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Cronaca

Accesso più equo e tempestivo alle cure per l’infiammazione di tipo 2

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ROMA (ITALPRESS) – Riconoscere le diverse manifestazioni croniche dell’infiammazione di tipo 2 come l’asma, la dermatite atopica, la rinosinusite cronica con poliposi nasale o l’esofagite eosinofila, e sviluppare nuovi standard di diagnosi per una presa in carico dei pazienti non solo efficace ma anche efficiente, integrando l’assistenza secondo un modello di cura multidisciplinare che consenta un accesso più equo e tempestivo alle prestazioni specialistiche lungo tutto il ciclo di vita dell’individuo. Sono queste alcune delle proposte operative racchiuse nel Policy Paper realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) insieme a Sanofi nell’ambito del progetto dal titolo “La gestione del paziente nell’infiammazione di tipo 2”, un ciclo di tre incontri che ha visto coinvolti 4 associazioni di pazienti e 16 società scientifiche, oltre a esponenti delle istituzioni, con l’obiettivo di portare l’attenzione sull’importanza di gestire la complessità che caratterizza i pazienti con patologie derivanti da infiammazione di tipo 2 e dell’attuale impostazione assistenziale. Lo studio è stato presentato oggi nella sala Caduti di Nassiriya del Senato nel corso di un evento istituzionale nato per iniziativa del Senatore FdI Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato previdenza sociale Ignazio Zullo.
All’evento hanno preso parte, tra gli altri, la Public Affairs Country Head di Sanofi, Fulvia Filippini; il presidente I-Com, Stefano da Empoli; la senatrice Elena Murelli, componente della Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato previdenza sociale. “Sanofi ha dato il proprio contributo alla comunità medico scientifica per chiarire il meccanismo comune di patologie apparentemente non collegate, spesso coesistenti o che si alternano nel corso della vita, così da portare ai pazienti soluzioni terapeutiche trasformative nel trattamento delle malattie causate dall’infiammazione di tipo 2. Per supportare questa ricerca a favore dei pazienti, però, non servono solo risorse e conoscenze ma è fondamentale sviluppare nuovi standard di diagnosi per una presa in carico non solo efficace ma anche efficiente”. Afferma Fulvia Filippini, Public Affairs Country Head di Sanofi. Per la senatrice Elena Murelli, componente della Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato previdenza sociale, “analizzare questi numeri ti fa riflettere su cosa si può fare per migliorare” le criticità. Emerge anche come curare “le singole patologia ha un costo elevato, nel momento in cui si fa sistema lavorando in una rete e con un team multidisciplinare i costi si andrebbero a ridurre, anzi, ottimizzare questi costi sanitari. Sono la prima a dire che la sanità non è un costo ma un investimento, ma queste risorse vanno spese bene. Altro punto importante è l’innovazione dei farmaci, è quindi fondamentale finanziare la ricerca per poter avere sempre più farmaci innovativi per poter garantire ai pazienti una vita sana ma anche un supporto dal punto di vista psicologico”, conclude.
Lo studio riconosce il ruolo centrale dell’inquadramento delle patologie dovute ad una deregolazione della risposta infiammatoria di tipo 2 e della presa in carico del paziente come strategia efficace di lungo periodo per incentivare l’appropriatezza terapeutica. Si tratta di patologie che compaiono soprattutto in bambini e in giovani adulti (con un grande impatto sulla qualità della vita) e che pongono in capo al Servizio Sanitario Nazionale la necessità di rafforzare le risposte alle esigenze di cura di questa fascia di popolazione. Mentre la prevalenza delle altre patologie croniche aumenta con l’età (il 66% delle persone tra i 75 e gli 84 anni è affetto da almeno una), le malattie infiammatorie di tipo 2, quali l’asma, la dermatite atopica, la rinosinusite cronica con poliposi nasale o la esofagite eosinofila, insorgono spesso già nell’infanzia per poi manifestarsi in diversi momenti successivi nel corso della vita del paziente. Il denominatore comune emerge poi dai dati riguardo alle possibili concomitanze. Nello specifico, circa il 48% dei pazienti con esofagite eosinofila presenta anche rinite allergica, circa la metà ha allergie alimentari, tra il 19 e il 39% dei pazienti soffre anche di asma e circa un paziente su 5 ha pure la dermatite atopica. Per contro, l’asma grave è associato a rinite allergica in circa il 45% e a poliposi nasale nel 43% circa dei pazienti. Il 9,6% dei pazienti italiani con asma grave soffre anche di dermatite atopica. E’ evidente come, per le loro caratteristiche, queste patologie richiedano un approccio specifico ma allo stesso tempo olistico, dalla diagnosi alla presa in carico, fino alla scelta della terapia e all’aderenza lungo il ciclo di vita.
L’attuale impostazione assistenziale presenta diverse criticità, che portano il sistema non solo a non riconoscerle tempestivamente ma a produrre potenziali sprechi e a generare risultati relativamente non soddisfacenti. In questo contesto i pazienti sono spesso disorientati e impiegano molte risorse nella gestione della propria salute, non sempre con gli esiti auspicati. L’effetto del mancato riconoscimento delle patologie infiammatorie di tipo 2 come gruppo di malattie a sè stante può essere rintracciato nell’assenza di un approccio unificato e coerente al loro trattamento. Il rischio è che gli operatori sanitari non indaghino o riconoscano la causa sottostante le patologie e, di conseguenza, ne trattino principalmente i sintomi, facendo affidamento ad esempio, ai corticosteroidi sistemici che per via dei potenziali effetti collaterali non sono idonei per queste patologie croniche. Secondo la comunità scientifica, il sovradosaggio e l’abuso di corticosteroidi orali sono sottostimati e non adeguatamente affrontati dai sistemi sanitari, con evidenti costi indiretti dovuti alla successiva gestione degli effetti collaterali associati. In conclusione, lo studio identifica possibili azioni da compiere con lo scopo di chiamare i decisori pubblici ad alcune priorità di intervento, a partire dagli strumenti già esistenti. Si auspica infatti: un aggiornamento del Piano Nazionale Cronicità (PNC) che tenga conto di queste patologie; un tempestivo recepimento delle prestazioni incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), in cui è presente anche il test della frazione dell’ossido nitrico esalato (FeNO) oltre che un allargamento delle prestazioni esenti da ticket. Un rafforzamento dei centri di eccellenza, supportati anche dalle applicazioni digitali, potrebbe consentire un inquadramento omogeneo di queste patologie e una presa in carico del paziente più efficace nel lungo periodo. Disegnare linea guida nazionali a supporto della realizzazione di un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale da applicare alle patologie derivanti da infiammazione di tipo 2 permetterebbe infine di garantire un approccio unitario e coerente come voluto dal Piano Nazionale della Cronicità senza escludere l’integrazione della presa in carico e cura dalle altre manifestazioni concomitanti.
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(ITALPRESS).

