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Cronaca

Riforma Aifa, Salutequità “Serve più coinvolgimento dei pazienti”

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ROMA (ITALPRESS) – ‘L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) svolge un ruolo cruciale per la Salute e l’accesso alle cure dei pazienti. La sua capacità di garantire con le risorse a disposizione il più alto livello di tempestività ed equità di accesso ai farmaci, a partire da quelli innovativi, coinvolgendo nei processi decisionali i pazienti, rappresentano importanti fattori di qualità del suo operato. A tal fine, otto mesi fa è stata approvata la cosiddetta ‘Riforma dell’AIFA’, attraverso la pubblicazione in G.U. del Decreto del Ministero della Salute n.3 dell’8 gennaio 2024. Un Decreto che rivede la governance dell’Agenzia, a partire ad esempio dalla soppressione della figura del Direttore Generale, dall’istituzione del Direttore tecnico scientifico e del direttore amministrativo, sino all’introduzione della Commissione (unica) scientifica ed economica del farmacò. Lo afferma Tonino Aceti, presidente di Salutequità.
‘Sciolte le riserve su tutte le caselle chiave e iniziata già da qualche mese la fase di messa a terra della riforma, oggi – da un’analisi dell’Osservatorio Salutequità – servono un maggiore protagonismo e coinvolgimento dei pazienti nei processi decisionali, nonchè ulteriori leve su tempi ed equità di accesso ai farmaci, anche pensando a possibili future limature/integrazioni alla riforma stessa e veri e propri interventi normativi ad hoc – sottolinea Aceti -. Sul coinvolgimento delle Associazioni di pazienti e cittadini
Bisogna fare molto di più. Andando infatti ad analizzare il Decreto di riforma dell’Aifa, non si colgono ad esempio innovazioni volte al riconoscimento formale delle Associazioni di pazienti e cittadini tra gli attori della governance dell’Agenzia. Proprio in questo senso va la decisione sulla composizione del suo Consiglio di Amministrazione: nessuna riserva specifica è stata prevista ai rappresentanti delle Associazioni dei pazienti. Stessa situazione per la composizione della Commissione scientifica ed economica del farmaco .
E se la cura dei rapporti con le Associazioni dei pazienti è oggi in capo al Presidente dell’Aifa, supportato dall’area relazioni esterne, dall’organigramma dell’Agenzia (in aggiornamento) non sembra ancora esserci un’Area o un Ufficio che si occupi specificatamente dei rapporti con le Associazioni dei cittadini e pazienti per un loro coinvolgimento strutturale e sistematico nelle politiche farmaceutiche del nostro Paesè.
‘Decisamente più aperta e moderna è invece la strategia di coinvolgimento adottata dall’European Medicines Agency (EMA), la quale all’interno del suo Consiglio di Amministrazione riserva due posti ai rappresentanti delle Organizzazioni dei pazienti . Ciò permette a quest’ultimi, a differenza dell’Italia, di essere parte attiva anche nella procedura di nomina del Direttore Esecutivo dell’Ema – spiega ancora il presidente di Salutequità -. Infine, le Associazioni di pazienti sono membri di molteplici ed importanti Comitati scientifici dell’Ema come: il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il Comitato per i medicinali orfani (COMP), il Comitato per le Terapie Avanzate (CAT) e il Comitato Pediatrico (PDCO).
Altrettanto inclusivo nei confronti delle Associazioni dei pazienti è il Regolamento (UE) 2021/2282 relativo alla valutazione delle tecnologie sanitarie (HTA), e l’atto implementativo del 23 maggio 2024 . Quest’ultimo, infatti, agli articoli 9 e 14 prevede la possibilità per i pazienti di fornire contributi sulla proposta consolidata di ambito di valutazione e sulle bozze della relazione di valutazione congiunta e della relazione di sintesi. Invece, ritornando ancora all’Italia e in particolare alla Commissione Scientifico-Economica del farmaco dell’AIFA, non solo i rappresentanti delle Associazioni di pazienti non figurano tra i componenti della stessa Commissione, ma il loro punto di vista, che può (anzichè deve) essere richiesto dalla Commissione ai sensi dell’art. 11 del suo Regolamento – dice ancora Aceti -, ha ‘natura