Cronaca
Banca del Fucino, 7 punti per rilancio Capitale in report Roma
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3 anni fa-
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RedazioneROMA (ITALPRESS) – Banca del Fucino illustra gli interventi necessari al rilancio della Capitale, presentando la seconda parte del report “Prospettive di crescita dell’economia di Roma dopo la pandemia”.
L’allontanamento, dopo oltre un decennio, da politiche di bilancio restrittive offre finalmente a Roma il necessario spazio per intervenire su un’offerta di beni pubblici oggi certamente inadeguata. In questo contesto, la ricerca individua 7 leve per il cambiamento.
“I concetti di fondo che guidano queste proposte sono molto semplici”, afferma l’AD della Banca del Fucino, Francesco Maiolini: “Roma ha un grandissimo potenziale inespresso: economico, culturale e ambientale. Si tratta di saper trasformare questa enorme ricchezza in crescita, in sviluppo effettivo: se sblocchiamo alcuni colli di bottiglia, proprio quelli che oggi sono elementi di criticità possono diventare vettori di un rilancio anche molto rapido”. Le 7 linee di azione individuate sono: 1. Il centro storico e gli insediamenti produttivi – La pandemia ha reso evidente la desertificazione del centro storico, svuotato dei suoi abitanti e divenuto collettore di un’offerta di servizi spesso a basso valore aggiunto.
Il centro storico di Roma presenta dinamiche demografiche di spopolamento simili a quelle di aree rurali ai margini dei processi di sviluppo. Il c.d. Tridente conta oggi meno di 25 mila abitanti, in riduzione del 26,8% rispetto al 2015. Una contrazione maggiore sia di quella registrata dall’intero Municipio I (-11,4%), sia dalla media complessiva di Roma (-1,6%). Lo spopolamento riguarda anche gli insediamenti produttivi. Agli inizi degli anni ’90 erano 5 mila le botteghe artigiane presenti nel centro storico; agli inizi degli anni ‘2000 erano quasi 2 mila; oggi sono meno di mille.
La desertificazione di attività produttive – artigiane, ma non solo – può essere contrastata con politiche di facilitazione dell’insediamento di imprese di nuova formazione. E’ importante attivare politiche di insediamento abitativo, indirizzate in prevalenza a giovani. In entrambi i casi è possibile ipotizzare il riutilizzo di molte proprietà di cui il Comune e altri enti pubblici dispongono in questa zona.
2. Il sistema universitario – Nonostante i 250mila iscritti negli oltre 40 atenei della città (compresi quelli confessionali), le potenzialità di Roma nel campo universitario non sono colte e sono in via di indebolimento. I più recenti dati ISTAT evidenziano come la quota di studenti frequentanti le università romane e provenienti da un altro comune sia pari al 57% del totale, contro il 78,8% di Milano, il 75% di Torino e l’80% di Napoli. Roma sta perdendo capacità di attrarre studenti non residenti e di conservare studenti residenti. Fra le principali città d’Italia è infatti quella con il più alto rapporto fra studenti residenti che si recano a studiare altrove e non residenti che vengono nelle università cittadine. Resta inoltre molto elevato a Roma il mismatch fra i profili dei laureati ricercati dalle imprese e quelli prodotti dalle università.
L’attrattività di Roma quale città universitaria internazionale può essere rafforzata dalla creazione di un Politecnico romano, che valorizzi all’interno di un unico polo le eccellenze accademiche nel campo dell’ingegneria e dell’architettura e favorisca un aumento dei laureati nelle discipline STEM, le più richieste dalle imprese. Va favorita anche la creazione di un Distretto tecnologico dei beni culturali.
Il Comune potrà contribuire al rilancio anche attraverso un’adeguata politica di sviluppo delle residenze studentesche, nonchè nell’offerta di possibili siti di insediamento per le nuove facoltà universitarie, riadattando, in un’ottica di rigenerazione urbana, alcuni dei tanti siti dismessi presenti sul territorio cittadino.
3. Il verde pubblico – Roma ha la maggiore estensione di verde pubblico fra le grandi capitali europee. Ciò non si riflette, tuttavia, in una specializzazione nel campo della manutenzione del verde pubblico – gli addetti al Servizio Giardini di Roma sono in un rapporto di 1 a 6 rispetto a quelli di capitali comparabili – e ancor meno in una valorizzazione dei grandi parchi come elemento di attrattività internazionale. Nessuna delle ville romane è oggi assimilabile per immagine a Central Park a New York o a Hyde Park a Londra. Il potenziale di sviluppo appare enorme.
4. Il circuito culturale – In relazione alla cultura risalta l’insufficiente capacità della città di estrarre valore dai suoi assets. Un esempio è rappresentato dalla straordinaria qualità delle istituzioni musicali della città (Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Teatro dell’Opera di Roma), che non trova però un pieno riconoscimento nel mercato discografico o nel panorama dei grandi festival internazionali. Le stesse istituzioni museali romane, pur col loro indubbio prestigio, non hanno la riconoscibilità pubblica dei grandi enti mondiali (Louvre, British Museum, Guggenheim etc.). A questo proposito è prioritario riaffermare, anche attraverso la creazione di un’agenzia di attrazione territoriale, l’immagine di Roma come città che produce cultura contemporanea, promuovendo movimenti artistici, inserendosi nel circuito delle grandi mostre internazionali e creando un coordinamento fra eventi culturali legati al passato ed eventi centrati invece sulla contemporaneità.
5. La macchina amministrativa – Roma è oggi al penultimo posto (26° su 27) nella classifica delle capitali europee quanto a utilizzo della banda larga nei rapporti con la PA da parte delle famiglie.
