Economia
Gros-Pietro “Banche disponibili, ma manovra non impatti su bilanci”
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9 mesi fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Nessuna chiusura di fronte alla richiesta di sacrifici da parte del governo. “Il sistema bancario italiano ha sempre avuto come principio quello di venire incontro al sistema economico e sociale”. Così, in una intervista a La Stampa, il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. “Tuttavia – spiega, riguardo l’intervento di cui si starebbe discutendo al ministero del Tesoro – ci si attende che non abbia impatti sul conto economico”. Perchè già ora quello del credito è il settore “che paga le imposte più elevate tra le società per azioni”.
“Nei principi contabili internazionalmente accettati, il concetto di extra-profitti non esiste: i profitti sono la differenza tra i ricavi e i costi, può essere positiva o negativa, l’extra non è aritmeticamente determinabile – sottolinea -. Capisco, però, che ci si riferisca a un concetto morale: si parla di profitti non meritati, perchè dipendono da qualcosa che non hai fatto tu. Nel caso delle banche, però, c’è stato il periodo dei tassi di interesse negativi, una situazione innaturale, in cui si stava ‘sott’acquà: non ha senso considerare ‘extra-profittò, immeritato, il miglioramento rispetto a una situazione eccezionalmente negativa e assurda, nella quale chi prestava denaro, anzichè essere remunerato, ‘pagavà la controparte affinchè si godesse il prestito”. E’ un’apertura al governo?
“Una disponibilità c’è, certamente”. E alla domanda su che tipo di manovra servirebbe, risponde: “Comincio dal messaggio del Presidente della Repubblica a Cernobbio: bisogna abbattere il debito. Una delle strade, come ha proposto tempo fa il nostro Consigliere delegato Carlo Messina, passa dalla vendita di una parte del patrimonio immobiliare pubblico che, se gestito in maniera più attiva e con investitori istituzionali, verrebbe valorizzato. Tutto questo unito al controllo dell’avanzo primario, che rimane imprescindibile”. “L’attività produttiva sta rallentando – aggiunge -, l’inflazione scende: ci sono tutti gli elementi per un taglio dei tassi di interesse. Penso che la Bce continuerà con riduzioni di un quarto di punto: ne farà una adesso e una più avanti”.
“Il rallentamento tedesco – spiega il presidente di Intesa Sanpaolo – è legato a tre fattori: l’enorme rilevanza delle esportazioni per Berlino, la forte concentrazione su alcuni settori produttivi, come quello dell’automobile, e l’internazionalizzazione delle catene produttive, soprattutto nell’est Europa”. E alla domanda se l’Italia, oggi, è ancora così dipendente dalla Germania, risponde: “In parte sì, ma rispetto all’economia tedesca, il nostro settore industriale, e in particolare quello manifatturiero, è molto più diversificato, sia dal punto di vista merceologico che geografico, e flessibile. Abbiamo una struttura produttiva che può adattarsi rapidamente”.
“Viviamo una situazione di forte dinamismo, cosa che non si riscontra allo stesso modo in altri Paesi – aggiunge -. Se si dice che l’Europa ha bisogno di banche più grandi, questo vale anche per la Germania. Finora, in Europa, le grandi operazioni transnazionali sono state fatte quasi tutte qui da noi: quando Crèdit Agricole ha acquisito Cariparma, quando BNP ha rilevato una banca di Stato come BNL e quando, per un soffio, Intesa e Sanpaolo non sono finite nelle mani di Crèdit Agricole e Santander”. Quella doppia acquisizione sfumò…, “vero, ma non per intervento del governo, bensì perchè due grandi banche italiane si sono guardate allo specchio e hanno deciso di intervenire, fondendosi tra loro”. Dunque Unicredit-Commerzbank va fatta…, “è un’operazione di cui – secondo le forze produttive di quel Paese – la Germania ha bisogno. Dopo una prima levata di scudi, sono cominciate a emergere opinioni favorevoli, sia da parte dei clienti delle banche sia dai regolatori. Più di questo non penso si possa dire”.
