Economia
Per la manifattura italiana +1,3% anno fino al 2027
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2 anni fa-
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Redazione“In questa fase abbiamo un’economia sostenuta soprattutto dai servizi. L’industria manifatturiera si sta prendendo una pausa dopo la crescita molto elevata del 2021-2022. Quindi avremo un anno di consolidamento, con una crescita del fatturato a prezzi costanti dello 0,4% e poi un 2024 in ripresa decisamente più sostenuta, con un media all’anno per il periodo 2024-2027 dell’1,3%”. Così Gregorio de Felice, chief economist e responsabile Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, commentando i dati del rapporto “Analisi dei settori industriali”. Il report, realizzato in partnership con Prometeia, evidenzia come l’industria manifatturiera continui il suo trend positivo iniziato l’anno scorso: il 2022 si era chiuso con un aumento del 2,6% dei livelli di attività e del 15,2% del fatturato a prezzi correnti, che ha superato i 1.160 miliardi, sostenuto da una crescita dei prezzi del 12,3% in media d’anno. Nel 2023 il fatturato a prezzi correnti, in crescita tendenziale dell’1%, potrà superare i 1.170 miliardi, circa 260 miliardi aggiuntivi rispetto al 2019. Il fatturato a prezzi costanti, invece, andrà incontro a una stabilizzazione (+0,4%), che consentirà di consolidare i significativi progressi del biennio precedente (+9,1% la crescita media annua a prezzi costanti nel 2021-22). A influire positivamente sono numerosi fattori anche internazionali che hanno permesso al settore di superare la tempesta. “Abbiamo un vero e proprio controshock energetico con il calo marcato dei prezzi del gas naturale, del petrolio, delle materie prime, dei metalli industriali – spiega De Felice – La componente di prodotti industriali contribuirà nettamente al calo dell’inflazione, mentre la componente dei servizi sarà l’ultima a scendere e lo vedremo anche con le previsioni della cosiddetta inflazione core (al netto dei prezzi alimentari ed energetici)”. Scendendo nel dettaglio, il contesto diventa però più articolato. Gli investimenti, sostenuti anche dal Pnrr, rimarranno più tonici (al netto degli investimenti nella ristrutturazione edilizia, in frenata dopo la fortissima crescita degli ultimi anni), mentre i consumi subiranno l’impatto dell’erosione dei redditi indotta dall’elevata inflazione che penalizzerà soprattutto i beni durevoli per la casa, a fronte di una ripresa delle vendite di autoveicoli, in rimbalzo dai minimi raggiunti nel triennio 2020-2022. Proprio su quest’ultimo aspetto, incideranno non poco le prossime decisioni della Bce. Come ricordato da De Felice, “la Banca Centrale Europea ha chiaramente detto che il lavoro non è completato, i tassi devono essere alzati ancora. Noi prevediamo un punto di arrivo per settembre al 3,75% o più probabilmente al 4% del tasso sul deposit facility, cioè il tasso al quale vengono remunerate le banche commerciali che depositano presso la Bce”. Sul fronte estero, le esportazioni si riconfermeranno in crescita nel 2023, del 2,4% a prezzi costanti per il complesso del manifatturiero, nonostante una domanda mondiale in netto rallentamento. Una tendenza che permetterà all’export del comparto manifatturiero di superare la soglia del 50% sul totale del fatturato. Cruciale sarà anche il contributo dell’export: la buona capacità dell’industria italiana di servire nicchie a elevato valore aggiunto consentirà all’avanzo commerciale di continuare a crescere, superando il livello record di 110 miliardi nel 2027. Fra i settori più dinamici nel 2023-2027 per fatturato deflazionato, troviamo i settori chiave per l’upgrading in chiave digitale e green: autoveicoli e moto (con una crescita media annua del 2,8% nel 2023-27), elettronica (+2,5%), elettrotecnica (+2,2%) e meccanica (+1,6%). Seguono in classifica i settori che più di altri saranno in grado di cogliere le opportunità di crescita sui mercati esteri, quali farmaceutica e largo consumo (+1,3% medio annuo nel 2023-27), sistema moda (+0,9%), e mobili (+0,8%), dove a fare da traino sarà soprattutto il segmento del