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Cronaca

Sanità, Accordo tra Italia e Israele nella neuropsichiatria infantile

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COMO (ITALPRESS) – Storico accordo tra Italia e Israele nel campo della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. I due Paesi avranno, infatti, un canale di collaborazione privilegiato grazie al Protocollo d’intesa sottoscritto dal Centro italiano Villa Santa Maria e dallo Schneider Children’s Medical Center of Israel. L’accordo prevede che i due Centri collaborino a una serie di iniziative nel campo della ricerca scientifica e della formazione, condividendo il proprio know-how nei rispettivi settori, anche per promuovere attività di crescita e sviluppo professionale per gli operatori sanitari. Villa Santa Maria, Centro Multiservizi di Neuropsichiatria dell’infanzia e e dell’adolescenza con sede a Tavernerio, in provincia di Como, è una struttura specializzata nella cura e nella riabilitazione di bambini e adolescenti affetti da autismo e disturbi neuropsichiatrici. Negli ultimi anni, l’Ente si è distinto nel campo della ricerca sui Disturbi dello spettro autistico, consolidando la propria posizione di punto di riferimento a livello internazionale in questo ambito. Lo Schneider Children’s Medical Center of Israel, con sede a Petah Tikva, nel distretto centrale di Israele, è l’unico ospedale terziario completo del suo genere nel Paese e in Medio Oriente, e riunisce l’intera gamma di discipline pediatriche sotto lo stesso tetto. Dalla sua fondazione, nel 1991, lo Schneider Children’s ha rivoluzionato la pratica della medicina pediatrica nel Paese ed è stato riconosciuto come una delle Istituzioni pediatriche più importanti al mondo. La collaborazione tra le due strutture riguarderà diversi ambiti: medicina e salute digitale, malattie rare e analisi genetiche, benessere del paziente, riabilitazione sensomotoria, epilettologia tramite l’analisi dell’elettroencefalogramma e Disturbi dello spettro autistico. “Pur incarnando realtà diverse, i nostri due Centri sono accomunati da una filosofia molto simile: entrambi parliamo la lingua dei bambini, entrambi affrontiamo le loro condizioni con un approccio olistico, entrambi agiamo con l’obiettivo generale di migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie – spiega la dottoressa Gaetana Mariani, presidente e Direttore Generale di Villa Santa Maria -. Condividiamo, inoltre, un metodo multidisciplinare che fa leva sulla cultura e sulla natura come strumenti per la promozione del benessere dei pazienti, per cui la nostra collaborazione rappresenta sicuramente una base di partenza ideale per raggiungere insieme grandi risultati”. “Entrambi crediamo che il nostro ruolo non si limiti alla cura dei bambini malati, ma riguardi anche un impegno perchè i bambini sani di oggi crescano per diventare gli adulti sani di domani – aggiunge la dottoressa Sivan Achituv, Vicedirettore dello Schneider Children’s Medical Center of Israel -. Si tratta di una sfida molto grande considerando il mondo in continua evoluzione che ci circonda, in cui i giovani adulti sono affetti da un numero maggiore di malattie fisiche e mentali rispetto al passato. Crediamo che la nostra collaborazione nei settori dei disturbi neuropsichiatrici e del benessere dei pazienti possa aiutarci a raggiungere questo importante obiettivo per i bambini e le loro famiglie”.(ITALPRESS).

Photo Credits: ufficio stampa Villa Santa Maria

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BREAKING NEWS LOMBARDIA – 17/7/2025

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In questa edizione: Urbanistica Milano nella bufera, tra gli indagati anche il sindaco Sala – Strangolata vicino a casa a Macherio, fermato ex marito – Scippo di un orologio da 300mila euro, un fermo – Langosco, altra pensionata truffata da falso tecnico – Università di Pavia sul podio tra i grandi Atenei – Fontana: Lombardia sana, bilancio in equilibrio – Pronto Meteo Lombardia per 18 Luglio.

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Cronaca

Ue, Urso incontra Virkkunen. Intesa sui dossier tecnologici

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ROMA (ITALPRESS) – Le prospettive dell’AI Hub per lo Sviluppo Sostenibile, recentemente inaugurato a Roma, il rafforzamento dell’autonomia strategica del continente in materia di tecnologie quantistiche e semiconduttori e le politiche Ue per la filiera dei cavi sottomarini: questi i temi al centro dell’incontro che si è tenuto a Palazzo Piacentini tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e la vicepresidente esecutiva della Commissione Europea per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen.

