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Economia

Eni celebra il trentesimo anno di quotazione al New York Stock Exchange

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NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Eni ha celebrato presso la sede del New York Stock Exchange il trentesimo anno di quotazione negli Stati Uniti, alla presenza dell’Ad Claudio Descalzi e del top management della società. In occasione dell’evento, l’Ad ha fatto il punto con la comunità finanziaria statunitense sull’avanzamento della strategia distintiva della società, che fa leva sui propri punti di forza competitivi nel contesto di un mercato energetico in rapida evoluzione, sviluppando un portafoglio di attività consolidate, nuove ed emergenti che generano una crescita altamente competitiva e rendimenti attrattivi per gli azionisti. Sin dall’IPO di Eni, gli investitori statunitensi sono stati parte della società: a oggi rappresentano il 25% del flottante azionario di Eni, vale a dire il Paese singolarmente con maggior peso al di fuori dell’Italia, e circa il 40% degli investitori istituzionali nella Società. Eni trae un valore significativo dal confronto con i propri investitori, e dal loro sostegno e riscontro mentre prosegue nell’esecuzione della propria strategia.

Il focus di Eni sull’attuazione della propria strategia e sulla crescita a medio termine è affiancato dalla garanzia di sostenibilità a lungo termine e di opzionalità. Oltre a un approccio molto mirato su come Eni opera nei mercati energetici in rapida evoluzione, l’altra caratteristica altamente distintiva della strategia della Società è l’impiego delle società satellite. Questa strategia fa leva sui mercati dei capitali in evoluzione per affrontare le sfide e le opportunità dei mercati energetici. In un contesto di volatilità e incertezza, una solida posizione finanziaria è fondamentale per consentire di perseguire la strategia in modo coerente. Eni ha ridotto materialmente l’indebitamento grazie all’high grading strategico e tempestivo del portafoglio, alle operazioni relative al Dual Exploration Model e alla valorizzazione delle società satelliti relative alla transizione. Il bilancio di Eni garantisce resilienza e fornisce una fonte di opzionalità strategica. Fornisce anche garanzia sull’ impegno della Società a distribuire il 35-40% del CFFO agli azionisti, un livello che implica un rendimento attrattivo per gli azionisti, ma lascia risorse adeguate da reinvestire per continuare a far crescere Eni.

“Stiamo realizzando una transizione importante e complessa per Eni, in un contesto geopolitico, industriale e di mercato volatile e incerto. Grazie alla nostra strategia e alle capacità delle nostre persone, stiamo ottenendo risultati davvero importanti. Abbiamo costruito una strategia che dimostra di generare crescita, efficienza e creazione di valore per i nostri azionisti, e al contempo l’abbiamo adattata ai mercati energetici in evoluzione e a una visione di lungo periodo. Il nostro approccio focalizzato, basato sui nostri punti di forza competitivi, in termini tecnologici, di innovazione e integrazione, ci ha permesso di trasformare Eni in una società finanziariamente solida con livelli di indebitamento storicamente bassi e flussi di cassa altamente resilienti”. Così l’Ad di Eni, Claudio Descalzi, facendo il punto sulla strategia della società nel corso della celebrazione dei 30 di quotazione al Nyse.

“Continuiamo a investire nel nostro business dell’esplorazione e produzione, di eccellenza a livello mondiale, sviluppando nel contempo la diversificazione del nostro mix energetico, della presenza geografica, delle rotte di approvvigionamento e degli ambiti di decarbonizzazione – attività che nel futuro garantiranno un business sostenibile. Abbiamo ancora davanti a noi obiettivi importanti da raggiungere, e il grande lavoro fatto finora ci posiziona al meglio per poterlo fare”, ha aggiunto.

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– foto ufficio stampa Eni –

(ITALPRESS).

Economia

Editoria e informazione, in Umbria il convegno su futuro e attacco della IA

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PERUGIA (ITALPRESS) – L’informazione cambia volto e si interroga sul suo destino. Dalla crisi della carta al digitale, fino all’irruzione dell’intelligenza artificiale: un viaggio che ha trasformato il modo di produrre e consumare notizie. Su questi temi si confronteranno editori, direttori e istituzioni nella giornata-convegno “Editoria e informazione: carta, digitale… e poi? Internet ha sgretolato la carta, l’IA sta travolgendo il digitale. Chi ha il coraggio di scrivere il futuro?”, in programma a Città di Castello (Perugia) giovedì 13 novembre dalle ore 9.30 alle ore 13.30. Tra i protagonisti: Alberto Barachini, sottosegretario all’Editoria; Giacomo Lasorella, presidente Agcom; Francesco Dini, vicepresidente Fieg; Andrea Barchiesi, ceo di Reputation Manager; insieme agli editori e ai direttori di alcuni principali quotidiani italiani. Cinque i panel in programma per analizzare un settore che cambia alla velocità dell’algoritmo: dalla “resa dei conti” tra carta e digitale al ruolo dell’intelligenza artificiale, dalle nuove frontiere della regolazione alle strategie per salvare le edicole, presidi di libertà e di comunità.

