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Cronaca

Dall’industria alimentare italiana 179 miliardi di fatturato annuo

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ROMA (ITALPRESS) – L’86,4% degli italiani ha fiducia nell’industria alimentare del Belpaese. E’ uno dei dati emersi dal primo Rapporto Federalimentare-Censis ‘Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italianà, presentato presso la Sala della Regina alla Camera dei Deputati. Dalla ricerca emerge come l’industria alimentare italiana, con 179 miliardi di euro di fatturato annuo, 60 mila imprese, 464 mila addetti e oltre 50 miliardi di export in valore in un anno, rappresenti una componente di primo piano dell’interesse nazionale. Oltre a generare prodotti e occupazione, e quindi esprimere un forte potenziale economico, l’industria alimentare con la sua attività contribuisce al benessere psicofisico e alla qualità della vita degli italiani, dimostrando così anche un elevato valore sociale. E’ anche una protagonista di rilievo all’interno della filiera del food italiano, che ha un fatturato totale di 607 miliardi di euro, in valore pari al 31,8% se rapportato al Pil, con 1,3 milioni di imprese, 3,6 milioni di addetti e che costituisce quindi un patrimonio di interesse nazionale.
Nelle graduatorie dei settori manifatturieri italiani l’industria alimentare è al primo posto per fatturato, al secondo posto per numero di imprese, per addetti e per l’export in valore. In dieci anni il fatturato ha registrato in termini reali un incremento del 24,7%, il numero di addetti del 12,2% e il valore delle esportazioni del 60,3%. L’industria alimentare risponde a una spesa interna che, come quota del totale della spesa, è in Italia pari al 16,6%, come la Spagna, superiore a Francia (15,7%), Paesi Bassi (13,9%), Germania (13,4%) e media della Ue a 27 Paesi (16,1%). Come si evince dal Rapporto, poi, l’86,4% degli italiani dichiara di avere fiducia nell’industria alimentare italiana ed è una fiducia trasversale, che coinvolge il 93,8% degli anziani, l’84,2% degli adulti e l’81,6% dei più giovani.
La ricerca Federalimentare-Censis evidenzia la riconoscibilità dell’origine localistica, territoriale di marchi e prodotti, che va di pari passo con la vocazione a conquistare i mercati con il Made in Italy. Il 78,3% degli italiani valuta molto positivamente che gli stabilimenti dell’industria alimentare siano localizzati in Italia, perchè contribuiscono alla creazione di redditi e occupazione nei territori coinvolti. Inoltre, pur in situazioni di crisi e nell’attuale inflazione, l’industria alimentare ha sempre garantito un’articolazione interna di prezzi che rende possibile l’inclusività, anche dei gruppi sociali più vulnerabili, nei consumi alimentari. Il 90,7% degli italiani dice che mangiare il cibo che preferisce è importante per il proprio benessere psicofisico. Pur non rinunciando al rigoroso controllo del budget familiare, il 63,4% degli italiani per alcuni alimenti acquista solo prodotti di qualità, senza badare al prezzo. Il 79%, pur praticando diete soggettive nel perimetro di quelle tipicamente italiane, apprezza la disponibilità di nuove referenze nei punti vendita. E’ il senso del ruolo sociale di promozione del benessere e di welfare dei consumi alimentari.
Il 42,1% degli italiani a tavola nel quotidiano si definisce un abitudinario, cioè mangia più o meno sempre lo stesso cibo, il 20,5% un innovatore a cui piace sperimentare alimenti e gastronomie nuove, il 9,2% un salutista che mangia sempre e solo cibo che fa bene alla salute, il 7% un appassionato, cura la spesa e gli piace cucinare, il 6,3% un italianista, vuole sempre e solo prodotti italiani, il 5,8% un convivialista, considera il cibo importante perchè occasione per stare con gli altri, il 4,4% godereccio, perchè mangia sempre quel che gli piace. Ma cosa mangiano gli italiani? Il 92,7% ha l’abitudine di mangiare un pò di tutto senza vincoli particolari, solo il 7,1% si dichiara vegetariano e il 4,3% vegano o vegetaliano.
Per gli italiani, infine, sono importanti anche i valori etici e sociali che li orientano quando fanno la spesa o si mettono a tavola: il 66,7% è pronto a rinunciare a prodotti che potrebbero essere dannosi per la salute, il 52,6% a quelli non in linea con criteri di sicurezza alimentare, il 43,3% a quelli la cui produzione e distribuzione non rispetta l’ambiente, il 35,6% a quelli per la cui produzione non sono tutelati i diritti dei lavoratori e dei fornitori.