esclusivamente informativà, cioè: non è obbligatorio, non è vincolante e non è necessario da parte dell’Aifa ‘render contò di un suo eventuale scostamento nella decisione. Allo stesso regime sono sottoposti i pareri espressi dalle società scientifiche. La mancata previsione del coinvolgimento delle Associazioni dei pazienti sembra emergere anche in occasione di un altro recente passaggio delle politiche farmaceutiche del nostro Paese e cioè la Determina di costituzione del Tavolo tecnico per la revisione delle Note AIFA e Piani Terapeutici . Ragionare sulla revisione delle condizioni di ammissione alla rimborsabilità dei farmaci e sulle loro modalità di prescrizione ed erogazione, non dovrebbe mai prescindere dal punto di vista, dall’esperienza e dai bisogni dell’utente considerando anche l’impatto che possono avere sull’aderenza alle terapie e ciò che ne consegue per la salute della persona e per l’efficacia e l’efficienza del SSN’.
‘Un altro banco di prova della Riforma dell’Agenzia è certamente rappresentato dalla riduzione dei tempi di accesso alle terapie da parte dei pazienti, a partire da quelli con malattie croniche e rare. Su questo, se da una parte la riforma dell’Aifa elimina il doppio passaggio dei dossier tra Commissione tecnico scientifica e Commissione Prezzi e rimborso attraverso la costituzione della nuova Commissione (Unica) Scientifica-Economica del farmaco, che dovrà nella sua attività svolgere il compito non semplice di garantire il corretto bilanciamento tra la dimensione di analisi tecnico-scientifica e quella economica scongiurando il rischio che a guidare le scelte non sia sempre quest’ultima, dall’altra però la Commissione può contare su 10 membri anzichè su 20 come previsto prima della riforma – sottolinea Aceti -, con un compenso fermo al 2012 e pari a 25 mila euro annui lordi (per i componenti non di diritto) e il tutto, secondo la Relazione tecnica della Riforma, senza un rilevante rafforzamento della dotazione organica degli uffici. E se va riconosciuto che c’è stato un recupero nello smaltimento di pratiche accumulate nei precedenti mesi, è evidente che per abbattere in modo strutturale i tempi di accesso bisognerà lavorare velocemente anche a nuovi modelli di procedure semplificate, anche spostando sugli uffici tutto ciò che è processabile direttamente da loro e che non necessita dell’analisi della Commissione Unica. Come pure andrebbe subito semplificata la procedura di trasmissione in Gazzetta Ufficiale delle Determine, che oggi occupa mediamente un tempo inaccettabile di 60 giorni, attraverso l’individuazione di una modalità di pubblicazione semplificata ad esempio sul sito della stessa AIFA. Questo meccanismo, a costo zero, potrebbe ridurre mediamente di due mesi il tempo di accesso ai farmaci da parte dei pazienti e non sarebbe affatto poco! Anche perchè, poi, ai tempi delle procedure nazionali vanno sommati quelli delle Regioni, alcune delle quali hanno previsto ulteriori processi decisionali attraverso, ad esempio – prosegue il presidente di Salutequità -, i cosiddetti Prontuari Terapeutici Ospedalieri Regionali (PTOR) vincolanti, che incidono e molto sull’equità di accesso, minando uno dei principi che l’Aifa ha proprio nella sua mission: l’unitarietà del sistema farmaceutico. Su questo fronte la riforma dell’Agenzia e i successivi provvedimenti non individuano leve specifiche di intervento nei confronti delle Regioni, come ad esempio l’abrogazione dei Prontuari Regionali vincolanti e/o l’attivazione di un sistema di monitoraggio/valutazione dei tempi e dell’equità di accesso ai farmaci nelle Regioni. Infatti, il Rapporto sulle tempistiche delle procedure di prezzo e rimborso dei farmaci curato periodicamente dall’Aifa non fa riferimento alle tempistiche di accesso regionali. Allo stesso modo l’unico sistema istituzionale di monitoraggio e valutazione delle performance delle Regioni nella garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza, cioè il Nuovo Sistema di Garanzia dei Lea, non prevede alcun indicatore specifico sulla tempestività ed equità di accesso ai farmaci da parte delle Regioni – conclude Aceti -. Una lacuna importante da colmare subitò.

