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Economia

Italgas, la controllata greca cambia nome e diventa Enaon

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ATENE (GRECIA) (ITALPRESS) – Il Gruppo Italgas ha presentato la nuova identità delle sue società greche, da oggi “Enaon”, la holding, ed “Enaon Eda” la società operativa. Il nome e il marchio dell’ormai ex Depa Infrastructure sono stati svelati al Politia Business Center di Atene, dove sorgono i nuovi uffici della società acquisita da Italgas a settembre 2022. “”Oggi, con la presentazione di Enaon, inauguriamo un nuovo capitolo del nostro percorso. Il lancio della nuova immagine aziendale avviene in un momento in cui abbiamo già raggiunto con successo importanti obiettivi che ci faranno lavorare meglio e con maggiore efficienza”, le parole dell’amministratore delegato di Italgas, Paolo Gallo, che ha ufficializzato il nuovo nome e il nuovo marchio alla presenza dei ministri Theodoros Skylakakis (Ambiente ed Energia), Kostas Skrekas (Sviluppo) e dell’Ambasciatore d’Italia in Grecia Paolo Cuculi. Il nome Enaon trae ispirazione dalla parola greca Aenaos, che si traduce in «perenne» e «rinnovabile» e che associata al mondo dell’energia vuole rappresentare un’offerta duratura, in grado di soddisfare le esigenze attuali e il benessere delle prossime generazioni.
Entusiasta per il nuovo corso anche il ministro dell’Ambiente e dell’Energia Theodoros Skylakakis, che ha ribadito l’importanza del gas naturale nel mercato del presente e del futuro: “L’obiettivo è portare gli asset di questo settore nel futuro. Abbiamo bisogno del gas naturale perchè abbiamo grandi infrastrutture in Europa e dobbiamo usarle insieme all’energia elettrica, così da avere un sistema energetico più efficiente. Per noi è importante essere partner di importanti compagnie italiane ed essere in grado di costruire con loro queste infrastrutture per il futuro”.
L’integrazione nel gruppo, la riorganizzazione della società e la realizzazione di importanti interventi di estensione e trasformazione digitali delle reti in Grecia. Sono questi alcuni degli obiettivi raggiunti dal Gruppo Italgas dall’acquisizione di Enaon. Qualche ora prima dell’annuncio della nuova identità dell’azienda, questi temi sono stati discussi dalla presidente di Italgas, Benedetta Navarra, dall’amministratrice delegata di Enaon Eda, Barbara Morgante, dall’amministratrice delegata di Enaon Eda, Francesca Zanninotti e dall’amministratore delegato di Italgas, Paolo Gallo.
“A diciotto mesi dal closing, forse un pò meno, il percorso fatto è stato efficace e soprattutto più veloce di quanto preventivato con il piano di acquisizione – il bilancio di Gallo -. Sono stati realizzati investimenti che hanno connesso 25 territori per un totale di 800 chilometri di reti. Nel 2023 abbiamo registrato un aumento del 78% degli investimenti rispetto a quelli del 2021 e faremo ancora meglio nel 2024. Abbiamo riorganizzato le società operative in un unico DSO con importanti benefici attesi in termini di maggiore efficienza, efficacia operativa e knowledge sharing. Siamo dunque molto soddisfatti dell’investimento fatto in Grecia”. Il Gruppo ha già raggiunto alcune delle milestone previste al momento del closing e fissate nel Piano Strategico al 2029, con un programma da 900 milioni di euro di investimenti.Tra i principali progetti infrastrutturali realizzati nel Paese, sono state segnalate l’entrata in esercizio della nuova rete cittadina di Kavala, la trasformazione da prodotti derivati dal petrolio al gas naturale di network della Tessaglia e dell’Attica e l’installazione dei primi depositi criogenici di GNL a Florina e Kastoria, realizzati secondo il know-how sviluppato in Italia per la metanizzazione della Sardegna. “Nel 2024 abbiamo pianificato di estendere la rete e attivare 13 nuove città – svela l’amministratrice delegata di Enaon Eda, Francesca Zanninotti -. In questi territori porteremo l’esperienza maturata da Italgas in Sardegna. In termini di crescita lo scorso anno abbiamo attivato 25.000 nuovi clienti e il piano per quest’anno è quello di attivarne 38.000 forti dell’espansione nelle nuove aree”.

– Foto ufficio stampa Italgas –

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Economia

Intesa Sanpaolo, Barrese “Un piano da 1,5 miliardi per il sociale”

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RIMINI (ITALPRESS) – “E’ necessaria un’azione impattante, condivisa e sinergica che veda tutti – Istituzioni, imprese e privati – impegnati per una crescita diffusa e inclusiva. Lo Stato certo deve essere protagonista, ma ognuno deve fare la sua parte in quello che possiamo definire un nuovo patto sociale tra tutti i soggetti pubblici e privati che hanno ruoli di responsabilità nella tenuta e nella crescita del Paese per la lotta alla povertà, il contrasto alle disuguaglianze, l’accesso alla formazione professionale e all’occupazione”. Lo ha detto Stefano Barrese, responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, nell’ambito del Meeting di Rimini in occasione dell’incontro sul tema “La differenza fra povertà e miseria muove la carità”.
“Intesa Sanpaolo, come prima banca del Paese, è consapevole di avere un ruolo chiave in questi ambiti e la responsabilità di sostenere un cambiamento. Il CEO Carlo Messina ha voluto realizzare quello che è diventato il principale progetto privato di coesione in Italia, ponendo il Gruppo come Istituzione al servizio del Paese per la promozione di una società più equa – ha proseguito Barrese -. Attraverso la struttura Intesa Sanpaolo per il Sociale abbiamo stanziato risorse in campo sociale per 1,5 miliardi di euro entro il 2027, realizzando dal 2022 ad oggi 60,3 milioni di interventi, con oltre 49 milioni di pasti, 4,3 milioni di posti letto, 6,3 milioni di medicinali e 621mila capi di abbigliamento. Nell’ambito della Direzione Impact, la cui attività si dispiega attraverso l’interazione con la Divisione Banca dei Territori e il radicamento di quest’ultima sul territorio, ad oggi abbiamo formato oltre 5.350 giovani coinvolgendo circa 2.500 aziende con il progetto Giovani e Lavoro, sostenuto con il prestito Per Merito gli studi post-diploma di oltre 45mila ragazzi ed oltre 500 progetti ad alto valore sociale di realtà del Terzo Settore sui territori attraverso la piattaforma digitale For Funding”.

