Economia
Confcommercio “Presupposti per ripresa consumi, PIL +0,8% da costruire”
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3 mesi fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “La questione dei dazi americani rischia di assorbire tutte le attenzioni del dibattito mediatico. Un mondo con più barriere tariffarie è peggiore di quello senza o con moderati dazi. Tuttavia, le attuali minacce dell’amministrazione americana nei confronti dell’Europa appaiono surreali. Infatti, nel 2023, le esportazioni europee di beni verso gli USA sono state pari a circa 504 miliardi di euro e le importazioni oltre 347 miliardi di euro (saldo di 157 a favore dell’Europa). Al contrario, le esportazioni di servizi dell’Europa a 27 verso gli USA valgono quasi 319 miliardi di euro, mentre le importazioni europee di servizi dagli USA superano i 427 miliardi di euro (saldo di 108 a favore degli Stati Uniti). Quindi, il “vero” saldo complessivo che andrebbe a detrimento dell’economia statunitense, direttamente provocato dall’interscambio con l’Europa a 27, è di circa 52 miliardi di dollari, pari allo 0,18% del PIL USA. Nella valutazione del quadro congiunturale italiano, assumeremo, quindi, che ragionevoli negoziazioni portino a un assetto degli scambi non troppo dissimile da quello attuale. Gli indicatori congiunturali ufficiali relativi ai primi due mesi dell’anno in corso sono più ‘verdi’ che ‘rossi’: crescita, magari stentata, ma non riduzione. Tutto ciò considerato, le stime dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio permangono positive nella metrica dei dati destagionalizzati: +0,2% e +0,1% a gennaio e febbraio. Ma nella metrica grezza, la variazione dei giorni di calendario deprime i parametri, consegnando alle statistiche due segni meno, con febbraio (-0,9%) penalizzato dal confronto con l’analogo mese bisestile del 2024″. Lo si legge nella nota dell’Ufficio Studi di Confcommercio.
“Al di là dei dettagli tecnici, appare ancora irrisolta la questione del maggiore reddito disponibile reale che non si trasforma in maggiori consumi – scrive ancora Confcommercio -. Nei primi due mesi dell’anno, il sostegno ai consumi deriva dalla fruizione del tempo libero e dal turismo: servizi e beni ricreativi, alberghi e ristoranti, trasporti aerei e telecomunicazioni sono in aumento, anche sensibile. Per contro, alimentari, mezzi di trasporto, mobili ed elettrodomestici appaiono in riduzione. Vestiario e calzature assumono una posizione intermedia tra questi estremi. La distanza dinamica servizi vs beni non appare in via di riduzione, mentre a gennaio le stime parziali delle presenze turistiche in Italia mostrano crescite robuste, soprattutto per la componente straniera (+8% rispetto al 2024 e +18,2% rispetto a gennaio 2019). Buone nuove sul fronte dell’inflazione. La nostra ultima previsione per febbraio si posizionava al 2%, contro un dato effettivo di 1,6%, che prevediamo sia in rialzo marginale a marzo (1,7%). Il tema degli eccessivi costi dell’energia è centrale, ma non si intravedono soluzioni facili a breve termine. L’Italia, sebbene meno che in passato, resta ampiamente soggetta a impulsi esogeni provenienti dall’estero, con ridotta capacità di mitigazione nel breve termine. La tenuta dell’occupazione, il recente rimbalzo della produzione industriale, il buon andamento del turismo, dell’inflazione e dei redditi reali, costituiscono ancora i presupposti per un impulso alla crescita attraverso la ripresa dei consumi”.
