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Economia

Gros-Pietro “Banche disponibili, ma manovra non impatti su bilanci”

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ROMA (ITALPRESS) – Nessuna chiusura di fronte alla richiesta di sacrifici da parte del governo. “Il sistema bancario italiano ha sempre avuto come principio quello di venire incontro al sistema economico e sociale”. Così, in una intervista a La Stampa, il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. “Tuttavia – spiega, riguardo l’intervento di cui si starebbe discutendo al ministero del Tesoro – ci si attende che non abbia impatti sul conto economico”. Perchè già ora quello del credito è il settore “che paga le imposte più elevate tra le società per azioni”.
“Nei principi contabili internazionalmente accettati, il concetto di extra-profitti non esiste: i profitti sono la differenza tra i ricavi e i costi, può essere positiva o negativa, l’extra non è aritmeticamente determinabile – sottolinea -. Capisco, però, che ci si riferisca a un concetto morale: si parla di profitti non meritati, perchè dipendono da qualcosa che non hai fatto tu. Nel caso delle banche, però, c’è stato il periodo dei tassi di interesse negativi, una situazione innaturale, in cui si stava ‘sott’acquà: non ha senso considerare ‘extra-profittò, immeritato, il miglioramento rispetto a una situazione eccezionalmente negativa e assurda, nella quale chi prestava denaro, anzichè essere remunerato, ‘pagavà la controparte affinchè si godesse il prestito”. E’ un’apertura al governo?
“Una disponibilità c’è, certamente”. E alla domanda su che tipo di manovra servirebbe, risponde: “Comincio dal messaggio del Presidente della Repubblica a Cernobbio: bisogna abbattere il debito. Una delle strade, come ha proposto tempo fa il nostro Consigliere delegato Carlo Messina, passa dalla vendita di una parte del patrimonio immobiliare pubblico che, se gestito in maniera più attiva e con investitori istituzionali, verrebbe valorizzato. Tutto questo unito al controllo dell’avanzo primario, che rimane imprescindibile”. “L’attività produttiva sta rallentando – aggiunge -, l’inflazione scende: ci sono tutti gli elementi per un taglio dei tassi di interesse. Penso che la Bce continuerà con riduzioni di un quarto di punto: ne farà una adesso e una più avanti”.
“Il rallentamento tedesco – spiega il presidente di Intesa Sanpaolo – è legato a tre fattori: l’enorme rilevanza delle esportazioni per Berlino, la forte concentrazione su alcuni settori produttivi, come quello dell’automobile, e l’internazionalizzazione delle catene produttive, soprattutto nell’est Europa”. E alla domanda se l’Italia, oggi, è ancora così dipendente dalla Germania, risponde: “In parte sì, ma rispetto all’economia tedesca, il nostro settore industriale, e in particolare quello manifatturiero, è molto più diversificato, sia dal punto di vista merceologico che geografico, e flessibile. Abbiamo una struttura produttiva che può adattarsi rapidamente”.
