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Economia

Stellantis, Tavares “Accordo con governo entro poche settimane”

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TORINO (ITALPRESS) – “L’Italia è uno dei tre Paesi d’origine di Stellantis, insieme a Francia e Stati Uniti. Ecco perchè nei prossimi anni qui vogliamo produrre oltre un milione di auto e veicoli commerciali rispetto all’attuale produzione”. Carlos Tavares conferma quanto detto la settimana scorsa al ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, parlando con la stampa italiana dopo la presentazione dei conti del primo semestre 2023. E’ stata una discussione franca e produttiva. Vogliamo trovare una soluzione win-win per l’Italia. Ci aspettiamo di chiudere entro qualche settimana l’accordo con il Governo” garantisce il manager portoghese rispondendo a una domanda di Italpress. Se con Roma i colloqui sembrano fluire bene, è molto diverso il tono che Tavares riserva a Bruxelles. “Per sei anni ho cercato di spiegare all’Unione Europea che le loro decisioni avrebbero messo in difficoltà questo settore. Ora il dogmatismo si sta scontrando con il realismo. E a loro non ho più nulla da dire, le energie ora le concentriamo per fare meglio dei nostri competitor” ha spiegato, riferendosi in particolar modo all’imminente arrivo in massa dei costruttori cinesi di vetture elettriche. “Loro hanno un vantaggio del 25% in termini di costo di produzione totale, per singola vettura. Sono qui, e noi dobbiamo combattere. Come Stellantis siamo pronti, siamo in buona posizione in termini di economia di scala, impatto ambientale e tecnologie. Altri sono in difficoltà, noi dobbiamo essere aggressivi” aggiunge. “Sarà una gara interessante” prevede il manager che si diletta anche a correre con le auto in pista nei rally storici. Per l’Italia in questo scenario molto in divenire, ci sono ancora alcuni aspetti da chiarire. Se per Mirafiori e Melfi nelle ultime settimane sono arrivate conferme importanti con l’annuncio di investimenti sul polo torinese e una quinta produzione per l’impianto lucano, su Pomigliano la situazione è in via di sviluppo. Importante sarà la versione finale della normativa sulle emissioni Euro 7, che dovrebbe diventare operativa a metà 2025. Alcuni Paesi, tra cui l’Italia “che fa bene” per Tavares, ne contestano i contenuti e le tempistiche. Un’instabilità normativa, che mette a rischio la produzione nell’impianto campano della Panda attualmente in commercio e al momento garantita fino al 2026. Se così non fosse però, Tavares ha confermato che Pomigliano resterà al centro delle strategie del gruppo, grazie alle altre produzioni attuali che stanno andando molto bene, tra tutte la Alfa Romeo Tonale e la Dodge Hornet. Una normalità, con fabbriche lavorano a pieno ritmo, che spalanca le porte a oltre un milione di veicoli prodotti nel nostro Paese, che però passa anche dalla necessità di far crescere dimensionalmente il mercato domestico. “Noi non possiamo farlo, al massimo possiamo aumentare la nostra quota” spiega Tavares, strizzando nuovamente alla politica, perchè non abbia atteggiamento “auto-fobici” come capitava all’esordio di Stellantis nel 2021. “Vale per l’Italia ma anche per altri Paesi” aggiunge il manager, “vogliamo ribaltare questo trend”. Intanto però i conti semestrali sono molto positivi, con ricavi in crescita del 12% cifra a 98,4 miliardi di euro grazie soprattutto alle maggiori consegne e smaltimento degli ordini rimasti in sospeso a causa delle carenze nelle forniture, problema risolto al 90% in Italia. A sorprendere è il margine operativo pari al 14%, che fa dire a Tavares che “Tesla ora è nel mio mondo”, visto che la perfomance del gruppo di Elon Musk è calata in questo ultimo anno, al di sotto anche dei livelli di Stellantis. Il futuro è quindi già nei numeri resi noti oggi, e non sono previsti ulteriori scossoni. Smentita l’ipotesi di una quotazione separata di Maserati, confermato inoltre lo spin off di Comau, che è tornata attrattiva e si valuterà la situazione nei prossimi mesi. “Siamo in una competizione e a noi piace correre” ha assicurato Tavares.(ITALPRESS).

Foto: Agenzia Fotogramma

Economia

Spese obbligate in aumento, superano il 42,2% dei consumi

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ROMA (ITALPRESS) – Nel 2025 le spese obbligate – ovvero quelle legate a beni e servizi di cui le famiglie non possono fare a meno, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni – continuano a erodere quote crescenti dei bilanci familiari, arrivando a rappresentare il 42,2% della spesa totale, con un aumento di 5,2 punti rispetto al 1995.

E’ quanto emerge dai dati dell’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo cui si tratta di una dinamica, ormai strutturale, che riduce sempre di più l’area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell’economia legata alla domanda interna.

In trent’anni la quota di consumo destinata ai beni e ai servizi commercializzabili è passata dal 37% al 42,2%. La parallela compressione della quota destinata al consumo di beni e servizi commercializzabili (nel 2025 si stima un’incidenza complessiva del 57,8%), vale a dire quelli il cui acquisto è legato a scelte e preferenze personali e familiari, sottende a sua volta dinamiche articolate.

