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Cronaca

Pari senza reti al ‘Bentegodì, Verona-Cagliari 0-0

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VERONA (ITALPRESS) – Reti bianche al Bentegodi tra Verona e Cagliari. Nel primo tempo meglio gli ospiti, nel secondo si vede tanto Hellas che però non riesce a capitalizzare le occasioni costruite. Sale a 20 punti la formazione gialloblu, quota 9 invece per i rossoblu che lasciano la Salernitana (sconfitta in casa dalla Juventus) sola all’ultimo posto della classifica. Gunter torna al centro della difesa di Tudor che lancia dal primo minuto anche Miguel Veloso e conferma Barak e Caprari sulla trequarti a sostegno del “Cholito” Simeone. Dalbert per Marin in mezzo al campo è la mossa a sorpresa di Mazzarri, assente Cragno per “motivi familiari”: a difendere la porta sarda c’è Radunovic. Il primo tempo non è certo indimenticabile. Una chance per il Verona su un velenoso cross di Faraoni che Simeone e Caprari non riescono a deviare in porta, poi il Cagliari inizia a prendere campo. Alto un destro volante di Bellanova, a lato una conclusione dalla distanza di Keita e respinta da Montipò un’incursione di Nandez. Tra le braccia di Radunovic, invece, la punizione calciata da Veloso. In avvio di ripresa cresce il ritmo e anche il nervosismo del match che si incattivisce. Fioccano i gialli per Simeone, Lazovic e Keita mentre l’Hellas alza i giri del motore. Simeone va al tiro dopo una bella combinazione con Faraoni, para a terra Radunovic che poco dopo vola per deviare in corner il bel sinistro a giro di Barak. Proprio sugli sviluppi di un calcio d’angolo arriva l’occasione più pericolosa per i gialloblu: sul colpo di testa di Dawidowicz, deviato da Joao Pedro, il pallone sbatte sul palo interno e poi danza in area di rigore prima di essere allontanato dalla retroguardia rossoblu. E’ questo l’ultimo vero squillo del match. Nel finale c’è un tiro potente ma centrale di Bessa e una gran parata di Radunovic su Lasagna che vale però solo per i fotografi perchè l’attaccante dell’Hellas era in offside. Il Cagliari stringe i denti, si difende e strappa un pari importante.
(ITALPRESS).

Cronaca

NUOVA CONDANNA PER GIANPIERO SANTAMARIA, UN ANNO E SEI MESI PER IL PUGNO A TRAVERSA

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Ancora una condanna per Gianpiero Santamaria. Nella giornata di ieri, lunedì 15 luglio, il Tribunale di Pavia ha emesso un nuovo verdetto di colpevolezza nei confronti dell’uomo, già noto per numerosi procedimenti giudiziari a suo carico, legati a episodi di violenza e minacce. Al centro di quest’ultimo processo, l’aggressione del primo marzo 2024 a calci e pugni in tribunale nei confronti di Alessandro Traversa, cittadino vogherese che da tempo subiva da Santamaria insulti, intimidazioni e comportamenti ostili, già oggetto di condanne precedenti.
I fatti risalgono a un episodio in cui, oltre a Traversa, rimase coinvolto anche un carabiniere, intervenuto per placare la situazione e che venne a sua volta fatto oggetto di aggressività da parte dell’imputato. Entrambe le vittime si sono presentate in aula per testimoniare l’accaduto. Traversa era assistito dal suo legale, l’avvocato Marcello Bergonzi Perrone; il militare era presente anch’egli con il suo avvocato, sempre in qualità di parte lesa.
Durante la requisitoria, il pubblico ministero aveva chiesto per Santamaria una condanna a un anno di reclusione. Ma il giudice ha scelto di inasprire la pena, alla luce della recidiva e della pericolosità sociale ben documentata dall’avvocato Perrone nel corso della sua arringa: alla fine per Santamaria un anno e sei mesi di reclusione, in continuità con la pena che sta già attualmente scontando in carcere.
Il giudice ha inoltre stabilito che alle parti offese venga riconosciuto un risarcimento danni: 3.000 euro ad Alessandro Traversa, per l’aggressione fisica e il lungo stato di tensione derivante dai reiterati episodi persecutori, e 500 euro al carabiniere, colpito nella sua funzione di pubblico ufficiale e testimone diretto della violenza.
La sentenza si inserisce in un più ampio contesto di episodi analoghi, che avevano visto Santamaria protagonista di comportamenti violenti, con precedenti che delineano un quadro di pericolosità reiterata e scarsa propensione al pentimento. In aula Santamaria si è professato “perseguitato da un sistema di potere”.

