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SICCITÀ, LOMBARDIA: MAIS TRINCIATO CON UN MESE DI ANTICIPO
Pubblicato
3 anni fa-
di
Redazione
Con il crollo delle riserve di acqua a causa della siccità e le alte temperature, nelle campagne lombarde gli agricoltori hanno iniziato a trinciare il mais in anticipo di circa un mese. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia in riferimento alla nuova grande ondata di caldo in arrivo sulla regione con picchi vicini ai 40 gradi, che andrà ad aggravare la situazione di emergenza nelle campagne.
In diverse aree del territorio – precisa la Coldiretti Lombardia – dal Milanese alla Brianza, dalla Bergamasca al Bresciano, fino al Pavese e Cremonese, sono entrate in azione le trinciatrici per tagliare il mais da foraggio, sebbene le piante non siano ancora mature. Una scelta obbligata per gli agricoltori – continua la Coldiretti regionale –, per evitare di vedere seccare tutto in campo e perdere così completamente la produzione.
È una corsa contro il tempo per cercare di salvare il salvabile – commenta la Coldiretti Lombardia – anche se nelle campagne già oggi si stimano cali di circa un terzo per le produzioni di orzo, frumento e riso, mentre le perdite per i foraggi si avvicinano ormai al 50%, così come il calo stimato per le rese nei raccolti di mais. Nelle stalle le mucche stanno producendo fino al 20% in meno di latte, ma siccità e caldo minacciano anche le mandrie che risalgono verso i pascoli di montagna in cerca di erba e temperature più fresche – continua la Coldiretti – con la mancanza di piogge che rischia di seccare i prati e abbassare le falde.
Una situazione di grave crisi idrica che – afferma la Coldiretti regionale – accomuna la Lombardia a molte altre zone d’Italia, tanto che secondo la Coldiretti è di fatto in grave rischio per la siccità quasi la metà (46%) degli agricoltori italiani per un totale di 332mila imprese con la probabile estensione dello stato di emergenza per la siccità ad altre quattro regioni (Lazio, Umbria, Liguria e Toscana) annunciata dal Ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli dopo che il consiglio dei ministri lo aveva già deliberato per Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Siamo di fronte – spiega la Coldiretti – a un impatto devastante sulle produzioni nazionali con danni che superano i 3 miliardi di euro.
In Italia – spiega Coldiretti – si registrano già cali del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle, del 30% per il frumento duro per la pasta di oltre 1/5 della produzione di frumento tenero, del 30% del riso, meno 15% frutta ustionata da temperature di 40 gradi, meno 20% cozze e vongole. Con l’Italia che è dipendente dall’estero in molte materie prime – sottolinea la Coldiretti – il rischio è un aumento delle importazioni dall’estero, ma anche un ulteriore aggravio di costi soprattutto per gli allevamenti, che dipendono dai cerali e dai foraggi per l’alimentazione degli animali. Un’impennata che si aggiunge all’aumento della spesa per energia e materie prime spinto dalla guerra in Ucraina, facendo salire il conto per le aziende agricole alla cifra di oltre 9 miliardi di euro.
Sui campi – continua la Coldiretti – pesano rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari: si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio, a cui si aggiungono rincari di oltre il 30% per il vetro, del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.
Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare – conclude la Coldiretti – con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore anche combattendo le pratiche sleali nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di produzione. Sono inoltre necessarie risorse per sostenere il settore in un momento in cui si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare.
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ROMA (ITALPRESS) – Sabato alle 10 i funerali di Papa Francesco, 5 giorni di lutto nazionale – Il Papa al suo infermiere: “Grazie per avermi riportato in piazza” – Premier Meloni: “Lunedì l’ultimo incontro con Papa Francesco” – 17enne ucciso a coltellate nel Siracusano, omicida confessa – Ragazzino disperso nel Tanaro, ricerche nel cuneese – Fmi rivede al ribasso la crescita dell’Italia – Fedeli da tutto il mondo a San Pietro per Papa Francesco – Previsioni 3B Meteo 23 Aprile.
