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Cronaca

La Carbon Capture and Storage leva strategica per la decarbonizzazione

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CERNOBBIO (COMO) (ITALPRESS) – L’applicazione del principio di neutralità tecnologica al processo di decarbonizzazione intrapreso dall’Unione Europea e dall’Italia è una condizione fondamentale per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione. La CCS rappresenta una soluzione indispensabile per ridurre le emissioni delle industrie Hard to Abate, salvaguardando così la sopravvivenza e competitività di importanti settori economici. E’ quindi fondamentale che l’Italia definisca e attui una visione che, attraverso la CCS, coniughi obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale e di politica industriale. E’ quanto emerge dallo Studio Strategico “Carbon Capture and Storage: una leva strategica per la decarbonizzazione e la competitività industriale”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Eni e Snam, anticipato oggi nell’ambito del Forum di The European House – Ambrosetti.
‘La centralità dell’urgenza climatica nell’agenda politica internazionale ha generato un forte e crescente interesse nella CCUS, sia da parte dei Governi europei, molti dei quali hanno incluso questa tecnologia nelle loro strategie di decarbonizzazione, sia da parte dell’industria privata, in modo particolare dei grandi emettitori che vedono in essa una soluzione fondamentale per la decarbonizzazione delle proprie attività – ha commentato Guido Brusco, Direttore Generale Natural Resources di Eni – Le principali organizzazioni internazionali attribuiscono alla CCUS un ruolo di primaria importanza nella transizione energetica, inserendola tra le soluzioni necessarie a raggiungere la neutralità carbonica al 2050. La CCUS rappresenta una delle leve fondamentali all’interno della strategia di Eni verso la neutralità carbonica, articolata in un piano di trasformazione industriale solido e concreto incentrato sull’utilizzo di molteplici soluzioni tecnologiche già disponibili a livello industriale o implementabili già nel breve periodo. Eni intende fare leva sulla propria esperienza e competenze per riconvertire, nella massima sicurezza e con tecnologie mature e consolidate, parte delle infrastrutture e distretti produttivi esistenti in hub di stoccaggio dell’anidride carbonicà. ‘Ciò – ha aggiunto – permetterà di decarbonizzare le attività industriali proprie e di terzi a costi competitivi e in tempi rapidi; intere aree industriali potranno diventare protagoniste del percorso verso la decarbonizzazione, conciliando gli obiettivi di riduzione delle emissioni con la continuità operativa e la competitività’.
‘L’Europa si è posta obiettivi molto ambiziosi per la salvaguardia dell’ambiente, il contenimento del riscaldamento globale e la decarbonizzazione delle attività produttive che maggiormente contribuiscono alla generazione di gas serra nocivi per la qualità della vita di ciascuno di noi. Diventa imprescindibile quindi per tutti i soggetti coinvolti (industriali, operatori infrastrutturali e le istituzioni) valutare tutte le opzioni disponibili per raggiungere questi obiettivi, in una logica di neutralità tecnologica – ha detto Stefano Venier, CEO di Snam -. Come dimostra lo Studio Strategico sviluppato da The European House – Ambrosetti, con il contributo di Snam ed Eni, il potenziale legato allo sviluppo delle attività di CCS nel conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione è ormai evidente e irrinunciabile. Si tratta peraltro di una conclusione in linea con quanto emerso anche da altri autorevoli studi, tra cui quelli dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA). La CCS è una tecnologia matura e consolidata, sicura e soprattutto necessaria per tutti quei processi industriali che prevedono la produzione di CO2. Nel nostro ruolo di operatore infrastrutturale strategico per il Paese, abbiamo raccolto con convinzione la sfida di essere parte del primo progetto italiano di CCS su scala industriale, legato all’Hub di Ravenna attorno al quale sviluppare un’infrastruttura essenziale per la futuribilità del tessuto industriale esistente e potenzialmente abilitante per attrarre nuovi insediamenti sul territorio italiano. In queste prime fasi del progetto sarà fondamentale il sostegno pieno delle Istituzioni in termini di schemi di supporto incentivanti e definizione del quadro normativo in materia di cattura, trasporto e stoccaggio di CO2’.