“Viviamo una situazione di forte dinamismo, cosa che non si riscontra allo stesso modo in altri Paesi – aggiunge -. Se si dice che l’Europa ha bisogno di banche più grandi, questo vale anche per la Germania. Finora, in Europa, le grandi operazioni transnazionali sono state fatte quasi tutte qui da noi: quando Crèdit Agricole ha acquisito Cariparma, quando BNP ha rilevato una banca di Stato come BNL e quando, per un soffio, Intesa e Sanpaolo non sono finite nelle mani di Crèdit Agricole e Santander”. Quella doppia acquisizione sfumò…, “vero, ma non per intervento del governo, bensì perchè due grandi banche italiane si sono guardate allo specchio e hanno deciso di intervenire, fondendosi tra loro”. Dunque Unicredit-Commerzbank va fatta…, “è un’operazione di cui – secondo le forze produttive di quel Paese – la Germania ha bisogno. Dopo una prima levata di scudi, sono cominciate a emergere opinioni favorevoli, sia da parte dei clienti delle banche sia dai regolatori. Più di questo non penso si possa dire”.
Per il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, “il recupero del potere d’acquisto è fondamentale, Intesa Sanpaolo lo ha sostenuto durante il rinnovo del contratto collettivo dei bancari. Serve maggiore produttività, che consenta di pagare salari internazionalmente competitivi. Abbiamo ottime università, ma rischiamo di regalare all’estero i nostri talenti: una perdita di valore che bisogna fermare. Dobbiamo attrarre e trattenere il capitale umano diminuendo il divario di retribuzione tra il nostro e quello di altri Paesi”. “Certamente – aggiunge – abbiamo un problema di burocrazia, ma il PNRR può essere uno strumento che ci aiuta a superarlo. Il problema è l’interazione con le istituzioni, le cui autorizzazioni non arrivano tempestivamente. Anche questo va superato: uno degli obiettivi di questo strumento è fare dell’Europa un posto in cui si può lavorare meglio. Detto questo, potrebbe esserci qualche ritardo – la spesa già realizzata si limita a poco più di un quarto di quanto sarà disponibile (26%) – ma l’Italia è uno dei Paesi sopra la media in termini di assegnazione dei fondi. E questo anche grazie al lavoro del ministro Raffaele Fitto, oggi passato alla Commissione”.
Infine, alla domanda su quali sono le strategie adottate da Intesa Sanpaolo per affrontare le sfide attuali e future, risponde: “Nel grattacielo di Torino, al piano sotto a quello del mio ufficio, c’è l’Innovation Center, cinghia di trasmissione tra la banca e il mondo dell’innovazione: attraverso esso controlliamo Neva, un operatore di venture capital. Abbiamo sottoscritto il suo primo fondo con 100 milioni di euro e il presidente Luca Remmert e l’AD Mario Costantini ne hanno raccolti altri 150 sul mercato. Recentemente, abbiamo dato via al secondo fondo in cui noi contribuiamo con 200 milioni e intendiamo raccoglierne sul mercato altri 300. Siamo sicuri che ce la faremo, perchè i risultati, anche economici, del primo fondo sono ottimi. Un gruppo grande come il nostro ha la possibilità di investire in conoscenza. Noi guardiamo a lungo termine e questo libro lo evidenzia: oltre all’innovazione, bisogna essere in grado di affrontare il cambiamento climatico, la distruzione di risorse non riproducibili e l’inquinamento. Cambiare il nostro modo di fare è un’urgenza, ma il processo deve essere socialmente tollerabile”.
– foto ufficio stampa Intesa Sanpaolo –
(ITALPRESS).