– Foto Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

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La Regione Lombardia presenta nuove iniziative per l’edilizia sostenibile

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BERGAMO (ITALPRESS) – Regione Lombardia crede profondamente nel valore strategico dell’edilizia sostenibile e nella sua capacità di rendere il territorio più competitivo, sicuro e rispettoso dell’ambiente. È proprio da questa convinzione che nasce il Protocollo d’Intesa per l’Edilizia Sostenibile. Il documento, illustrato oggi a Bergamo, durante la presentazione di EDIL 2026, dall’assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, raduna attorno allo stesso tavolo istituzioni, imprese, professioni e mondo della ricerca con l’obiettivo di guidare in maniera condivisa la trasformazione del settore. “Il protocollo voluto con le associazioni di categoria – ha dichiarato l’assessore Guidesié solo una parte di tutto il lavoro che, come Regione, stiamo facendo per accompagnare la fondamentale filiera dell’edilizia lombarda in un futuro sostenibile e competitivo”.

L’intesa nasce dalla volontà di Regione Lombardia e dei principali attori del settore di accompagnare la filiera edilizia verso un modello più innovativo e rispettoso dell’ambiente. L’accordo promuove una progettazione di qualità, l’utilizzo razionale delle risorse, l’impiego di materiali riciclati, la diffusione di tecnologie a basso impatto e il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici. Grande attenzione è rivolta anche alle micro, piccole e medie imprese, che vengono sostenute nel processo di transizione ecologica e digitale attraverso la valorizzazione di buone pratiche, percorsi condivisi e strumenti di tracciabilità e certificazione. Un altro pilastro del protocollo è l’aumento della sicurezza nei cantieri, considerata componente essenziale della sostenibilità complessiva del comparto. Le parti si impegnano quindi a promuovere procedure, tecnologie e modelli organizzativi che garantiscano ambienti di lavoro più sicuri. Il Tavolo tematico di edilizia sostenibile avrà il compito di monitorare l’attuazione del protocollo e condividere i risultati, assicurando un percorso coordinato e continuo per tutta la durata della legislatura regionale.

Oltre all’assessorato allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, il Protocollo è sottoscritto da: Alleanza della Cooperazione Lombarda (AGCI Lombardia, Confcooperative Lombardia, Legacoop Lombardia), Ance Lombardia, Casartigiani, Claai, Cna Lombardia, Confartigianato Lombardia, Confcommercio Lombardia, Confprofessioni Lombardia, Federcomated, Fondazione ReMade, Lombardy Green Chemistry Association Cluster, Promoberg Srl, Università degli Studi di Brescia, con la partecipazione della Commissione regionale ABI Lombardia. “Lo facciamo – ha spiegato Guidesi – attraverso le tradizionali peculiarità del settore di cui disponiamo, in sinergia con l’innovazione generata dall’ecosistema lombardo. La filiera dell’edilizia lombarda è sostenibile e innovativa; siamo convinti che ciò che abbiamo fatto e che andremo a fare nei prossimi mesi consentirà alle aziende del settore e a tutto l’ecosistema di posizionarsi da protagonista, anche in futuro, evidenziando qualità, sostenibilità e innovazione”. Tra le iniziative più significative rientra EDIL-SOS Lombardia, la nuova misura pensata e dedicata alle micro, piccole e medie imprese proprio del comparto edilizio che intendono innovare i propri processi secondo i principi dell’economia circolare. Con una dotazione di 6 milioni di euro, il provvedimento ha l’obiettivo di accompagnare il settore in una trasformazione strutturale, basata su innovazione, sostenibilità e qualità.