lusso, molto apprezzato negli Stati Uniti e sui mercati asiatici. Il traino dell’export sarà determinante anche per l’alimentare e bevande (+0,7%), insieme alla ripresa del turismo, a fronte di consumi domestici meno brillanti nell’orizzonte previsivo. Oltre all’inflazione e alle variazioni dei consumi, un peso notevole sull’andamento economico sarà determinato dal progressivo invecchiamento della popolazione. Secondo i dati Ocse, l’Italia è tra i Paesi che presentano un livello elevato di old-age dependency ratio, definito come il rapporto tra il numero di persone di età superiore ai 65 anni e il numero di persone in età lavorativa. Al 2022, l’indicatore ha raggiunto quota 40,2% in Italia (29,2% nel 2000, 24,4% nel 1990), a fronte di una media UE27 del 34% e di una media Ocse del 32,4%. Secondo i dati della Labour Force Survey Eurostat (LFS), nel 2022 la quota di occupati under 40 nell’industria manifatturiera italiana è scesa al 34,8%, dal 51,1% del 2008, a fronte di una media UE27 del 39,6%. Il progressivo invecchiamento della forza lavoro è visibile in tutti i settori, con picchi più intensi nel sistema moda, nei Prodotti e materiali da costruzione e nei mobili. Per contro, l’elettronica spicca quale settore con forza lavoro più giovane (44% il peso della fascia under 40). Se ci si proietta in un orizzonte di medio termine, questo fenomeno potrebbe incidere in maniera significativa sulla capacità delle imprese di realizzare un corretto passaggio di competenze, a fronte di un processo di transizione digitale e ambientale che, tra l’altro, impone di accelerare sulla formazione ICT e nelle materie Stem, dove l’Italia ha ancora notevoli lacune da colmare con i concorrenti europei. Determinante per preservare competitività sarà anche la corretta gestione del passaggio generazionale ai vertici aziendali, ad oggi realizzato solo in parte. L’analisi di un campione rappresentativo di circa 82mila imprese manifatturiere ha messo in luce come, al 2022, solo il 20,5% delle realtà abbia almeno un amministratore under 40 all’interno del board, con percentuali più elevate nell’alimentare e bevande (29%), negli elettrodomestici (24,2%) e nel distema moda (22,3%). Nonostante la spinta dei progetti infrastrutturali, ampiamente sostenuti dai fondi del Pnrr, si andrà incontro a un progressivo affievolimento del ciclo edilizio legato al segmento della ristrutturazione, penalizzato dal rialzo dei tassi e dalla rimodulazione al ribasso degli incentivi fiscali, con effetti di rallentamento della crescita dei settori più sensibili alla domanda edilizia. A risentirne sarà anche la filiera dei metalli, per le specializzazioni produttive destinate alle costruzioni. Solo grazie alla domanda proveniente dall’automotive e dalla meccanica, la metallurgia e i prodotti in metallo potranno registrare una crescita del fatturato, rispettivamente +0,9% e +0,7% medio annuo nel 2023-27 a prezzi costanti. Gli elettrodomestici sconteranno una crescita più modesta se paragonata all’exploit degli anni pandemici (+0,9%), ma resterà comunque alta l’attenzione dei consumatori verso l’acquisto di apparecchi a basso impatto energetico.
(ITALPRESS).
-foto Italpress xh7-
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Economia
Federmanager, premiati i migliori dieci giovani manager d’Italia
Pubblicato
2 ore fa-
23 Novembre 2024di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Il Premio Giovane Manager è stato assegnato oggi a dieci promettenti manager, più la menzione speciale al miglior Expat manager. Giunto alla sesta edizione, il prestigioso riconoscimento è istituito da Federmanager e dal suo Gruppo Giovani per potenziare il ruolo e il valore delle competenze manageriali.
Vince questa edizione, come migliore Giovane Manager dell’anno, Maristella Pignone, Paintshop manager & cluster leader innovation di Stellantis Spa.
Ingegnera, in Stellantis da circa un anno, ha maturato un percorso professionale incentrato sul settore automotive con diversi ruoli e responsabilità; è stata premiata anche per le sue “spiccate abilità comunicative e relazionali, per l’approccio aperto, per una non comune intelligenza sociale”.