‘I dati e l’analisi contenuti nel primo Rapporto Federalimentare-Censis – ha affermato Lorenzo Fontana, Presidente della Camera dei Deputati – restituiscono con grande efficacia il ruolo significativo che l’industria agroalimentare svolge per la crescita economica e sociale del Paese. Espressione di eccezionali canoni di qualità e di tipicità noti e apprezzati in tutto il mondo, questo settore riveste un’importanza strategica per la nostra economia, come dimostrano gli indicatori relativi a fatturato, occupati ed export. Si tratta di numeri importanti che ben rappresentano il prezioso contributo dell’industria agroalimentare al benessere dei consumatori, allo sviluppo di un’economia competitiva e alla coesione sociale. Le imprese del settore sono oggi chiamate a nuove e impegnative sfide riguardo alla modernizzazione e sostenibilità dei processi produttivi, alla valorizzazione dei prodotti e alla difesa degli alti livelli di qualità e sicurezza. Sono certo che sapranno essere all’altezza di questo compitò.
Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ha dichiarato che: ‘L’industria alimentare italiana ha un valore strategico ed è un elemento portante della nostra economia. Bisogna sempre più comprendere la potenzialità legata ai prodotti italiani. I dati che sono stati diffusi dal primo Rapporto Federalimentare-Censis fotografano una crescita del settore, sul quale il Governo continua a investire. La qualità è al centro del nostro dibattito e lo facciamo attenzionando il contesto, ma anche incentivando l’esportazione e promuovendo le aziende del Paese all’esterò.
Maria Tripodi, Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha sottolineato che: ‘Come Ministero stiamo dedicando una particolare attenzione al settore agroalimentare attraverso il sostegno all’export e all’internazionalizzazione, mettendo a disposizione strumenti di finanza agevolata per incentivare la competitività. Quando parliamo di agroalimentare parliamo di Italia e di alta qualità. Grazie al supporto della nostra rete estera promuoviamo il cibo e la dieta mediterranea, le nostre eccellenze affinchè il Made in Italy si affermi sempre di più verso traguardi ambiziosì.
Per Luigi D’Eramo, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste: ‘C’è la consapevolezza, non soltanto del mondo industriale ma anche politico, da una parte di difendere il Made in Italy e dall’altra di continuare a moltiplicare l’importanza strategica delle eccellenze dei nostri prodotti alimentari. La dieta mediterranea è la più salutare al mondo in termini di qualità e benessere. L’industria alimentare italiana è in buona salute, dimostra la propria vitalità e si distingue per uno sviluppo sostenibile e di progresso alimentare. Inoltre, il conflitto in Ucraina ci ha fatto capire quanto sia importante la sovranità alimentare per non dipendere da Paesi terzi ed è una missione del nostro Ministero. Il Governo sta anche lavorando per aprire nuovi canali commerciali internazionali, sul contrasto alla contraffazione e per tutelare il Sistema Italia. L’agroalimentare è un patrimonio prezioso che dobbiamo salvaguardare e promuovere che ci rende unici, attrattivi e competitivi nel mondò.
Secondo Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare: ‘Il primo Rapporto Federalimentare-Censis, presentato oggi alla Camera dei Deputati, certifica che l’industria alimentare italiana dà un poderoso contributo al Paese, sia come valore economico sia come valore sociale. Il settore è uno dei più dinamici e robusti dell’industria italiana e, dopo secoli di storia al fianco della nostra popolazione, vuole ancora essere impegnato a favore della crescita, nella consapevolezza di rappresentare un patrimonio nazionale nella produzione di alimenti di qualità, unici e con marchi riconoscibili. Quei prodotti del Made in Italy che, grazie all’industria alimentare italiana, costituiscono da sempre un vanto nel mondò.
Per Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis: ‘L’ingente contributo all’economia italiana dell’industria alimentare, con 179 miliardi di euro di fatturato e 50 miliardi di export in un anno, porta con sè anche un elevato valore sociale in termini di benessere diffuso, qualità della vita e coesione delle comunità locali. Ecco le ragioni della fiducia che l’86,4% degli italiani ha nell’industria alimentare italiana, a cui riconosce di aver dato nel tempo un contributo essenziale alla conquista e alla tutela del benessere. Il Rapporto Federalimentare-Censis dimostra che l’intera filiera del cibo italiano, che vale complessivamente 607 miliardi di euro, un valore del 31,8% se rapportato al Pil, costituisce oggi un patrimonio identitario: la sua tutela e la sua valorizzazione rientrano a pieno titolo nel perimetro dell’interesse nazionalè.
-foto ufficio stampa Ital Communications –
(ITALPRESS).