Per quanto riguarda le startup, la competition ‘Edilizia sostenibile e sicura’ ha rappresentato il primo contest regionale dedicato al settore. Inserita nel percorso degli Startup Days 2025, iniziativa strategica promossa da Regione Lombardia con la collaborazione delle Università lombarde e di MUSA, la competizione ha raccolto 25 candidature e 12 sono state le startup finaliste selezionate. Parallelamente alle misure di sostegno diretto alle imprese, Regione Lombardia ha investito con decisione nello sviluppo delle filiere produttive strategiche legate all’edilizia, riconoscendole come motore fondamentale della competitività e dell’innovazione del territorio. Attraverso una manifestazione di interesse dedicata, la Regione ha favorito la nascita sei specifici ecosistemi collaborativi composti da imprese, centri di ricerca, professionisti ed enti formativi, con l’obiettivo di rafforzare le competenze, migliorare la qualità dei processi, accelerare la digitalizzazione e diffondere modelli operativi sostenibili.

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Il sostegno alle filiere è stato accompagnato da una serie di interventi mirati a promuovere l’economia circolare nelle imprese lombarde. Con il Bando Filiere di Economia Circolare 2021-2022 e il Bando Filiere di Economia Circolare 2022-2023, Regione Lombardia ha attivato investimenti significativi, favorendo la riqualificazione dei processi produttivi, il riutilizzo dei materiali e la nascita di nuove sinergie tra imprese. A queste iniziative si è aggiunta, nel 2024, la Misura di sostegno alla transizione delle MPMI verso modelli di produzione circolari e sostenibili, pensata per accompagnare le piccole e medie imprese nell’adozione di tecnologie e modelli più efficienti nell’uso delle risorse. Un insieme di strumenti che consolida l’impegno regionale verso una filiera edilizia sempre più innovativa e responsabile.

– foto ufficio stampa Regione Lombardia –

(ITALPRESS).

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Ferrero Rocher illumina il Natale di Milano, piramide dorata a Piazza San Carlo

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MILANO (ITALPRESS) – Ferrero Rocher illumina quest’anno Piazza San Carlo, a Milano, con un’installazione che celebra l’iconica piramide dorata simbolo di Ferrero Rocher e sinonimo di festa ed eleganza. Quello di Ferrero Rocher, infatti, è molto più di un albero di Natale, in quanto espressione di una delle forme più simboliche che ci accompagnano nel periodo natalizio, la Piramide Ferrero Rocher. Una struttura su base dorata alta 6 metri, addobbata con migliaia di sfere dorate e avvolta da un nastro luminoso firmato Ferrero Rocher accoglierà il pubblico fino al 4 gennaio. In aggiunta, Ferrero Rocher ha contribuito alla realizzazione delle luminarie in Viale Mario Rapisardi.
Cittadini, passanti e turisti potranno anche partecipare alle iniziative pensate da Ferrero Rocher per rendere davvero speciale il “Natale degli Alberi”, il progetto patrocinato dal Comune di Milano. L’installazione sarà arricchita dalla presenza quotidiana di un calligrafo professionista che personalizzerà 8000 palline dorate, con un nome o un messaggio di auguri, trasformandole in un omaggio esclusivo per decorare il proprio albero o creare un piccolo dono per sè o per i propri cari.
Le persone potranno inoltre affidare i loro messaggi anche al classico Libro degli Auguri di Ferrero Rocher affinchè ognuno possa dedicare un pensiero a chiunque desideri.
La cerimonia di accensione dell’albero ha visto anche la presenza di un coro gospel di 16 elementi, che ha accompagnato l’inaugurazione per il giorno dell’Immacolata con canti classici natalizi. Il coro si esibirà anche il 13 dicembre dalle 15 alle 15:30 e il 20 e il 24 dicembre dalle 18 alle 18:30.
“Siamo molto orgogliosi di avere l’opportunità di avere qui in piazza San Carlo a Milano il nostro albero Ferrero Rocher, alto 6 metri. Ferrero Rocher è il primo cioccolatino venduto nel mondo, per cui siamo orgogliosi di farlo vedere nell’ambito delle vacanze natalizie qui a Milano”, ha commentato il presidente e amministratore delegato di Ferrero Commerciale Italia, Fabrizio Gavelli, che ha accolto i numerosi partecipanti insieme all’Assessora al Decentramento, Quartieri e Partecipazione, Servizi Civici e Generali Gaia Romani. Sono stati proprio loro i primi due a firmare il libro degli auguri di Ferrero Rocher, prima dell’accensione della Piramide. “Siamo molto onorati e grati a Ferrero Rocher che ha deciso di aderire al nostro bando “Natale degli Alberi”, un’iniziativa per rendere la magia del Natale davvero diffusa e partecipata da tutti i milanesi – ha detto Romani -. E’ importante che nel cuore della città, che rappresenta la collaborazione pubblico-privato, l’Amministrazione e le realtà come Ferrero, collaborino per portare la luce e la bellezza a tutte le persone”.

