Economia
Dazi, Federmanager “Serve una risposta efficace, evitare una spirale ritorsiva”
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2 mesi fa-
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “L’informativa del Ministro Urso ha confermato con chiarezza i rischi sistemici che il nuovo scenario commerciale comporta, ma anche la correttezza del percorso intrapreso dal governo italiano per evitare una spirale ritorsiva”.
Così il presidente di Federmanager, Valter Quercioli, commenta l’informativa parlamentare odierna del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sulle conseguenze per il sistema produttivo italiano dei dazi reciproci tra Stati Uniti e Unione europea.
Sul punto, le stime del Mimit risultano davvero significative: un impatto di circa il 10% sulle esportazioni italiane negli Usa in caso di dazi reciproci al 20%, e del 6,5% in caso di dazi reciproci al 10%, con conseguenze particolarmente pesanti per settori chiave come l’automotive di alta gamma e il farmaceutico.
“Quello che si prospetta – continua il presidente – è un ennesimo shock esogeno per l’economia europea e per quella italiana. Dobbiamo mettere a frutto quanto appreso dalle esperienze precedenti, evitando reazioni impulsive e rafforzando la nostra capacità di agire come sistema-Paese. L’impostazione da adottare deve essere chiara: unire, non dividere, le due sponde dell’Atlantico. Federmanager sostiene con convinzione il percorso di negoziato intrapreso e auspica una coesione strategica tra le istituzioni europee e le forze produttive per trasformare questa crisi in una occasione di rilancio delle solide relazioni che da sempre intercorrono”.
La nostra Federazione conferma il pieno sostegno a una linea diplomatica responsabile e determinata, ma sottolinea la necessità di un approccio propositivo che punti al rafforzamento strutturale della competitività.
“In un contesto di incertezza commerciale e pressioni inflattive, bisogna accelerare con le riforme necessarie a rimettere in moto il Paese e le imprese, mettendo a sistema le migliori competenze per favorire: costi energetici sostenibili, efficace digitalizzazione, valorizzazione del capitale umano di qualità, investimenti strategici nei mercati emergenti e piena sinergia tra pubblico e privato”, prosegue Quercioli.
Federmanager è come sempre disponibile a collaborare attivamente con le istituzioni italiane ed europee per sostenere un’industria che sia protagonista della trasformazione economica, resiliente agli shock esterni e promotrice di una nuova stagione di crescita condivisa.
“Siamo aperti al confronto, oggi più che mai. Occorre affermare, anche nel quadro internazionale, che l’Europa industriale c’è, parla con una voce sola e vuole restare competitiva senza rinunciare alla sua vocazione transatlantica”, conclude Quercioli.
Insieme a un impegno serrato su questi temi, Federmanager auspica l’adozione di politiche fiscali e monetarie intelligenti, in grado di attutire gli effetti negativi determinati dai dazi e sostenere le imprese in questa fase complessa. “Siamo pronti a fare la nostra parte – conclude il presidente – e a dialogare con i massimi livelli istituzionali per comprendere come agire in maniera efficace. Stiamo avviando iniziative strategiche che accompagnino la trasformazione industriale europea e italiana, nel solco della twin transition, digitale e ambientale. Dobbiamo guardare al di là della tempesta, per costruire un’economia aperta, solida, competitiva e sostenibile”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)
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Economia
Dazi, Orsini “L’Europa si dia una mossa, non c’è più tempo”
Pubblicato
2 ore fa-
16 Luglio 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Dopo la letterina di Trump mi aspettavo che l’Europa il giorno dopo facesse almeno la convocazione del voto al Mercosur. L’Europa deve reagire velocemente e non possiamo pensare di essere competitivi se gli altri continenti stanno viaggiando a delle velocità diverse e ci stanno imponendo economie diverse”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, nel suo intervento alla presentazione del rapporto “Lo sviluppo dell’energia nucleare nel mix energetico nazionale”, realizzato in collaborazione con Enea.