“Il PIL mensile sarebbe cresciuto in termini tendenziali e destagionalizzati di sette decimi a marzo, dopo due moderati aumenti in gennaio e febbraio (+0,3% e +0,1%). La crescita del primo trimestre sarebbe allo 0,4% rispetto all’analogo trimestre del 2024. Pertanto, in questo scenario, che non potrà avvalersi di correzioni statistiche favorevoli come lo scorso anno, la crescita a 0,8% nel complesso del 2025 richiede un’accelerazione. Possibile ma, ancora una volta, tutta da realizzare. Potrebbe essere necessario, in questo contesto, un impulso esterno favorevole, come la rimessa al centro del dibattito politico-mediatico degli ulteriori passi della riforma fiscale nella direzione di una riduzione delle aliquote legali per il ceto produttivo. Questione che assume spessore anche alla luce delle dinamiche crescenti della pressione fiscale che ha raggiunto il 42,6% nella media dello scorso anno. A febbraio 2025 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha mostrato una diminuzione dello 0,9% rispetto allo stesso mese del 2024. La stima è sintesi di una riduzione della spesa per i beni (-1,7%) e di una crescita dello 0,7% per i servizi. Per una migliore lettura del dato – che attesta il permanere di una situazione di debolezza della domanda – va sottolineato come il confronto annuo risenta anche del diverso numero di giorni del mese nei due anni. Il dato destagionalizzato segnala, infatti, un modestissimo aumento sia in termini congiunturali che tendenziali (+0,1%). Anche nel mese di febbraio 2025 le dinamiche delle diverse funzioni di consumo che compongono l’ICC sono molto articolate, ulteriore sintomo delle difficoltà dei consumi d’instradarsi in un percorso di crescita. Tra le diverse funzioni di spesa le dinamiche più positive, nel confronto annuo, si confermano quelle relative ai beni e ai servizi per la comunicazione (+5,3%). Permane in territorio positivo anche la domanda per gli alberghi e i pasti e le consumazioni fuori casa (+1,3%), segmento che continua a beneficiare del positivo apporto della componente estera della domanda. A febbraio, apprezzabili segnali di recupero hanno interessato i consumi di abbigliamento e calzature (+1,4%), migliorando i non brillanti risultati dei saldi di gennaio”.
“Tra le macro funzioni di consumo si confermano in negativo i consumi relativi ai beni ed i servizi per la mobilità (-5,9%), i beni e i servizi ricreativi (-1,6%) e i beni e i servizi per la casa (-1,3%). Tornano in territorio negativo i beni e i servizi per la cura della persona (-0,8%) e gli alimentari bevande e tabacchi (-0,6%). I dati complessivi sottendono, come di consueto, andamenti articolati delle diverse funzioni di spesa incluse negli aggregati. A livello di singole voci di consumo permane la tendenza al miglioramento della domanda per i trasporti aerei (+7,1%) e per i servizi ricreativi (2,9%). Si acuisce, a febbraio, la crisi dell’automotive che segna, su base annua, un calo dell’11,2% della domanda di auto nuove da parte delle persone fisiche e dei mobili e articoli d’arredamento (-1,2%). Segnali di deterioramento si confermano anche per gli elettrodomestici (-2,2%) e per i carburanti (-1,6%). Sulla base degli andamenti registrati dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, si stima per il mese di marzo una variazione dello 0,2% dell’indice in termini congiunturali e una crescita dell’1,7% su base annua. Dopo le fibrillazioni di gennaio le dinamiche inflazionistiche sembrano essersi stabilizzate. L’attenuarsi di alcune pressioni sugli energetici e gli alimentari, unitamente ad un’inflazione di fondo che si mantiene al di sotto del 2%, portano confermare l’ipotesi di una variazione dei prezzi al consumo sui valori attuali anche nei prossimi mesi. In un contesto in cui i fattori d’incertezza sono molteplici l’attenuarsi dei timori di una ripresa ‘importante’ dell’inflazione rappresenta uno degli elementi necessari a ridare fiducia alle famiglie e spingerle ad atteggiamenti di consumo più compatibili con le dinamiche occupazionali e reddituali. Solo con una normalizzazione del circuito reddito-consumi, che sembra essersi inceppato negli ultimi anni, sarà possibile raggiungere, in presenza di difficoltà sul versante dell’export e di incertezze nelle decisioni d’investimento delle imprese, gli obiettivi di crescita fissati per il 2025″ conclude l’analisi dell’Indicatore dei Consumi di Confcommercio.
-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).