– news in collaborazione con Ferrero –
– foto ufficio stampa Ferrero Italia –
(ITALPRESS).

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Venti anni di Autostrade del Mare, 52mila km di tratte e 18 porti italiani

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ROMA (ITALPRESS) – Il settore delle Autostrade del Mare (AdM), snodo intermodale d’eccellenza per la connessione con il Bacino del Mediterraneo, così come si è sviluppato con la legge 488 del 1999, che ha introdotto stanziamenti a sostegno del cabotaggio e dell’intermodalità marittima, comprende oggi 52.007 km di tratte, con 18 porti italiani di origine e 23 destinazioni finali, di cui otto in porti stranieri (Spagna, Malta, Grecia, Croazia). E’ quanto emerge dal Rapporto Censis sui vent’anni delle Autostrade del Mare, realizzato per il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e per RAM S.p.A. Logistica-Infrastrutture-Trasporti, società in house del MIT, e presentato nella Sala del Parlamentino del Ministero. Il Rapporto ha offerto l’occasione per ricostruire i passaggi che hanno trasformato le AdM in una delle leve strategiche della logistica nazionale, non solo per ridurre l’impatto ambientale e migliorare la mobilità delle merci, ma anche per sostenere il posizionamento dell’Italia nei mercati globali, in una prospettiva di sviluppo futuro del settore.
Nel corso dei venti anni delle AdM, l’utilizzo del mare nei trasporti in Italia ha raggiunto risultati ottimalisu più fronti. Dal punto di vista economico, l’Italia si conferma tra i protagonisti europei della Blue Economy, contribuendo per l’11,1% al valore aggiunto complessivo dell’Ue e per l’11,5% all’occupazione del settore (2022). Nel 2024, oltre la metà delle merci importate e circa il 40% delle merci esportate hanno viaggiato via mare. L’Italia ha conquistato una posizione di leadership nel trasporto Ro-Ro: le esportazioni con questa modalità sono cresciute del 77,8% tra il 2006 e il 2024, e addirittura del 126,7% nel periodo 2013-2024. Nella sostituzione strada-mare, dall’avvio delle AdM, sono stati risparmiati oltre 27 miliardi di chilometri altrimenti percorsi sulla rete stradale, mentre sul piano ambientale l’intermodalità marittima consente, in un anno, di eliminare dalla strada circa 2,2 milioni di camion e mezzi pesanti pari a un trasporto di 58 milioni di tonnellate di merci e di abbattere 2,4 milioni tonnellate di CO2.
Le AdM sono cresciute grazie alle imprese armatoriali italiane che hanno più che raddoppiato l’offerta di trasporto: il numero di collegamenti è aumentato passando da 202 viaggi settimanali del 2004, a 291 nel 2024. In particolare, le tratte internazionali sono cresciute del 163%. La consistenza della flotta, attiva su AdM, ha aumentato il proprio volume del 111% fra il 2004 e il 2024. Sulla base dei dati relativi ai primi 27 porti italiani, l’offerta di metri lineari resi disponibili ogni settimana per le Autostrade del Mare passa da un milione 174mila del 2004 ai 2 milioni 565 mila del 2024, più che raddoppiando in questo modo la disponibilità di trasporto su mare dei mezzi pesanti. A livello geografico, i porti più attivi nelle AdM sono Livorno, con 359 mila metri lineari di stiva offerti settimanalmente, Genova (315mila) e Catania (224mila), ma l’intero Mezzogiorno risulta centrale: Sicilia, Campania e Puglia rappresentano oltre la metà delle tratte.
