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LA VOCE PAVESE – OLTREPÒ DEL VINO: “PATTO DI TERRITORIO” O COLONIA?

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LA VOCE PAVESE – OLTREPÒ DEL VINO: “PATTO DI TERRITORIO” O COLONIA?
Oltrepò Pavese al bivio: vecchia strada o strada nuova? Storia di un territorio di qualità che non genera valore e rischia di diventare una colonia, una terra di conquista. Serve un “patto di territorio”. L’Oltrepò Pavese della vite e del vino è di fronte a una scelta importante per il proprio futuro, ma per farla deve saper rileggere il passato, a partire da quello recente. Il tutto non si tiene. La prima? Ridurre immediatamente e per sempre le rese delle produzioni IGT a ragionevolezza. Togliendo di mezzo l’uva che non c’è e non potrà mai esserci si darà un segnale all’Italia e si proteggerà la nave del territorio dai galeoni dei pirati, altrimenti dopo l’ennesimo abbordaggio resteranno solo le scialuppe di salvataggio. La seconda? C’è un punto da sempre eluso: in Oltrepò è mancata e continua a mancare una regia nella programmazione strategica sui nuovi vigneti. Nonostante le annate scarse il territorio produce ancora troppa uva che non serve e lo fa con vigne di varietà diversa impiantate alla rinfusa, senza una precisa zonazione. Bisogna indicare cosa piantare e farlo fare secondo la vocazionalità delle diverse vallate, dei diversi terreni, delle esposizioni e del microclima. Se il viticoltore oggi si avvale di finanziamenti erogati occorre che il meccanismo premiante, quello che inietta soldi pubblici a calmiere degli investimenti aziendali, scatti solo per chi sostiene un progetto territoriale, scientificamente definito e scandito per logiche di mercato per il bene comune. Piantare nuovi vigneti che sono inutili al percorso di valorizzazione non solo non è efficace ma diventa controproducente. Bisogna lavorare su ciò che si può vendere. La svolta può arrivare solo dall’essere uniti in un percorso che parta dalla cooperazione del territorio: da chi vuol fare il bene dell’Oltrepò perché in Oltrepò vive, ha sede, ha radici e sente cucita addosso una missione per il bene comune.

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L’INGEGNERA DI VOGHERA – CHE FARE?

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L’INGEGNERA DI VOGHERA – CHE FARE?
Valorizzare le tradizioni, recuperando il nostro passato, attualizzando il presente e proiettandosi verso il futuro, andando a conoscere quello che la scienza e la tecnologia ci mettono a disposizione per migliorare la qualità della nostra vita. Giovanna Gabetta è la prima donna laureata in ingegneria nucleare in Italia, il suo grande amore è la ricerca. Con Alessandro Paola Schiavi ogni Sabato alle 21,30 conduce “L’Ingegnera di Voghera” su Pavia Uno Tv e Lombardia Live 24, la tv per tutti.

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AGRIFOOD MAGAZINE ITALPRESS – 23 NOVEMBRE

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