“L’intelligenza artificiale e le tecnologie abilitanti rappresentano un pilastro strategico per la competitività industriale dell’Italia e dell’Europa. E’ fondamentale rafforzare le catene del valore europee, facendo leva sulle competenze industriali e sull’attrazione degli investimenti esteri, puntando sulle tecnologie abilitanti come motori di sviluppo e progresso economico”, ha dichiarato il ministro Urso.

“L’incontro di questa mattina ha confermato con forza la determinazione italiana nel guardare al futuro e investire nelle tecnologie strategiche: dai semiconduttori al quantum, passando per i cavi sottomarini che rafforzerà la connettività in tutta Europa, fino all’interesse concreto per le Giga Factories. Un impegno importante non solo per il settore produttivo, ma per l’intero ecosistema europeo. Le basi per una collaborazione duratura”, ha dichiarato la vicepresidente Virkkunen.

Riguardo all’impatto dell’intelligenza artificiale, il ministro e la vicepresidente si sono soffermati, in particolare, sul ruolo e sulle prospettive di crescita dell’AI Hub for Sustainable Development, sottolineando l’importanza della collaborazione tra Italia e Ue nella realizzazione di questo progetto. L’Hub, inaugurato il 20 giugno a Roma con la partecipazione della Commissione, è stato promosso nell’ambito della Presidenza italiana del G7 dal Mimit e dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) e coinvolge imprese del G7 e dei paesi africani inclusi nel Piano Mattei.

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Il ministro ha poi posto l’accento “sulla leadership italiana nel settore del calcolo a elevate prestazioni e delle tecnologie quantistiche, fondamentali per l’evoluzione dell’intelligenza artificiale e la gestione sicura dei dati. L’Italia ospita infatti oggi tre tra i più potenti supercalcolatori al mondo – ha ricordato Urso -: il super computer Leonardo situato al Cineca di Bologna, il Davinci-1 di Genova e il super computer HPC6 di Eni a Pavia. A questi si aggiunge la piattaforma ‘IT4LIA’, una delle AI Factories selezionate dalla Commissione europea per accelerare lo sviluppo di modelli di IA, che sarà operativa entro il 2026 al Tecnopolo di Bologna”.

Il ministro ha inoltre ricordato “il ruolo fondamentale della fondazione AI4Industry di Torino, sorta per supportare il trasferimento tecnologico e l’adozione dell’IA da parte delle imprese, soprattutto le PMI”. A tal proposito, Urso ha ribadito come l’Italia sia pronta “a valorizzare questo ecosistema e ospitare una delle gigafactory che la Commissione intende realizzare per il potenziamento della capacità infrastrutturale e di calcolo europea nell’ambito del programma AI Continent Action Plan”.

Al centro del confronto anche la Semicon Coalition, alleanza di 24 stati membri che mira a rafforzare il ruolo dell’Europa nel settore dei semiconduttori, in vista della dichiarazione che verrà firmata a settembre tra i membri recante una serie di raccomandazioni per la Commissione volte alla revisione del Chips Act.

Urso e Virkkunen si sono confrontati poi sulla strategicità delle tecnologie quantistiche per la competitività industriale e la sovranità tecnologica dell’UE. A riguardo il ministro ha riportato la piena disponibilità dell’Italia a contribuire alle politiche europee, ricordando la recente approvazione della Strategia italiana per le tecnologie quantistiche, elaborata con le altre amministrazioni competenti a valle di un percorso di consultazione delle imprese.
Infine, ampio spazio è stato dedicato alla filiera delle infrastrutture sottomarine. L’Italia, ha evidenziato il ministro, in quanto nazione centrale nel Mediterraneo, “si trova in una posizione geostrategica che può giocare un ruolo chiave per le strategie europee per la filiera cavi sottomarini”.

– Foto ufficio stampa Mimit –

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(ITALPRESS).

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UniBg, uno studio dimostra che l’effetto placebo migliora le capacità di lettura nei bambini dislessici

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BERGAMO (ITALPRESS) – Pubblicato su “Psychological Research” lo studio dei ricercatori coordinati dalle Università di Padova e Bergamo in cui l‘effetto placebo – l’aspettativa positiva – ha migliorato la lettura nei bambini con dislessia evolutiva in maniera superiore rispetto ai tradizionali programmi di riabilitazione. I risultati, replicati anche in studenti universitari, dicono che la tradizionale riabilitazione della dislessia non “pesa” quasi mai l’effetto placebo.

