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Economia

Piazza Affari apre in lieve rialzo

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Economia

Cna, con i dazi contraccolpo maggiore per Abruzzo, Toscana e Molise

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ROMA (ITALPRESS) – Per 17 regioni italiane gli Stati Uniti sono tra i tre principali mercati di sbocco delle esportazioni che l’anno scorso hanno sfiorato i 65 miliardi di euro. Se in termini assoluti oltre il 50% dell’export parte da Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, in termini relativi le regioni che subiranno il maggior contraccolpo dall’introduzione dei dazi sono Abruzzo, Toscana e Molise. È quanto emerge dall’analisi dell’Area studi e ricerche di CNA sui flussi delle vendite dirette sul mercato a stelle e strisce. Gli Stati Uniti rappresentano il 10,4% dell’export totale dell’Italia ma per l’Abruzzo è di gran lunga il principale mercato con il 17,1% e oltre 1,6 miliardi di esportazioni dirette con un peso rilevante della farmaceutica che sfiora il miliardo di euro. A seguire la Toscana con il 16,2% e oltre 10 miliardi.

Il volume d’affari regionale dipende in larga parte dalla farmaceutica che rappresenta il 37% del totale nazionale. Sul podio anche il Molise con il 13,4% dell’export verso gli USA di cui oltre la metà riguarda prodotti chimici. Rispetto al 10,4% della media nazionale, il mercato americano vale il 12,5% dell’export dell’Emilia-Romagna con i mezzi di trasporto che rappresentano un terzo dei 10 miliardi di vendite regionali. Per l’Umbria e il Friuli-Venezia Giulia è il 12,4% e l’11,3% per il Lazio che presenta vendite totali in USA per 3,6 miliardi di cui il 52% riguarda la farmaceutica. In termini assoluti la Lombardia è la prima regione per flussi diretti pari a 13,7 miliardi (quasi la metà dei prodotti della chimica e della metallurgia) ma il peso del mercato americano è inferiore alla media nazionale attestandosi all’8,4%, sulla stessa linea il Piemonte all’8,3% mentre il Veneto è al 9,1% con 7,3 miliardi di vendite dirette.

Osservando la propensione all’export su base regionale, per l’Emilia-Romagna le vendite all’estero rappresentano il 44,3% del valore aggiunto rispetto al dato nazionale del 29,4%. Sopra il 40% anche il Friuli-Venezia Giulia (42,2%), Veneto (41,5%), Piemonte (40,7%), Marche (40,5%), Toscana (40,2%), Lombardia (33,3%) a conferma della diffusa vitalità e capacità nell’export da parte del tessuto produttivo. Scomponendo su base regionale le principali categorie merceologiche, il 59% di macchinari e apparecchi parte da Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, il 65% della farmaceutica ha origine in Toscana, Lazio e Abruzzo, il 75% dei mezzi di trasporto è assicurato da Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte. Più distribuito sul territorio l’agroalimentare con il 65% di export verso gli USA che parte da Toscana, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Campania.

– foto IPA Agency –

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(ITALPRESS).

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Economia

Unicredit, 76 minibond per il rilancio dell’industria al Sud e 310 milioni alle imprese

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NAPOLI (ITALPRESS) – UniCredit raggiunge un traguardo significativo: dal 2017 ad oggi, ha strutturato e sottoscritto 76 minibond nel Sud Italia (Campania, Calabria, Puglia e Basilicata), per un controvalore complessivo di 310 milioni di euro. E’ quanto si legge in una nota.

Con 23,5 milioni di euro già emessi nell’ultimo anno da sei imprese del Sud Italia, sottolinea la nota, UniCredit conferma il proprio impegno per un modello di sviluppo sostenibile e radicato nei territori, attraverso il programma Basket Bond OpenSud ESG, che vede la collaborazione di Mediocredito Centrale (MCC) e di Sace. Il programma consente alle aziende meridionali di accedere in modo innovativo al mercato dei capitali emettendo minibond ESG, strumenti finanziari destinati a sostenere piani di sviluppo green e ad alto impatto occupazionale in cui è previsto un light assessment da parte di Cerved rating Agency attraverso la piattaforma Open-es.

