Seguici sui social

Cronaca

CONSORZIO VINI OLTREPÒ PAVESE, IL RINNOVAMENTO SI ATTUA A TEMPO DI RECORD: SI DIMETTONO 5 CONSIGLIERI IMBOTTIGLIATORI. LA TERAPIA FUNZIONA: E’ LA FINE DELLE EGEMONIE DEL PASSATO

Pubblicato

-

di Emanuele Bottiroli
Stavolta nell’Oltrepò del vino non saranno solo una rivoluzione e un risanamento a parole. Gli esponenti delle passate gestioni del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese nella terra degli scandali, dei mugugni, del disvalore uve-vini-terreni e delle svolte da Gattopardo hanno rassegnato in blocco le loro dimissioni: Renato Guarini, titolare della Losito e Guarini recentemente al centro di una maxi inchiesta giornalistica del team RAI di Report, Quirico Decordi, che a Motta Baluffi (a 100 chilometri dai vigneti oltrepadani) è titolare della Vinicola Decordi e noto per i suoi aforismi, Pierpaolo Vanzini, titolare dell’azienda Vanzini che fa Charmat extra dry nella terra del Metodo Classico extra brut e da tempo prezioso “ufficiale di collegamento” di categoria, Federico Defilippi, titolare della Defilippi Fabbio (scritto così non è un refuso Ndr) molto noto anche per la sua vitalità social, e Valeria Vercesi, titolare della società agricola Cantina Vercesi Nando e figlio Maurizio, hanno sentito che per loro non c’era più spazio e hanno tolto il disturbo sbattendo la porta. I big fra i dimissionari erano in Consorzio dall’era di Livio Cagnoni, che ha reso noto l’Oltrepò per l’inchiesta sul falso Pinot grigio IGT: danno reputazionale enorme per il quale in Consorzio nessuno degli  storici amministratori ha mai pensato di chiedere conto sul piano legale o con azioni di responsabilità, attuando invece varie campagne per non cambiare nessuno dei fondamentali che avevano costituito la radice dello scandalo (tanto è vero che nonostante gli annunci reiterati negli ultimi 5 anni i disciplinari di produzione IGT Provincia di Pavia prevedono ancora praticamente le rese fantascientifiche dell’era Cagnoni, quando ci si scandalizzava giustamente per il “vino di carta” e le inchieste che ne scaturirono). E pensare che i big tra gli attuali dimissionari si sono seduti per anni accanto a Cagnoni nella sala consiliare del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese essendo in quella sede suoi pari (una testa un voto). E come votavano? Male, a giudicare dai valori dei terreni all’ettaro in Oltrepò, dal prezzo di mercato degli sfusi e dalla profonda crisi del Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC, crollato nei volumi. Le dimissioni irrevocabili del quintetto sono arrivate venerdì 5 luglio, a meno di 5 mesi dall’insediamento del nuovo consiglio d’amministrazione del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese presieduto da Francesca Seralvo e voluto dal CEO di Terre d’Oltrepò, Umberto Callegari, nel dialogo con il presidente di Torrevilla, Massimo Barbieri, che avevano dato vita a un patto forte con i produttori di filiera della prima zona di produzione della Lombardia. Il giorno dopo il voto assembleare si era spiegato che non ci sarebbero più state egemonie, timori reverenziali o rendite da posizione e che i produttori sarebbero tornati al centro, così come le strategie per creare valore e dare standing alla zona di produzione che è sì vero che ha scritto pagine indelebili nella storia dell’enologia italiana ma che faticava a scrivere presente e, soprattutto, futuro. Certo nessuno si aspettava che la rivoluzione Callegari-Seralvo-Barbieri e del nuovo consiglio sarebbe stata così rapida, dopo anni di tergiversare, di tatticismi e di disallineamento. Ora gli schieramenti sono pienamente a fuoco. Per spiegare la loro decisione i dimissionari hanno fatto diramare una nota stampa dall’ufficio stampa della Losito e Guarini in cui si legge: “Sono mesi che assistiamo a una gestione del Consorzio, da parte della presidenza e di alcuni membri del Cda, opaca e governata da logiche riconducibili a interessi particolari di qualche azienda, contrarie al rispetto dell’interesse collettivo di tutto il territorio che il Consorzio dovrebbe tutelare – dichiarano i dimissionari – dove è stato mortificato il ruolo del CdA, ridotto a mero luogo di ratifica di decisioni prese in altre sedi, e sono stati adottati provvedimenti che rischiano di portare verso un preoccupante dissesto finanziario”. Praticamente si attribuiscono a 5 mesi di lavoro del nuovo corso tematiche che, se veritiere e confermate, chiamerebbero in causa proprio gli stessi dimissionari che fino ad oggi sono stati consiglieri d’amministrazione e molti dei quali siedono in Consorzio fin dall’era di Livio Cagnoni. “È stata una decisione sofferta e un passo importante – dichiarano ancora i dimissionari – che abbiamo cercato in tutti i modi di evitare e che non avremmo voluto adottare, ma che oggi diventa necessaria non