LA VOCE PAVESE – LA CASA POPOLARE C’È MA NON SI VEDE
Fa discutere a Pavia il caso di Hassan che ha fatto domanda per ottenere una casa popolare nel 2002, che se l’è vista assegnare a giugno 2022 e che nonostante questo rimane obbligato a vivere in dormitorio. Il cittadino di origini marocchine in Italia da 24 anni era contento del fatto che dopo la sua odissea l’Aler gli avesse finalmente assegnato l’alloggio il 23 giugno: aveva perso il lavoro e non era più riuscito a pagarsi l’affitto. Pensava di poter riavere un tetto e invece a giugno gli hanno detto che ci sarebbero stati dei lavori da fare per garantire l’agibilità, ma che a breve sarebbe potuto entrare in casa. L’ultima promessa era "lavori finiti dopo il 20 novembre". L’Assemblea per il Diritto alla Casa, che sta seguendo il caso di Hassan, parla della vicenda come di un tassello emblematico del complesso puzzle della situazione abitativa a Pavia. "Vengono messe a disposizione pochissime case – commenta Matteo Bierni – e moltissime sono lasciate vuote. Quando a una persona viene assegnato un alloggio, dopo un percorso di anni e di domande su domande, la casa non arriva anche se la persona vive in una condizione di fragilità e di precarietà e sono stati fatti tutti i documenti". In città sono 189 gli alloggi di edilizia popolare sfitti che non riuscirebbero a dare una risposta alle 591 domande presentate, ma rappresenterebbero una boccata d’ossigeno soprattutto a fronte di 1.242 sfratti convalidati dal tribunale nel 2022 fino a novembre, sono state effettuate 467 esecuzioni. Complessivamente sono 843 gli appartamenti pubblici gestiti da Aler a Pavia e 14 le case in ristrutturazione che potrebbero essere assegnate entro la fine dell’anno.
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