Economia
Massimiliano Belingheri nuovo presidente di Assifact
Pubblicato
2 anni fa-
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Redazione
MILANO (ITALPRESS) – Massimiliano Belingheri, amministratore delegato di BFF Banking Group, è il nuovo presidente di Assifact, l’Associazione italiana per il factoring che riunisce gli operatori del settore.
“Il Factoring è un settore fondamentale per il Paese e il futuro dell’imprenditoria italiana.
Ringrazio l’Assemblea per la fiducia in me riposta, nei prossimi anni la sfida è continuare nell’ottimo solco che l’associazione ha tracciato, continuando a ingaggiare gli associati e seguendo proattivamente gli sviluppi normativi, per crescere con tutto il settore. sarà fondamentale lavorare a stretto contatto con la EU Federation, guidata dal nostro presidente uscente Fausto Galmarini, che ringrazio per la leadership dimostrata in tutti questi anni” ha commentato il neo presidente Massimiliano Belingheri.
Durante l’assemblea “sono state affrontate le sfide che attendono l’industria del factoring: il target delle piccole e medie imprese, per le quali il sostegno del capitale circolante può essere fondamentale; la digitalizzazione dei servizi offerti alla clientela integrata lungo le filiere produttive; l’evoluzione della supervisione che deve considerare le peculiarità del factoring”. Lo ha sottolineato Alessandro Carretta, segretario generale Assifact e professore di intermediari finanziari all’Università di Roma Tor vergata.
AD di BFF Banking Group, banca leader in Europa nello smobilizzo del credito verso la pubblica amministrazione, Belingheri è consigliere dal 2006 e dal 2013 amministratore delegato. Dal 2001 al 2013 è stato nel fondo di private equity Apax Partners, diventandone partner nel 2007. Precedentemente ha lavorato in Morgan Stanley e McKinsey & Company. E’ stato consigliere di amministrazione di Azimut Holding. e di Psagot Investment House. Da dicembre 2022 è Consigliere in Treccani.
Laureato con lode in Economia delle Amministrazioni Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali presso l’Università Bocconi di Milano nel 1997, ha trascorso un periodo anche alla Wharton School della University of Pennsylvania a Philadelphia. Nel 2001 ha ottenuto un MBA (Baker Scholar) presso la Harvard Business School.
Del nuovo Consiglio Direttivo, eletto oggi a Milano in occasione dell’Assemblea che ha celebrato i 35 anni di Assifact, fanno parte i consiglieri Andrea Berna (Banca Ifis), Matteo Bigarelli (Bper Factor), Fabio Bollini (Factorit), Alfredo Bresciani (Unicredit Factoring), Enrico Buzzoni (MBFacta), Anna Carbonelli (Intesa Sanpaolo), Gabriele Decò (CredemFactor), Andrea Faina (Fidis), Massimo Gianolli (Generalfinance), Carmelo Giansiracusa (Banca Monte dei Paschi di Siena), Dario Greco (Exprivia-Direzione factoring), Paolo Iachettini (BCC Factoring), Sylvain Loiseau (SG Factoring),
Franco Marcarini (Illimity Bank), Stefano Pierini (Fercredit), Giuseppe Pignatelli (Banca Progetto), Alessandro Ricco (Barclays Bank Ireland plc – Milan branch), Daniele Schroder (SACE FCT), Ivan Tomassi (Credit Agricole Eurofactor), Andrea Trupia (Banca Sistema), Ruxandra Valcu (Ifitalia).
Revisori effettivi sono Alessandro Bertoldo (Aosta Factor), Vittorio Giustiniani (BPER Factor) e Carlo Zanni; revisori supplenti Gabriele Piccini (Clessidra Factoring) e Franco Tapparo (Factorcoop).
-foto ufficio stampa Assifact –
(ITALPRESS).
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Economia
Spese obbligate in aumento, superano il 42,2% dei consumi
Pubblicato
12 ore fa-
6 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Nel 2025 le spese obbligate – ovvero quelle legate a beni e servizi di cui le famiglie non possono fare a meno, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni – continuano a erodere quote crescenti dei bilanci familiari, arrivando a rappresentare il 42,2% della spesa totale, con un aumento di 5,2 punti rispetto al 1995.
E’ quanto emerge dai dati dell’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo cui si tratta di una dinamica, ormai strutturale, che riduce sempre di più l’area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell’economia legata alla domanda interna.