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Da UniBg nuovi contributi al Ministero della Giustizia contro la violenza di genere

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BERGAMO (ITALPRESS) – Nuovi spunti da un “cantiere aperto” contro la violenza di genere arrivano dall’Università degli studi di Bergamo. È stato infatti predisposto dalla professoressa Anna Lorenzetti, ordinaria di diritto costituzionale dell’Ateneo e docente del corso dedicato alla violenza di genere, il documento “Linguaggio e violenza di genere nella giurisdizione: un cantiere aperto”, recentemente pubblicato dall’Osservatorio permanente sull’efficacia delle norme in tema di violenza di genere e domestica del Ministero della Giustizia, coordinato dalla dottoressa Maria Rosaria Covelli. Già punto di riferimento nella formazione alla magistratura, il documento nasce dal gruppo di lavoro sul linguaggio coordinato all’interno dell’Osservatorio dalla stessa Lorenzetti, chiamata a farne parte dall’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia. L’obiettivo è chiaro: favorire una riflessione consapevole sull’importanza delle parole nella redazione delle pronunce e innalzare il livello di sensibilità sul rapporto tra violenza di genere e narrazione giurisdizionale. Un orientamento ancora più urgente alla luce delle condanne rivolte all’Italia dalla Corte europea dei diritti umani e dal Comitato Cedaw, tra cui l’ultima, di poche settimane fa, nel caso Scuderoni.