Ecco i nomi degli altri manager premiati:
Andrea Colombo – Dynamic systems repair and overhaul manager – Italy di Leonardo Spa – Helicopters division;
Leonardo Fabbrizio – Business development manager di Expertise Srl;
Luisa Gamba – Head of partnership public sector Italia di Amazon Business Italia;
Antonio Merola – Hr Director di Ecobat resources Italy;
Carla Monastero – Head of retail demand, forecast and portfolio management di Enel Energia Spa;
Calogero Saeli – General manager eMobility di Hitachi Energy Italy Spa;
Luca Stronati – Head of software release, integration, safety whole vehicle di Automobili Lamborghini;
Giulia Zanzi – Vuarnet brand director di Thelios, Lvmh Group;
Andrea Zapponini – Head of group procurement, governance & process di Ferrovie dello Stato Italiane Spa;
Il riconoscimento speciale Expat è stato assegnato ad Andrea Risatti, Vice president – head of department forging di Sms India private limited.
Il premio di oggi conclude un contest che ha coinvolto circa 2.000 manager iscritti under 44 a Federmanager. Dopo un esame dei curricula arrivati da tutta Italia, i migliori sono stati selezionati da un comitato di valutazione, costituito dal Gruppo Giovani Federmanager e da Jefferson Wells – Gruppo Manpower, in base al percorso di studio e di carriera, l’anzianità nel ruolo, eventuali menzioni per meriti professionali e motivazione della candidatura.
«Ai giovani premiati vanno il mio plauso e il mio incoraggiamento a rafforzare competenze e network. L’impatto delle nuove tecnologie, in particolare, porterà a nuove opportunità per i giovani che le sapranno cogliere. Perciò è importante riconoscere il merito, l’execution e la determinazione di questi giovani: sono risorse fondamentali per guidare lo sviluppo sostenibile delle imprese e del Paese», ha commentato il presidente di Federmanager, Valter Quercioli.
«Il Premio continua a crescere e consolida la sua presenza sui territori, coinvolgendo livelli di eccellenza della managerialità. L’intelligenza artificiale richiede una leadership consapevole, per questo il riconoscimento ha inteso premiare non solo le competenze, ma anche la visione e la volontà di un utilizzo responsabile delle tecnologie emergenti», ha dichiarato il coordinatore del Gruppo Giovani Federmanager, Antonio Ieraci.
Alessandro Testa, Jefferson Wells Director, ha dichiarato: «Siamo orgogliosi di essere partner del Premio Giovane Manager, un’iniziativa che celebra l’eccellenza e l’innovazione nel mondo manageriale, valori che condividiamo e promuoviamo ogni giorno nella nostra attività di ricerca e selezione di senior ed executive manager. Oggi, per chi ha un ruolo di leadership, è fondamentale far crescere i propri talenti e competenze, in quella che deve essere una continua evoluzione».
La sesta edizione del Premio, dal titolo “IANG – Intelligenza Artificiale Nuove Generazioni”, è stata anche l’occasione per far emergere il valore della formazione manageriale per la gestione degli impatti che l’intelligenza artificiale sta registrando, in termini di trasformazione dei modelli organizzativi e dei processi produttivi che interessano il lavoro, anche sotto il profilo etico e sociale.
Il presidente di Federmanager Academy, Marco Bertolina, ha sottolineato che «Federmanager Academy affianca e sostiene da sempre il Premio Giovane Manager. Vogliamo essere il punto di riferimento per la formazione dei giovani manager, in ottica di sviluppo di carriera e anche di crescita delle imprese e di tutto il sistema Paese».
«E’ un piacere contribuire anche quest’anno al Premio Giovane Manager offrendo alla vincitrice l’opportunità di frequentare il nostro Executive MBA», ha dichiarato Luigi Gangitano, Chief of Digital Innovation di POLIMI Graduate School of Management. «Crediamo fermamente che la formazione continua sia la chiave per sviluppare una leadership capace di affrontare le sfide complesse del nostro tempo e di guidare il cambiamento verso un futuro più sostenibile e innovativo».