solo per tutelare le nostre persone in quanto componenti dell’organo di gestione del Consorzio davanti a pratiche e comportamenti contrari alle regole dettate dallo statuto, ma anche per dare un segnale inequivocabile sulla necessità di cambiare rotta, restituendo al Cda il ruolo di governo del Consorzio che deve mirare alla tutela e salvaguardia degli interessi collettivi di tutti i produttori del territorio”. In sintesi – traspare tra le righe – non piace che oggi le decisioni maturino con una diversa filiera e una nuova governance che non attribuisce più alcuna “golden share” di categoria e che al contrario sulle decisioni da prendere pondera bene ogni passo. La risposta ufficiale del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese non si è fatta attendere: “La Presidenza del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese desidera ribadire con forza i propri obiettivi di trasparenza, etica e lealtà tra tutti gli associati. Il nostro impegno è rivolto a garantire una gestione trasparente, rispettosa delle norme di legge e focalizzata sull’interesse collettivo di tutte le categorie rappresentate dal Consorzio. Il nostro Consiglio di Amministrazione ha intrapreso un percorso volto a rendere l’azione del Consorzio sempre più efficiente ed efficace, adottando decisioni strategiche per il raggiungimento dei fini istituzionali. Queste decisioni – spiega il Consorzio – mirano a valorizzare le varie denominazioni del territorio e a sostenere le imprese della filiera vitivinicola che operano con serietà e impegno nell’Oltrepò Pavese. Riteniamo imprescindibile l’adesione a principi di lealtà commerciale, rispetto delle norme e correttezza professionale. Il Consorzio promuove un ambiente di collaborazione e unità, in cui ogni comportamento deve contribuire alla valorizzazione dell’immagine e del prestigio delle nostre denominazioni. Ogni consorziato – si legge nel comunicato del Consorzio – è tenuto a rispettare questi principi, sanciti dallo Statuto del Consorzio, per garantire l’armonia e il successo collettivo. Le aziende dimissionarie rappresentano la sola fase dell’imbottigliamento di tutta la filiera, che rappresenta ora il vero focus di tutela e promozione del Consorzio, talune nemmeno presenti sul territorio e rappresentano in termini di rappresentatività della produzione DOC/DOCG solo il 12,4%”. Il comunicato prosegue: “Inoltre, stiamo già lavorando per dare una forma più moderna e performante al Consorzio, con una nuova direzione volta alla valorizzazione della filiera e della qualità. Il nostro obiettivo è riportare l’Oltrepò Pavese al prestigio che avrebbe sempre dovuto avere, attraverso un rinnovato impegno per l’eccellenza e l’innovazione. Il Consiglio di Amministrazione, con il sostegno della maggioranza dei suoi membri, continuerà a lavorare con determinazione per il bene comune di tutti i consorziati, superando ogni ostacolo che si opponga al progresso e alla crescita del Consorzio. Il nostro obiettivo rimane quello di promuovere e valorizzare le eccellenze del nostro territorio, assicurando che ogni azione intrapresa sia volta a realizzare gli scopi istituzionali per cui il Consorzio è nato”. A fronte di questo scambio e di queste dimissioni, che confermano un cambiamento in atto a tempo record, ieri ha pensato d’intervenire con un comunicato a partita aperta l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, in cui si legge: “Il sistema vitivinicolo dell’Oltrepò Pavese rappresenta un pilastro dell’agroalimentare lombardo e credo sia nell’interesse di tutti che quanto accade in queste ore all’interno del Consorzio di Tutela sia il prima possibile oggetto di un confronto con le istituzioni. Regione Lombardia è da sempre a fianco di questo mondo e per questo ci attiveremo da subito per un confronto rapido e mi auguro risolutivo con i rappresentanti del settore vinicolo pavese. Già nei prossimi giorni – prosegue Beduschi – mi recherò presso la sede del Consorzio per fare sentire la presenza di Regione Lombardia e soprattutto per proseguire con l’ascolto e il sostegno, che da parte nostra non è mai mancato. Il mondo del vino lombardo sta vivendo un periodo di crescita, soprattutto sui mercati internazionali, che è simbolo di quanto potenziale è ancora in grado di esprimere. Lo deve fare insieme, ragionando come sistema: un sistema di cui l’Oltrepò è parte integrante”. Parole che mostrano la distanza del mondo politico che non ha ancora scelto da che parte schierare l’istituzione e che non sembra aver compreso come sia impossibile far convivere interessi tanto divergenti nella medesima stanza dei bottoni, specie a causa della spavalderia di chi si è sentito con lo scettro in mano per tanto tempo. Il nuovo Consorzio – sembra di capire – prosegue il suo cammino sulla strada di un’autorevolezza da ricostruire.