Economia

Beni durevoli, consumi -2,4%. Dal 2019 prezzi +20%, meno acquisti con più spesa

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ROMA (ITALPRESS) – Dopo due anni di crescita il motore dei beni durevoli si ferma: a fine 2025 il comparto segnerà consumi in calo del 2,3% in volume e del 2,4% in valore, per una spesa complessiva che da 79 miliardi scivola a 77,1 miliardi. E’ la fotografia scattata dal 32° Osservatorio Findomestic, realizzato insieme a Prometeia, per un mercato che resta comunque su livelli più alti rispetto al pre-Covid, non per un aumento dei volumi acquistati ma esclusivamente per l’incremento dei prezzi che in 6 anni sfiora il 20%. A determinare il segno meno è soprattutto la mobilità, il segmento che da solo vale il 57% della spesa delle famiglie in beni durevoli. Qui la frenata è evidente, con le auto nuove in calo del 9% a valore. La casa – mobili e tecnologia – resta invece impantanata in una stagnazione che dura dal 2023, dopo gli exploit del triennio post-pandemico. Sul fronte territoriale, le tre locomotive storiche – Lombardia, Lazio e Veneto – perdono tra il 2,6 e il 2,8%. Resiste meglio l’Emilia-Romagna (-1,8%), che quasi aggancia il podio nella graduatoria per volumi di spesa.
“Quest’anno i beni durevoli soffrono più degli altri comparti. Mentre servizi, alimentari e altri beni crescono – secondo i dati Istat – il nostro perimetro torna negativo dopo due anni di espansione, quella del 2023, trainata più dall’inflazione che dai volumi reali – afferma Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic -. Chiuderemo il 2025 con un -2,4% a valore, che si traduce in una reale riduzione della spesa delle famigliè. Per Bardazzi ‘siamo ancora su livelli di spesa superiori dell’11,4% al 2019, ma questo non significa che si compri di più. Il vero motore è stato l’aumento dei prezzi, vicino al +20%. Al netto dell’inflazione, cioè guardando ai volumi, i consumi di durevoli sono in realtà il 6,8% sotto i livelli pre-pandemia”.
In questo quadro di frenata il credito al consumo va in controtendenza, uno strumento che le famiglie stanno usando per reagire all’incertezza. Lo ribadisce Marco Tarantola, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Findomestic Banca: “A fronte di consumi in calo nel mondo dei durevoli, il mercato del credito continua a crescere. Nei primi dieci mesi dell’anno le erogazioni segnano un +7%, con la rischiosità che rimane su livelli molto contenuti (1.7% il tasso di default a fine settembre 2025, pur mostrando un lieve incremento nel corso dell’anno. E’ la conferma che il credito al consumo svolge un ruolo sociale ed economico essenziale: aiuta le famiglie a non rinunciare ai propri progetti in un contesto che resta complesso”. Il dato che più colpisce arriva dalle indagini condotte dall’istituto: “Oltre quattro italiani su dieci – ricorda Tarantola – hanno utilizzato una forma di credito almeno una volta negli ultimi tre anni. E più del 60% di chi lo ha fatto dichiara che, senza questa possibilità, avrebbe dovuto rinviare o rinunciare del tutto all’acquisto. Dati che confermano come il credito oggi sia una leva di fiducia, non solo un prodotto finanziario”.
Se l’Italia rallenta, ogni territorio lo fa con il suo stile. Ci sono regioni che assorbono meglio la scossa. In Trentino-Alto Adige, dove i redditi restano elevati e il clima economico è meno nervoso, il calo è solo -0,7%, il migliore d’Italia. Più sorprendente la tenuta della Sicilia e della Liguria, entrambe ferme a -1,3%: due territori lontani geograficamente ma accomunati da una domanda interna che resiste. All’opposto, in Basilicata il mercato dei durevoli cede il 4%: una flessione che non è solo statistica ma strutturale, fatta di consumi fragili e poca spinta demografica. Il rallentamento è stato consistente anche in Piemonte (-3,5%), Molise (-3,3%), Abruzzo e Lazio (entrambe -2,8%). Sul piano dei valori assoluti, la Lombardia continua a giocare un altro campionato: 15,4 miliardi, più del doppio del Lazio, che segue a 7,5. E’ la locomotiva che tira il Paese, anche quando il convoglio frena.