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Economia
Accordo tra Stellantis e i sindacati sul Ccsl, Manca “Trovate le soluzioni insieme”
Pubblicato
22 ore fa-
6 Giugno 2025di
Redazione
TORINO (ITALPRESS) – Stellantis Italia ha firmato con Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic, Uglm e Aqcfr l’accordo sulla parte economica del secondo bienno del contratto collettivo specifico di lavoro (Ccsl) siglato l’8 marzo di due anni fa e valevole per il quadriennio 2023-2026. L’intesa ha alla base un forte impegno tra l’azienda e i sindacati maturato negli anni che, con la firma di oggi, vede riconfermato il sistema partecipativo previsto dal contratto.
“Come due anni fa – ha sottolineato Giuseppe Manca, Responsabile HR per Stellantis Italia – le parti hanno dimostrato un forte impegno per raggiungere l’intesa nello spirito delle relazioni sindacali basate sulla partecipazione che hanno già contraddistinto i precedenti rinnovi del Ccsl. Con il contesto nazionale e internazionale che stiamo vivendo, in cui permangono perplessità da parte dei consumatori sui tempi della transizione energetica e incertezze sui passi da compiere a livello europeo per il rilancio del settore automotive, abbiamo trovato insieme le soluzioni per proteggere in modo adeguato gli interessi dei lavoratori garantendo al contempo la competitività dell’azienda nel Paese”.
I punti centrali dell’accordo riguardano aumenti salariali per i lavoratori, miglioramento degli indicatori del premio di risultato e ripresa dell’attività del gruppo di lavoro sull’inquadramento. In particolare, sul fronte salariale, l’aumento medio previsto è di circa 135 euro nel biennio e ci sarà inoltre l’erogazione di due somme una tantum dell’importo di 240 euro lorde ciascuna, a giugno 2025 e ad aprile 2026.
Si tratta di cifre che si sommano a quelle già erogate nei due anni precedenti nell’ambito dell’accordo di rinnovo siglato l’8 marzo 2023. Stellantis ha inoltre rimodulato la definizione degli indicatori del nuovo premio di risultato introdotto nel 2023, eliminando la soglia per il pagamento del free cash flow mondo, cioè il flusso di cassa generato dall’azienda dalle sue attività operative.
Sul fronte dell’inquadramento, il gruppo di lavoro già costituito formulerà una proposta per definire e premiare specifiche professionalità e competenze sulle tre aree professionali, a partire da coloro che lavorano sulle linee produttive, al fine di istituire, in occasione del prossimo rinnovo contrattuale, un elemento economico sperimentale sulla base di criteri oggettivi e misurabili. Per Stellantis l’accordo è “un ulteriore tassello per rafforzare, anche attraverso la partecipazione di tutti i propri dipendenti italiani, l’impegno a diventare un’azienda tecnologica di mobilità sostenibile”
– foto ufficio stampa Stellantis –
. (ITALPRESS).
Economia
Pil in crescita dello 0,6% nel 2025, trend positivo atteso anche nel 2026
Pubblicato
1 giorno fa-
6 Giugno 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Il Pil italiano è atteso in crescita dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026, dopo essere aumentato dello 0,7% nei due anni precedenti. L’aumento del Pil, nel biennio di previsione, verrebbe sostenuto interamente dalla domanda interna al netto delle scorte (+0,8 e +0,9 punti percentuali rispettivamente), mentre la domanda estera netta fornirebbe un contributo negativo in entrambi gli anni (-0,2 e -0,1 p.p.).
Lo rileva l’Istat spiegando che “lo scenario previsivo per la domanda estera netta sconta l’ipotesi di un’attenuazione nella seconda parte del 2025 del clima di incertezza relativo all’indirizzo della politica commerciale statunitense. Si ipotizza comunque un impatto negativo dei dazi sul commercio mondiale e sulle prospettive di crescita internazionali”.
Si prevede che i consumi privati continuino a crescere a ritmi moderati ma stabili (+0,7% in entrambi gli anni) da un lato favoriti dalla prosecuzione della crescita delle retribuzioni e dell’occupazione, dall’altro frenati da un incremento della propensione al risparmio.
La crescita degli investimenti, nel 2025 (+1,2%), in accelerazione dal +0,5% del 2024, sarebbe favorita dal buon andamento registrato nel primo trimestre per poi segnare nel 2026 una ulteriore leggera accelerazione (+1,7%) in concomitanza con la fase conclusiva del PNRR.