“È importante tenere conto di come si sia, tutte e tutti, spesso involontari portatori di un utilizzo sessista della lingua che influenza la rappresentazione della realtà – spiega Anna Lorenzetti -. La lingua non soltanto definisce, ma prescrive l’immaginario, anche simbolico, su cui il diritto si costruisce. Così, il diritto giurisprudenziale può rischiare di assorbire condizionamenti che danno spazio a stereotipi e pregiudizi, impattando sulla vittima”.

Il documento, costruito con taglio operativo e destinato prioritariamente alla magistratura ma accessibile a tutte e tutti, mette dunque in evidenza come la narrazione giudiziaria possa contribuire alla vittimizzazione secondaria attraverso l’uso di espressioni radicate nel pregiudizio e nella stereotipia. Senza entrare nei contenuti delle decisioni – ambito non rientrante nelle competenze dell’Osservatorio – il lavoro sviluppa un percorso di consapevolezza sugli impliciti linguistici che incidono sul vissuto delle vittime nei procedimenti giudiziari. Caratterizzato da una veste grafica immediata e dinamica, curata da Flavia Pellegrinelli, il documento raccoglie gli spunti provenienti dalla Corte EDU e dal Comitato Cedaw e resterà, come indica il sottotitolo, “un cantiere aperto”, pensato per aggiornarsi nel tempo, anche sui nuovi temi della violenza online e della cyberviolenza, richiamati dalla recente Direttiva europea 1384/2024.

– foto ufficio stampa UniBg –

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Forum Economie UniCredit, le sfide della filiera logistica e trasporti in Sicilia

