato un incremento più contenuto (+2,4%) e un valore medio di 12.495 euro.

L’analisi della distribuzione delle richieste per fascia di importo del finanziamento conferma che nel I trimestre 2025 le preferenze degli italiani si sono concentrate nella classe inferiore ai 5.000 euro, che arriva a spiegare quasi la metà delle richieste con il 45,1% del totale. Dall’analisi della distribuzione per durata dei finanziamenti si evince che, anche in questi primi tre mesi dell’anno, quasi un finanziamento su tre preferisce piani di rimborso superiori ai 5 anni, con una quota pari al 33,1% del totale. Osservando, infine, la distribuzione delle istruttorie di credito in relazione all’età del richiedente, il Barometro CRIF evidenzia come nel primo trimestre dell’anno sia stata la fascia compresa tra i 45 e i 54 anni a risultare maggioritaria, con una quota pari al 23,3% del totale, seguita da 35-44 anni con il 20,5%.

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– foto IPA Agency –

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Economia

Istat, nel 2024 indebitamento amministrazioni pubbliche in diminuzione

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ROMA (ITALPRESS) – Nel 2024 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche (-75.547 milioni) è stato pari al -3,4% del Pil, in diminuzione di 78,7 miliardi rispetto al 2023 (-154.284 milioni, corrispondente al -7,2% del Pil). E’ quanto emerge dai dati Istat, che ha pubblicato la notifica sull’indebitamento netto e sul debito delle amministrazioni pubbliche, riferiti al periodo 2021-2024. Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è risultato positivo e pari allo 0,4% del Pil, con un miglioramento di 4 punti percentuali rispetto al 2023. La spesa per interessi che, secondo le attuali regole di contabilizzazione, non comprende l’impatto delle operazioni di swap1, è stata pari al 3,9% del Pil, mostrando una crescita di 0,2 punti percentuali rispetto al 2023.

I dati del debito delle amminisrazioni pubbliche per gli anni 2021-2024 sono quelli pubblicati dalla Banca d’Italia e sono anch’essi coerenti con il SEC 2010. A fine 2024 il debito pubblico, misurato al lordo delle passività connesse con gli interventi di sostegno finanziario in favore di Stati membri della Uem, era pari a circa 2.966.597 milioni di euro (135,3% del Pil). Rispetto al 2023 il rapporto tra il debito delle amministrazioni e il Pil è aumentato di 0,7 punti percentuali.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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