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ALLUVIONE A PAVIA, IL SINDACO LISSIA PROMETTE UN CAMBIO DI ROTTA
Pubblicato
4 ore fa-
22 Aprile 2025di
Redazione
ALLUVIONE A PAVIA, IL SINDACO LISSIA PROMETTE UN CAMBIO DI ROTTA
A Pavia, la ribattezzata "alluvione di aprle" 2025, definita dal sindaco Michele Lissia come «la terza più grave degli ultimi trent’anni», diventa il punto di svolta per la protezione del Borgo Basso. E proprio da lì, dove il Ticino ha invaso il 90 per cento delle abitazioni, arriva l’impegno concreto del primo cittadino: migliorare il piano di emergenza, installare nuove paratie e fare chiarezza sul ruolo delle idrovore.
«Non lasceremo più i borghigiani in balìa di eventi che rischiano di diventare ingovernabili», ha dichiarato Lissia, che anche nel giorno di Pasquetta ha voluto essere tra i residenti colpiti dalla piena. Il progetto parte da via Milazzo, dove l’amministrazione punta a installare barriere mobili per contenere le piene meno gravi. Uno studio di fattibilità, affidato al Dipartimento di ingegneria civile e architettura dell’Università di Pavia, servirà a identificare la soluzione tecnica più efficace e stimare i costi. «Poi cercheremo le risorse con gli enti competenti», aggiunge Lissia, consapevole di dover affrontare quest’anno tagli statali per 700mila euro, che diventeranno tre milioni e mezzo nei prossimi anni.
Ma l’attenzione non è solo sulle opere strutturali. Il Comune intende rafforzare il piano di emergenza, con corsi per i volontari e nuovi mezzi non a motore, capaci di muoversi anche con livelli bassi del fiume. «I gommoni non sono riusciti ad arrivare alle case e le onde avrebbero peggiorato la situazione», spiega il sindaco, che annuncia anche l’introduzione di megafoni per avvisare la popolazione in caso di allerta rossa, oltre alle notifiche digitali.
Previsto anche un censimento dei residenti del Borgo per informare meglio chi non conosce le dinamiche del fiume, e il potenziamento della distribuzione di sacchi di sabbia, con l’idea di predisporre scorte già insacchettate.
Sul fronte delle idrovore della Chiavica, il sindaco chiederà un incontro urgente al Consorzio Est Sesia. «C’è un protocollo che non coinvolge il Comune – spiega – ma dobbiamo fare chiarezza. Alcuni cittadini parlano di un incremento dei livelli d’acqua fino a 30 centimetri per effetto delle pompe».
Una richiesta condivisa dal Comitato Attenti al Ticino. Il presidente Enrico Bergonzi plaude all’attenzione mostrata da Lissia, ma chiede interventi concreti: «Le idrovore non vanno accese nel momento di massimo stress del fiume. In certe case l’acqua ha raggiunto un metro e mezzo di altezza». E avverte: «Non ha senso scaricare acqua verso il Borgo, quando dall’altra parte ci sono solo cantine e nessuna abitazione».
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MILANO (ITALPRESS) – Che cosa succede alla nostra salute se la tiroide non dà il «ritmo» giusto al corpo e alla vita? Perché compaiono sintomi come l’avere sempre freddo, l’aumentare di peso pur mangiando poco, l’avere sempre sonno, il sentirsi stanche, tristi, poco lucide? Ma anche l’avere irregolarità mestruali di recente insorgenza? Nell’ottantesimo numero di Focus Salute, format di Italpress, la professoressa Alessandra Graziottin, ginecologa e oncologa, analizza i sintomi precoci con cui il corpo ci dice che la tiroide lavora poco e necessita di una tempestiva attenzione diagnostica e terapeutica.
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