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CATANIA (ITALPRESS) – La filiera della logistica e del trasporto merci si trova a convivere oggi con vincoli di breve periodo e dinamiche di lungo spesso divergenti.
Tra i primi, dopo il rallentamento, forse fisiologico, dell’internazionalizzazione delle catene globali del valore e l’evento pandemico, hanno sempre più rilevanza i temi e gli eventi di geopolitica, che stanno ridisegnando le geografie delle relazioni economiche, facendo emergere blocchi a volte in forte contrapposizione tra loro. Eventi che assumono forme molto eterogenee, che vanno dalle politiche commerciali al ricorso alle armi, impattando la logistica non solo in modo diretto (rotte che si chiudono, altre che si intensificano), ma anche indiretto, rendendo tutto il funzionamento delle catene del valore molto più volatile e imprevedibile. Sempre tra le contingenze di breve periodo, ma con un segno che in prospettiva dovrebbe tradursi in positivo per la filiera, sono i tanti investimenti in essere, su scala globale, su infrastrutture di trasporto e fonti energetiche, che però fino al loro completamento continueranno a determinare strozzature nei processi logistici e ad aumentare il clima di incertezza.
Sicuramente di tutt’altro segno invece le tendenze e le prospettive per la filiera, con l’idea di processi logistici sempre più integrati, multimodali, automatizzati e sostenibili per supportare la vita economica, ma non solo, dei prossimi decenni.
In tale contesto, la Sicilia si trova ad affrontare sfide superiori a quelle di altri territori nazionali, ma con prospettive che potrebbero garantire un significativo contributo allo sviluppo dell’isola. Se, da un lato, il frammentato e poco diversificato tessuto produttivo siciliano e la fragilità socio-economica di parte della popolazione (emigrazione, limitato reddito disponibile) pongono limiti stringenti alla crescita della filiera logistica, dall’altro la posizione strategica dell’isola e i recenti investimenti nelle infrastrutture portuali fanno auspicare un ruolo di primo piano della Sicilia come hub internazionale al centro del Mediterraneo, in grado di generare risorse preziose per la crescita economica. Ruolo che già oggi l’isola ricopre per il traffico di navi tanker per il trasporto di fonti energetiche.
Sono alcuni dei temi emersi dallo studio di Prometeia sulla filiera siciliana della logistica e del trasporto merci nel nuovo contesto geopolitico mondiale presentato da Andrea Dossena, Associate Partner, nel corso del Forum delle economie su Logistica e Trasporti, organizzato da UniCredit in collaborazione con Confindustria Catania e con la Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, che si è svolto oggi a Catania.
“Il Forum delle Economie dedicato al settore dei Trasporti e della Logistica ha rappresentato un’occasione importante per fare un bilancio sui punti di forza e sulle esigenze delle realtà che operano in questo comparto, fortemente strategico per il nostro territorio. Una filiera che, nonostante lo scenario complesso, si dimostra resiliente e proattiva nell’investire in crescita, competitività e transizione tecnologica e sostenibile – ha affermato Salvatore Malandrino, Regional Manager Sicilia di UniCredit -. La banca in Sicilia rinnova il suo impegno a fianco di queste imprese nel loro percorso di evoluzione, anzitutto attraverso il credito, primario abilitatore della trasformazione, ma anche facendo leva su iniziative mirate a potenziare il sistema produttivo in termini di consapevolezza, competenze e network”.
Il Forum è stato aperto dagli interventi di Salvatore Malandrino, Regional Manager Sicilia di UniCredit Antonino Belcuore, Commissario Straordinario della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, e Marco Causarano, Presidente Piccola Industria Confindustria Catania. Dopo la presentazione dello studio di Prometeia si è svolta una tavola rotonda, moderata da Marco Romano, professore di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università di Catania, nella quale sono intervenuti Lorena Nicosia, Co-owner DN Logistica, Nico Torrisi, Amministratore Delegato SAC, Riccardo Lentini, Direzione Infrastrutture e Pianificazione, Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale, Salvatore Gangi, Presidente Sezione Trasporti e Concessionarie Confindustria Catania, Giovanni Arena, Presidente Gruppo VèGè e Amministratore Delegato del Gruppo Arena, Mauro Nicosia, Presidente Confetra Sicilia. A seguire è intervenuto Giuliano La Barbera, CEO e Founder Full Truck.
La frammentazione della domanda potenziale di servizi logistici, intesa come dimensione media dei settori industriali e la distribuzione sul territorio di imprese e famiglie, frena le opportunità di efficientamento e ampliamento di scala delle imprese della logistica e del trasporto merci, che infatti evidenziano una fortissima presenza di imprese molto piccole: a fronte di quasi 6 mila imprese, pari al 7% del dato nazionale, il fatturato supera di poco i 4 miliardi di euro, solamente il 2,7% di quello complessivo italiano. Un contributo al rafforzamento del tessuto produttivo sta venendo dagli investimenti stranieri, in costante crescita negli ultimi anni e con aziende che, sebbene numericamente trascurabili (lo 0,6% del totale regionale), realizzano un quinto del fatturato.
Inoltre, e a sostegno delle possibili opportunità di sviluppo, le imprese siciliane mettono in luce condizioni economico-finanziarie generalmente positive e, in più di un caso, superiori a quelle medie nazionali, in particolare nell’autotrasporto. Da sottolineare, inoltre, anche nei casi di maggiori difficoltà reddituali, una costante attività di investimento, segno della volontà di migliorare l’operatività delle aziende per riuscire ad agganciare maggiori quote di domanda potenziale e per stimolare la domanda del mercato attraverso l’offerta di servizi che vanno oltre il semplice trasporto e magazzinaggio delle merci.
In questi e nei prossimi anni anche questa filiera dovrà affrontare le trasformazioni imposte da tecnologia e vincoli di politica ambientale. L’adozione di strumenti in grado di efficientare i processi logistici potrà contribuire a migliorare la qualità dei servizi offerti e la competitività delle imprese, così come la decarbonizzazione del parco circolante, non solo su gomma ma anche di quello navale, potrà offrire, a chi si muoverà prima in questa direzione, vantaggi rispetto alla concorrenza e maggiori opportunità di crescita, in particolare in tutte quelle fasi della filiera a ridosso del last mile, le consegne effettuate da corrieri e servizi postali a domicilio e più in generale all’interno della aree urbane.
Gli sforzi delle imprese richiederanno, però, anche il supporto pubblico per l’adeguamento e, dove necessario, il potenziamento delle infrastrutture, sia quelle legate al trasporto primario (strade, ferrovie, porti e aeroporti), sia soprattutto quelle più strettamente legate alla logistica (interporti, nodi per l’intermodalità, reti telematiche a supporto delle tecnologie digitali).