La spesa per i servizi commercializzabili, che aveva registrato un deciso arretramento nel 2020, è tornata, nei periodi più recenti, ad aumentare in misura più significativa rispetto agli altri consumi ed è stimata attestarsi nel 2025 al 20,8%. Quota che risulta ancora inferiore al 21,3% raggiunto nel 2019. Per contro i beni commercializzabili dovrebbero vedere nell’anno in corso un’ulteriore riduzione dell’incidenza attestandosi al 36,9%.

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Vanno anche considerati gli importanti mutamenti demografici intervenuti nell’arco temporale oggetto d’osservazione. Oltre all’invecchiamento della popolazione, che ne ha mutato le esigenze e le preferenze in materia di consumi, a partire dal 2015 il numero di residenti in Italia ha mostrato una progressiva riduzione (nella media del 2025 il calo rispetto al picco del 2014 dovrebbe approssimarsi a 1,4 milioni) fornendo un inevitabile contributo negativo allo sviluppo della domanda. I risultati segnalano come gran parte dei cambiamenti, in termini di spostamento dei volumi tra obbligati e commercializzabili si sia rilevato tra il 1995 ed il 2007.

Elemento che fa emergere il ruolo dei prezzi nel determinare gli andamenti a valore. Altro fattore che spicca è il sostanziale immobilismo dei volumi acquistati per abitante, con una spesa, ai prezzi del 2025, che nell’anno in corso sarà ancora inferiore di circa 200 euro a quella del 2007 nonostante gli apprezzabili miglioramenti degli ultimi anni.

Analizzando più nel dettaglio le voci, si conferma il ruolo preponderante delle spese per l’abitazione, i cui volumi per abitante sono in continua crescita ed ammontano, ai prezzi attuali, a poco meno di 5mila e duecento euro l’anno (in aumento nel solo 2025 di 109 euro). Dinamiche più recenti evidenziano come per i beni commmercializzabili il miglioramento degli ultimi anni, guidato in buona parte dalle apparecchiature informatiche e per le comunicazioni, si vada esaurendo, con una stima per il 2025 di riduzione dei volumi acquistati di 57 euro per abitante. In questo contesto le maggiori difficoltà si confermano quelle relative ai beni più tradizionali come l’alimentare.

Per l’anno in corso i miglioramenti più significativi, in termini di volumi, sono attesi per i servizi commercializzabili per i quali si stima una crescita delle quantità acquistate di 134 euro per residente. Dato che permetterebbe di tornare, e superare di poco, i livelli del 2019. Le dinamiche di lungo periodo, e non solo, fanno emergere ancora una volta come i prezzi dei consumi a cui le famiglie non possono rinunciare, si siano mossi ad una velocità nettamente superiore rispetto ai beni e servizi commercializzabili. Tra il 1995 e il 2025 l’incremento complessivo è stato del 132,1 a fronte di una crescita del 55,2% dei beni commercializzabili e dell’81,4% dei servizi il cui acquisto è da considerarsi una libera scelta delle famiglie. Tra le spese obbligate continua a spiccare il ruolo degli energetici che, nonostante l’attesa di una riduzione dei prezzi nel 2025, hanno visto il deflatore aumentare del 178,3% nel periodo.

– Foto IPA Agency –

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Economia

Il decreto Economia è legge dopo il via libera dalla Camera

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ROMA (ITALPRESS) – Con 160 voti a favore, 99 contrari e 3 astenuti, l’Aula della Camera ha approvato il ddl di conversione del decreto Economia. Il provvedimento reca disposizioni urgenti per il finanziamento di attività economiche e imprese, nonché interventi di carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali. Il ddl è stato approvato da Montecitorio senza modifiche rispetto al testo dal Senato e diventa quindi legge.

– Foto IPA Agency –

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Economia

Produzione industriale in aumento dello 0,2% a giugno, calo dello 0,9% sull’anno

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ROMA (ITALPRESS) – A giugno l’Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dello 0,2% rispetto a maggio. Nella media del secondo trimestre si registra un aumento del livello della produzione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mostra un calo congiunturale solo per i beni di consumo (-0,9%); viceversa si osservano aumenti, sebbene assai contenuti, per i beni intermedi (+0,2%) e per l’energia e i beni strumentali (+0,1% per entrambi i settori).

Al netto degli effetti di calendario, a giugno l’indice generale diminuisce in termini tendenziali dello 0,9% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 come a giugno 2024). Si registrano incrementi tendenziali solo per l’energia (+7,3%); calano, invece, i beni strumentali (-1,4%), i beni intermedi (-2,1%) e i beni di consumo (-3,0%).

I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+15,7%), l’attività estrattiva (+6,2%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+4,7%). Le flessioni più rilevanti si riscontrano, invece, nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-8,0%), nella produzione di prodotti chimici (-3,2%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-3,0% per entrambi i settori).

– Foto IPA Agency –

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