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Cronaca

Edilizia, con effetto “bonus” in due anni imprese in crescita

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ROMA (ITALPRESS) – Il terzo trimestre dell’anno si chiude con un altro segno positivo all’anagrafe delle imprese: grazie anche all’impatto dei bonus e superbonus nel comparto dell’edilizia – che negli ultimi due anni ha visto crescere il numero di imprese di quasi 30mila unità, 6mila delle quali nel solo trimestre luglio-settembre di quest’anno – il saldo tra aperture e chiusure nel terzo trimestre 2021 si attesta al di sopra di quota 20mila imprese (per l’esattezza 22.258), una soglia superata solo due volte nei trimestri estivi del decenno pre-pandemico. A spingere sulla vitalità del sistema imprenditoriale nel trimestre da poco concluso sono state le costruzioni che, con 6.200 imprese in più (+0,95% rispetto a fine giugno), hanno contribuito per il 28% al bilancio positivo del periodo. E’ quanto emerge dall’analisi trimestrale Movimprese, condotta da Unioncamere e InfoCamere, sui dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio.
Sul buon andamento del saldo si riflette, tuttavia, il perdurare della frenata impressa dal Covid alle chiusure di imprese: 40.133 quelle complessivamente registrate fra luglio e settembre, il dato più basso nella serie degli ultimi dieci anni.
La tenuta delle iscrizioni (62.391) ha comunque consentito di registrare a fine settembre un saldo di 22.258 imprese in più rispetto alla fine di giugno, portando lo stock delle imprese a raggiungere il valore di 6.166.416 unità. Tra settembre 2019 e settembre 2021 il comparto edile è cresciuto complessivamente di 29.136 unità (+3,5%), secondo solo all’espansione dei servizi a imprese e persone (83mila imprese in più per una crescita complessiva, nel biennio, del 4,2%). A livello territoriale, la dinamica delle costruzioni appare più forte in Campania dove la crescita cumulata del numero di imprese, negli ultimi due anni, è stata del 7% (corrispondente a 4.907 imprese in più).
(ITALPRESS).

Cronaca

Tajani “Rapporti con Salvini più che positivi”

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ROMA (ITALPRESS) – “Oggi non mi sono sentito con Salvini, ma ci
sentiamo sempre, le sue parole sono state chiare come le mie: i
rapporti sono più che positivi, lavoriamo insieme al governo, poi
che siamo forze politiche diverse questo si, altrimenti avremmo
fatto il partito unico, la Lega è la Lega, Forza Italia è Forza
Italia”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine di una conferenza stampa.
“I partiti seri approfondiscono tutti i temi e gli argomenti, i populisti sono tanti nel mondo, sono quelli che non affrontano seriamente i problemi e lavorano soltanto con slogan, da parte mia non c’è stato nessun riferimento specifico, era un riferimento teorico a come un partito deve muoversi per
essere serio neo confronto degli elettori – ha continuato Tajani-
Alternative fùr Deutschland è un partito populista, il M5S è un partito populista, mai parlato della Lega o fatto alcun riferimento e credo che Salvini lo abbia capito molto bene”.

– Foto: Ipa Agency –

(ITALPRESS).

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Cronaca

Il medico che ha curato Papa Francesco “Così lo abbiamo salvato”