Per il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, “il recupero del potere d’acquisto è fondamentale, Intesa Sanpaolo lo ha sostenuto durante il rinnovo del contratto collettivo dei bancari. Serve maggiore produttività, che consenta di pagare salari internazionalmente competitivi. Abbiamo ottime università, ma rischiamo di regalare all’estero i nostri talenti: una perdita di valore che bisogna fermare. Dobbiamo attrarre e trattenere il capitale umano diminuendo il divario di retribuzione tra il nostro e quello di altri Paesi”. “Certamente – aggiunge – abbiamo un problema di burocrazia, ma il PNRR può essere uno strumento che ci aiuta a superarlo. Il problema è l’interazione con le istituzioni, le cui autorizzazioni non arrivano tempestivamente. Anche questo va superato: uno degli obiettivi di questo strumento è fare dell’Europa un posto in cui si può lavorare meglio. Detto questo, potrebbe esserci qualche ritardo – la spesa già realizzata si limita a poco più di un quarto di quanto sarà disponibile (26%) – ma l’Italia è uno dei Paesi sopra la media in termini di assegnazione dei fondi. E questo anche grazie al lavoro del ministro Raffaele Fitto, oggi passato alla Commissione”.
Infine, alla domanda su quali sono le strategie adottate da Intesa Sanpaolo per affrontare le sfide attuali e future, risponde: “Nel grattacielo di Torino, al piano sotto a quello del mio ufficio, c’è l’Innovation Center, cinghia di trasmissione tra la banca e il mondo dell’innovazione: attraverso esso controlliamo Neva, un operatore di venture capital. Abbiamo sottoscritto il suo primo fondo con 100 milioni di euro e il presidente Luca Remmert e l’AD Mario Costantini ne hanno raccolti altri 150 sul mercato. Recentemente, abbiamo dato via al secondo fondo in cui noi contribuiamo con 200 milioni e intendiamo raccoglierne sul mercato altri 300. Siamo sicuri che ce la faremo, perchè i risultati, anche economici, del primo fondo sono ottimi. Un gruppo grande come il nostro ha la possibilità di investire in conoscenza. Noi guardiamo a lungo termine e questo libro lo evidenzia: oltre all’innovazione, bisogna essere in grado di affrontare il cambiamento climatico, la distruzione di risorse non riproducibili e l’inquinamento. Cambiare il nostro modo di fare è un’urgenza, ma il processo deve essere socialmente tollerabile”.
– foto ufficio stampa Intesa Sanpaolo –
(ITALPRESS).
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Economia
Conti pubblici, Cdm approva il rendiconto 2024. Migliorati i saldi
Pubblicato
10 ore fa-
30 Giugno 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato due disegni di legge, recanti rispettivamente il “Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per il 2024” e “Disposizioni per l’assestamento del bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2025”. Il Rendiconto generale dello Stato 2024, che è stato parificato dalla Corte dei conti nella seduta del 26 giugno 2025, evidenzia un miglioramento di tutti i saldi sia per competenza sia per cassa.
“Si evidenzia che, in base ai risultati della gestione finanziaria 2024, in termini di competenza il saldo netto da finanziare e il ricorso al mercato sono stati rispettivamente pari a 107.543 milioni e 393.108 milioni – spiega Palazzo Chigi nel comunicato diffuso dopo il Cdm -. In termini di cassa, i livelli effettivamente conseguiti dai saldi sono stati pari, rispettivamente, a -151.482 milioni per il saldo netto da finanziare e a -435.411 milioni per il ricorso al mercato. Il disegno di legge di assestamento prevede l’aggiornamento per l’anno 2025 delle previsioni di entrata e degli stanziamenti di bilancio delle spese”.