‘E’ necessario sfruttare tutte le leve tecnologiche disponibili, in una logica sinergica e di complementarità, per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione. In particolare, lo Studio Strategico “Carbon Capture and Storage: una leva strategica per la decarbonizzazione e la competitività industriale” ha messo in evidenza il potenziale contributo della CCS al processo di decarbonizzazione italiano, oltre alle importanti ricadute economiche e sociali abilitate da questa soluzione tecnologica – ha commentato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti -. Facendo leva sulla realizzazione dell’Hub di Ravenna sarà possibile stoccare circa 300 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2050, rispetto alla capacità complessiva di 500 milioni di tonnellate. Secondo il modello macroeconomico sviluppato da The European House – Ambrosetti, tale soluzione permetterà di sostenere la competitività di settori industriali che complessivamente generano 19 miliardi di Euro di Valore Aggiunto con circa 354 mila posti di lavoro. Questi settori sostengono a loro volta importanti filiere industriali per un valore complessivo pari a 62,5 miliardi di Euro di Valore Aggiunto con 1,27 milioni di posti di lavoro, considerando anche l’impatto indiretto e indottò. Inoltre, ‘la diffusione della CCS – ha spiegato – favorirà la creazione di una catena del valore che consentirà di generare 1,55 miliardi di Euro di Valore Aggiunto e 17 mila posti di lavoro al 2050. A livello nazionale, sarà importante continuare il percorso di sviluppo delle soluzioni di CCS anche oltre l’Hub di Ravenna per sostenere la decarbonizzazione e la competitività dei settori Hard to Abate che, nel solo impatto diretto, generano 94 miliardi di Euro di Valore Aggiunto con 1,25 milioni di posti di lavorò. E’ ormai evidente che la decarbonizzazione sarà la sfida del nostro secolo. A livello mondiale, si registrano importanti difficoltà nel raggiungere l’obiettivo degli accordi di Parigi e di Glasgow per limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5° C, rispetto ai livelli preindustriali e, come evidenziato dagli scienziati del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC), è necessario intervenire a livello globale con decisione e rapidità per conseguire questo obiettivo.
In tale scenario, l’Unione Europea ha definito nuovi e più sfidanti obiettivi di decarbonizzazione e le industrie Hard to Abate devono riuscire a mantenere la propria competitività, anche a fronte della revisione dell’Emission Trading System (ETS).
Tra le diverse soluzioni tecnologiche disponibili per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione dei settori Hard to Abate, la CCS è l’unica a coniugare maturità, sicurezza e accessibilità economica. Inoltre, è la sola opzione praticabile per abbattere le emissioni di processo dei settori Hard to Abate e accelerare concretamente la piena decarbonizzazione dell’industria.
A livello aggregato, i settori Hard to Abate generano 94 miliardi di euro di valore aggiunto e 1,25 milioni di posti di lavoro in Italia ed emettono 63,7 milioni di tonnellate di CO2, di cui il 22% da processo. The European House – Ambrosetti stima che elettrificazione, efficienza energetica, bioenergie, idrogeno e variazione delle materie prime potranno, utilizzate insieme, contribuire a una riduzione non superiore al 52% di tali emissioni. Per decarbonizzare il restante 48%, pari a 30,8 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, sarà necessario ricorrere a soluzioni CCS.