L’iniziativa è promossa dal Corriere dell’Umbria e dal Gruppo Corriere ed è stata ideata dall’editore emerito Francesco Polidori e dal direttore delle testate del Gruppo, Sergio Casagrande, che modererà i panel dedicati agli editori e ai direttori e terrà un dialogo con il sottosegretario Barachini. Il direttore di Economy, Sergio Luciano, condurrà invece il panel con Francesco Dini e Andrea Barchiesi. In chiusura un dialogo tra il direttore di Prima Comunicazione, Alessandra Ravetta, e il presidente di Agcom, Giacomo La Sorella.

Tra i tanti ospiti che hanno annunciato la loro presenza all’evento: Maurizio Belpietro, direttore de La Verità e Panorama; Tommaso Cerno, direttore de Il Tempo; Massimo Martinelli, direttore de Il Messaggero; Claudio Rinaldi, direttore della Gazzetta di Parma; Pietro Senaldi, condirettore di Libero; Luca Telese, direttore de Il Centro; Gaspare Borsellino, direttore di Italpress; Giuseppe Cerasa direttore de Le Guide di Repubblica; Gianluca Rossi, direttore del Corriere di Romagna; Maurizio Amoroso, vicedirettore di Tgcom24; Francesca Oliva, vicedirettore Rai responsabile di RaiNews.it; fra Giulio Cesareo, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi; Flavio Mucciante, presidente della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia; Urbano Cairo, presidente Rcs Media Group; Alessandro Bompieri, direttore generale News Rcs; Giuseppe Cerbone, amministratore delegato di Nem; Carmela Colaiacovo, presidente del Gruppo Il Sole 24 Ore; Lino Morgante, presidente e direttore editoriale della Società Editrice Sud e Presidente di Ads; Paolo Berlusconi, presidente onorario de Il Giornale; Ubaldo Livolsi, presidente di Livolsi & Partners Spa; Filippo Davanzo, vicedirettore generale di Editoriale Bresciana; Marco Ferioli, ceo di Lettera43; Giovanni Scurti, direttore editoriale de Il Centro; Luca Pavarotti, presidente di Cega editrice; Giovanni Parapini, direttore Rai Umbria; Luca Ginetto caporedattore Tgr Umbria; Luca Benedetti, presidente Ordine dei giornalisti dell’Umbria; Michela Angeletti, presidente Corecom Umbria; Marco Meacci, presidente Corecom Toscana; e molti altri.

Apriranno i lavori i saluti istituzionali della Presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti e del Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Un appuntamento, quindi, che promette di rivelarsi un punto di riferimento nazionale nel dibattito sull’informazione e sul futuro dell’editoria.

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– Foto d’archivio IPA Agency –

(ITALPRESS).

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Economia

Manovra, Giorgetti “Massacrati da chi può farlo, ma siamo nel giusto”

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BERGAMO (ITALPRESS) – “Bisogna capire cosa si intende per ricco: se è colui che guadagna 45 mila euro lordi all’anno, poco più di 2 mila euro netti al mese, diciamo così, Istat, Banca d’Italia e Upb hanno una concezione della vita un pò… Noi siamo intervenuti sul ceto medio, perché i ceti più svantaggiati sono stati negli anni scorsi attenzionati, e abbiamo messo circa 18 miliardi come nel 2024 per redditi sotto i 35 mila euro. Quest’anno abbiamo coperto anche la fascia dei redditi fino a 50 mila euro. Mi sembra una logica nell’orizzonte pluriennale sensata”. Così il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti intervenendo in collegamento al festival dei territori industriali a Bergamo.

“A giudicare e a valutare il comportamento degli altri si fa sempre molto in fretta. Ad assumersi le responsabilità e a far quadrare il cerchio in una situazione in cui abbiamo guerre armate, guerre commerciali, situazioni di instabilità di ogni tipo è un pò più complicato”, aggiunge Giorgetti, sottolineando: Siamo stati in qualche nodo massacrati da coloro che hanno la possibilità di massacrare, comunque non è un problema perché riteniamo di essere nel giusto”. “La manovra va vista complessivamente”, conclude.

