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Economia

Guerra in Medio Oriente, CGIA “Per il momento nessun aumento del prezzo dei carburanti”

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VENEZIA (ITALPRESS) – A poco più di una settimana dallo scoppio della guerra tra Israele e Iran, in Italia non abbiamo ancora registrato alcun significativo aumento del prezzo alla pompa dei carburanti. Anzi, le prime indicazioni segnalano un leggero ribasso delle quotazioni di gran parte dei prodotti petroliferi. Sia chiaro: è ancora presto per fare un primo bilancio, tuttavia la situazione odierna è molto diversa da quella verificatasi nel febbraio del 2022, quando la Russia invase l’Ucraina. Allora, dopo 15 giorni dall’inizio delle ostilità, il prezzo della benzina salì del 16,9%, quello del diesel addirittura del 23,8%.

Se, in termini monetari, a inizio marzo di tre anni fa il costo della “verde” superò i 2 euro al litro, per il gasolio il prezzo massimo lambì questa soglia. Solo successivamente, grazie al taglio delle accise introdotto dal Governo Draghi, i prezzi alla pompa sino alla fine del 2022 scesero ai livelli registrati al termine dell’anno precedente. In questi giorni, quando ci rechiamo nell’area di servizio a fare il pieno al nostro veicolo (auto, furgone aziendale, mezzo pesante, etc.), in modalità self la benzina la paghiamo attorno a 1,7 euro al litro, mentre il gasolio intorno a 1,6. E’ comunque utile sottolineare che l’Iran non ha la stessa capacità produttiva della Russia. Secondo i dati riferiti al 2024, su quasi 103 milioni di barili di petrolio estratti nel mondo ogni giorno, la Repubblica Islamica contribuisce per “soli” 3,8 milioni, mentre Mosca per 11,2.

Certo, se la situazione dovesse precipitare, con un allargamento del teatro di guerra e/o una chiusura dello Stretto di Hormuz – dove, ricordiamo, transita il 30% circa del petrolio mondiale e quasi il 20% del gas – quasi sicuramente assisteremmo ad uno choc petrolifero spaventoso ad una impennata dei prezzi su scala globale di tutte le materie prime. Dopo aver messo a punto queste riflessioni, l’Ufficio studi della CGIA tiene a precisare che di fronte all’orribile tragedia della guerra – che provoca morti, feriti, distruzione e miseria – parlare di effetti economici in capo a Paesi, come il nostro, che vivono a 3.500 chilometri dal conflitto, rischia di essere cinico e irrispettoso, in particolare nei confronti delle vittime di questo dramma.

Se, come abbiamo visto più sopra, almeno per il momento non sono previste tensioni sul fronte dei prezzi dei carburanti, la stessa cosa non possiamo ipotizzarla per l’energia elettrica e il gas. Ancorchè gli effetti sulle bollette delle imprese non siano riconducibili alla guerra in Medio Oriente, l’Ufficio studi della CGIA ha stimato in 13,7 miliardi in più (pari al +19,2%) il costo che le imprese italiane dovranno sostenere quest’anno rispetto al 2024. Di cui 9,7 per le bollette della luce e 4 per quelle del gas. L’Ufficio studi della CGIA è giunto a questi risultati ipotizzando che per l’anno 2024 e per il 2025 i consumi in capo alle aziende siano gli stessi di quelli registrati nel 2023.

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Per quanto concerne i costi, invece, quelli del 2025 sono stati calcolati considerando un prezzo medio dell’energia elettrica di 150 euro per MWh e di 50 per il gas, rispettando la proporzione di 3 a 1 tra i due prezzi così come verificatosi mediamente negli anni 2023 e 2024; dal momento che i prezzi attuali di energia elettrica e gas viaggiano su una media semestrale (da gennaio 2025 ai primi 15 giorni di giugno) di 119 euro per MWh per i primi e di 43 per MWh per i secondi, l’ipotesi media annua di 150 euro al MWh e di 50 MWh sarebbe rispettata con prezzi medi dell’ordine dei 180 MWh per l’energia elettrica e di 60 MWh per il gas nell’intero secondo semestre del 2025: si tratterebbe quindi di una ipotesi di massima come indicato in precedenza.

Si fa presente che l’aumento dei costi energetici per le imprese risulterà meno che proporzionale rispetto alla variazione dei prezzi della borsa energetica, in quanto l’aumento del prezzo della materia prima non impatta su tutto il costo complessivo della bolletta (che comprende anche costi di commercializzazione, trasmissione, oneri, tasse, margini ecc.). Pertanto, rispetto ad un’ipotesi di aumento del prezzo della materia prima del 38% (stimato per il 2025 rispetto al 2024), le rispettive crescite dei costi per le imprese risulteranno inferiori (+18% per l’energia elettrica e +25% per il gas).