In trent’anni la quota di consumo destinata ai beni e ai servizi commercializzabili è passata dal 37% al 42,2%. La parallela compressione della quota destinata al consumo di beni e servizi commercializzabili (nel 2025 si stima un’incidenza complessiva del 57,8%), vale a dire quelli il cui acquisto è legato a scelte e preferenze personali e familiari, sottende a sua volta dinamiche articolate.
La spesa per i servizi commercializzabili, che aveva registrato un deciso arretramento nel 2020, è tornata, nei periodi più recenti, ad aumentare in misura più significativa rispetto agli altri consumi ed è stimata attestarsi nel 2025 al 20,8%. Quota che risulta ancora inferiore al 21,3% raggiunto nel 2019. Per contro i beni commercializzabili dovrebbero vedere nell’anno in corso un’ulteriore riduzione dell’incidenza attestandosi al 36,9%.
Vanno anche considerati gli importanti mutamenti demografici intervenuti nell’arco temporale oggetto d’osservazione. Oltre all’invecchiamento della popolazione, che ne ha mutato le esigenze e le preferenze in materia di consumi, a partire dal 2015 il numero di residenti in Italia ha mostrato una progressiva riduzione (nella media del 2025 il calo rispetto al picco del 2014 dovrebbe approssimarsi a 1,4 milioni) fornendo un inevitabile contributo negativo allo sviluppo della domanda. I risultati segnalano come gran parte dei cambiamenti, in termini di spostamento dei volumi tra obbligati e commercializzabili si sia rilevato tra il 1995 ed il 2007.
Elemento che fa emergere il ruolo dei prezzi nel determinare gli andamenti a valore. Altro fattore che spicca è il sostanziale immobilismo dei volumi acquistati per abitante, con una spesa, ai prezzi del 2025, che nell’anno in corso sarà ancora inferiore di circa 200 euro a quella del 2007 nonostante gli apprezzabili miglioramenti degli ultimi anni.
Analizzando più nel dettaglio le voci, si conferma il ruolo preponderante delle spese per l’abitazione, i cui volumi per abitante sono in continua crescita ed ammontano, ai prezzi attuali, a poco meno di 5mila e duecento euro l’anno (in aumento nel solo 2025 di 109 euro). Dinamiche più recenti evidenziano come per i beni commmercializzabili il miglioramento degli ultimi anni, guidato in buona parte dalle apparecchiature informatiche e per le comunicazioni, si vada esaurendo, con una stima per il 2025 di riduzione dei volumi acquistati di 57 euro per abitante. In questo contesto le maggiori difficoltà si confermano quelle relative ai beni più tradizionali come l’alimentare.
Per l’anno in corso i miglioramenti più significativi, in termini di volumi, sono attesi per i servizi commercializzabili per i quali si stima una crescita delle quantità acquistate di 134 euro per residente. Dato che permetterebbe di tornare, e superare di poco, i livelli del 2019. Le dinamiche di lungo periodo, e non solo, fanno emergere ancora una volta come i prezzi dei consumi a cui le famiglie non possono rinunciare, si siano mossi ad una velocità nettamente superiore rispetto ai beni e servizi commercializzabili. Tra il 1995 e il 2025 l’incremento complessivo è stato del 132,1 a fronte di una crescita del 55,2% dei beni commercializzabili e dell’81,4% dei servizi il cui acquisto è da considerarsi una libera scelta delle famiglie. Tra le spese obbligate continua a spiccare il ruolo degli energetici che, nonostante l’attesa di una riduzione dei prezzi nel 2025, hanno visto il deflatore aumentare del 178,3% nel periodo.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)
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6 Agosto 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – A giugno l’Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dello 0,2% rispetto a maggio. Nella media del secondo trimestre si registra un aumento del livello della produzione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mostra un calo congiunturale solo per i beni di consumo (-0,9%); viceversa si osservano aumenti, sebbene assai contenuti, per i beni intermedi (+0,2%) e per l’energia e i beni strumentali (+0,1% per entrambi i settori).
Al netto degli effetti di calendario, a giugno l’indice generale diminuisce in termini tendenziali dello 0,9% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 come a giugno 2024). Si registrano incrementi tendenziali solo per l’energia (+7,3%); calano, invece, i beni strumentali (-1,4%), i beni intermedi (-2,1%) e i beni di consumo (-3,0%).
I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+15,7%), l’attività estrattiva (+6,2%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+4,7%). Le flessioni più rilevanti si riscontrano, invece, nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-8,0%), nella produzione di prodotti chimici (-3,2%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-3,0% per entrambi i settori).
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)


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