“L’Europa deve darsi veramente una mossa, perché a oggi non c’è più tempo. Benissimo gli Omnibus che individuano il fatto che abbiamo un po’ di mal di pancia, ma ci vuole un antibiotico, e bisogna far presto, ci sono temi burocratici che ingessano la nostra società – ha aggiunto -. Anche la regolamentazione sugli Ets (Emission Trading System, ndr), sulle emissioni di carbonio, va rivista tutta. Che l’Europa non si azzardi a fare cassa sull’industria europea e italiana, questo vorrebbe dire in un momento come questo essere ancora fuori competizione. Su questi capitoli vigileremo, e lo faremo con le altre Confindustrie europee. E credo che un mercato unico dell’energia sia fondamentale”.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Inps, numero di occupati al massimo storico di oltre 24 milioni
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2 ore fa-
16 Luglio 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Nei primi mesi dell’anno, il tasso di occupazione sfiora il 63%, il tasso di disoccupazione è attorno al 6%, il numero di occupati è al massimo storico di oltre 24 milioni di unità, la quota di lavoratori dipendenti con contratti temporanei è al 14%. L’occupazione dipendente a tempo indeterminato, che ha stabilmente superato la soglia di 16 milioni di occupati, risulta essere il driver della crescita degli ultimi anni. E’ quanto si legge nel XXIV rapporto annuale Inps, presentato alla Camera. Nel 2024 gli assicurati Inps (vale a dire l’insieme di tutti i lavoratori, dipendenti e indipendenti, obbligati ai versamenti previdenziali) hanno superato i 27 milioni, evidenziando un incremento di circa 400 mila unità rispetto al 2023 (+1,5%) e di circa 1,5 milioni rispetto al 2019 (+5,9%). Sostanzialmente stabile, invece, il numero medio di settimane lavorate (circa 43 sia nel 2019 che negli ultimi due anni).
La crescita degli assicurati è stata determinata, nel periodo 2019-2024, dall’allargamento continuo del bacino del lavoro dipendente privato (esclusi domestici e operai agricoli), passato da 15,5 milioni di assicurati nel 2019 a 16,9 milioni nel 2024 (+9,3%), mentre per i dipendenti pubblici, dopo la crescita negli anni a ridosso della pandemia (da 3,4 milioni nel 2019 a 3,6 milioni nel 2022), si è registrata una sostanziale stabilità attorno a tale livello. Rilevante anche l’apporto delle numerose categorie di lavoratori iscritti alla Gestione Separata (+281 mila tra il 2019 e il 2024). In decrescita tutte le altre componenti, in particolare il lavoro autonomo tradizionale. Si osserva che la crescita del 5,9% degli assicurati tra il 2019 e il 2024 è stata maggiore tra le donne (+6,7%) che tra gli uomini (+5,2%), nelle regioni meridionali (+7,4%) che nelle aree del Centro-Nord (+5,3%), e soprattutto è stata particolarmente rilevante tra i lavoratori provenienti da Paesi non comunitari (+28,8%).Sugli stranieri, è da sottolineare che mentre l’incidenza degli assicurati provenienti dai Paesi dell’allargamento dell’Unione europea è diminuita negli anni (rappresentavano il 3,3% nel 2019 e sono il 2,9% nel 2024), quella dei provenienti da Paesi non comunitari è invece aumentata (10,2% nel 2019 e 12,4% nel 2024).
Tra il 2019 e il 2024, i dipendenti privati (esclusi domestici e operai agricoli) e pubblici sono aumentati di 1,7 milioni di unità, passando da 19,1 milioni a 20,8 milioni. E’ quanto si legge nel XXIV rapporto annuale Inps, presentato alla Camera. Lo spazio dell’occupazione femminile è aumentato, seppur molto lievemente, passando come incidenza dal 44,9% al 45,2% dei dipendenti totali. Decisamente rilevante la crescita dei giovani under 30, pari nell’intero periodo a oltre 600 mila unità (+107 mila tra il 2023 e il 2024). Ancor più significativa e importante risulta la crescita dei lavoratori non comunitari (+665 mila nel periodo, +175 mila nell’ultimo anno), che hanno mostrato un tasso medio annuo sul periodo 2019-2024 pari a quattro volte quello complessivo (6,9% vs 1,7%).
Prosegue la crescita dei contributi sociali (+5,9% rispetto al 2023 e +11,4% rispetto al 2022) che, al lordo delle agevolazioni, sono risultati pari a 263 miliardi di euro. E’ quanto si legge nel XXIV rapporto annuale Inps, presentato alla Camera.La componente delle agevolazioni (sgravi e sottocontribuzioni) mostra una crescita percentuale ancora più accentuata, pari a +27,6% rispetto all’anno precedente e +72,1% rispetto a due anni prima. Il valore assoluto delle agevolazioni, 1 miliardi di euro nel 2024, è dovuto per il 42% alla riduzione dell’aliquota IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) a carico dei dipendenti (nel 2025 sostituita da interventi di natura fiscale) e per un altro 38% a tre agevolazioni: Decontribuzione Sud, riduzione delle aliquote contributive per le prestazioni temporanee, sottocontribuzioni strutturali dei contratti di apprendistato. Il numero di imprese private con almeno un dipendente, pari a 1,73 milioni nel 2008, momento di picco prima della doppia crisi finanziaria, è risultato pari a 1,67 milioni nel 2024.