Per il professor Leandro Pecchia, ordinario di Ingegneria Biomedica e Presidente del Corso di Laurea in Biomedical Engineering all’Università Campus Bio-Medico di Roma, «L’AI è la più grande opportunità mai avuta per migliorare qualità e sostenibilità del lavoro. Spetta ai manager, in particolare ai giovani leader, il compito di mettere le proprie aziende in condizione di cogliere questa opportunità epocale. Per guidare questo cambiamento, sono essenziali una formazione di livello eccezionale, partnership con i migliori ricercatori e innovatori e il coraggio di sperimentare. Con l’UCBM Academy dell’Università Campus Bio-Medico di Roma siamo in prima linea per accompagnare i manager in questa trasformazione senza precedenti, riversando l’esperienza di ricercatori di fama mondiale nei nostri corsi executive e master su AI e management, progettati insieme ad aziende leader mondiali del settore».
Anche Luca Brambilla, direttore dell’Accademia di Comunicazione Strategica, ha inteso esprimere la sua soddisfazione: «L’Accademia di Comunicazione Strategica è lieta di essere partner del Gruppo Giovani Federmanager, accompagnando i manager nello sviluppo delle competenze strategico-relazionali che rappresentano la chiave di volta per raggiungere obiettivi sempre più sfidanti nel complesso contesto attuale».
L’evento si è svolto nella nuova location “Cu.Bo” dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, dove si è tenuta una tavola rotonda con le voci delle associazioni di rappresentanza giovanile di management, industria e professioni. Moderati da Janina Landau, responsabile della sede di Roma di Class Cnbc, sono intervenuti Francesca Boccia, Coordinatrice Commissione IA Federmanager, Giulio Natalizia, vicepresidente Giovani Imprenditori di Confindustria, Francesco Cataldi, Presidente Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, Benedetto Delle Site, Presidente Giovani Unione cristiana imprenditori dirigenti Angelica Donati, Presidente Giovani Associazione nazionale costruttori edili, Gabriele Ferrieri, Presidente Associazione nazionale giovani innovatori, Luigi Salvatore Falco, Vicepresidente Giovani Confapi.
Il contest è stato organizzato in collaborazione con Iws, Industria Welfare Salute e 4.Manager.
– Foto ufficio stampa Federmanager –
(ITALPRESS).
Economia
Stellantis, Imparato “Non lasciamo l’Italia e rilanciamo la Fiat”
Pubblicato
4 ore fa-
23 Novembre 2024di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Lo abbiamo detto cinquantamila volte, anche al governo Meloni: noi non lasciamo l’Italia, anzi ci investiremo risorse e professionalità. Ma non chiedetemi oggi quanto venderò: io produco ciò che vendo”. Lo afferma Jean-Philippe Imparato, CEO di Stellantis Pro One e Chief Operating Officer del Gruppo per l’area Enlarged Europe, in una lunga intervista ad Andrea Boeris e Roberto Sommella su MF-Milano Finanza.
“Se guardiamo tutto il percorso fatto da prima della nascita di Stellantis nel 2021, nel 2014 avevamo una Psa in difficoltà e abbiamo rilevato una Opel in fallimento e poi è arrivata una fusione tra Psa e Fca, e insieme abbiamo supportato marchi che erano in crisi. Li abbiamo messi tutti a posto, con un piano prodotto di 70 macchine in più – spiega Imparato -. Un lavoro enorme. E ora, per aver sbagliato un semestre, il mercato ci ha tartassato. E questo nonostante un margine del 10% nel semestre, che paragonato a quello di altri è molto più alto…”.
“Anche se non posso dare cifre precise, confermo che al momento lo stock negli Usa sta scendendo alla giusta velocità giusta e al livello che vogliamo – prosegue -. Anche dal punto di vista del mix. E lo stesso lavoro lo stiamo facendo in Europa, perchè vogliamo uscire dal 2024 con il livello giusto di stock e di free cash flow”.
“Stellantis sta preparando la nuova generazione di tanti suoi modelli e quindi siamo in un momento di transizione, che dobbiamo gestire – sottolinea il top manager -. Ad esempio a Trnava, con la piattaforma Smart Car, o a Mirafiori, dove arriverà l’ibrido. O anche ad Attesa, dove arriverà il Ducato elettrico. Ma con tutti i lanci previsti già per l’inizio del 2025 il rimbalzo arriverà”.