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Cronaca

VOGHERA SALUTA FRANCA, LA “BARISTA COL CIUFFO” CHE FONDÒ IL BAR DAGLIA

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Si è spenta all’età di 93 anni Franca Tinillini, per tutti semplicemente Franca o Mamma Franca, così come era conosciuta da migliaia di clienti passati in quel bar di Voghera che ancora oggi è un’istituzione, il Bar Daglia.
La storia del Bar Daglia si distingue dalle classiche storie familiari che abbiamo conosciuto negli anni grazie anche a tanti autori locali che ci hanno regalato aneddoti sulle famiglie più note della città e dei loro bar. Mamma Franca, era stata ribattezzata così da tutti proprio perché i primi immigrati dal sud che andavano a fare la pausa pranzo in quel bar “della camionale” si sentivano immediatamente adottati. Avendo lasciato la famiglia al sud lei stessa, la solitudine spesso veniva un po’ attutita da questa donna passata nell’immaginario collettivo di tutti come “la barista col ciuffo”, capelli rigorosamente raccolti, grembiule ed un sorriso per tutti. Queste erano le sue caratteristiche principali, unite dalla bontà d’animo che in più occasioni la portava a mettere una fetta di prosciutto in più nel panino dell’operaio perché sapeva che quello sarebbe stato l’unico pasto del giorno.
Questa sua generosità si riversò anche con i primi ‘migranti marocchini” con la cassetta. Comprava calze e accendini a tutti, offrendo loro un pasto caldo. Il bar, che in precedenza era stato conosciuto come “Bar Aurora”, fu riscattato da Franca e suo marito solo nel 1970, in vista di un investimento pensato dai coniugi Daglia come unica fonte di denaro per una famiglia come la loro composta da 5 persone.
Non a caso Celso, per tutti “Celsino” oggi al timone del bar giornaliero e notturno, è considerato una vera e propria icona della città per le serate di più generazioni. Era un bimbo di appena 12 anni quando mamma Franca lo metteva alla cassa, iniziando così il suo percorso dietro al banco senza mai smettere.
Il marito di Franca aveva avuto intuito negli affari e purtroppo anche nel cattivo destino che lo vedrà lasciare prematuramente la famiglia, nel 1976. Per anni Franca con Celsino è stata la signora dell’alba, che apriva il bar al mattino presto per cedere poi il timone al figlio. Fino a metà degli anni 80 era consuetudine vedere pullman di persone che si fermavano apposta per mangiare pane e salame, accolti sempre calorosamente da Franca. Quando i primi di Agosto si andava in ferie, (chiudevano le fabbriche) e la camionale era una via di pellegrinaggio per raggiungere le mete di vacanza, Franca si preparava aprendo anche un’ora prima per dare ristoro ai suoi clienti che venivano una sola volta all’anno.
Lascia i figli Graziella, Giuseppe e Celso con i nipoti che l’hanno amata e accudita incondizionatamente. Come vanno ricordato i familiari “Ha fatto i conti a mente fino a 10 giorni fa! Non si fidava della calcolatrice ed era comunque più veloce delle macchinette!! È stata attenta a ogni particolare, a coccolare i suoi clienti e a farsi voler bene. Il Daglia è sempre stato luogo di passaggio, lei non ha mai fatto distinzioni, forse per questo ha un po’ perso lo smalto del locale di grido. Però sono sempre rimasti tutti clienti di sempre, affezionati a Celsino e a lei, a cui portavano sempre qualcosa, soprattutto frutta e verdura del loro orto e per lei era oro!!! Aveva la capacità di entusiasmarsi sempre. Ha passato momenti davvero difficili: provenendo da una famiglia numerosa di Sant’Albano. A 46 anni è rimasta vedova rimboccandosi le maniche e continuando a lavorare, in casa e al bar, non mancando di essere una mamma e nonna presente.”
La nipote Pietrapaola racconta: “Mi ha insegnato a fare mille cose di casa e a cucire. Diceva che se sai tenere in mano un ago sai tenere in piedi tutta la famiglia. Io ho imparato ma la mia si è scucita lo stesso. Comunque la sua forza è stata sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno e la sua cura era il canto! Ha cantato sempre, per scacciare la depressione e i brutti pensieri, per esaltare i momenti belli e ultimamente per comunicare. Dopo la sua ischemia non aveva sempre momenti di lucidità, non sapeva chi fossimo, allora cantavamo e lei adorava le canzoni delle mondine, della sua epoca. Con voce sempre più flebile ma ha mantenuto il contatto con noi sino all’ultimo, anche solo muovendo le labbra, perché la voce non usciva più. La sua frase più usata era “un mondo di bene”, che poi è quello che ha dispensato a tutti noi! È stata moderna nel pensiero e moderata nei modi.”
Voghera perde così una commerciante simbolo ed un volto amatissimo da tante generazioni che al Bar Daglia ancora oggi si incontrano per un caffè o un pacchetto di sigarette. Martedì 15 Luglio alle 15.00 presso la chiesa dei Barnabiti l’ultimo saluto.

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Cronaca

EX ASSESSORE PAVESE ASSANELLI PRECIPITA IN MONTAGNA, GRAVE MA FUORI PERICOLO

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Brutta avventura in vacanza per Piero Sandro Assanelli, 81enne ex assessore ai servizi sociali del Comune di Pavia dal 2009 al 2014 nella giunta del sindaco Cattaneo: è rimasto vittima di un incidente in montagna domenica mattina in provincia di Lecco. L’incidente è avvenuto durante una camminata: Assanelli era in gruppo, ma ad un certo punto ha rallentato il cammino, è caduto per circa 30 metri mentre saliva la Grignetta lungo la Cresta Cermenati nel territorio comunale di Mandello del Lario (Lecco). Ha iniziato a gridare aiuto, alcune persone di passaggio hanno sentito le grida e dato l’allarme. Sul posto è intervenuto un elicottero di pronto intervento. Assanelli era cosciente ma con diverse contusioni. È stato portato d’urgenza all’ospedale Manzoni di Lecco dove i medici del pronto soccorso dove è stato sedato in coma farmacologico per fratture costali, si temevano fratture al cranio ma gli esami hanno scongiurato il peggio. E’ ancora in gravi condizioni ma fuori pericolo.

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