Cronaca

Multiutility Toscana, 2,5 mld investimenti nel nuovo Piano industriale

Pubblicato

-

FIRENZE (ITALPRESS) – E’ il piano della sostenibilità quello che la Multiutility toscana mette a terra per il 2025-2029. I consigli di amministrazione di Alia e di Estra hanno approvato un piano industriale articolato, destinato a diventare motore della transizione ecologica dell’Italia centrale, per una crescita integrata dei settori ambiente, energia e acqua. Previsti investimenti per 2,5 miliardi di euro in cinque anni, con una traiettoria chiara di sviluppo sostenibile, industriale e finanziario. “Al centro – spiega una nota – una strategia che punta a creare e redistribuire valore economico, sociale e ambientale attraverso l’integrazione dei servizi su scala sovralocale”.
Il Piano valorizza il ruolo della Multiutility come partner delle comunità e dei distretti, promuovendo modelli di produzione e servizio a basse emissioni e in ottica low carbon. Tra i risultati attesi in cinque anni: un incremento di oltre il 300% delle materie rigenerate immesse sul mercato, 785.000 MWh di energia verde prodotta e distribuita sul territorio, e una diffusione di processi digitali che rendono i servizi più vicini ai cittadini e sostenibili dal punto di vista ambientale.
Solo l’introduzione di sistemi innovativi – dalla raccolta rifiuti al controllo da remoto dei contatori di acqua e gas – permetterà entro il 2029 di ridurre di un terzo le emissioni di CO2 generate dai mezzi aziendali.
“Il Piano Industriale 2025-2029 segna un vero cambio di paradigma – si legge ancora -: per la prima volta in Toscana, cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni avranno a disposizione un interlocutore unico e integrato per la gestione dei servizi ambientali, idrici ed energetici. Una semplificazione sostanziale, frutto di integrazione societaria e con una nuova organizzazione centrata sulle Business Unit. Questa struttura consente di centralizzare la gestione dei clienti, unificare i canali di contatto, accorpare i sistemi di fatturazione e promuovere comportamenti virtuosi, facilitando l’accesso ai servizi e migliorando la qualità dell’esperienza utente.
In parallelo, la digitalizzazione trasversale dei processi permette di creare efficienze operative, abilitare soluzioni di cross-selling e offrire risposte personalizzate e coordinate in settori chiave come il risparmio energetico, la gestione circolare dei rifiuti, l’uso sostenibile dell’acqua e la produzione da fonti rinnovabili. Per i cittadini significa poter avere un unico interlocutore, minori costi, un unico riferimento commerciale: un’offerta completa per la sostenibilità, pensata per massimizzare i benefici della transizione ecologica e generare valore lungo tutta la catena dei servizi pubblici locali. Assoluta novità è il coinvolgimento attivo dei cittadini, grazie alla crescita dei servizi on demand, che da un lato offrono un’esperienza utente ispirata ai modelli delle piattaforme digitali più diffuse, e dall’altro migliorano la qualità della raccolta differenziata, con un aumento medio di oltre il 25% del materiale avviato a riciclo”.
Dalla nascita del nuovo soggetto, avvenuta nel 2022, il valore della Multiutility (rappresentato in termini di Equity Value) è passato da poco più di 1 miliardo a 1,2 miliardi di euro. Entro il 2029 il piano prevede di raggiungere 1,8 miliardi grazie alla crescita dell’Ebitda (che potrà passare su base pro forma dai circa 400 milioni nel 2024 a 648 milioni nel 2029) e alla solidità finanziaria. Il Return on Invested Capital (Roi) è previsto in crescita dal 5,3% del 2024 fino a quasi il 10% nel 2029, segnando una progressiva creazione di valore per tutti gli stakeholder.