Secondo il modello teorico sviluppato da The European House – Ambrosetti, sarà possibile stoccare circa 300 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2050, pari a circa quattro volte le emissioni annuali della Regione Lombardia, facendo leva sulla realizzazione dell’Hub di Ravenna che possiede una capacità complessiva stimata in oltre 500 milioni di tonnellate. Una volta a regime a metà del prossimo decennio, tale progetto permetterà di trasportare e stoccare circa 16 milioni di tonnellate di CO2 emesse e sequestrate annualmente da settori Hard to Abate.
Inoltre, il progetto CCS dell’Hub di Ravenna favorirà la creazione di una catena del valore per generare 1,55 miliardi di euro di valore aggiunto al 2050 (29,9 miliardi di Euro cumulati tra il 2026 e il 2050) e oltre 17 mila posti di lavoro al 2050.
E’ evidente il ruolo chiave dell’Hub di Ravenna, ma occorrerà incrementare i volumi di iniezione della CO2 sino a saturare la capacità complessiva di stoccaggio disponibile e sviluppare ulteriori iniziative di CCS per decarbonizzare la restante quota di emissioni non abbattibili altrimenti (stimate in 14,8 milioni di tonnellate di CO2 all’anno).
Tali iniziative potranno contribuire a mantenere la competitività di ulteriori settori in grado di generare 57,7 miliardi di Euro di Valore Aggiunto con 1,19 milioni di posti di lavoro tra impatti diretti, indiretti e indotti.
Il progetto Ravenna CCS Hub rappresenta un’opportunità unica per il sistema-Paese, su cui puntare per posizionare l’Italia quale Paese di riferimento per la CCS nel Sud Europa. L’Italia può ricoprire un ruolo centrale per la definizione di un quadro competitivo in grado di attrarre investimenti e facilitare l’avvio di progetti, ponendosi come il principale punto di riferimento per lo sviluppo della CCS nell’Europa meridionale, includendo anche quei filoni innovativi e di ricerca come le applicazioni per l’utilizzo dell’anidride carbonica (CCU) e la cattura della CO2 in corrispondenza della produzione di bio-energia.
Per consentire il pieno sviluppo della CCS, secondo un principio di neutralità tecnologica, e generare i relativi benefici economici e sociali, è necessario individuare e promuovere schemi normativi coerenti in grado di conciliare decarbonizzazione, competitività economica e aspetti occupazionali mediante una pianificazione integrata e meccanismi di supporto per il de-risking lungo tutta la filiera.
In primo luogo, serve creare le cosiddette “soft infrastructure”, ovvero un contesto normativo di riferimento chiaro e stabile, necessario per favorire il pieno sviluppo della CCS che fornisca certezza agli investimenti.
Il secondo ambito di intervento fa riferimento all’applicazione della CCS alle diverse forme di emissioni. La diffusione delle soluzioni di CCS potrà accompagnare il percorso di decarbonizzazione delle industrie Hard to Abate, in sinergia con altre soluzioni e secondo un principio di neutralità tecnologica e complementarità tra le diverse opzioni disponibili.
Inoltre, la CCS potrà supportare la decarbonizzazione della rete elettrica assicurandone la stabilità in presenza di una elevata e prioritaria penetrazione delle fonti rinnovabili non programmabili e accelerare la diffusione di vettori energetici a basso contenuto di carbonio, come l’idrogeno.
Il terzo ambito di intervento riguarda la pianificazione strategica, in quanto lo sviluppo e la diffusione delle soluzioni di CCS dovranno essere favoriti dalla definizione di una chiara visione politica, una pianificazione strategica condivisa e una roadmap per lo sviluppo a livello nazionale. In particolare, dovranno essere individuati più dettagliatamente gli obiettivi di decarbonizzazione tramite CCS all’interno del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) e andrà potenziato il ruolo delle Istituzioni nel coinvolgimento degli stakeholder.
Il quarto e ultimo ambito di intervento affronta la necessità di ridurre i rischi finanziari associati ai progetti CCS lungo l’intera filiera, in analogia con quanto già avvenuto per altre leve di decarbonizzazione, al fine di dare certezza agli operatori industriali, in particolare agli emettitori, e abilitare la creazione di importanti benefici economici e sociali trasversali alla società.