Dalla produzione di idrogeno verde ad Avellino al rilancio del comparto surgelati nel Foggiano, passando per la sicurezza nei cantieri e l’innovazione in campo farmaceutico, i fondi sono stati già destinati a finanziare: Gruppo Farmaimpresa Srl (2 milioni di euro) per la ristrutturazione dello stabilimento e l’acquisto di nuove attrezzature a Teverola (Caserta) con un utilizzo di tecnologie efficienti dal punto di vista energetico; questi investimenti consentiranno inoltre l’ottenimento delle nuove marcature CE dei dispositivi medici; Comac International (2 milioni di euro), azienda specializzata nella progettazione e costruzione di parti per turbine avioniche ed energetiche, per un nuovo opificio industriale dotato di impianti ad alta tecnologia in linea con gli standard energetici nazionali a Caserta; Edil Sanfelice Spa Società Benefit (4 milioni di euro) per investimenti in sicurezza e sostenibilità edilizia; FMC Srl (1,5 milioni di euro) per realizzare uno dei primi hub di produzione ed erogazione dell’idrogeno verde nell’area industriale di Avellino in Campania; GM Zincatura (4 milioni di euro) per aumentare la capacità produttiva in provincia di Napoli con un’attenzione in particolare al miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro. L’investimento sarà accompagnato anche dalla realizzazione di un nuovo impianto fotovoltaico di 400 Kw; OP Natura Dauna (10 milioni di euro) per potenziare le linee del fresco e surgelato nel rispetto della filiera “dal campo alla tavola”.

In parallelo, attraverso il prodotto ESG Finanziamento Futuro Sostenibile Plus, UniCredit ha già accompagnato nel 2025 oltre 60 aziende del Sud Italia con quasi 100 milioni di euro complessivi, in un percorso di transizione sostenibile personalizzata su target ESG concreti individuati e monitorati mediante assesment sulla sezione dedicata ai clienti di UniCredit all’interno della piattaforma Open Es: energie rinnovabili, gestione dei rifiuti, parità di genere nel management, rafforzamento della filiera con adozione di policy per selezione dei fornitori con criteri ESG.

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“Con il Basket Bond OpenSud ESG e il Finanziamento Futuro Sostenibile Plus stiamo dimostrando che anche le piccole e medie imprese del Mezzogiorno possono accedere a soluzioni finanziarie innovative e orientate al futuro. Questa forma di credito permette di coniugare obiettivi industriali e impatto ambientale e sociale: rigenerazione urbana, energie pulite, sicurezza alimentare e valorizzazione del capitale umano diventano driver economici misurabili”, dichiara Ferdinando Natali, Regional Manager Sud UniCredit.

– foto ufficio stampa Unicredit –

(ITALPRESS).

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Economia

Pil, l’UPB rivede le stime in lieve calo per il 2025 e 2026

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ROMA (ITALPRESS) – L‘Ufficio parlamentare di bilancio, con la nota congiunturale di agosto 2025, rivede rispetto ad aprile scorso le stime sulla crescita dell’economia italiana, prevista ora allo 0,5% sia quest’anno che nel 2026. Le lievi revisioni al ribasso (0,1% sul 2025 e 0,2 sul prossimo anno) sono dovute al dato più negativo rispetto alle attese sul Pil del secondo trimestre e al notevole apprezzamento dell’euro sul dollaro. I rischi delle previsioni sono complessivamente orientati al ribasso, a causa del protezionismo e di possibili slittamenti sulla realizzazione delle opere del Pnrr.

Le stime di crescita del 2025, pur sostenute dalla buona dinamica occupazionale in un contesto di inflazione moderata, incorporano l’inattesa battuta d’arresto del Pil nel secondo trimestre; i dati, al momento preliminari, sono stati resi noti dall’Istat nei giorni scorsi quindi gli altri previsori non ne hanno ancora tenuto conto.

Lo scarto negativo sul 2026 rispetto allo scenario di aprile, nonostante il previsto rafforzamento degli investimenti trainati dal Pnrr, sconta il deterioramento degli scambi con l’estero, che ha principalmente risentito del netto apprezzamento dell’euro che riduce la competitività di prezzo e frena le esportazioni nette; rimangono elevate le tensioni protezionistiche, seppure nelle previsioni non si consideri ancora l’impatto del recente accordo Usa-Ue, i cui contenuti e dettagli non sono ancora chiari e interamente definiti. Buone le attese per l’Italia sul fronte dell’occupazione, dove si attende nel biennio 2025-26 un aumento medio dello 0,5% in termini di unità di lavoro standard, incorporando un ridimensionamento delle ore lavorate. L’inflazione, pur se con un moderato aumento nel biennio di previsione, si dovrebbe attestare in media all’1,8%, anche per effetto di pressioni da fattori esogeni. Nel complesso, il quadro macroeconomico dell’economia italiana è soggetto a rischi, prevalentemente orientati al ribasso e di natura internazionale. Vi sono rilevanti fattori d’incertezza anche all’interno del Paese, in primo luogo sull’evoluzione del Pnrr e la realizzazione dei progetti nei tempi programmati.

– foto IPA Agency –

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