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Economia

Eni, nel 2022 l’utile netto adjusted sale a 13,3 miliardi

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ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio di Amministrazione di Eni, che si è riunito sotto la presidenza di Lucia Calvosa, ha approvato i risultati consolidati dell’esercizio e del quarto trimestre 2022 (non sottoposti a revisione contabile).
L’utile operativo adjusted (EBIT adjusted) di gruppo nell’esercizio 2022 di 20,4 miliardi di euro è raddoppiato rispetto al 2021.
L’utile netto adjusted di competenza degli azionisti Eni per l’esercizio 2022 di 13,3 miliardi di euro è aumentato di 9 miliardi rispetto all’esercizio 2021 “grazie agli eccellenti risultati della gestione industriale e al notevole contributo delle partecipate valutate con il metodo del patrimonio”, si legge in una nota.
L’utile netto di competenza degli azionisti Eni per l’esercizio 2022 è stato pari a 13,8 miliardi.
Nel 2022 gli oneri straordinari hanno riguardato principalmente accantonamenti ambientali e di bonifica per 2 miliardi, di cui 0,3 miliardi di accantonamenti al fondo smantellamento di alcuni impianti e strutture ausiliarie di raffinazione, svalutazioni di attività per 1,1 miliardi relative a proprietà oil e gas e impianti chimici, imposte straordinarie sui profitti delle imprese energetiche a titolo di contributi solidaristici pari a 1,7 miliardi, di cui 1 miliardo pagato nel 2022.
L’EBIT adjusted di gruppo del quarto trimestre 2022 è stato pari a 3,6 miliardi di euro, con una flessione di 0,2 miliardi rispetto al corrispondente trimestre 2021 per effetto della riclassifica di Azule Energy (attività Eni E&P in Angola) nelle partecipazioni, della minore produzione di idrocarburi e dei proventi one-off 2021 di GGP, in parte compensati dal robusto andamento dell’attività R&M.
L’utile netto adjusted di competenza degli azionisti Eni del quarto trimestre 2022 è stato pari a 2,5 miliardi, registrando un aumento di quasi il 50% rispetto al corrispondente periodo 2021.
L’utile netto di competenza degli azionisti Eni del quarto trimestre 2022 di 550 milioni è stato ridotto per effetto del fair value dei derivati sulle materie prime per 1,1 miliardi (rispetto a un provento di 1,7 miliardi dell’esercizio precedente), delle svalutazioni di attività per 0,9 miliardi (rispetto alle rivalutazioni di 0,5 miliardi dell’esercizio precedente) e dalla rilevazione di imposte straordinarie a titolo di contributo solidaristico di 0,7 miliardi, in parte compensato dallo stanziamento di imposte differite attive di 1,6 miliardi.
“Nel 2022 ci siamo fortemente impegnati non solo nel progredire nei nostri obiettivi di sostenibilità ambientale, ma anche nel garantire la sicurezza energetica all’Italia e quindi all’Europa, costruendo una diversificazione geografica e delle fonti energetiche”, commenta in una nota Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni.
“I risultati operativi e finanziari che abbiamo raggiunto sono stati eccellenti, così come la capacità di garantire in tempi rapidi forniture stabili all’Italia e all’Europa e il progresso nei piani di decarbonizzazione – aggiunge -. Durante l’anno abbiamo concluso una serie di accordi e di attività per rimpiazzare in modo definitivo il gas russo entro il 2025, potendo contare sulle nostre solide relazioni con i paesi produttori e sul nostro modello di sviluppo accelerato, che ci consentiranno di incrementare i flussi di gas da Algeria, Egitto, Mozambico, Congo e Qatar. L’ultima operazione con la società di stato libica NOC per lo sviluppo del progetto “Strutture A&E” e i recenti successi esplorativi nelle acque di Cipro, Egitto e Norvegia andranno a rafforzare la diversificazione geografica della nostra catena integrata di forniture”.
“Questa pronta reazione alla crisi del gas e l’integrazione con le attività upstream sono stati un importante fattore alla base dei risultati del settore GGP, in grado di onorare gli impegni di vendita diversificando le fonti. Plenitude ha raggiunto 2,2 GW di capacità rinnovabile, il doppio dello scorso anno, e sarà affiancata dalla neo costituita Eni Sustainable Mobility nel portare avanti il piano di azzeramento delle emissioni dei clienti – sottolinea Descalzi -. Questo veicolo, facendo leva sulla forte presenza nel settore dei biocarburanti, offrirà soluzioni per una mobilità sempre più decarbonizzata ai clienti in Italia e in Europa. In un contesto di mercato favorevole, i risultati 2022 sono stati sostenuti dalla disciplina finanziaria e dal controllo dei costi, dall’efficacia operativa e dall’attenta gestione dei rischi derivanti dalla volatilità dei prezzi e dalla carenza di offerta. La forte generazione di cassa organica con un flusso di 20,4 miliardi di euro ci ha permesso di finanziare gli investimenti e la crescita, di ridurre il rapporto di indebitamento al minimo storico di 0,13 e di remunerare gli azionisti con €5,4 mld attraverso i dividendi e l’esecuzione di un programma accelerato di riacquisto delle azioni proprie – conclude Descalzi -. Le nostre priorità strategiche restano confermate: continueremo a investire per assicurare la stabilità e regolarità delle forniture per soddisfare il fabbisogno energetico e per decarbonizzare le nostre attività e l’offerta ai clienti, mantenendo la disciplina finanziaria indispensabile per garantire ritorni attrattivi agli azionisti”.