Cronaca

Amiloidosi Cardiaca, verso un modello nazionale di diagnosi precoce

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ROMA (ITALPRESS) – Garantire una diagnosi tempestiva, una presa in carico strutturata e un accesso omogeneo alle terapie innovative per i pazienti affetti da amiloidosi cardiaca da transtiretina (ATTR): è questo l’obiettivo della conferenza stampa “Amiloidosi Cardiaca: verso un modello nazionale di diagnosi precoce, continuità assistenziale e accesso equo alle cure”, svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica, su iniziativa della Senatrice Elena Murelli, Membro della 10^ Commissione Permanente e Presidente dell’Intergruppo parlamentare sulle malattie cardio, cerebro e vascolari.
Nel corso dell’incontro, realizzato con il contributo non condizionante di Bayer Italia, è stato presentato il policy paper frutto delle riunioni del Gruppo di Lavoro composto dai principali esperti clinici della patologia e rappresentanti del mondo scientifico, teso a promuovere una riflessione condivisa sulla necessità di rafforzare la rete nazionale dedicata all’amiloidosi cardiaca e di rendere più omogenei i percorsi diagnostico-terapeutici su tutto il territorio. Il documento propone un modello di presa in carico fondato su quattro direttrici prioritarie: valore della diagnosi precoce, valutazione della fragilità funzionale del paziente, ruolo della telemedicina e governance dei dati clinici.
In apertura, la Senatrice Murelli ha sottolineato il valore strategico dell’iniziativa: “Le Istituzioni hanno la responsabilità di garantire un percorso di presa in carico che sia realmente omogeneo, tempestivo e sostenibile per tutti i pazienti affetti da amiloidosi cardiaca. E’ fondamentale rafforzare il coordinamento tra centri specialistici, medicina territoriale e decisori pubblici, così da migliorare la qualità di vita dei pazienti, assicurando diagnosi precoce, continuità assistenziale e accesso equo alle terapie innovative su tutto il territorio nazionale”.
All’evento ha preso parte anche il Marco Salvatore, Direttore della Struttura Interdipartimentale Malattie Rare Senza Diagnosi del Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità, ha evidenziato il ruolo della raccolta nella gestione dei dati clinici: “Nella gestione delle malattie rare una presa in carico tardiva compromette diagnosi, trattamenti e qualità di vita. In quanto Istituto Superiore di Sanità, il nostro impegno è quello di rafforzare la raccolta strutturata dei dati attraverso registri standardizzati, così da garantire una condivisione omogenea delle informazioni. Solo attraverso una tracciabilità completa del percorso clinico possiamo costruire risposte più efficaci e orientate ai bisogni del paziente”.