– foto f01/Italpress –
(ITALPRESS).

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“Salerno Luci d’Artista”, al via la ventesima edizione

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SALERNO (ITALPRESS) – E’ stata inaugurata la XX edizione di “Salerno Luci d’Artista”, la manifestazione che dal 14 novembre 2025 al 1° febbraio 2026 trasforma Salerno in un percorso diffuso di light art, confermandosi come uno degli eventi culturali di maggiore rilievo del panorama nazionale.
Nel periodo compreso tra novembre 2025 e gennaio 2026, la città si presenta illuminata da oltre quaranta installazioni luminose, tra opere iconiche già apprezzate dal pubblico e nuove creazioni realizzate per questa edizione. Le scenografie urbane danno forma a un racconto visivo che coniuga arte contemporanea, spazio pubblico e partecipazione, grazie al contributo di artisti che utilizzano la luce come medium espressivo.
“Salerno Luci d’Artista” – XX edizione è un progetto della Città di Salerno, realizzato con il supporto della Regione Campania.
Il percorso coinvolge il Centro storico, Corso Vittorio Emanuele, la Villa Comunale, Piazza Flavio Gioia e numerosi altri luoghi della città, per un totale di oltre 40 installazioni luminose. L’itinerario è pensato per una fruizione semplice e continua, caratterizzata da architetture luminose di forte impatto scenografico e installazioni interattive. Tutti gli impianti adottano tecnologie LED a basso consumo e sistemi di programmazione intelligente, in linea con gli obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità ambientale.
La progettazione artistica della XX edizione è stata affidata all’artista torinese Luca Pannoli, che ha fatto dello spazio pubblico e della luce un ambito privilegiato della propria ricerca.
Circa quindici opere luminose sono state realizzate come patrimonio permanente della Città di Salerno.
Hanno contribuito alla realizzazione del progetto gli artisti: Enrica Borghi, Enzo Caruso, Roberto Castaldo, Livio Ciccarelli, Nello Ferrigno, Eduardo Giannattasio, Luca Pannoli, Eliana Petrizzi e Sergio Vecchio.
“Nel tempo, Luci d’Artista si è affermata come un driver strategico per il turismo invernale del Sud Italia: impatto positivo sulla filiera ricettiva, sul commercio di prossimità e sull’indotto culturale. L’interesse del pubblico continua a crescere: l’edizione 2024 ha registrato circa 1.000.000 di visitatori, confermando la manifestazione come un asset consolidato per la promozione territoriale”, si legge in una nota.
Tutte le informazioni sulla manifestazione in corso sono disponibili sul sito www.salernolucidartista.eu e sulla pagina Instagram ufficiale @salernolucidartista_2025, dove vengono condivisi gli scatti e i momenti più rappresentativi dell’edizione.

– Foto ufficio stampa Salerno Luci d’Artista –

(ITALPRESS).

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Truffe ad anziani, smantellata organizzazione con base a Napoli

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NAPOLI (ITALPRESS) – I Carabinieri di Genova, nelle province di Napoli, Caserta, Benevento, Avellino, Palermo, Brescia, Pavia e Cosenza, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di 21 persone. Sono accusate associazione per delinquere finalizzata alle truffe in danno di anziani, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio. Quindici sono stati arrestati, 2 sono agli arresti domiciliari e 4 sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza con l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Nel provvedimento cautelare sono stati contestati agli indagati complessivamente 33 truffe, di cui 27 consumate e 6 tentate, tra il maggio 2024 e il gennaio 2025, con profitti illeciti ancora in corso di quantificazione, ma che superano di gran lunga i 300.000 euro. Le truffe contestate sono state effettuate in Liguria (Genova e Chiavari), Lombardia (Voghera e Pavia), Veneto (Verona), Lazio (Roma e Latina), Campania (Ottaviano), Calabria (Cosenza, Lamezia Terme e Catanzaro) e Sicilia (Palermo e Monreale).