“L’aggiornamento tiene conto del livello dei saldi di finanza pubblica previsti a legislazione vigente dalla legge di bilancio. Nel complesso, le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento determinano un miglioramento del saldo netto da finanziare di circa 800 milioni di euro in termini di competenza e di circa 600 milioni di euro in termini di cassa rispetto al saldo risultante dalla legge di bilancio – prosegue la nota -. Inoltre, il provvedimento reca un miglioramento dell’indebitamento netto, rispetto al DFP, pari a circa 500 milioni di euro”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Pnrr, trasmessa all’Ue richiesta di pagamento dell’8^ rata da 12,8 mld
Pubblicato
10 ore fa-
30 Giugno 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – E’ stata trasmessa alla Commissione europea la richiesta di pagamento dell’ottava rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza pari a 12,8 miliardi di euro.
richiesta presentata dall’Italia segue i lavori della Cabina di regia PNRR del 24 giugno scorso, presieduta dal Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, per la verifica del conseguimento dei 40 obiettivi, distinti in 28 target e 12 milestone, tra i quali figurano riforme e investimenti importanti, che consentiranno di alimentare la crescita economica e sociale della Nazione.
“Dobbiamo essere tutti orgogliosi del positivo avanzamento del Piano dell’Italia – dichiara il ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti – e del consolidamento del nostro primato europeo nella sua attuazione. E’ un primato che, nei prossimi mesi, ci consentirà di superare quota 153 miliardi di euro, circa il 79% della dotazione finanziaria complessiva del Piano, a seguito del conseguimento di tutti gli obiettivi previsti fino ad oggi, quando ci separano due sole rate dal traguardo finale di agosto 2026. Fin dal primo giorno del suo insediamento, il Governo Meloni ha portato avanti un incessante lavoro, che ha fatto scuola in Europa, per adeguare il PNRR alle reali esigenze di cittadini e imprese e rispettare, al tempo stesso, tutti gli impegni concordati a livello europeo”.
Tra gli interventi realizzati nell’ambito dell’ottava rata, la digitalizzazione della Guardia di Finanza con innovativi sistemi informativi per contrastare la criminalità economica; l’erogazione in ambito scolastico di oltre 1.000 corsi linguistici e metodologici ai docenti; l’attivazione in più di 8.000 scuole di progetti per aggiornare l’offerta scolastica ed orientare gli studenti verso le competenze STEM, l’attuazione di progetti di valorizzazione culturale e turistica attraverso il sostegno a circa 2.000 piccole e medie imprese, oltre alla riqualificazione di circa 50 parchi e giardini storici.
Inoltre, 1.400 km di infrastrutture ferroviarie sono state dotate del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario (ERTMS), è stato realizzato un sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione per identificare i rischi idrogeologici nelle regioni del Mezzogiorno, sono stati eseguiti interventi per la tutela degli habitat marini e per l’osservazione delle coste, è stato programmato l’efficientamento energetico di edifici ERP, in campo universitario sono stati finanziati 5.000 Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN), assunti circa 2.300 nuovi ricercatori, assegnate oltre 550 borse di ricerca e finanziati programmi e progetti di ricerca su malattie rare e altamente invalidanti.
“A questi investimenti strategici – ha aggiunto il ministro Foti – si aggiungono anche importanti riforme che mirano a rafforzare la competitività della nostra economia a vantaggio delle imprese, tra cui quella per la riduzione dei ritardi di pagamento delle Amministrazioni centrali e locali, delle Regioni, delle Province autonome e degli enti del Servizio Sanitario Nazionale e quella per l’avvio della semplificazione e razionalizzazione degli incentivi alle imprese. Sono risultati che hanno un impatto diretto sull’attività quotidiana dei nostri imprenditori, sull’economia reale. Con gli obiettivi connessi all’ottava richiesta di pagamento, che portano a 374 il numero complessivo degli obiettivi raggiunti, viene confermato, ancora una volta, l’incessante lavoro del Governo, in costruttiva collaborazione con la Commissione europea e con tutti i soggetti impegnati nell’attuazione del Piano. Proseguiremo con la consapevolezza delle ambiziose sfide che ci attendono, con l’intento di ottimizzare le risorse ancora disponibili ed assicurare risultati concreti e duraturi, per famiglie e imprese, attraverso l’allineamento del Piano ai bisogni dell’Italia reale”, conclude il ministro.