– Foto UniCredit –

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Sport invernali, i consigli per prevenire e gestire i piccoli traumi

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ROMA (ITALPRESS) – Le vacanze natalizie segnano per molti italiani il ritorno sulle piste e nelle località di montagna: secondo i dati ISTAT 2025, sono oltre 2,4 milioni le persone che ogni anno praticano sport invernali. Un’attività amatissima, ma che richiede attenzione alla salute muscolare e articolare per evitare fastidi purtroppo noti e diffusi.
Lo confermano anche i dati: più del 53% degli italiani, infatti, dichiara di aver sofferto nell’ultimo anno di dolori muscolari o articolari, come evidenziato da un recente studio uno studio realizzato dal Censis “L’automedicazione al tempo dell’Intelligenza Artificiale e delle fake news”.
Come è possibile, quindi, coniugare il piacere delle attività sulla neve con la sicurezza e la salute muscolare?
A dare utili indicazioni è il professor Michelangelo Giampietro, docente a contratto alla scuola di specializzazione “Medicina dello sport e dell’esercizio fisico” Università “Sapienza” Roma, intervenuto all’evento stampa promosso da Assosalute – Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica – dal titolo “Vacanze Natalizie e sport d’inverno: come comportarsi? I consigli dell’esperto per la salute articolare e muscolare”.
Tra i protagonisti delle vacanze e dei fine settimana sulla neve spiccano i cosiddetti “weekend warriors”, come definiti dal Professore Giampietro, ovvero persone che, per motivi di lavoro o impegni familiari, concentrano tutta l’attività fisica al sabato e alla domenica o durante le festività. “Dal punto di vista degli esperti – sottolinea il professore Giampietro – è una modalità che, se praticata con buon senso, può comunque portare benefici: meglio poco movimento che niente, anche se concentrato in pochi giorni. Tuttavia, questa abitudine espone a rischi specifici, soprattutto se si sottovaluta la preparazione e la gradualità”.
Proprio questa tendenza a concentrare lo sforzo in brevi periodi spesso porta i “weekend warriors” a commettere errori tipici: saltare il riscaldamento, esagerare con l’intensità o ignorare i segnali di fatica del corpo, aumentando così la probabilità di traumi, distorsioni, contratture e dolori muscolari acuti. “Gli errori più comuni sono la mancanza di preparazione, i gesti tecnici eseguiti in modo scorretto, il voler ‘recuperarè in poco tempo ciò che non si è fatto nel resto dell’anno e la sottovalutazione della fragilità dei tendini, soprattutto con l’avanzare dell’età”, aggiunge Giampietro.
Qual è la soluzione allora? L’ideale rimane distribuire l’attività fisica durante la settimana, anche con sessioni brevi ma regolari. Tuttavia, anche chi può allenarsi solo nei weekend deve ricordare l’importanza di ascoltare il proprio corpo, scegliere attività piacevoli e sostenibili e non pretendere troppo da sè stessi in poco tempo. “La salute muscolo-tendinea-articolare si costruisce ogni giorno, non solo durante le vacanze”, ribadisce l’esperto.
Non solo sci alpino: oggi le discipline invernali comprendono anche sci di fondo, snowboard, pattinaggio su ghiaccio, ciaspolate e trekking. “Le attività aerobiche come sci di fondo o trekking offrono benefici cardiovascolari e sono meno traumatiche dal punto di vista muscolare, mentre le attività anaerobiche come sci alpino o snowboard prevedono sforzi intensi e movimenti bruschi, aumentando il rischio di traumi acuti”, spiega Giampietro.
Queste differenze si riflettono anche sulle parti del corpo maggiormente esposte a infortuni e dolori: ginocchia, spalle e, nei casi più gravi, le strutture ossee degli arti inferiori soprattutto per chi ama scendere sulle piste. “Le fasce d’età più a rischio sono i giovani, per eccesso di slancio e sottovalutazione dei pericoli, e gli over 60, che spesso si cimentano in gesti tecnici non più adeguati alla propria condizione fisica, con una maggiore predisposizione a fratture e lesioni tendinee”, aggiunge il professore.
Quando si parla di prevenzione degli infortuni sulle piste, è importante considerare due aspetti fondamentali: la preparazione fisica e la corretta alimentazione.