– foto Agenziafotogramma.it –

(ITALPRESS).

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Economia

Negli ultimi dodici anni l’Italia ha registrato una riduzione di oltre 140mila attività di commercio al dettaglio

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ROMA (ITALPRESS) – Negli ultimi dodici anni l’Italia ha registrato una riduzione di oltre 140mila attività di commercio al dettaglio, tra negozi e attività ambulanti, con cali particolarmente accentuati nei centri storici e nei piccoli comuni. Un trend che, senza nuove ed efficaci politiche di rigenerazione urbana e senza interventi per riutilizzare gli oltre 105mila negozi sfitti (un quarto dei quali da oltre un anno), è destinato ad aggravarsi ulteriormente con il rischio di perdere, da qui al 2035, altre 114mila imprese al dettaglio.

E’ quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio in vista dell’iniziativa nazionale “inCittà – Spazi che cambiano, economie urbane che crescono”, dedicata al futuro delle città e delle economie urbane, organizzato dalla Confederazione che si terrà a Bologna, a Palazzo Re Enzo, il 20 e 21 novembre prossimi (qui il programma dell’evento). In pratica, oltre un quinto delle attività oggi esistenti sparirebbe con gravi conseguenze per l’economia urbana, la qualità della vita e la coesione sociale.

Questo è confermato anche dall’analisi della densità commerciale, cioè il rapporto tra numero di negozi e abitanti, che evidenzia come molte città medio-grandi del Centro-Nord sarebbero quelle più esposte a questo fenomeno, mentre per alcuni Comuni del Mezzogiorno il calo sarebbe più contenuto, soprattutto per la riduzione dei residenti e il minor ricorso agli acquisti online.

Confcommercio, anche attraverso il progetto Cities, propone un’Agenda Urbana Nazionale da definire insieme a Governo, Regioni e Comuni, per rigenerare i centri urbani valorizzando le economie di prossimità e le imprese del terziario di mercato. L’obiettivo è creare un quadro stabile e integrato delle politiche urbane, armonizzando i Distretti Urbani dello Sviluppo Economico e promuovendo strumenti condivisi contro la desertificazione commerciale e per una logistica urbana sostenibile.

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“La desertificazione dei negozi – afferma il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalliè un problema economico, sociale e di coesione: ogni saracinesca abbassata significa meno sicurezza, meno servizi, meno attrattività e meno socialità nelle nostre città. E senza efficaci e tempestivi interventi di rigenerazione urbana, entro il 2035 rischiamo di avere delle vere e proprie città fantasma. Per scongiurare questa prospettiva, servono politiche nazionali e strategie condivise tra istituzioni, imprese e territori capaci di coniugare competitività, sostenibilità e qualità della vita. Ma soprattutto, è necessario sostenere il commercio di prossimità con politiche fiscali più eque, accesso al credito più facile e meno costoso e misure specifiche per affrontare la transizione economica. Così come è indispensabile riqualificare gli oltre 100mila negozi sfitti, tema sul quale auspichiamo una collaborazione con le controparti interessate e gli Enti locali. E la risposta concreta è il progetto Cities di Confcommercio che ha proprio l’obiettivo di contrastare il fenomeno della desertificazione commerciale promuovendo progetti per rigenerare le aree in declino, favorire un uso equilibrato dello spazio urbano e valorizzare il ruolo delle economie di prossimità. Solo così sarà possibile garantire una maggiore qualità per i residenti e una migliore offerta per i turisti”.

Nel 2024 si contano in Italia oltre 534mila imprese del commercio al dettaglio, di cui circa 434mila in sede fissa, quasi 71mila ambulanti e 30mila appartenenti ad altre forme di commercio (internet, vendita per corrispondenza, etc.). Il confronto con il 2012 evidenzia la scomparsa di quasi 118mila imprese del commercio al dettaglio in sede fissa e di circa 23mila attività ambulanti, per una riduzione totale di oltre 140mila unità, risultato di un eccesso di chiusure rispetto alle aperture.

Le cause sono riconducibili a una crescita insufficiente dei consumi interni, al cambiamento dei comportamenti di spesa dei consumatori e alla diffusione delle tecnologie digitali che hanno favorito gli acquisti online. Non a caso, nello stesso periodo le imprese attive operanti prevalentemente su internet o nella vendita per corrispondenza sono aumentate di oltre 16mila unità (+114,9%). Per quanto riguarda il commercio al dettaglio in sede fissa, le contrazioni più rilevanti si registrano nei seguenti comparti: distributori di carburante (-42,2%), articoli culturali e ricreativi (-34,5%), commercio non specializzato (34,2%), mobili e ferramenta (-26,7%), abbigliamento e calzature (25%).