– Foto IPA Agency –

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Economia

Savona “Dalle criptomonete rischi per la stabilità dell’euro, serve difendersi”

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ROMA (ITALPRESS) – Per il mercato quello attuale è “un periodo di quiete. Possiamo definirlo così perché i problemi aperti sono tanti. Come la nuova struttura dei dazi mondiali, la minore cooperazione fra Stati, le guerre; quindi non possiamo certo dire che la situazione sia migliorata, si è solo stabilizzata. Quindi va benissimo perché significa che gli attuali governanti hanno trasmesso un messaggio di serenità per loro nel sistema finanziario. E siccome il sistema finanziario è rappresentato dal risparmio di tutte le famiglie, anche le famiglie tirano un sospiro di sollievo. Quindi questo è il punto. Questo non significa che i problemi non ci siano”. Così il presidente della Consob Paolo Savona, intervistato dal direttore di Milano Finanza Roberto Sommella. Savona analizza il tema delle criptovalute e della stablecoin. “Gli Stati Uniti hanno incominciato a creare il presupposto giuridico per dire “Tu mi chiedi i dollari, io ti do le cryptocurrency, che tra l’altro hai comprato tu, perché l’hai voluto tu e quindi ti sei assunto la responsabilità di dare valore alla moneta privata”. Dall’altra parte c’è il resto del mondo, che sta reagendo. La Cina ha già detto “Faccio tutto io, proibisco l’uso e la creazione di queste criptomonete”. L’Europa si trova invece in una fase intermedia fra questi due poteri – spiega -. Quindi oggi non tanto vi è il rischio immediato di un fallimento, perché l’amministrazione Trump ha creato un muro per chi utilizza queste cinque monete principali, per cui uno si sente garantito e sta continuando a investire in questo settore. Il governo europeo ha legittimato l’uso di una cripto particolare che si chiama stablecoin”.

Secondo il presidente della Consob, per l’Europa “il problema non proviene dalle sue stablecoin ma da quelle degli altri. E questo nell’ultimo Financial Stability Board, che è la istituzione internazionale che si occupa di questi problemi, è stato sottolineato: il rischio per l’area dell’euro arriva dall’esterno”. Su cosa si può fare “lascio la risposta alle autorità – prosegue Savona -. Io non ho una risposta, anche perché non deve provenire da me. Certo, io penserei che tutti più o meno siamo responsabili della protezione del risparmio e dei soldi degli investimenti che finiscono nelle attività produttive. Però bisogna assolutamente affrontare il problema. E il problema noi lo vogliamo affrontare, ma non basta, con la creazione dell’euro digitale, il quale dovrebbe sostituire tutte le criptovalute”. “In questa fase le caratteristiche dell’euro digitale non sono quelle delle caratteristiche delle criptovalute in circolazione – aggiunge -. E quindi io, proprio attraverso Milano Finanza ho scritto: è un passo importante, facciamolo! Così tutti ci educhiamo a passare attraverso i sistemi elettronici per gestire il sistema dei pagamenti, però dobbiamo trovare il modo di mettere in piedi un euro elettronico, non più solo digitale, sostenuto da uno strumento di sicurezza che ti dà la garanzia, la stabilità. Se si crea l’euro digitale con un safe asset che dà la stabilità, si sta creando uno strumento potentissimo e competitivo. Anche se nelle quattro monete di cui parliamo oltre al bitcoin, che ha legittimato Trump, vi sono dei servizi particolari da difendere”.

“In funzione di quanto ho descritto” lo Stato “dovrebbe o aumentare il debito, e allora entreremmo in un circolo vizioso, oppure aumentare le tasse – spiega ancora Savona -. Senza strumenti di difesa la nuova guerra valutaria colpirà alle radici la società, non le strutture fisiche. Quindi l’educazione finanziaria serve anche per capire che la globalizzazione è passata dal territorio all’etere, al cielo, e quindi dobbiamo organizzare per viverci tutti là sopra. Sarà dura, sarà difficile, ma non ci si può far niente perché un paese è partito (gli Usa, ndr), mentre l’altro si è protetto ed è preparatissimo perché il vero pericolo è che sui computer quantistici arrivino prima i cinesi. A quel punto riusciranno a carpire tutte le informazioni del mondo, comprese quelle finanziarie. Per cui il vero scontro fra Stati Uniti e Cina – e credo che Trump lo abbia capito – è proprio questo: arrivare prima nelle tecnologie che consentono attraverso l’etere di conoscere tutto ciò che succede nel mondo”. “Questo è quello che potrebbe succedere: una crisi che arriva dall’esterno dell’Eurosistema e alla fine della storia tu non puoi dire “Io non c’entro”. La Bce deve interessarsi della stabilità monetaria, perché è il mandato che le hanno dato i Parlamenti da cui deriva la sua indipendenza. Però ci troviamo di fronte a questo rischio”.

– foto IPA Agency –

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