Nel 2025 il mercato italiano della mobilità vive una doppia velocità: l’usato tiene la linea, il nuovo rallenta, le due ruote correggono la corsa dopo anni di sprint.
Dal 2017 quello delle auto usate è il primo mercato per valore assoluto e continua a dimostrarlo. L’effetto inflazione è evidente: si spende il 25% in più rispetto al 2019 per acquistare appena il 3% di vetture in più. Nel 2025, dopo due anni di crescita, il settore rallenta e il suo giro d’affari chiuderà con un -0,2%, sostanzialmente in stallo, con l’incremento dei passaggi di proprietà (+2,1%) annullato dal calo dei prezzi (-2,1%). Ma i valori restano solidi: 24,4 miliardi di euro, quasi 8 miliardi in più dell’auto nuova, complice una domanda, negli ultimi anni, sempre più orientata al risparmio. Prezzi in calo e mix di vendita più ‘popolarè confermano che il consumatore è cauto ma attivo.
Per le auto nuove la frenata è netta: -9% a valore, con la spesa delle famiglie che scende a 16,5 miliardi. Le immatricolazioni calano (-9,9%), i prezzi restano stabili (+0,8%) dopo anni di forte crescita e il mix si sposta su fasce e tecnologie più costose. Le city car, un tempo spina dorsale del mercato, passano dal 17% del 2019 al 12%. La domanda dei privati resta lontana dai livelli pre-pandemia: -25% le immatricolazioni rispetto al 2019, -10% la spesa. Non bastano incentivi a singhiozzo per stimolare le famiglie, alle prese con un potere d’acquisto ridotto rispetto a qualche anno fa e con un contesto di persistente incertezza.
Dopo quattro anni di crescita, arriva uno stop per le moto: -7,7% a volume nel 2025, -7,0% a valore. Ma il confronto con il 2019 resta impressionante: +36% a volume, +55% a valore, per un mercato che vale 2,75 miliardi e che ha beneficiato in questi anni di una domanda, che in un contesto di inflazione e calo del potere d’acquisto, ha visto nei mezzi a due ruote un’alternativa low cost alla seconda o terza auto in famiglia. La flessione del 2025 sottende dinamiche differenziate tra ciclomotori, in forte calo (oltre -30% a volume), e targato, in miglior tenuta (-6% circa a volume) e su livelli storicamente elevati. Gli scooter targati salgono dell’8,8%, confermandosi protagonisti della mobilità urbana.
Dai mobili agli elettrodomestici, dall’elettronica alla telefonia e all’IT, il comparto casa nel 2025 mostra un quadro di stabilità e adattamento. Crescono prodotti informatici, piccoli elettrodomestici e device smart, l’online consolida il ruolo chiave, mentre famiglie e consumatori privilegiano comfort, qualità, benessere e soluzioni premium, tra innovazione e attenzione al prezzo.
Dopo il biennio d’oro 2021-2022, la domanda di mobili si è normalizzata, ma il settore resta ben sopra i livelli pre-Covid: +10% rispetto al 2019. L’anno si chiuderà intorno ai 16,5 miliardi di euro (-0,6%), segnalando una fase di assestamento più che un vero rallentamento. I volumi restano in calo (-1,7%), ma i prezzi continuano a sostenere il mercato (+1,1%), pur con una dinamica più morbida rispetto agli anni dei rincari. La cautela delle famiglie pesa ancora: incentivi e bonus ristrutturazioni aiutano, ma non bastano a riaccendere quella spinta eccezionale generata dal post-pandemia e dal Superbonus. A frenare è soprattutto la domanda legata alle ristrutturazioni, oggi fisiologicamente in discesa. A fare da contraltare è invece il primo acquisto, alimentato da un mercato immobiliare tornato vivace: nei primi sei mesi dell’anno le compravendite residenziali sono cresciute del 9,5%, spinte da tassi più leggeri e un credito più accessibile. Sul fronte dei canali di vendita, l’online continua la sua avanzata arrivando a valere il 20% del retail. Un risultato che certifica la maturità digitale dell’arredo italiano, sempre più capace di coniugare design, prezzo e omnicanalità.