Nel 2024 sono 16,3 milioni i pensionati in Italia (di cui 15,7 pensionati Inps), 7,9 maschi e 8,4 (51%) femmine, per un totale di 364 miliardi di euro di pensioni erogate di cui il 56% ai maschi, i cui assegni sono del 34% superiori a quelli delle femmine (Ç 2.143 contro Ç1.595). Stock di pensioni è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2023. E’ quanto si legge nel XXIV rapporto annuale Inps, presentato alla Camera. Le prestazioni previdenziali hanno assorbito il 92% del totale, con un importo medio lordo mensile di circa 1.444 euro, a fronte di un importo medio lordo mensile dei trattamenti assistenziali (pensioni e assegni sociali e prestazioni agli invalidi civili) di poco più di 500 euro. Per quanto riguarda il flusso di nuovi beneficiari di trattamento pensionistico, le prestazioni liquidate dall’Inps nel 2024 sono cresciute del 4,5% rispetto al 2023 avvicinandosi a 1,6 milioni. In termini di composizione, le prestazioni previdenziali liquidate nel 2024 sono cresciute del 2,9%, per effetto di un aumento del 14,5% delle pensioni di vecchiaia e dell’11,8% delle pensioni di invalidità, a fronte di un calo del 9% delle anticipate, in flessione dal 2022 a fronte dell’inasprimento dei requisiti delle “quote” e dell’opzione donna.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE FAVA
“Oggi l’Italia si trova nel cuore di una trasformazione epocale: da una parte la popolazione che invecchia dall’altra una generazione giovane che fatica ad affermarsi e ad intravedere il proprio posto nel domani. A queste due forze demografiche si somma una terza realtà: il rapido mutamento del lavoro, delle tecnologie, delle fragilità sociali. Non è più tempo di rinvii, è tempo di decisioni, perché senza visione sociale, culturale e politica, ogni numero perde significato”. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, intervenendo alla presentazione della relazione annuale dell’Istituto Nazionale di Previdenza. “L’Inps del 2025 vuole essere una istituzione generatrice di fiducia, capace di accompagnare ogni cittadino lungo le stagioni della vita – ha aggiunto -. Il sistema pensionistico è solido e assicura il pagamento delle pensioni a circa 16,3 milioni di persone di cui il 96% ha percepito almeno una prestazione dall’Inps con importo lordo medio mensile di 1.861 euro in sensibile aumento del 4,4% per effetto della perequazione automatica”.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Confindustria-Enea “Il nucleare fondamentale per l’indipendenza energetica”
Pubblicato
2 ore fa-
16 Luglio 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Il nucleare può oggi rappresentare una leva fondamentale per rafforzare l’indipendenza energetica italiana, stabilizzare i costi dell’energia e accompagnare l’industria verso gli obiettivi di neutralità climatica”. Lo sottolineano Confindustria ed Enea, nel rapporto “Lo sviluppo dell’energia nucleare nel mix energetico nazionale”, che viene presentato oggi a Roma.
“La transizione energetica non è solo una sfida, ma anche un’opportunità per rafforzare il mix energetico nazionale: raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione e continuità degli approvvigionamenti richiederà l’adozione di una strategia che metta insieme sostenibilità ambientale, innovazione e ottimizzazione dei costi dell’energia – si legge nel Rapporto -. Per fare questo è necessario adottare un approccio tecnologicamente neutrale, che valuti, cioè, tutte le fonti di produzioni di energia e le tecnologie di decarbonizzazione in modo efficace: l’energia nucleare, già adottata con successo in molti Paesi, è sicura, economica e a basse emissioni. Dopo anni di assenza dalle politiche energetiche nazionali, il nucleare può oggi rappresentare una leva fondamentale per rafforzare l’indipendenza energetica italiana, stabilizzare i costi dell’energia e accompagnare l’industria verso gli obiettivi di neutralità climatica”.
Confindustria ed ENEA hanno elaborato un documento strategico per il ritorno del nucleare in Italia che propone “il coinvolgimento di tutte le principali infrastrutture del Paese, da quella legislativa a quella industriale, passando per istruzione, ricerca, economia, finanza e aspetti sociali”. Il documento include 5 punti. Eccoli nel dettaglio.
1. Policy, quadro normativo e governance istituzionale: regole chiare, autorità indipendente e dialogo con i cittadini “Un programma nucleare necessita di una determinazione di lungo termine e di convergenza politica, e di un assetto normativo snello allineato agli standard europei che si appoggi ad accordi internazionali. Sarà in questo senso fondamentale istituire un’Autorità di sicurezza nucleare indipendente e una cabina di regia per coordinare il programma”, spiegano Confindustria ed Enea.