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ROMA (ITALPRESS) – Il pomeriggio del 28 febbraio, all’improvviso, le condizioni di Papa Francesco, ricoverato al Gemelli da 14 giorni, si aggravano, ha un broncospasmo, fame d’aria. Chiede aiuto. E’ stato quello il momento peggiore. “Sì, il peggiore. Per la prima volta ho visto le lacrime agli occhi ad alcune persone che stavano intorno a lui. Persone che, ho compreso in questo periodo di ricovero, gli vogliono sinceramente bene, come a un padre. Eravamo tutti consapevoli che la situazione si era ulteriormente aggravata e c’era il rischio che protesse non farcela”. Così, in una intervista al Corriere della Sera, Sergio Alfieri, il coordinatore dell’èquipe medica che ha curato il Papa. Professore di Chirurgia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, è responsabile dell’Unità operativa complessa di Chirurgia digestiva del policlinico Gemelli di Roma.
“Dovevamo scegliere se fermarci e lasciarlo andare oppure forzare e tentare con tutti i farmaci e le terapie possibili, correndo l’altissimo rischio di danneggiare altri organi. E alla fine abbiamo preso questa strada”, ricorda il medico, sottolineando che “decide sempre il Santo Padre. Lui ha delegato ogni tipo di scelta sanitaria a Massimiliano Strappetti, il suo assistente sanitario personale che conosce perfettamente le volontà del Pontefice”. “Provate tutto, non molliamo”, ha detto “E’ quello che pensavamo anche tutti noi. E nessuno ha mollato”. Il giorno dopo il ritorno a Santa Marta del Papa, il professor Sergio Alfieri è di nuovo al lavoro al Gemelli. In questi 38 giorni di degenza gli è stato sempre accanto occupandosi anche delle comunicazioni tra l’interno e l’esterno: “Un lavoro di squadra con molti miei colleghi, questo ci tengo a dirlo e sottolinearlo”, dichiara. Ed alla domanda se Papa Francesco ha capito che rischiava di morire, risponde: “Sì, anche perchè è stato sempre vigile. Anche quando le sue condizioni si sono aggravate era pienamente cosciente. Quella sera è stata terribile, sapeva, come noi, che poteva non superare la notte. Abbiamo visto l’uomo che soffriva. Lui però sin dal primo giorno ci ha chiesto di dirgli la verità e ha voluto che raccontassimo la verità sulle sue condizioni”. “Noi – spiega – comunicavamo ai segretari la parte medica e loro aggiungevano le altre informazioni che poi il Papa approvava, nulla è mai stato modificato oppure omesso. Lui ha persone che ormai sono come familiari, stanno con lui sempre”. “Per giorni – aggiunge il professore – abbiamo rischiato danni ai reni e al midollo ma siamo andati avanti, poi l’organismo ha risposto alle cure e l’infezione polmonare si è attenuata”. C’è stata però un’altra crisi. “Stavamo uscendo dal periodo più duro, mentre mangiava papa Francesco ha avuto un rigurgito e ha inalato. E’ stato il secondo momento davvero critico perchè in questi casi – se non prontamente soccorsi – si rischia la morte improvvisa oltre a complicazioni ai polmoni che erano già gli organi più compromessi. E’ stato terribile, abbiamo pensato davvero di non farcela”, ricorda ancora Sergio Alfieri, aggiungendo: “Si è sempre reso conto di tutto ma credo che la sua consapevolezza sia stata anche il motivo che invece lo ha tenuto in vita”.
“In passato – racconta -, quando abbiamo parlato gli ho chiesto come fa a tenere questo ritmo e lui mi ha sempre risposto: ‘Ho metodo e regolà. Al di là di un cuore molto forte, ha risorse incredibili. Penso che a questo abbia contribuito anche il fatto che tutto il mondo pregava per lui”. “Esiste una pubblicazione scientifica secondo la quale le preghiere danno forza al malato, in questo caso tutto il mondo si è messo a pregare – aggiunge -. Io posso dire che per due volte la situazione era persa e poi è avvenuto come un miracolo. Certo, lui è stato un paziente molto collaborativo. Si è sottoposto a tutte le terapie senza mai lamentarsi”. Tornando al 14 febbraio, “stava male da giorni, però resisteva perchè probabilmente voleva rispettare gli impegni del Giubileo – spiega il professore -. Quando ha cominciato a respirare sempre più faticosamente ha capito che non poteva più aspettare. E’ arrivato al Gemelli tanto sofferente, ma forse anche un pò contrariato. In poche ore però ha riacquistato il buon umore”. “Appena ha cominciato a sentirsi meglio ha chiesto di andare in giro per il reparto – racconta ancora Sergio Alfieri -. Gli abbiamo chiesto se voleva che chiudessimo le stanze dei degenti ma lui al contrario ha cercato lo sguardo degli altri pazienti. Si è mosso con la carrozzina, un giorno è uscito dalla stanza cinque volte, forse anche di più. E poi c’è stata la sera della pizza. Ha dato i soldi a uno dei collaboratori e ha offerto la pizza a chi lo aveva assistito quel giorno. E’ stato un miglioramento continuo e ho capito che aveva deciso di tornare a Santa Marta quando, una mattina, mi ha detto: ‘Sono ancora vivo, quando torniamo a casa?’. Il giorno dopo si è affacciato alla finestra, ha cercato il microfono e si è rivolto alla signora con i fiori gialli. A me è sembrato un segnale chiaro per dire sono tornato e sono nel pieno delle mie facoltà”. Alla domanda se il Papa sapeva che molti credevano fosse morto, risponde: “Sì, è sempre stato informato di quello che accadeva e ha sempre reagito con la solita ironia”. “Sicuramente in questa fase – aggiunge – ha delle prescrizioni che dovrebbe osservare, come evitare contatti con gruppi di persone o con i bambini che possono essere veicolo di nuove infezioni. Quando è andato via ci siamo parlati e promessi di non sprecare la fatica fatta. Però lui è il Papa, non siamo noi a poter dettare i comportamenti”. Ed infine l’emozione più forte, “quando l’ho visto uscire dalla stanza al decimo piano del Gemelli vestito di bianco. E’ l’emozione di vedere l’uomo tornato a essere Papa”.
– foto Ipa agency –
(ITALPRESS).

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Cronaca

Nuovi raid aerei israeliani sulle basi militari in Siria

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ROMA (ITALPRESS) – L’IDF israeliano afferma di avere colpito le “capacità militari rimanenti” della Siria in due basi aeree siriane. Le Forze di difesa israeliane annunciano di avere colpito le “capacità militari rimanenti” nelle basi aeree di Palmyra e T-4 in Siria, diversi giorni dopo avere preso di mira in modo simile entrambi gli aeroporti. “L’IDF continuerà ad agire per rimuovere qualsiasi minaccia ai cittadini israeliani”, afferma una dichiarazione dell’esercito.
– foto Ipa agency –
(ITALPRESS).

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