La telefonia resta il baricentro della tecnologia consumer: nel 2025 il comparto mantiene la rotta sui 6,3 miliardi (-0,4%), segno di una domanda matura che però evolve rapidamente. Gli smartphone – l’85% del giro d’affari – rallentano nei volumi ma tengono in valore (-1,1%) grazie al continuo spostamento verso i prodotti di maggiore qualità. A fare da contrappunto alla flessione degli smartphone, continuano a crescere cuffie (+1,5%) e i dispositivi tecnologici indossabili (+1,2%), trainati da funzioni smart sempre più orientate al benessere e alla performance personale. L’online consolida il sorpasso sulle vendite in negozio, arrivando al 20,5% del fatturato. In un mercato ormai saturo, è qui – tra servizi premium, ecosistemi integrati e nuovi modelli di fruizione – che si gioca la partita futura.
Il mercato degli elettrodomestici chiuderà il 2025 con un valore complessivo di 6,5 miliardi di euro: 4,2 miliardi per i grandi apparecchi e 2,3 miliardi per i piccoli. I grandi elettrodomestici si confermano su un plateau elevato (-0,3%), dopo tre anni di crescita solida, sostenuti dai bisogni di sostituzione e dall’efficientamento energetico spinto anche dal bonus rottamazione. I volumi tengono, i prezzi si raffreddano, e il comparto del lavaggio è quello che corre meglio: asciugatrici (+4,4%) e lavastoviglie (+1,7%) guidano la fascia alta della domanda, segnale di un’Italia che aggiorna la dotazione domestica puntando a comfort e risparmio. Freddo e cottura restano più deboli, con prezzi in discesa che comprimono il valore complessivo.
Tutt’altra storia per i piccoli elettrodomestici, ancora una volta i migliori performer tra i durevoli per la casa: +8,4% a volume e +5,2% a valore. Il mercato intercetta tendenze chiare: multifunzionalità, cura del sè e desiderio di semplificazione. Crescono con decisione i dispositivi per la cura della casa, trainati dagli aspirapolvere (+15,4%) di nuova generazione e dai mini-aspiratori. Nella cura della persona brillano i prodotti per l’igiene dentale (+9,6%), i dispositivi per la rasatura e gli apparecchi per asciugare e acconciare i capelli. Nella preparazione del cibo, le friggitrici ad aria continuano la loro scalata (+16% in valore, +23% in volume), mentre i robot da cucina vivono una fase di forte normalizzazione dovuta alla pressione promozionale. Tra gli altri prodotti, prosegue lo sviluppo delle vendite di bilance (+9.1% in valore). L’online si consolida come canale chiave: rappresenta ormai il 38% del fatturato dei piccoli elettrodomestici, con crescite a doppia cifra.
“Dalle friggitrici ad aria ai wearable, dai prodotti per l’igiene orale agli apparecchi per la cura del corpo, emerge una ricerca crescente di benessere personale – evidenzia Bardazzi -. Il consumatore investe in ciò che gli permette di vivere meglio: monitorare, prevenire, semplificare. Anche a casa”.
Dopo un triennio di segni meno, il mercato IT italiano torna a crescere, segnando un +1,7% e sfiorando i 2,2 miliardi di fatturato. A guidare la ripresa sono pc portatili (+3,5%), tablet (+4,7%) e dispositivi per il gioco (+5,3%). Il canale online si conferma protagonista, con un contributo al fatturato vicino al 32%, compensando il lieve calo delle vendite nei negozi fisici. Dopo il rimbalzo dai picchi del 2020-’21, il mercato IT si posiziona tra i segmenti più performanti della tecnologia consumer, con volumi in crescita e una dinamica di prezzo favorevole che lascia intravedere ulteriori trend positivi per la chiusura dell’anno.
Inoltre, il 2025 si chiuderà a 1,6 miliardi (-1,9%), il mercato dell’elettronica di consumo continua a scontare l’onda lunga del passaggio al digitale terrestre: il segmento video, ancora in flessione, resta il grande freno di un comparto che però mostra segnali di stabilizzazione dopo il crollo del triennio 2022-24. La TV – che vale oltre l’80% del mercato – resta negativa (-2,9%), anche se da metà anno i volumi tornano a respirare. I decoder continuano invece la loro caduta libera, ormai sotto l’1% del giro d’affari. Tra i pochi fari accesi, spiccano i droni (+16%), le cuffie (+6,6%), trainate da wireless e funzioni premium, e gli altoparlanti (+7,6%), alimentati dalla voglia di home theatre. Un mercato che stringe i denti ma che – tra innovazione, qualità del suono e nuove esperienze d’ascolto – lascia intravedere la voglia dei consumatori di tornare a investire, quando il rimbalzo dal boom post-switch-off sarà finalmente alle spalle.