Come si evince dal Rapporto Censis, parte integrante della storia delle AdM è il quadro normativo che, a livello europeo e nazionale, ha consolidato il trasporto marittimo e favorito lo sviluppo dell’intermodalità. L’Ue ha introdotto le AdM nella normativa europea con la Decisione n. 884/2004/CE, focalizzata sul miglioramento dei collegamenti marittimi tra porti strategici, riduzione della congestione stradale e promozione della sostenibilità, mentre con il Regolamento n. 1315/2013 ha consolidato le AdM come parte integrante della Rete Trans-Europea dei trasporti (TEN-T). Con il PNRR sono stati stanziati oltre 1,4 miliardi di euro per il potenziamento delle infrastrutture portuali e 500 milioni per il rinnovo della flotta. Negli ultimi anni le imprese armatoriali hanno introdotto motori ibridi ed elettrici, sistemi di lubrificazione ad aria, droni per le ispezioni, big data per la gestione della flotta, fino alle prime tecnologie di cattura della CO2.
La ricostruzione dei venti anni delle AdM si è anche basata sulla raccolta di testimonianze dirette. L’analisi qualitativa ha coinvolto, oltre al MIT, i vertici delle associazioni degli armatori italiani (Confitarma e Assarmatori), dell’Autotrasporto e dei porti italiani, esperti sui temi dell’innovazione tecnologica e della formazione. Dalle riflessioni sono emerse le complessità attuali, come ad esempio il rischio di nuove restrizioni all’interscambio commerciale, legate alle instabilità internazionali e l’aumento dei costi operativi per le imprese armatoriali dovuti al meccanismo di contenimento delle emissioni, esteso al trasporto marittimo nel 2024. Il tema delle professionalità è poi ritenuto strategico, servono nuovi profili professionali capaci di operare in un ambiente marittimo sempre più tecnologico, basato sui dati e regolato da standard ambientali stringenti.
Le sfide indicate dagli armatori per i prossimi vent’anni riguardano alcuni nodi strategici da affrontare per garantire la continuità e la competitività delle AdM: sostenere la competitività delle flotte italiane; ammodernare la rete portuale e rendere più efficienti le procedure operative, sia a terra sia a bordo; potenziare l’integrazione modale, investendo nella digitalizzazione e nell’interoperabilità dei sistemi, così da garantire un passaggio più fluido tra mare, strada e ferrovia; migliorare la sostenibilità ambientale delle infrastrutture portuali, con interventi come il cold ironing e l’elettrificazione delle banchine.
“Le Autostrade del Mare rappresentano oggi uno dei pilastri della presenza italiana nel Mediterraneo: non semplici collegamenti, ma direttrici strategiche che confermano il ruolo dell’Italia come crocevia tra Nord e Sud, tra Occidente e Oriente – ha detto Matteo Salvini, Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti -. In questi vent’anni il loro sviluppo ha sostenuto l’export, modernizzato la logistica e rafforzato la competitività del nostro sistema produttivo. Questi risultati non sono frutto del caso, ma della capacità di integrare porti, flotte, operatori e reti di collegamento in un ecosistema efficiente e innovativo. La collaborazione tra pubblico e privato si conferma decisiva per costruire un sistema Paese forte e proiettato sui mercati internazionali. Il lavoro però non è concluso: dobbiamo continuare a investire in infrastrutture, tecnologia e intermodalità, potenziando la governance portuale e aprendo nuove rotte strategiche. Il mare è per l’Italia una risorsa identitaria e una leva di sviluppo, e su questa consapevolezza continueremo a costruire il futuro del Paese”.