In coerenza con quanto accaduto con le precedenti richieste di pagamento, il trasferimento dell’ottava rata avverrà a seguito dell’iter di valutazione previsto dalle procedure europee, finalizzato a verificare il pieno ed effettivo conseguimento delle milestone e dei target previsti.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Commercio estero, a maggio in calo l’export extra Unione Europea
Pubblicato
16 ore fa-
30 Giugno 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – A maggio 2025 l’Istat stima, per l’interscambio commerciale con i paesi extra UE27, una riduzione congiunturale per entrambi i flussi, più ampia per le importazioni (-7,6%) rispetto alle esportazioni (-3,5%). La contrazione su base mensile dell’export si deve principalmente alle minori vendite di energia (-27,6%), beni intermedi (-6%) e beni strumentali (-3,7%); diminuiscono anche le esportazioni di beni di consumo durevoli (-2,9%) mentre aumentano, in misura contenuta, quelle di beni di consumo non durevoli (+0,6%).
Dal lato dell’import, si rilevano riduzioni congiunturali diffuse, le più ampie per beni di consumo durevoli (-11,7%) e non durevoli (-11,5%) ed energia (-9,8%). Nel trimestre marzo-maggio 2025, rispetto al precedente, l’export diminuisce dell’1,0%; a esclusione di beni di consumo non durevoli (+3,1%), la riduzione riguarda tutti i raggruppamenti ed è molto ampia per energia (-24,7%). Nello stesso periodo, anche l’import registra una flessione (-1,8%) che riguarda tutti i raggruppamenti, tranne i beni di consumo non durevoli, in forte aumento (+20,1%).
A maggio 2025 l’export flette su base annua del 5,2% (era -1,4% ad aprile). La flessione tendenziale dell’export nazionale verso i mercati extra UE si deve alle minori vendite di energia (-35,3%), beni di consumo durevoli (-13,0%), beni strumentali (-9,7%) e beni intermedi (-7,2%); per contro, aumenta l’export di beni di consumo non durevoli (+6,8%). L’import registra una flessione tendenziale del 3,6%, spiegata principalmente dalla contrazione degli acquisti di energia (-13,3%) e beni strumentali (-12%). A maggio 2025 l’avanzo commerciale con i paesi extra UE27 è pari a +5.256 milioni di euro (+5.906 milioni nello stesso mese del 2024). Il deficit energetico (-3.704 milioni) è inferiore rispetto a un anno prima (-4.071 milioni). L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici scende da 9.977 milioni di maggio 2024 a 8.960 milioni di maggio 2025.
A maggio 2025 si rilevano ampie riduzioni su base annua delle esportazioni verso Cina (-22,8%) e Turchia (-22,7%); si riducono anche le vendite verso Regno Unito (-9,6%) e paesi MERCOSUR (-6,2%) mentre crescono quelle verso Svizzera (+9,2%), paesi ASEAN (+4,4%) e Stati Uniti (+2,5%). Le importazioni da Stati Uniti (+18,5%) e Cina (+11,4%) registrano un marcato aumento tendenziale. Per contro, diminuiscono gli acquisti da tutti gli altri principali paesi partner extra UE27; le riduzioni tendenziali più ampie riguardano paesi OPEC (-28,9%), Regno Unito (-18,8%) e India (-13,3%).
“A maggio, per il secondo mese consecutivo, l’export verso i paesi extra UE registra una riduzione congiunturale, determinata soprattutto dalle minori vendite di beni intermedi e beni strumentali – commenta l’Istat -. Su base annua, la sua flessione riguarda tutti i raggruppamenti – tranne i beni di consumo non durevoli – ed è per oltre due terzi dovuta alla contrazione delle vendite dirette verso Cina, Turchia e Regno Unito”.
“L’import diminuisce su base mensile e torna a flettere su base annua; la riduzione congiunturale è generalizzata, quella tendenziale riguarda tutti i raggruppamenti, a esclusione di beni di consumo non durevoli. Nei primi cinque mesi del 2025, la dinamica tendenziale dell’export verso i paesi extra UE è moderatamente positiva (+0,5%; +1,3% al netto dell’energia), mentre quella dell’import è più sostenuta (+8,4%) – sottolinea l’Istituto di Statistica -. Il saldo commerciale con i paesi extra UE è positivo (+18,9 miliardi di euro) ma in marcata riduzione (era +26,6 miliardi nei primi cinque mesi del 2024)”.
-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).


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