Nel corso dell’indagine, avviata nel maggio 2024, sono state arrestate in flagranza di reato 5 persone e denunciati altri 7 individui per truffa e tentata truffa aggravata, nonchè recuperati denaro e monili in oro sottratti alle vittime per un valore di circa 150.000 euro.
Da quanto emerso nel corso delle attività investigative, le truffe venivano eseguite sempre tramite figure ben definite: i “telefonisti”, incaricati di contattare le vittime, i “trasfertisti”, deputati a prelevare il denaro e i gioielli dalle vittime, e i “corrieri” a cui, in alcuni casi, pur non partecipando alle truffe, è stato affidato il trasporto dei proventi dei delitti a Napoli. Anche il modus operandi seguiva sempre lo stesso schema: le vittime venivano contattate telefonicamente da sedicenti appartenenti all’Arma dei Carabinieri o avvocati, i quali riferivano che un congiunto dell’anziana vittima, generalmente un figlio o un nipote, aveva provocato un incidente stradale in cui la controparte era rimasta gravemente ferita.

A quel punto, approfittando dello stato di agitazione ingenerato nel malcapitato con la falsa notizia, i truffatori gli facevano credere che, per evitare l’arresto del proprio parente, sarebbe stato necessario pagare immediatamente una “cauzione” per risarcire il ferito, spingendo la vittima a mettere a disposizione il denaro e i gioielli custoditi in casa che, entro un breve lasso di tempo, un incaricato avrebbe ritirato. Per evitare che la vittima avesse ripensamenti o chiedesse aiuto, il “telefonista” continuava ininterrottamente a intrattenerla al telefono, rimarcando la gravità dei fatti e il poco tempo disponibile per risolvere la situazione, fino a quando ilLe indagini hanno documentato come il gruppo criminale abbia organizzato nel dettaglio la realizzazione delle truffe, usando per le trasferte verso tutto il territorio nazionale autovetture a noleggio, nonchè sfruttando smartphone e utenze intestate a prestanomi per i contatti tra i sodali, i quali comunicavano tendenzialmente solo mediante social network o attraverso le più comuni applicazioni di messaggistica istantanea.

Nel periodo di indagine, inoltre, è emerso che il gruppo aveva a disposizione almeno un appartamento e un B&B, adibiti a “call center” a Napoli, in cui la coppia a capo dell’organizzazione si riuniva con i “telefonisti”.

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Il sodalizio era ben radicato anche in Sicilia, dove due degli indagati operavano attivamente soprattutto nella provincia di Palermo, da dove inviavano il provento delle truffe a Napoli.
Il gruppo poteva contare anche sul supporto di almeno due orafi napoletani, che avevano il compito di valutare, smontare, acquistare o riciclare i gioielli provento dei delitti. In particolare, uno dei due professionisti è titolare di una gioielleria situata nel cuore del capoluogo campano, in zona “Spaccanapoli”, mentre l’altro è titolare di un laboratorio orafo abusivo, situato nel Borgo Orefici. L’indagine ha documentato anche che il denaro ricavato dall’attività illecita è stato investito sia nell’acquisto di un immobile, sia in un’agenzia di scommesse, ubicata nel quartiere San Giuseppe di Napoli, utilizzata per riciclare il denaro sporco.

Oltre alle misure cautelari personali sono stati eseguiti provvedimento di sequestro preventivo di: un laboratorio orafo abusivo, a Napoli nel Borgo Orefici;
un’abitazione ubicata nel quartiere di Napoli Poggioreale, acquistata con i proventi dei delitti; un’agenzia di scommesse nel quartiere San Giuseppe di Napoli; 3 autov ed un moto; la somma contante di euro 100.900, già sequestrata nel gennaio scorso in riscontro all’attività di indagini. Sono stati sequestrati, all’interno dell’abitazione di un’indagata, 120.000 euro in contanti, occultati all’interno di uno scaldabagno, nonchè all’interno dell’abitazione di un altro indagato altri 40.000 euro in contanti.

– Foto: da video Carabinieri

(ITALPRESS).

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Zona Lombardia – 16 dicembre 2025

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Il commento ai fatti del giorno in Lombardia: un focus quotidiano a cura di Emanuele Bottiroli, un esperimento multimediale allargato anche ai social, per essere sempre aggiornati su quanto avviene sul nostro territorio in tempo reale. Dal lunedì al venerdì alle 13 su Lombardia Live 24.

L’articolo Zona Lombardia – 16 dicembre 2025 proviene da Pavia Uno TV.

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