Il tutto con un profilo finanziario solido e sostenibile: i livelli di indebitamento della Multiutility risultano inferiori alla media dei principali operatori nazionali. Il rapporto Pfn/Ebitda previsto per il 2024 si attesta a 2,1x, e anche la proiezione al 2027 mantiene un profilo prudente (2,5x).
Dopo avere già messo a terra investimenti nel settore ambiente per circa 500 milioni di euro negli ultimi anni, i nuovi investimenti saranno ripartiti in modo mirato tra le tre Business Unit operative, con una prevalenza per i settori dell’energia e dell’idrico. Circa 1,1 miliardi di euro saranno destinati alla Business Unit Energia con focus sullo sviluppo di impianti di produzione di energia rinnovabile, la vendita di energia elettrica e gas, la distribuzione e le smart cities; 0,9 miliardi alla Business Unit Idrico per reti, impianti e resilienza climatica; 500 milioni di euro alla Business Unit Ambiente, per l’ammodernamento degli impianti, l’estensione della raccolta meccanizzata, l’introduzione sempre più estesa di sistemi di misurazione puntuali per il passaggio alla tariffa corrispettiva e la progressiva integrazione delle attività di trattamento e recupero rifiuti. Il 60% degli investimenti riguarderà settori regolati, mentre il 40% sarà rivolto al mercato.
Il Piano Industriale prevede un forte potenziamento della Business Unit Ambiente. Entro il 2029 Alia Multiutility aumenterà la propria capacità di trattamento interna dal 74% all’93%, passando da 593.000 a 760.000 tonnellate trattate nei propri impianti. Questo salto qualitativo e quantitativo consentirà di ridurre la dipendenza da impianti terzi (dal 26% all’7%) e di consolidare la leadership nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
Sul fronte delle energie rinnovabili, il piano prevede la realizzazione di impianti fotovoltaici con una capacità complessiva di 520 megawatt entro il 2029.
Sul piano commerciale, si prevede di aumentare la base clienti con offerte dedicate, servizi a valore aggiunto, e una strategia di cross-selling tra le diverse aree di attività del gruppo.
Entro il 2029, si prevede che circa il 39% dei clienti sarà gestito in modalità completamente digitale.
Un capitolo strategico del piano riguarda infine lo sviluppo delle smart cities grazie a investimenti in illuminazione pubblica intelligente (con oltre 25.000 nuovi punti luce previsti entro il 2029), mobilità smart (sistemi di gestione del traffico, smart parking, control room), e digitalizzazione dei servizi pubblici. Sono inoltre previste 2.900 nuove telecamere per la videosorveglianza e soluzioni per la connettività urbana, come hot-spot Wi-Fi comunali e sistemi digitali per la pubblica amministrazione.
L’acqua sarà sempre più una risorsa strategica: previsto il finanziamento del Piano d’ambito del nuovo gestore idrico con il raddoppio degli investimenti annuali e un focus su riuso, resilienza climatica e innovazione. 
Un altro pilastro è rappresentato dalla digitalizzazione del servizio, con l’installazione di 240.000 nuovi contatori smart in telelettura, per migliorare il monitoraggio dei consumi, ridurre le perdite idriche e offrire agli utenti uno strumento efficace per gestire consapevolmente la risorsa.