Quanto al marchio Fiat, Imparato spiega: “Sta soffrendo, sì, anche se nei primi dieci mesi dell’anno è sempre saldamente al primo posto delle immatricolazioni in Italia. Ma quali sono i prodotti che mettiamo in pista per fare tornare Fiat al livello giusto? Il primo è la Pandina, prolungata a Pomigliano fino al 2029, perchè la Panda fa il 60% del segmento in Italia. Poi c’è la 500 elettrica, il cui supporto ci serve a livello europeo e alla quale aggiungeremo l’ibrido a novembre 2025. E su questo modello faremo di tutto per poter anticipare l’apertura ordini senza sacrificare la qualità e parliamo di un modello da 100 mila vetture l’anno. Terzo elemento – prosegue -, arriva la Grande Panda nel primo trimestre 2025, una splendida auto sia elettrica che ibrida: può valere 150 mila macchine in più l’anno. Poi ci saranno altre sorprese, ma già così c’è tutto quello che serve a Fiat per tornare alla quota di mercato che merita in Europa, attorno al 5%. Contando sempre molto sull’Italia, perchè non si scherza: Fiat qui deve rimanere dominante tra auto e veicoli commerciali. E con i prodotti che sono in arrivo non ci sono dubbi per il futuro del marchio”.
E riguardo alla produzione in Italia, “secondo me Mirafiori è probabilmente lo stabilimento che avrà la possibilità di giocarsi la transizione elettrica nelle condizioni migliori – afferma Imparato -. Perchè, a parte la versione ibrida della 500 in arrivo, Mirafiori fa i cambi eDCT per l’ibrido e per produrli occupa 850 persone: noi abbiamo bisogno di 60 mila di quei cambi ogni mese, che hanno un potenziale di crescita enorme, e quindi Mirafiori è una fonte di business incredibile a livello di transizione”.
“Secondo aspetto, c’è il Battery Technology Center, e, terzo, c’è il business della Circular Economy – aggiunge -. Poi a Mirafiori è stato realizzato il nuovo polo globale di Stellantis Pro One, la divisione dei veicoli commerciali di cui mi occupo, che integra diverse funzioni trasversali, tra cui ingegneria, marketing, sviluppo prodotto, vendite, logistica, comunicazione, finanza, risorse umane, acquisti, veicoli ricreazionali, produzione e altre attività incentrate sul cliente. E non è finita – aggiunge -. Non è ancora ufficiale, ma a partire dal primo gennaio la regione Europa di Stellantis sarà gestita da Torino: questo significa che il personale dell’Enlarged Europe a livello comunicazione, marketing, HR e pianificazione della produzione presente in Italia lavorerà con me a Mirafiori. “Sì ma non è produzione di auto”, direte voi, e va bene. Ma, in termini di localizzazione del business e di corporate governance a livello europeo di Stellantis, Torino è e sarà sempre più centrale: quindi nessuno può dire che chiudiamo”.
Più in generale “la copertura a livello industriale dell’Italia è probabilmente la più ampia d’Europa. L’Italia è l’unico Paese ad avere due delle nuove piattaforme Stla, ha la Panda a Pomigliano ancora per tanti anni e avrà l’ibrido sulla 500. Vorrei rassicurare chi è preoccupato, perchè la protezione dell’Italia a livello industriale è totale. Ovviamente, però, vale sempre lo stesso principio: si produce quello che si vende e, se non c’è mercato, bisogna adeguarsi, perchè altrimenti la conseguenza è trovarsi piazzali pieni e migliaia di macchine sulle spalle e dobbiamo evitare di entrare in quelle condizioni nel 2025”.