Per Davide Bordoni, Amministratore unico di RAM S.p.A. Logistica-Infrastrutture-Trasporti ‘venti anni di Autostrade del Mare e venti anni della RAM. RAM è stata creata nel 2004 con l’acronimo di Rete Autostrade Mediterranee, con lo specifico obiettivo di contribuire ad attuare in Italia il complesso programma delle Autostrade del Mare. Il Rapporto Censis mette in luce l’evoluzione di un progetto che sin dall’inizio ha cambiato il modo di concepire la mobilità e la logistica nel nostro Paese. I risultati raggiunti sono significativi: la riduzione del traffico pesante sulle strade, con conseguenti benefici in termini di sicurezza e sostenibilità e con il rafforzamento dei collegamenti tra l’Italia e gli altri Paesi europei, oggi più fluidi, affidabili e competitivi. Il Rapporto conferma anche il ruolo strategico che le Autostrade del Mare rivestono nel sistema logistico nazionale: una infrastruttura capace di connettere porti, imprese e territori attraverso servizi efficienti. Ma – ha aggiunto – soprattutto evidenzia il potenziale ancora da esprimere, seguendo la strada della digitalizzazione e dell’intermodalità. RAM continuerà ad affiancare il Ministero e gli operatori del settore con il proprio supporto tecnico-operativo. Le nostre priorità sono accelerare la doppia transizione digitale ed ecologica del trasporto marittimo, ridurre le emissioni e rendere il sistema logistico italiano sempre più moderno e integrato nel Mediterraneo per vincere le sfide della competitività nel contesto di una dimensione globale”.
“Quella delle Autostrade del Mare è una storia di successo tutta italiana sotto diversi aspetti: è stata messa in campo una forte intenzionalità politica, pensata a livello europeo e attuata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dai soggetti di rappresentanza del trasporto marittimo italiano, dell’autotrasporto e dei porti – le parole del presidente del Censis, Giuseppe De Rita -. Sono stati perseguiti e raggiunti obiettivi di rilevanza non solo nazionale, ma anche europea, come il miglioramento dei collegamenti marittimi esistenti tra gli Stati membri dell’Unione, la creazione di nuovi collegamenti per procedere all’integrazione e allo sviluppo del mercato interno, la possibilità di concorrere alla riduzione della congestione sulle reti stradali e autostradali dell’Unione, il miglioramento dell’accessibilità alle isole, e a regioni e stati periferici. Tutto questo in un contesto in cui il mare per l’Italia ha rappresentato e rappresenta una risorsa di fondamentale importanza dal punto di vista economico e sul piano sociale”.
Tra gli altri hanno preso parte all’evento: Edoardo Rixi, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti; Alfredo Storto, Capo di Gabinetto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti; Stefano Fabrizio Riazzola, Vice Capo di Gabinetto Trasporti e Capo Dipartimento per i Trasporti e la Navigazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; Francesco Benevolo, Direttore operativo RAM S.p.A.; Andrea Toma, Responsabile Area Economia, Lavoro e Territorio del Censis.

– foto ufficio stampa ItalCommunications –
(ITALPRESS).

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