“Il Piano 2025-2029 risponde appieno al raggiungimento degli obiettivi indicati dai Comuni soci e rappresenta una ambiziosa svolta industriale che consolida la nostra capacità di essere protagonisti nella transizione ecologica – ha commentato l’ad di Alia Multiutility, Alberto Irace -. Non siamo e non vogliamo essere la semplice somma di realtà diverse, ma un’unica, nuova e innovativa piattaforma integrata che mette in rete energia, acqua e ambiente per offrire ai cittadini, alle imprese e ai territori una risposta completa e moderna. Investiamo per costruire un modello che generi efficienza industriale, creazione di valore e impatti positivi sui territori, anche grazie a un impianto finanziario solido e orientato alla crescita. E’ la dimostrazione concreta che la Multiutility può essere leva strategica per lo sviluppo sostenibile e competitivo della Toscana e del Centro Italia”. 
“Con questo piano costruiamo un’infrastruttura pubblica moderna, al servizio delle comunità e delle trasformazioni del nostro tempo – ha dichiarato Lorenzo Perra, presidente di Alia Multiutility -. Al centro ci sono le persone, le imprese, i territori: investiamo per offrire servizi sostenibili non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale. E’ un piano pensato per accompagnare la transizione, tutelando la qualità della vita e il lavoro, grazie alla valorizzazione del personale interno, all’internalizzazione di competenze strategiche e all’utilizzo di tecnologie sempre più sicure. Alia è un’azienda pubblica che guarda avanti, ma che non dimentica le proprie radici: siamo un motore di sviluppo che lavora ogni giorno per costruire valore, generare fiducia e garantire sicurezza a chi vive e lavora nei nostri territori”.
Francesco Macrì – presidente esecutivo di Estra – ha dichiarato: “La presentazione del piano industriale segna una tappa cruciale nel percorso di costruzione della nuova Multiutility Toscana, un’infrastruttura strategica di cui il nostro territorio ha assolutamente bisogno per affrontare con coerenza e visione le sfide della transizione ecologica. Non parliamo solo di aggregazione industriale, ma della nascita di un soggetto capace di guidare il cambiamento, mobilitare investimenti, generare impatto e garantire stabilità. Con questo piano, mettiamo nero su bianco un approccio chiaro e condiviso: la transizione deve essere tecnologicamente plurale, territorialmente radicata e socialmente equa. E’ nostra responsabilità fare in modo che le imprese, le famiglie del nostro territorio non subiscano il cambiamento, ma lo vivano come un’occasione concreta di crescita e sicurezza”.
“Il Piano Industriale della nuova Multiutility Toscana nasce con una visione precisa: costruire un modello di sviluppo che unisca efficienza operativa, innovazione e vicinanza ai territori – ha commentato l’amministratore delegato di Estra Nicola Ciolini – su queste basi abbiamo pianificato gli importanti investimenti dell’area energia. Con oltre 500 megawatt di nuova capacità fotovoltaica entro il 2029 vogliamo accelerare la decarbonizzazione e offrire energia pulita anche a chi oggi non ha accesso diretto a un impianto. Nella distribuzione gas investiamo in intelligenza artificiale, reti resilienti e reverse flow per il biometano, perchè la sostenibilità si costruisce anche innovando ciò che già abbiamo. Il nostro compito oggi è chiaro: trasformare l’energia in un’infrastruttura sociale, che accompagna cittadini e imprese verso un futuro più sicuro, efficiente e sostenibile”.