Ricordando il ruolo fondamentale della valutazione della fragilità funzionale e dei centri di riferimento nel migliorare la gestione della patologia, Francesco Cappelli, referente del Centro per lo Studio e la Cura dell’Amiloidosi dell’A.O. U Careggi Firenze, ha dichiarato: “L’età non può essere un criterio di esclusione: anche in età avanzata i pazienti possono trarre un beneficio significativo dai trattamenti, in termini di preservazione della capacità funzionale e miglioramento della qualità di vita. E’ indispensabile adottare valutazioni geriatriche strutturate che consentano di identificare la reale fragilità clinica. Allo stesso modo, una rete Hub & Spoke realmente orizzontale, con centri prescrittori e territoriali pienamente interconnessi, è fondamentale per garantire continuità assistenziale”.
A seguire, Giuseppe Limongelli, direttore del Centro Coordinamento Malattie Rare Regione Campania, ha evidenziato l’importanza di un approccio coordinato tra le Regioni e di PDTA dedicati: “La telemedicina rappresenta uno strumento strategico per garantire la continuità assistenziale e ridurre le distanze tra i centri di riferimento e il territorio nella gestione dell’amiloidosi cardiaca. L’adozione strutturata della telemedicina all’interno del PDTA contribuisce a migliorare l’equità di accesso alle cure, l’efficienza dei percorsi e la qualità di vita dei pazienti”.
Rimarcando il tema dell’importanza della diagnosi tempestiva, Alberto Cipriani Referente del Centro di riferimento per le Amiloidosi Cardiache dell’A.O. U di Padova, ha dichiarato come: “La diagnosi precoce dell’amiloidosi cardiaca rappresenta il presupposto indispensabile per modificarne la storia naturale. Identificare la malattia nelle fasi iniziali consente di instaurare tempestivamente terapie specifiche, capaci di rallentare la progressione, preservare la funzione cardiaca e migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti”.
Infine, è intervenuta Cristina Chimenti, referente del Centro di riferimento per Amiloidosi Cardiaca TTR Policlinico Umberto I Roma: “Parliamo di pazienti complessi, spesso caratterizzati da comorbilità che richiedono una presa in carico realmente olistica, capace di considerare ogni aspetto della loro vita clinica e personale. Per garantire continuità e qualità delle cure è indispensabile una rete organizzata in modo orizzontale, in cui centri di riferimento e servizi territoriali comunichino in maniera efficace, così da ottimizzare i percorsi diagnostici”.
La conferenza stampa ha riaffermato come la diagnosi precoce e una gestione patologica strutturata sul territorio rappresentino la chiave per migliorare la prognosi e la qualità di vita, rappresentando un momento di grande importanza per discutere dei bisogni insoddisfatti dei pazienti.
-foto ufficio stampa Esperia Advocacy –
(ITALPRESS).

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Minniti “L’Europa si gioca il futuro in Africa, serve un piano comune”