-Foto ufficio stampa Confcommercio-
(ITALPRESS).

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Economia

isybank al Salone dei Pagamenti di Milano celebra il primo milione di clienti

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MILANO (ITALPRESS) – A circa due anni e mezzo dal lancio, isybank ha celebrato al Salone dei Pagamenti di Milano, in cui è official partner della Terrazza dei Talenti, il primo milione di clienti. Un traguardo, quello raggiunto dalla banca digitale del gruppo Intesa Sanpaolo, che l’amministratore delegato di isybank, Antonio Valitutti, ha raccontato così: “Sono clienti principalmente giovani, ma in generale noi non ci rivolgiamo solo ai giovani, ci rivolgiamo a chiunque usi il digitale in modo intensivo e a chiunque voglia avere un accesso alla banca semplice, immediato e conveniente – spiega -. isybank per Intesa Sanpaolo è anche un un laboratorio di innovazione: in parallelo abbiamo lanciato un programma di trasformazione digitale del gruppo, si chiama isytech ed è appunto il rinnovamento del cuore tecnologico della piattaforma che serve ai nostri clienti. In questo, isybank svolge un ruolo importantissimo di precursore e di laboratorio di nuove soluzioni”.

Tra le novità spiccano i dispositivi wearable, la vera novità di quest’anno, che permettono di andare oltre le modalità di pagamento tramite smartphone grazie a dispositivi indossabili, come anelli e bracciali. “La semplificazione della vita dei nostri clienti è uno dei nostri obiettivi principali – ha evidenziato Valitutti -. Un anello, un braccialetto, si sostituiscono alla carta e in modo veloce e sicuro appoggiandoli sul pos consentono di effettuare un pagamento”.

All’evento milanese, ideato nel 2016 da ABI e ABIEventi con lo scopo di realizzare il più importante appuntamento italiano su pagamenti e innovazione, è stato ribadito come il digitale faccia ormai parte del nostro vivere quotidiano. La rapidità e la semplicità dei processi diventa quindi un’esigenza sempre più trasversale e diffusa.

“Con Isybank si può aprire un conto ed essere attivi in tre minuti – ha sottolineato Valitutti -. Questa è una delle ‘esperienze più distintive che offriamo ai nostri clienti”. In un futuro di iperconnessione e intelligenza artificiale, le abitudini stanno radicalmente cambiando. Cosa sarà imprescindibile? “Il tocco umano, che anche sul digitale deve essere presente – ha risposto Valitutti -. I clienti hanno bisogno di fidarsi della loro banca”.

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-Foto Italpress-
(ITALPRESS).

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Economia

Export italiano in crescita nei primi nove mesi del 2025, i dati Istat

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ROMA (ITALPRESS) – Secondo i dati sul commercio estero dell’Italia nei primi nove mesi del 2025, l’export continua la traiettoria positiva già segnalata da ISTAT, mostrando che le esportazioni italiane a livello globale sono cresciute più di quelle delle principali economie manifatturiere europee. L’export è cresciuto del 3,5%; nel dettaglio, l’incremento è avvenuto sia verso i Paesi UE (+4,5%) che verso i Paesi extra UE (+2,4%); con riferimento agli Stati Uniti, si registra una crescita del +9% rispetto ai primi nove mesi del 2024. Sul mercato americano, pur a fronte dei dazi, l’Italia cresce del +6,9% rispetto al 2024, meglio di Germania (-7%), Francia (-4%) e Spagna (-9%). Tale crescita è stata trasversale ai settori: dalla farmaceutica (+39,4%) ai mezzi di trasporto diversi da autoveicoli, dai prodotti in metallo fino all’agroalimentare (quest’ultimo segna +5%).

Su base mensile, a settembre 2025, l’export italiano cresce del +10,5% rispetto a settembre 2024 (+10,2% per i Paesi UE e +10,9% per i Paesi extra UE; +34,7% negli USA, trainato anche dalla cantieristica). Per quanto riguarda la bilancia commerciale, il surplus commerciale si attesta a 35,3 miliardi di euro e salirebbe a 71,5 miliardi al netto dell’energia. La traiettoria positiva delle nostre esportazioni, nonostante le incertezze geopolitiche e i dazi, fotografa il dinamismo delle imprese italiane sui mercati esteri, in linea con gli obiettivi di diversificazione e sviluppo del Piano d’azione dell’export della Farnesina. Il Ministero degli Esteri continua a monitorare attentamente l’evoluzione del commercio estero italiano fino a fine anno, in un contesto internazionale complesso, lavorando in sinergia con ICE, SIMEST, SACE e CDP per sostenere le imprese italiane sui mercati esteri e in settori strategici.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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