– foto ufficio stampa Alia Servizi Ambientali –
(ITALPRESS).

Leggi tutto

Cronaca

Scompenso cardiaco, nasce il gruppo di lavoro per la diagnosi precoce

Pubblicato

-

ROMA (ITALPRESS) – Lo scompenso cardiaco colpisce circa 1 milione di persone in Italia, costituisce la principale causa di ospedalizzazione per gli over 65, con circa 180.000 ricoveri annui, e rappresenta il punto di arrivo comune di numerose patologie cardiovascolari che danneggiano progressivamente la funzione del cuore. Nonostante i progressi terapeutici, permane un significativo ritardo diagnostico e una marcata disomogeneità territoriale nei percorsi di presa in carico, con gravi ricadute sulla qualità della vita dei pazienti e sulla sostenibilità per il Servizio Sanitario Nazionale. In questo contesto, l’inserimento del test NTproBNP nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) rappresenta una importante opportunità per diagnosticare più precocemente la malattia e migliorare la gestione clinica dei pazienti. La mortalità rimane elevata, con un tasso stimato del 10% a un anno e fino al 50% a cinque anni dalla diagnosi. Secondo stime consolidate, la patologia comporta un onere economico complessivo di 3 miliardi di euro l’anno, legato sia ai costi diretti per ricoveri e trattamenti, sia alle spese indirette derivanti dalla perdita di autonomia dei pazienti. In questa prospettiva, le recenti decisioni in termini di semplificazione dei processi prescrittivi adottate da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco, si inseriscono in un percorso virtuoso volto a ridurre le disuguaglianze e ad agevolare l’accesso equo alle terapie.
Alla luce di ciò, è stato costituito il Gruppo di Lavoro sullo Scompenso Cardiaco, promosso con il contributo non condizionante di AstraZeneca Italia, Roche Diagnostics e Bayer Italia, con l’obiettivo di affrontare in modo strutturato le criticità ancora irrisolte nella gestione di una delle sindromi croniche a maggiore impatto clinico ed economico nel nostro Paese. Composto da rappresentanti delle Istituzioni, esperti clinici e associazioni di pazienti, il gruppo si propone di elaborare un policy paper contenente indicazioni concrete, da fornire come ulteriore strumento di valutazione al decisore pubblico, per rafforzare la diagnosi precoce, promuovere un approccio integrato e continuativo alla presa in carico del paziente lungo tutto il percorso di cura, e contribuire alla definizione di raccomandazioni di buona pratica clinico-assistenziale adattabili ai diversi contesti regionali.
Sulla rilevanza dell’iniziativa Elena Murelli, Membro 10ª Commissione del Senato della Repubblica e Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Malattie Cardio, Cerebro e Vascolari, ha dichiarato come “l’avvio di questo gruppo di lavoro rappresenta un passo essenziale per affrontare in maniera sistemica le criticità dello scompenso cardiaco, una condizione che richiede una presa in carico strutturata, multidisciplinare e continua. E’ prioritario investire nella diagnosi precoce, sfruttando le più avanzate tecnologie diagnostiche, e rafforzare il ruolo del medico di medicina generale, sia in termini di formazione sia di capacità di dialogo con gli specialisti. Solo un’azione concertata, che integri le istanze cliniche e organizzative nelle sedi istituzionali deputate, potrà generare un cambiamento reale nel percorso di cura”.
In merito all’evoluzione delle strategie cliniche è intervenuto Fabrizio Oliva, Past President dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri ANMCO: “Lo scompenso cardiaco rappresenta ancora oggi una delle principali cause di ricovero e una voce rilevante di spesa sanitaria: circa l’85% dei costi complessivi è riconducibile alle ospedalizzazioni. La diagnosi tardiva e l’assenza di continuità assistenziale sono due tra i principali fattori critici. E’ necessario potenziare il collegamento tra ospedale e territorio, favorendo una restituzione precoce del paziente e coinvolgendo attivamente la medicina generale. Ma occorre anche affrontare le diseguaglianze sociali, che spesso condizionano l’aderenza terapeutica e la possibilità stessa di dimettere il paziente, anche quando clinicamente stabilizzato. Per garantire equità, è fondamentale integrare gli aspetti clinici con quelli organizzativi e sociali”.
I bisogni e le istanze delle persone che convivono con la patologia sono stati rappresentati da Maria Rosaria Di Somma, Consigliere Delegato dell’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci AISC, che ha illustrato come “la patologia è complessa e richiede un modello organizzativo capace di integrare in modo efficace ospedale e territorio. La prevenzione deve essere parte fondante del percorso, per permettere una diagnosi tempestiva e una gestione precoce della malattia. Al tempo stesso, è indispensabile valorizzare il ruolo del medico di medicina generale, rafforzando la comunicazione con gli specialisti e superando gli ostacoli burocratici che ancora oggi scoraggiano l’aderenza terapeutica. Una sanità che sa prevenire è una sanità più giusta, più sostenibile e più vicina ai bisogni dei cittadini”.
A sottolineare l’importanza di un approccio terapeutico continuativo è stata Stefania Paolillo, delegata della Società Italiana di Cardiologia: “Lo scompenso cardiaco impone una presa in carico strutturata e progressiva, fondata su regole di buona pratica clinico-assistenziale adattabili ai diversi contesti regionali. L’esperienza clinica quotidiana ci mostra il bisogno di uno strumento operativo, condiviso e sostenibile, da cui ciascuna realtà regionale possa trarre indicazioni concrete per costruire percorsi efficienti e appropriati. Solo così sarà possibile garantire una presa in carico realmente omogenea e centrata sul paziente”.