Il miglioramento della qualità amministrativa del Comune è un’evidente priorità. Occorre qui cogliere appieno le opportunità offerte dal PNRR, per la riforma della PA, con una particolare attenzione al tema della digitalizzazione, quale veicolo di semplificazione burocratica e impulso all’innovazione tecnologica.
6. Le imprese municipalizzate – La gestione dei servizi pubblici del trasporto e del trattamento dei rifiuti è uno dei fattori di scivolamento di Roma nel confronto nazionale e internazionale.
E’ necessaria l’adozione di nuovi modelli industriali e l’avvicinamento ad un’impostazione di multiutility a partecipazione pubblica, con capacità manageriali assimilabili a quelle del settore privato. Per quanto riguarda in particolare il trattamento dei rifiuti, una proposta potrebbe consistere nello specializzare AMA nella sola funzione di raccolta, mentre al conferimento dei rifiuti potrebbero essere chiamate aziende a capitale pubblico con riconosciute capacità di gestire servizi di rete nel rispetto dei propri equilibri finanziari.
7. Il ruolo delle grandi imprese pubbliche – Tutte le missioni del PNRR sono coperte dalle sfere di competenza delle imprese a capitale pubblico. Un ritrovato protagonismo di grandi soggetti che hanno sede a Roma non potrà che esercitare effetti di spill-over per l’industria, i servizi professionali e la stessa finanza della città.
(ITALPRESS).
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RedazioneROMA (ITALPRESS) – La Regione Lazio ha presentato questa mattina ai sindaci e ai responsabili degli Uffici Tecnici dei 24 comuni costieri del Lazio (Montalto di Castro, Tarquinia, Civitavecchia, Santa Marinella, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Roma Capitale, Pomezia, Ardea, Anzio, Nettuno, Latina, Sabaudia, San Felice Circeo, Terracina, Fondi, Sperlonga, Itri, Gaeta, Formia, Minturno, Ponza, Ventotene) il Piano Operativo 2024 per lo sviluppo della Blue Economy e i finanziamenti ai Comuni litoranei e isolani a valere sul “Fondo Straordinario per lo Sviluppo Economico del Litorale Laziale”.
Hanno partecipato all’incontro Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio e assessore a Sviluppo economico, Commercio, Artigianato, Industria, Internazionalizzazione; Enrico Tiero, presidente XI Commissione – Sviluppo economico e attività produttive, start-up, commercio, artigianato, industria, tutela dei consumatori, ricerca e innovazione della Regione Lazio e Pierpaolo Ribuffo, Capo Dipartimento per le Politiche del mare della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Fondo Straordinario per lo Sviluppo Economico del Litorale Laziale, istituto con la Legge regionale n. 26/2007, stanzia 10 milioni di euro fino e finanzierà attraverso un avviso pubblico interventi proposti dai comuni beneficiari, anche in un’ottica di economia circolare, in particolare: tutela e valorizzazione delle risorse ambientali, storiche, artistiche, monumentali e delle aree naturali protette marine e terrestri; servizi pubblici connessi alla fruibilità del litorale, comprensivi di aree di parcheggio attrezzate; riqualificazione dei lungomari; percorsi ciclabili e pedonali del lungomare, preferibilmente integrati da parcheggi di scambio (auto/bus/bici) anche a carattere sovra-comunale e pedonalizzazione del lungomare; servizi telematici per la valorizzazione turistica e sociale del territorio; con servizi essenziali (postazioni per assistenza, sicurezza e primo soccorso) e percorsi senza barriere architettoniche.
Il Piano Operativo 2024 per lo sviluppo della Blue Economy, redatto ai sensi della (Legge regionale n. 2/2022) è stato elaborato a partire da una puntuale analisi del contesto economico-sociale e normativo e s’inquadra nelle strategie regionali di medio periodo dettagliate in documenti d’indirizzo, tra gli altri la S3 (Smart specialisation strategy) e il Piano regionale di utilizzazione delle aree del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative (PUAR).
Il Piano promuove, anche in cofinanziamento con altri enti, azioni volte a ridurre l’inquinamento delle acque marine del Lazio e di quelle dolci o salmastre; progetti innovativi per la rimozione, il recupero e il riuso dei relitti marini e fluviali; interventi volti a ridurre o eliminare l’incidenza della plastica nell’ecosistema marino, anche accompagnati da azioni di sensibilizzazione; progetti pilota sulla dissalazione e il riuso delle salamoie; riduzione e gestione dei rifiuti, gestione delle risorse energetiche e idriche, mobilità sostenibile, accessibilità e inclusione; acquisti eco-sostenibili.
A ciascuno dei 24 Comuni costieri e litoranei del Lazio verrà assegnato un importo base di 50mila euro mentre il restante importo di 1,3 milioni sarà ripartito in base alla superficie totale e al numero di abitanti del territorio di ciascun Comune. Sono ammissibili anche sinergie con piccole e medie imprese attive negli ambiti dell’economia blu o con centri di ricerca pubblici o privati.
I contributi, per un totale complessivo di 2,5 milioni di euro, saranno concessi a seguito dalla manifestazione d’interesse da parte dei ventiquattro Comuni.
“La Blue Economy rappresenta un’opportunità concreta per lo sviluppo del litorale, attraverso un modello di crescita che integra economia, ambiente e società. Con questo nuovo piano d’interventi vogliamo favorire lo sviluppo costiero, adottando strategie multidisciplinari attraverso una pianificazione territoriale integrata che riguarda, ad esempio, la creazione dei piani regolatori marittimi e costieri, bilanciando le esigenze economiche, turistiche, ambientali e sociali. Si apre per il Litorale una stagione di progettazione di investimenti regionali per lo sviluppo del territorio”, ha dichiarato Roberta Angelilli.
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