L’occupazione, misurata in termini di unità di lavoro (ULA), segnerebbe un aumento superiore a quello del Pil (+1,1% nel 2025 e +1,2% nel 2026), ma in decelerazione rispetto agli anni precedenti a cui si accompagnerebbe un ulteriore calo del tasso di disoccupazione (6,0% quest’anno e 5,8% nel 2026).
Dopo la risalita dei prezzi tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025, nel corso dell’anno ci si attende una dinamica più moderata dell’inflazione, favorita dalla discesa dei listini dei beni energetici e dall’indebolirsi delle prospettive di domanda. L’aumento del deflatore della spesa delle famiglie residenti nel 2025 sarebbe in linea con tali andamenti (+1,8%), con una nuova leggera riduzione nel 2026 (+1,6%).
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)
Economia
La Bce taglia i tassi d’interesse di 25 punti base
Pubblicato
2 giorni fa-
5 Giugno 2025di
Redazione
FRANCOFORTE (GERMANIA) (ITALPRESS) – La Banca centrale europea ha deciso di tagliare di 25 punti base i tassi d’interesse. Quelli sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2%, al 2,15% e al 2,40%, con effetto dall’11 giugno 2025.
“L’inflazione si attesta attualmente intorno all’obiettivo del 2% a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo. Nello scenario di base delle nuove proiezioni degli esperti dell’Eurosistema, l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,0% nel 2025, all’1,6% nel 2026 e al 2,0% nel 2027 – spiega la Bce -. Le revisioni al ribasso rispetto alle proiezioni di marzo, di 0,3 punti percentuali per il 2025 e il 2026, riflettono principalmente le ipotesi di prezzi dell’energia inferiori e di un rafforzamento dell’euro. Gli esperti si attendono che l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porti in media al 2,4% nel 2025 e all’1,9% nel 2026 e nel 2027, sostanzialmente invariata da marzo”.
Per quanto riguarda la crescita del PIL in termini reali, secondo gli esperti si collocherebbe in media allo 0,9% nel 2025, all’1,1% nel 2026 e all’1,3% nel 2027. La proiezione di crescita invariata per il 2025 riflette un andamento nel primo trimestre più vigoroso rispetto alle attese associato a prospettive più deboli per il resto dell’anno. Benchè ci si attenda che l’incertezza relativa alle politiche commerciali gravi sugli investimenti delle imprese e sulle esportazioni, soprattutto nel breve termine, l’incremento degli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture sosterrà sempre più la crescita nel medio periodo. L’aumento dei redditi reali e un mercato del lavoro robusto consentiranno alle famiglie di spendere di più. Insieme a condizioni di finanziamento più favorevoli, ciò dovrebbe aumentare la capacità di tenuta dell’economia agli shock mondiali.
“In un contesto di elevata incertezza – sottolinea la Bce -, i nostri esperti hanno anche valutato alcuni meccanismi attraverso i quali politiche commerciali differenti potrebbero influire su crescita e inflazione in alcuni scenari alternativi formulati a scopo illustrativo. Tali scenari saranno pubblicati unitamente alle proiezioni degli esperti sul sito Internet della BCE. In questa analisi di scenario, un ulteriore acuirsi delle tensioni commerciali nei prossimi mesi determinerebbe livelli di crescita e di inflazione inferiori a quelli dello scenario di base delle proiezioni. Al contrario, se le tensioni commerciali dovessero risolversi con esito favorevole, la crescita e, in misura minore, l’inflazione sarebbero superiori rispetto allo scenario di base. Le misure dell’inflazione di fondo suggeriscono perlopiù che l’inflazione si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo del 2% a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo. La dinamica salariale, seppur ancora elevata, continua a mostrare un’evidente moderazione e i profitti ne stanno parzialmente assorbendo l’impatto sull’inflazione. Si sono attenuati i timori che la maggiore incertezza e la risposta volatile dei mercati alle tensioni commerciali ad aprile avrebbero avuto un effetto restrittivo sulle condizioni di finanziamento”.
Il Consiglio direttivo “è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine. Soprattutto nelle attuali condizioni caratterizzate da eccezionale incertezza, l’orientamento di politica monetaria adeguato sarà definito seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. Le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).


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