La preparazione fisica inizia ben prima di mettere gli sci ai piedi. “Riscaldamento e stretching sono fondamentali, così come una preparazione progressiva già nelle settimane precedenti la vacanza”, consiglia Giampietro.
Anche l’alimentazione gioca un ruolo chiave nella prevenzione.
“La disidratazione e la carenza di zuccheri aumentano il rischio di crampi e lesioni muscolo-tendinee. Prima e durante l’attività fisica, via libera a zuccheri semplici, frutta secca, acqua e bevande leggermente zuccherate. Non dimentichiamo proteine, calcio e vitamina D per la salute muscolo-articolare”.
Non va neppure sottovalutata la stanchezza. Ascoltare il proprio corpo è importante e quando si è stanchi bisogna fermarsi. Si tratta di una misura di cautela contro eventuali incidenti – cadute o disattenzione nei movimenti – fondamentale per proteggere muscoli a articolazioni.
Durante la pratica degli sport invernali, anche in presenza di una buona preparazione e delle opportune attenzioni, può comunque capitare di incorrere in piccoli traumi, alla base di dolori e lesioni muscolari o articolari.
In questi casi, l’automedicazione responsabile rappresenta un valido alleato per una pronta gestione dei sintomi, consentendo di ridurre dolore, gonfiore e limitare il disagio, soprattutto quando ci si trova in vacanza o lontani dal proprio medico di fiducia.
“Dopo un trauma acuto, come una distorsione o una contusione, dopo ad esempio, una caduta sulle piste, è fondamentale applicare subito il protocollo PRICE – Protezione, Riposo, Ice (ghiaccio), Compressione, Elevazione”, afferma il professore Michelangelo Giampietro. “Il ghiaccio va applicato sulla zona colpita per non più di 10 minuti consecutivi, a intervalli, per ridurre il gonfiore e il dolore. La compressione e l’elevazione aiutano a contenere l’ematoma e favoriscono un recupero più rapido”, aggiunge.
Per alleviare dolore e infiammazione, possono essere utilizzati farmaci di automedicazione ad azione antinfiammatoria o antidolorifica, disponibili in gel, creme o compresse, riconoscibili dal bollino rosso che sorride sulla confezione. “I farmaci topici sono utili per un’azione mirata sulla zona interessata. Nei casi di evidente contrattura muscolare, invece, possono essere indicati i miorilassanti, ma sempre con cautela: la tempistica di utilizzo è fondamentale: prima si comprime e si raffredda l’area, poi, se necessario, si interviene con il miorilassante”, precisa il professore.
In questo percorso di gestione dei disturbi e cura in autonomia, il farmacista gioca un ruolo centrale, non solo come dispensatore di farmaci, ma come vero e proprio consulente della salute: è la figura a cui rivolgersi per chiarire dubbi, ricevere consigli personalizzati e capire quando è il caso di chiedere il parere di un medico.
“Il farmacista può aiutare a scegliere il medicinale più adatto al proprio disturbo, valutando anche eventuali terapie in corso o condizioni particolari che potrebbero controindicare l’uso di certi principi attivi. Il suo ruolo non sostituisce la valutazione medica: se il problema peggiora o riguarda un trauma significativo, è fondamentale rivolgersi a un medico”, aggiunge il professore Giampietro.
Questi i 5 consigli dell’esperto per un inverno in salute: muoversi con regolarità: meglio una camminata ogni giorno che ore intense solo nel weekend; gradualità: aumentare progressivamente durata e intensità dell’attività fisica; idratazione e alimentazione equilibrata: fondamentali prima, durante e dopo lo sport; ascoltare il corpo: fermarsi ai primi segnali di dolore o affaticamento; automedicazione consapevole e uso corretto dei medicinali da banco: i farmaci da banco, riconoscibili dal bollino rosso che sorride sulla confezione, sono degli alleati se usati correttamente per alleviare i sintomi di piccoli traumi e disturbi muscolo-scheletrici.
“L’attività fisica costante, una dieta equilibrata e l’ascolto del proprio corpo sono il segreto per godersi lo sport invernale senza rischi”, conclude il professore Giampietro.

– Foto ufficio stampa Assosalute –

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