– foto ufficio stampa Esperia Advocacy –
(ITALPRESS).

Leggi tutto

Cronaca

Il 9 agosto amichevole Palermo-Manchester City al Barbera

Pubblicato

-

PALERMO (ITALPRESS) – Sabato 9 agosto alle ore 21 il Palermo ospiterà al ‘Renzo Barberà il Manchester City per l’Anglo-Palermitan Trophy, un’amichevole di prestigio che omaggia la fondazione del Club rosanero, fortemente legato alle sue origini inglesi. Per Palermo sarà la prima occasione della stagione per dare il benvenuto a casa alla nuova squadra guidata da Filippo Inzaghi, dopo il ritiro estivo in Valle d’Aosta.
L’amichevole sarà una tappa significativa nel cammino che porterà il Palermo a celebrare il suo 125esimo anniversario, in programma il prossimo 1° novembre. Un traguardo simbolico, che unisce passato e futuro, con un omaggio a quell’Anglo Palermitan Athletic & Football Club che nel 1900 segnò l’inizio della storia rosanero. 125 anni fa furono infatti proprio gli inglesi a portare il calcio in città con il primo presidente, il viceconsole Edward De Garston, e il primo capitano e allenatore George Blake, ricordati all’interno del Palermo Museum. Oggi Palermo e Manchester City, nella stessa famiglia di City Football Group, celebrano il connubio tra la città e le influenze inglesi, condividendo una visione globale e una cultura sportiva orientata alla crescita, alla valorizzazione del talento e all’identità territoriale.
“E’ con grande orgoglio che annunciamo questo storico incontro tra due Club del CFG – ha detto Riccardo Bigon, Global Football Technical Director di City Football Group -. Da un punto di vista tecnico, questa partita offre un’importante opportunità ai calciatori per continuare la preparazione precampionato, ai due allenatori per mettere in pratica le loro idee e alle rispettive squadre per ritrovarsi sul campo. Ma questa partita ha anche un significato culturale, visto che vede affrontarsi per la prima volta nella storia questi due club storici, con un omaggio alle radici inglesi del Palermo. Questa è una sfida che entusiasma entrambe le tifoserie. L’Anglo-Palermitan Trophy è un altro esempio delle immense opportunità che l’appartenenza al City Football Group può offrire”. La vendita dei biglietti inizierà a breve con un periodo di prelazione riservato a chi avrà già sottoscritto l’abbonamento del Palermo per la stagione 2025/2026.

– Foto: ufficio stampa Palermo F.C.
(ITALPRESS).

Leggi tutto
Advertisement


Agenzia Creativamente Itinerari News Pronto Meteo
Casa e consumi by Altroconsumo

Primo piano

LombardiaLive24 by Agenzia Creativamente P. IVA 02607700180 COPYRIGHT © 2021-2025 ALL RIGHTS RESERVED: LOMBARDIALIVE24 BY AGENZIA CREATIVAMENTE.
Sito creato da Emanuele Bottiroli. © Tutti i diritti riservati. I nomi e i loghi delle testate giornalistiche edite da Agenzia CreativaMente Editore sono registrati presso il Tribunale di Pavia e la Camera di Commercio di Pavia. È vietato qualsiasi utilizzo, anche parziale, dei contenuti pubblicati, inclusi la memorizzazione, la riproduzione, la rielaborazione, la diffusione e la distribuzione degli stessi, su qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza preventiva autorizzazione scritta.