– foto tratta da Osservatorio Findomestic –
(ITALPRESS).

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Economia

A Roma il forum Cina-Italia dei media, siglato accordo di cooperazione Xinhua-Italpress

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ROMA (ITALPRESS) – Capire la Cina contemporanea: è l’obiettivo del Forum Cina-Italia dei Media e dei Think Tank di oggi a Roma, promosso dall’Ufficio Regionale Europeo dell’agenzia di stampa Xinhua con la redazione di Roma e con il supporto dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, dell’Agenzia Italpress e dell’istituto di Diritto Cinese.

“L’obiettivo è di confrontarci sulle idee, condividere esperienze, dialogare con prospettive diverse e aprire insieme nuovi spazi di cooperazione”, spiega Tian Fan, Direttore dell’Ufficio Regionale Europeo dell’Agenzia Stampa Xinhua. “I media dei due Paesi hanno storicamente svolto un lavoro di costruzione di ponti tra popoli”, ricorda, sottolineando che “Xinhua continuerà a presentare all’Italia una Cina vivace e dalle molteplici sfaccettature”.

Il direttore di Italpress, Gaspare Borsellino, ricorda che, “da alcuni anni l’agenzia di stampa sta portando avanti un articolato e ambizioso percorso di internazionalizzazione che si è tradotto nell’apertura di nuove sedi all’estero e nella definizione di oltre 20 accordi di collaborazione con agenzie di stampa e network televisivi internazionali. In questo quadro di crescente protezione globale, la Cina rappresenta per noi un mercato di assoluto rilievo strategico sotto il profilo economico, culturale e informativo”, ribadisce, prima della cerimonia della firma dell’accordo di cooperazione tra Xinhua e Italpress.

L’accordo nasce dalla collaborazione strategica del Gruppo Matches di Andrea Cicini. “Sono certo che questa collaborazione – prosegue Borsellino -, saprà generare reciproche soddisfazioni professionali e contribuire alla crescita di un’informazione sempre più qualificata, approfondita e di qualità. Il nostro interesse verso la Cina, tuttavia, non si esaurisce con questo accordo: a partire da gennaio del 2026, Italpress sarà presente con un proprio desk a Pechino”.

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Per Li Xiaoyong, Incaricato d’Affari ad interim dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, “il mondo di oggi sta vivendo cambiamenti di portata epocale: lo scenario internazionale è sempre più complesso. Ci troviamo a un nuovo crocevia e la direzione intrapresa avrà un impatto significativo sul futuro dell’umanità”. Per questo “è necessario permettere alle informazioni autentiche di superare i confini e consolidare la fiducia reciproca attraverso scambi franchi e sinceri. Sono convinto che i media cinesi e italiani continueranno a tutelare l’etica professionale e la responsabilità sociale ad approfondire il dialogo e gli scambi per ampliare i reciproci spazi di cooperazione”.

Il presidente della Commissione Esteri della Camera, Giulio Tremonti, si è soffermato sul confronto tra Europa e Asia, che ricorda il Nodo Gordiano: “Nel mito è scritto che chi è in grado di sciogliere il nodo avrà il dominio del mondo, venga da Est o venga da Ovest. In realtà, credo che il nodo possiamo scioglierlo ma insieme, non in opposizione. È venuto il tempo di definire spazi di vicinato tra le nostre civiltà, nel rispetto di delle differenze che sono proprie dell’una e dell’altra”, sottolinea. “Abbiamo il passato e avremo anche un futuro: oggi l’ipotesi del Global Legal Standard deve essere nuovamente considerata e, anche in questi termini, i rapporti tra Cina e Italia possono essere devono essere consolidati”.

L’ambasciatore Zhang Lubiao, rappresentante permanente della Cina presso l’ONU, sottolinea che “sebbene Cina e Italia siano geograficamente distanti, i nostri popoli si conoscono e si comprendono. Nel settore agricolo la collaborazione e l’amicizia tra Cina e Italia poggia su solide basi: gli scambi tra i due Paesi si stanno sviluppando in modo sempre più articolato. Nell’ultimo anno il volume complessivo degli scambi commerciali tra Cina e Italia è stato di 1.81 miliardo di dollari con una crescita annuale dell’8.4%. È un grande risultato”, ricorda.

Infine, nella tavola rotonda “Verso un nuovo ecosistema di cooperazione tra media e think tank Cina-Italia”, Giovanni Tria, economista e già ministro dell’Economia e delle Finanze, evidenzia “l’importanza dell’informazione per comprendere l’economia globale. La Cina è uno dei principali attori dell’economia globale e l’informazione deve essere in questo momento particolarmente attenta, capace di canalizzare anche analisi e informazioni molto precise”.

– foto xi2/Italpress –

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A Roma il forum Cina-Italia dei media, siglato accordo di cooperazione Xinhua-Italpress

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ROMA (ITALPRESS) – Capire la Cina contemporanea: è l’obiettivo del Forum Cina-Italia dei Media e dei Think Tank di oggi a Roma, promosso dall’Ufficio Regionale Europeo dell’agenzia di stampa Xinhua con la redazione di Roma e con il supporto dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, dell’Agenzia Italpress e dell’istituto di Diritto Cinese.