La dislessia evolutiva è il disturbo specifico dell’apprendimento più frequente tra i bambini in età scolare (5-10%); compromette l’acquisizione della lettura e della scrittura e porta a gravi svantaggi nel rendimento scolastico e professionale, nonostante un’istruzione adeguata e un’intelligenza nella norma. L’effetto placebo consiste nella risposta automatica a stimoli positivi condizionati in cui segnali verbali (la voce di un amico), visivi (il volto sorridente) e sociali (il camice del dottore) producono reali cambiamenti nei comportamenti e negli esiti dei trattamenti. Esso è riconosciuto come una potente determinante della salute in numerose patologie. L’effetto placebo, infatti, si riferisce agli effetti benefici indotti dal contesto ambientale ed emotivo in cui il trattamento viene somministrato, e non dal trattamento in sé. Studi neurofisiologici hanno dimostrato che i trattamenti con placebo aumentano il rilascio di oppioidi e dopamina, riducendo l’attivazione nelle regioni cerebrali correlate alle emozioni negative.

Gli attuali programmi di riabilitazione per la dislessia – che tentano di automatizzare l’apprendimento dell’associazione tra lettera scritta e suono linguistico – controllano raramente l’effetto placebo. Questo lascia aperta la possibilità che le aspettative positive possano spiegarne l’efficacia. Lo studio dal titolo “Flickering lenses enhance reading performance through placebo effect” pubblicato su “Psychological Research” dal team di ricercatori coordinati dalle Università di Padova e Bergamo ha studiato i possibili effetti di costosi occhiali “lampeggianti”, recentemente sul mercato e che regolano la frequenza del passaggio della luce, utilizzati per aiutare le persone con dislessia. L’uso di questi occhiali sembra indurre straordinari miglioramenti nelle capacità di lettura, senza però evidenze scientifiche a supporto. Due gli scopi della ricerca: indagare la presenza dell’effetto placebo indotto dall’uso di questi occhiali a diverse età, stimare il reale effetto di questi occhiali “lampeggianti” sulle capacità di lettura. È stato utilizzato un disegno sperimentale in doppio cieco – né i partecipanti né i ricercatori che hanno condotto lo studio sapevano chi stava ricevendo il trattamento sperimentale e il placebo o un trattamento standard – su due gruppi: 49 bambini con dislessia e 48 studenti universitari con fragilità di lettura.

“Abbiamo – spiega Sandro Franceschini, primo autore della ricerca del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova – misurato le abilità di lettura in tre diverse condizioni sperimentali: occhiali spenti, occhiali spenti + aspettativa positiva, occhiali accesi. Le abilità di lettura nella condizione occhiali spenti + aspettativa rispetto alla condizione occhiali spenti ci hanno permesso di scoprire per la prima volta un forte effetto placebo sia sugli errori commessi nella lettura di parole conosciute, sia sulla velocità nel decifrare parole nuove. La grandezza di questo effetto immediato è maggiore rispetto a quella riportata in lunghi trattamenti tradizionali di riabilitazione della dislessia”. “Questo effetto è clinicamente sorprendente – aggiunge Giovanna Puccio, del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova -. I bambini con dislessia della scuola primaria, pur avendo gli occhiali spenti, hanno commesso un minor numero di errori. La sola aspettativa che gli occhiali fossero efficienti ha permesso loro di fare la stessa quantità di errori che si osserva solitamente in un ragazzo con dislessia frequentante la scuola media“. “Questo risultato è stato replicato in una popolazione di studenti universitari: l’effetto placebo ha ridotto gli errori di lettura degli studenti con difficoltà di lettura, portandoli allo stesso livello di coloro che leggono bene. Ciò – sottolinea Sara Bertoni del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università di Bergamo e responsabile della ricerca – suggerisce che i miglioramenti indotti dai diversi trattamenti per la dislessia evolutiva potrebbero essere spiegati dall’aspettativa che si crea nei partecipanti ai trattamenti. Infatti, sono davvero rari gli studi sulla riabilitazione della dislessia in cui il possibile effetto placebo è adeguatamente controllato”. “Dal confronto tra le condizioni in cui gli occhiali erano funzionanti o spenti abbiamo potuto scoprire il reale effetto degli occhiali “lampeggianti”: vi è un leggero aumento degli errori nella lettura di parole associato ad una lieve accelerazione nella decodifica di parole nuove. Questi risultati – conclude Sandro Franceschini – non escludono quindi che possano esistere effetti a lungo termine degli occhiali che induce da un lato il sistema visivo a decodificare parole nuove, dall’altro, però, ostacola parzialmente il riconoscimento di parole conosciute”.

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– foto ufficio stampa UniBg –

(ITALPRESS).

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