Quanto all’interlocuzione con il Governo, “faremo una sintesi molto chiara della vision industriale di Stellantis per l’Italia, con piattaforme e lanci. Il mio consiglio però è questo: dobbiamo aiutare tutto l’ecosistema ed essere pragmatici, perchè è il momento di investire nella transizione strutturale dell’industria verso qualcosa su cui non si tornerà indietro – spiega Imparato -. Sarebbe bello trovare sintonia con il governo italiano su questo, anche perchè la nostra intenzione, anzi direi l’ossessione condivisa anche con Carlos Tavares, è di proteggere l’Europa, i marchi, il Dna e la storia di fronte a una competizione che sarà terribile. Per questo, secondo me, sarebbe fondamentale avere al nostro fianco la mano pubblica, con tutte le sue possibilità, in questa difficile transizione. Io ci credo e, personalmente, sono aperto a fare ciò che servirà ad agevolare un accordo”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
A Palermo “Legalità e cultura d’impresa”, al centro il ruolo delle donne
Pubblicato
1 giorno fa-
22 Novembre 2024di
RedazionePALERMO (ITALPRESS) – Esplorare come il mondo imprenditoriale e le istituzioni possano lavorare insieme per promuovere una cultura aziendale basata su principi di legalità, etica e responsabilità sociale. Questi gli obiettivi del convegno “Legalità e cultura d’impresa”, organizzato da Irfis, Aidda Ets e Fondazione Falcone che si è svolto nella biblioteca blu del Museo del presente a Palazzo Jung, a Palermo. Al centro del dibattito anche il ruolo delle donne imprenditrici e quali possono essere gli strumenti per aumentare la percentuale di esse che occupa ruoli di vertice all’interno di aziende pubbliche e private: “L’idea è quella di coniugare al massimo la dignità della donna, che deve essere valorizzata con l’idea del lavoro – ha spiegato Iolanda Riolo, presidente di Irfis -. L’Irfis è fatta per il 40% da donne e molte ricoprono ruoli apicali all’interno dell’Istituto”.
Un lavoro che inizia anche da un percorso educativo soprattutto di tipo finanziario “una donna che conosce il proprio conto corrente, che sa gestire la propria autonomia anche finanziaria, che sa trovare un posto nella società, è sicuramente una donna più consapevole”, ha aggiunto.
Nel corso dell’incontro sono emerse diverse testimonianze di imprenditrici che hanno raccontato la propria esperienza: da Marinella Avellino, titolare di una azienda produttrice di materie plastiche a Gela, a Grazia Locascio “moglie, medico e manager” di strutture sanitarie dedicate alla nefrologia a Palermo e in provincia di Messina. Ma anche la testimonianza di Maria Grazia Vagliasindi, già alla guida della corte di Appello di Caltanissetta dal 2017 fino al 2024, prima donna in Sicilia a raggiungere questo livello nella carriera giudiziaria. “Ricordiamo – ha detto – che le donne in magistratura sono entrate con il primo concorso del 1965 e che ancora oggi sono molte di più le donne che superano il concorso ma molte meno le colleghe che raggiungono figure apicali”.
L’incontro è stato il modo anche per coniugare il tema della legalità a quello dell’impresa. “Stiamo cercando un antidoto all’ignoranza, un antidoto all’illiceità. L’unica strada è studiare, vogliamo trasferire è il virus della legalità”, ha aggiunto la Presidente Irfis. I numeri dicono che nelle aziende, soprattutto in Italia, la percentuale di donne non è altissima e dovrebbe aumentare. Mentre l’occupazione femminile in Italia resta un nodo per tutte le statistiche. “Non solo le autorità possono aiutare, ma io penso che le donne stesse possono dare un grande contributo: cioè portare valori etici nelle loro imprese e quindi automaticamente e di conseguenza una legalità”, ha riferito Antonella Giachetti, presidente nazionale di Aidda che ha auspicato anche un cambio di paradigma più incentrato sull’economia sociale “non deve essere solo il profitto quello che deve guidare chi è al vertice di una azienda ma la sostenibilità in ogni campo”.
“Noi donne siamo naturalmente portate alla trasparenza, naturalmente portate a cercare di risolvere i conflitti non con lo scontro ma con l’inclusione. Svolgono un ruolo importantissimo con i loro valori che contaminare l’organizzazione della società. Basta che si facciano accedere e contamineranno il sistema”. E a proposito di contaminazioni dal dibattito è emersa l’idea di una “banca del tempo” per accompagnare e affiancare le giovani studentesse universitarie che vogliono aprire una impresa a imprenditrici Aidda.
– foto xd6/Italpress –
(ITALPRESS).
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