A livello regionale, visto che la maggioranza delle attività produttive e commerciali sono ubicate al Nord, i rincari relativi al 2025 di luce e gas interesseranno, in particolare, le aree che presentano i consumi maggiori: vale a dire la Lombardia con un aggravio di 3,2 miliardi di euro, l’Emilia Romagna con +1,6 miliardi, il Veneto con +1,5 e il Piemonte con +1,2. Sull’incremento di costo previsto per quest’anno che, ricordiamo, a livello nazionale dovrebbe essere pari a 13,7 miliardi, 8,8 (pari al 64 per cento del totale), saranno in capo alle aziende settentrionali. Le aree regionali che, invece, saranno meno interessate dagli aumenti sono, ovviamente, quelle più piccole; come la Basilicata che dovrebbe registrare una variazione pari a +118 milioni, il Molise con +64 e la Valle d’Aosta con +44.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Economia

Fumarola “Sulle pensioni no a fughe in avanti o proposte agostane”

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ROMA (ITALPRESS) – “Le regole pensionistiche si cambiano insieme al sindacato: no a fughe in avanti o proposte agostane unilaterali utili forse ad animare il dibattito mediatico ma non a costruire il clima adatto a riforme eque e durature. La Cisl chiede di aprire subito un confronto per affrontare la materia in modo serio, organico e strutturale”.

Così in una nota la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola in relazione alle recenti affermazioni del sottosegretario Durigon. “Non è lanciando dichiarazioni fumose che si affronta un tema tanto delicato. La via giusta passa per un tavolo che metta in priorità innovazioni nel segno dell’inclusione e della flessibilità. Vuol dire pensione di garanzia per i giovani, rafforzamento di opzione donna, estensione dell’ape sociale, superamento strutturale della logica delle ‘quote’ e dell’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici, forti sostegni e incentivi per lo sviluppo della previdenza complementare e rafforzamento dei trattamenti in essere. In vista della Legge di Stabilità è urgente e necessario aprire il confronto al Ministero del lavoro. Bisogna trovarsi in un perimetro comune e condiviso di interventi, o si contribuirà solo ad aumentare incertezza e tensione sociale”.

– Foto d’archivio IPA Agency –

(ITALPRESS)

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Economia

UniCredit sale al 26% in Commerzbank

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MILANO (ITALPRESS) – “In coerenza con quanto annunciato e in linea con la tempistica comunicata a luglio, UniCredit prosegue nella conversione in azioni della propria posizione sintetica in Commerzbank. Lo annuncia la Banca, sottolineando “di aver portato a circa il 26% la propria partecipazione azionaria in Commerzbank, consolidata nei conti. La restante posizione sintetica verrà convertita in azioni fisiche a tempo debito, portando la partecipazione azionaria complessiva a circa il 29%. L’impatto totale sul coefficiente CET1 per la partecipazione azionaria pari a circa il 29% è aumentato da circa 110 punti base, come comunicato in precedenza, a circa 145 punti base, a causa dell’aumento del corso del titolo e della ristrutturazione contestuale della copertura derivata collar, tesa a ridurre la volatilità futura sul conto economico. Il ritorno sull’investimento è confermato intorno al 20%”.

UniCredit, prosegue la nota, “rafforza quindi la propria posizione di principale azionista di Commerzbank”. “Sebbene al momento non intenda chiedere una rappresentanza nel consiglio di amministrazione”, UniCredit “continuerà a monitorare attentamente i progressi di Commerzbank nel rafforzamento sostenibile della propria attività e nella creazione di valore per i propri azionisti, clienti e dipendenti”. “A oggi, l’investimento di UniCredit ha superato le metriche finanziarie pre-definite, creando così un significativo valore per gli azionisti. UniCredit si augura che questa traiettoria positiva continui”, conclude la nota.

– foto d’archivio IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Economia

Inps, presentato a Rimini il nuovo Portale Giovani. Fava: “Per la prima volta al centro delle politiche”

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RIMINI (ITALPRESS) –  Presentato al Meeting di Rimini il nuovo Portale Giovani, primo punto di accesso unico in Italia ai servizi previdenziali per under 35. Per favorirne l’utilizzo verrà introdotto un QR Code diffuso in tutte le campagne di comunicazione e stampato anche sul retro di oltre 4 milioni di comunicazioni cartacee inviate dall’Istituto. “Chiediamo a genitori e nonni di aiutare i ragazzi ad avvicinarsi all’INPS”, ha spiegato il presidente dell’Inps Gabriele Fava.

“Per la prima volta l’INPS mette i giovani al centro”. Lo ha dichiarato il presidente Gabriele Fava al Meeting di Rimini, illustrando il progetto “Giovani al Centro” e il nuovo Portale Giovani. In Italia gli under 35 sono oltre 11 milioni e, secondo Fava, “il futuro del Paese dipende da loro”. Il portale, accessibile via web e app, raccoglie oltre 50 servizi dedicati a studenti, lavoratori, disoccupati e neo-imprenditori.

IL VIDEO DELLE PAROLE DI FAVA

L’INPS lancerà da ottobre un programma nazionale di educazione previdenziale rivolto a studenti di scuole, università e istituti di formazione professionale. Prevista anche la presenza alle principali fiere del lavoro e dell’orientamento. “La previdenza si costruisce da giovani”, ha sottolineato Fava annunciando l’iniziativa come parte della strategia di avvicinamento delle nuove generazioni all’Istituto.

L’INPS è stato “il primo ente pubblico europeo a implementare l’intelligenza artificiale” e oggi conta 38 progetti, di cui 23 già operativi – ha ricordato Fava – precisando che l’IA “non sostituisce il lavoro umano, ma libera tempo e migliora la qualità dei servizi”. Tra gli obiettivi principali, insegnare ai giovani un uso consapevole di queste tecnologie.

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-Foto ufficio stampa Inps-
(ITALPRESS).

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