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ROMA (ITALPRESS) – Il tema Africa deve essere centrale nella strategia comune di Italia e Spagna. Le questioni internazionali, a partire dalle politiche migratorie, l’approvvigionamento energetico, sono state al centro del seminario organizzato da Med-Or Italian Foundation e Real Instituto Elcano in collaborazione con l’ambasciata di Spagna in Italia e l’Ambasciata d’Italia in Spagna. “Il tema Africa deve essere al centro delle politiche dei nostri paesi – ha detto Marco Minniti, presidente di Med-Or Italian Foundation – l’obiettivo è quello di far diventare il piano per l’Africa un piano europeo, deve farlo l’Europa, e di fronte a questo quadro c’è bisogno dell’Italia soprattutto di fronte all’unilateralismo radicale degli Stati Uniti, situazione che non rappresenta una minaccia per l’Europa ma una sfida esistenziale”. Minniti è convinto che “di fronte a tutto ciò l’Europa ha uno spazio politico enorme e la partita iniziale deve giocarsi in Africa. So che siamo preoccupati sul fronte dei confini nordest, con quello che sta succedendo in Ucraina, tuttavia bisogna avere chiaro che c’è un filo rosso che tiene insieme il nordest con il Mediterraneo, con l’Africa e spero ci possa essere una cooperazione strategica tra Italia, Spagna e gli altri paesi mediterranei. Su questo ci giochiamo un pezzo fondamentale della sicurezza dell’Europa, l’Africa rischia la destabilizzazione, se parte un incendio da un Paese africano il rogo diventerà incontrollabile. L’Ue deve pensare all’Africa non come un progetto di carità, ma come un progetto essenziale per il suo futuro”.
Ana Palacio, già ministro degli Affari Esteri del Regno di Spagna e membro dell’International Board di Med-Or ha riconosciuto all’Italia “una capacità nella politica estera orientata ai risultati, anche nel rapporto con gli Stati Uniti, che è un attore fondamentale mentre la Spagna ha una diplomazia collaudata, ma un governo di sinistra che a volte presenta delle tensioni nelle coalizioni parlamentari. Il Mediterraneo ha elementi essenziali, una grande energia ma purtroppo, alcuni paesi, sono macchiati da instabilità, bisogna distribuire la nostra attenzione, dobbiamo essere presenti in scenari complessi come la Libia e l’Algeria. La stabilità del Nord Africa rappresenta un asset strategico per tutti e sulle migrazioni ci vuole una politica di accordo anche con i paesi di origine. La Spagna ha una politica un pò più aperta rispetto all’Italia: è importante lavorare sulla coesione sociale, sull’occupazione”.
In un quadro internazionale complesso Ana Palacio ha sottolineato che oggi “l’Unione Europea non è stata mai cosi divisa, soprattutto sulla questione di Gaza, noi abbiamo una responsabilità storica, dobbiamo avanzare verso obiettivi comuni e credo che Italia e Spagna abbiano molto da dire”. Sulle politiche migratorie, tutti d’accordo, su quanto sia fondamentale il dialogo tra i vari players coinvolti: “Il 2023 è stato un anno orribile” per gli sbarchi “il nostro sistema di accoglienza era al collasso ma si è iniziato a lavorare fin da subito per capire le ragioni perchè arrivavano tanti dal Sahel, la Tunisia a sua volta si è vista invasa” ha spiegato Claudio Galzerano, direttore centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere. “Al di là delle iniziative del piano Mattei – ha aggiunto – quello che ci ha contraddistinto è stata la capacità di ingaggio di sistema con la Tunisia, si ha avuto un approccio globale affinchè il dossier migratorio non rimanesse in un angolo delle politiche di ciascun paese poi la vera partita si gioca nei paesi di origine dove devono essere sviluppate politiche coerenti con il piano Mattei”.
“Italia e Spagna sono paesi che hanno interessi comuni strategici e la loro proiezione nel Mediterraneo da sempre conduce a grandi imprese, se pensiamo soltanto alla figura di Cristoforo Colombo”, ha detto Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio a margine del seminario. “Anche oggi – ha aggiunto – ci sono sfide di analoghe portata che guardano soprattutto al continente africano. Italia e Spagna possono essere, nella comunanza di intenti, gli Stati europei che più stimolano l’intera Unione Europea ad avere un’interlocuzione proficua e costruttiva con l’intero continente africano per provare a dare un contributo europeo alle tante crisi che lo attraversano”.
-foto xc3/Italpress-
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BREAKING NEWS LOMBARDIA – 18 NOVEMBRE 2025

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I fatti del giorno: Milano-Cortina 2026, la fiaccola olimpica passerà da Pavia – Incendio all’ex mulino Varvello di Vigevano, forse da un falò abusivo – Studente Bocconi accoltellato, cinque arresti – Pedone investito da un bus a Milano – Caso Venditti: l’ex pm “batte” i pm bresciani sul sequestro dei dati – Autonomia, Calderoli domani a Milano per pre-intese con Lombardia – Pronto Meteo Lombardia per il 19 Novembre.

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