“L’obiettivo è di confrontarci sulle idee, condividere esperienze, dialogare con prospettive diverse e aprire insieme nuovi spazi di cooperazione”, spiega Tian Fan, Direttore dell’Ufficio Regionale Europeo dell’Agenzia Stampa Xinhua. “I media dei due Paesi hanno storicamente svolto un lavoro di costruzione di ponti tra popoli”, ricorda, sottolineando che “Xinhua continuerà a presentare all’Italia una Cina vivace e dalle molteplici sfaccettature”.

Il direttore di Italpress, Gaspare Borsellino, ricorda che, “da alcuni anni l’agenzia di stampa sta portando avanti un articolato e ambizioso percorso di internazionalizzazione che si è tradotto nell’apertura di nuove sedi all’estero e nella definizione di oltre 20 accordi di collaborazione con agenzie di stampa e network televisivi internazionali. In questo quadro di crescente protezione globale, la Cina rappresenta per noi un mercato di assoluto rilievo strategico sotto il profilo economico, culturale e informativo”, ribadisce, prima della cerimonia della firma dell’accordo di cooperazione tra Xinhua e Italpress.

L’accordo nasce dalla collaborazione strategica del Gruppo Matches di Andrea Cicini. “Sono certo che questa collaborazione – prosegue Borsellino -, saprà generare reciproche soddisfazioni professionali e contribuire alla crescita di un’informazione sempre più qualificata, approfondita e di qualità. Il nostro interesse verso la Cina, tuttavia, non si esaurisce con questo accordo: a partire da gennaio del 2026, Italpress sarà presente con un proprio desk a Pechino”.

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Per Li Xiaoyong, Incaricato d’Affari ad interim dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, “il mondo di oggi sta vivendo cambiamenti di portata epocale: lo scenario internazionale è sempre più complesso. Ci troviamo a un nuovo crocevia e la direzione intrapresa avrà un impatto significativo sul futuro dell’umanità”. Per questo “è necessario permettere alle informazioni autentiche di superare i confini e consolidare la fiducia reciproca attraverso scambi franchi e sinceri. Sono convinto che i media cinesi e italiani continueranno a tutelare l’etica professionale e la responsabilità sociale ad approfondire il dialogo e gli scambi per ampliare i reciproci spazi di cooperazione”.

Il presidente della Commissione Esteri della Camera, Giulio Tremonti, si è soffermato sul confronto tra Europa e Asia, che ricorda il Nodo Gordiano: “Nel mito è scritto che chi è in grado di sciogliere il nodo avrà il dominio del mondo, venga da Est o venga da Ovest. In realtà, credo che il nodo possiamo scioglierlo ma insieme, non in opposizione. È venuto il tempo di definire spazi di vicinato tra le nostre civiltà, nel rispetto di delle differenze che sono proprie dell’una e dell’altra”, sottolinea. “Abbiamo il passato e avremo anche un futuro: oggi l’ipotesi del Global Legal Standard deve essere nuovamente considerata e, anche in questi termini, i rapporti tra Cina e Italia possono essere devono essere consolidati”.

L’ambasciatore Zhang Lubiao, rappresentante permanente della Cina presso l’ONU, sottolinea che “sebbene Cina e Italia siano geograficamente distanti, i nostri popoli si conoscono e si comprendono. Nel settore agricolo la collaborazione e l’amicizia tra Cina e Italia poggia su solide basi: gli scambi tra i due Paesi si stanno sviluppando in modo sempre più articolato. Nell’ultimo anno il volume complessivo degli scambi commerciali tra Cina e Italia è stato di 1.81 miliardo di dollari con una crescita annuale dell’8.4%. È un grande risultato”, ricorda.

Infine, nella tavola rotonda “Verso un nuovo ecosistema di cooperazione tra media e think tank Cina-Italia”, Giovanni Tria, economista e già ministro dell’Economia e delle Finanze, evidenzia “l’importanza dell’informazione per comprendere l’economia globale. La Cina è uno dei principali attori dell’economia globale e l’informazione deve essere in questo momento particolarmente attenta, capace di canalizzare anche analisi e informazioni molto precise”.

– foto xi2/Italpress –

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