2. Tecnologie e scenario: impianti sicuri, moderni e a basse emissioni “Il rilancio del nucleare in Italia si baserebbe sugli impianti più moderni disponibili, come i reattori di Generazione III+, in particolare gli Small Modular Reactor (SMR) e, in futuro, i reattori di Generazione IV, gli Advanced Modular Reactor (AMR) – si legge nel Rapporto -. Questi impianti garantiscono produzione stabile di elettricità, basse emissioni, ridotti consumi di combustibile e costi energetici prevedibili, oltre ad elevati standard di sicurezza. L’introduzione del nucleare permetterebbe all’Italia di raggiungere più rapidamente gli obiettivi di decarbonizzazione, migliorare i profili di sicurezza/indipendenza energetica, ridurre i costi per utenti finali e imprese, e garantire anche stabilità alla rete elettrica nazionale. Il settore industriale potrebbe trarre amplissimo beneficio dall’introduzione del nucleare nel mix energetico, essendo oggi il principale consumatore tanto di energia elettrica (40% circa dei consumi nazionali totali), di calore prodotto in cogenerazione (oltre l’80% del consumo totale), nonché forte consumatore di gas (e in prospettiva di idrogeno) per la produzione diretta di calore (25% del consumo totale), specialmente in alcuni dei processi produttivi hard-to-abate che richiedono temperature molto elevate”. “Con l’auspicio che il primo impianto possa entrare in funzione già dal 2035, è fondamentale avviare rapidamente lo sviluppo di una flotta nazionale, partendo dai reattori più maturi (SMR) per poi integrare quelli più avanzati (AMR), valorizzando le competenze italiane già consolidate e ampliando la presenza della filiera anche sui mercati internazionali”, proseguono Confindustria ed Enea.
3. Aspetti economici e integrazione nel mercato elettrico: investimenti modulari e sostegno pubblico “Il costo dell’energia nucleare è meno soggetto a volatilità perché dipende in larga parte dalla costruzione dell’impianto e solo marginalmente dalla sua gestione e dal prezzo del combustibile – si legge ancora nel Rapporto -: la stabilità di prezzo rende quindi il nucleare un elemento strategico per la competitività economica e industriale del Paese. Investendo in impianti modulari e standardizzati, come SMR e AMR, e sfruttando l’economia di serie su scala internazionale, sarà possibile contenere ulteriormente i costi: le stime più recenti prevedono al 2050 un costo di investimento tra i 3.000 e i 5.000 USD/kW e un costo di generazione tra 70 e 110 USD/MWh, in linea con le altre tecnologie. Per favorire lo sviluppo del nucleare in Italia è necessario un sostegno pubblico articolato in tre fasi: 1. costruzione di partnership internazionali e rafforzamento della filiera industriale; 2. realizzazione dei primi impianti con coinvolgimento della supply chain nazionale; 3. ampliamento della flotta con diffusione della tecnologia e supporto agli utenti finali. Il ritorno – diretto e indotto – per il sistema Paese e per la collettività è valutato intorno al 2,5% del PIL nazionale”.
4. Filiera industriale: servono un piano stabile e incentivi mirati “In Italia oltre 70 aziende operano già nel settore nucleare e coprono diversi settori della filiera, dalla progettazione dei reattori alla produzione di componenti, fino alla manutenzione degli impianti. Questo patrimonio industriale e scientifico rappresenta una solida base per rilanciare un programma nucleare nazionale – sottolineano Confindustria ed Enea -. Molte imprese associate a Confindustria hanno manifestato il proprio interesse ad ampliare il proprio coinvolgimento nel settore. Strumenti come il Piano di Ricerca Nucleare (PNR) possono sostenere ricerca, formazione e innovazione, contribuendo a creare una filiera nucleare nazionale moderna e competitiva”.
5. Competenze, ricerca e comunicazione: formare e informare “L’avvio di un programma nucleare in Italia richiederà circa 117.000 nuovi posti di lavoro, 39.000 dei quali direttamente nella filiera. Per rispondere a questa domanda servirà un ampio piano formativo su più livelli e discipline, con un focus comune sulla sicurezza nucleare. Sarà fondamentale quindi integrare istruzione, industria e ricerca, mobilitando università, istituti tecnici, aziende ed enti di ricerca – spiega ancora il Rapporto -. Questo investimento nella formazione dovrà andare di pari passo con quello nella comunicazione verso l’opinione pubblica sul nucleare, in modo da contrastare la diffusa carenza di informazione che da anni agisce da freno nello sviluppo di una narrativa corretta”.
Confindustria ed ENEA “sono in prima linea nel supportare la reintroduzione del nucleare nel mix energetico nazionale: il nucleare può infatti, per le sue caratteristiche di sostenibilità, costi e stabilità, essere una leva strategica per raggiungere i target ambientali tutelando allo stesso tempo la competitività industriale del Paese. L’Italia ha le competenze e la filiera per affrontare questa sfida, ma servono decisioni politiche chiare, regole stabili e investimenti mirati, oltre a un’operazione capillare di comunicazione e informazione”, concludono.
– foto ufficio stampa Confindustria –
(ITALPRESS).


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