– Foto Meeting di Rimini 2025 –

(ITALPRESS).

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Economia

Fumarola “Contrari ai dazi, bisogna proteggere le imprese e il lavoro”

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RIMINI (ITALPRESS) – “Noi siamo assolutamente contrari ai dazi perchè creano problemi alle imprese, ai lavoratori, all’economia e alle filiere. Certo, dazi al 15% sono meglio che al 50%, noi continuiamo a dire che serve continuare a intervenire sull’Ue perché è l’Europa che se ne deve occupare. Continuiamo a sostenere che bisogna proteggere le imprese, il lavoro e trovare nuovi sbocchi commerciali per non dipendere da situazioni di questo tipo”. Così Daniela Fumarola, segretaria generale Cisl, a margine del 46° Meeting di Rimini.

“I salari crescono se si rinnovano i contratti pubblici e privati, se si interviene sul cuneo fiscale, noi coglieremo l’opportunità della nuova manovra per chiedere di continuare su questo passo. Dobbiamo però avere attenzione a salari e pensioni, chiediamo di intervenire sul ceto medio e famiglie perché sono state le più colpite in questi anni difficili, ma il ceto meglio e le famiglie sono quelle che più di altri hanno sofferto. Nel chiedere un incontro al governo rispetto alla nuova manovra che si apprestano a fare, pensiamo che debba essere uno dei temi”, ha aggiunto. “Inoltre, noi pensiamo che si debba passare dal 35% al 32%, pensiamo che bisogna continuare un’azione che favorisca lavoratori, pensionati e famiglie. Dobbiamo unire il Paese e possiamo farlo anche attraverso questi interventi”, osserva.

“Siamo contrari al salario minimo legale perché pensiamo che l’azione contrattuale, che nel nostro Paese è particolarmente diffusa, sia lo strumento e il modo attraverso il quale bisogna elevare i salari, anche di chi ad oggi è al di sotto dei 9 euro. Crediamo che, per quanto riguarda le materie lavoristiche l’intervento per legge non debba esserci, devono essere le parti sociali, le imprese e il governo a trovare i rimedi giusti”, ha spiegato in merito al salario minimo.

“Noi continuiamo a rilanciare l’idea del patto sociale per la crescita del nostro Paese, abbiamo trovato un’apertura da parte della premier che si è resa disponibile a ragionare su questo tema, abbiamo trovato apertura anche da parte di associazioni imprenditoriali. Dobbiamo costruire le condizioni affinché il patto si realizzi anche perchè noi abbiamo l’emergenza che sovrasta tutte le alte: sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, ogni giorno troppe vite spezzate, dobbiamo lavorare per una strategia comune che continui a portare risultati. Abbiamo bisogno di unire le forze perché le sfide sono importanti”, ha concluso la segretaria generale della Cisl.

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– foto Meeting Rimini 2025 –

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Economia

Dazi, Orsini “Il quadro è più chiaro, ma ora gli eurobond sono indispensabili”

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ROMA (ITALPRESS) – “Con la formalizzazione dell’accordo Usa-Ue finalmente siamo a un punto fermo. Da quanto afferma Palazzo Chigi si ha la certezza che siamo al 15% anche su settori come il farmaco e l’automotive. Elemento estremamente importante è che il 15% assorbe il 4,8% dei dazi attuali. Quindi l’incremento non è del 15% ma del 10,2%, un livello che pone la Ue al di sotto dell’aumento medio dei dazi americani nel mondo che è intorno al 12-13%: un aspetto che ci tengo a sottolineare, fermo restando che tutto quello che fa aumentare il prezzo delle nostre merci può avere un impatto negativo sulla nostra competitività”. Così Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, in un’intervista al Sole 24 ore. “Ma non è questione solo di dazi: dobbiamo riequilibrare il cambio eurodollaro. Oggi c’è un incremento dell’11,5% ma potrebbe arrivare al 20 o 24%. Dobbiamo lavorare su questo aspetto, che va monitorato. Noi come imprenditori dobbiamo proteggerci, ma è il momento che l’Europa metta in campo misure come gli eurobond per realizzare gli obiettivi che ha in mente, a partire dalle transizioni, ma anche le infrastrutture e il prosieguo del Pnrr, mettendo al centro l’industria e la competitività”, spiega.

“L’Europa deve darsi una sveglia. Abbiamo visto i vari omnibus, ma abbiamo bisogno che si faccia molto presto, sia sulla burocrazia che costa alle imprese il 6,7 per cento del pil europeo, sia per eliminare i dazi interni che frenano il mercato unico. Oggi vediamo troppi capitali andare dall’Europa verso gli Stati uniti, 300 miliardi all’anno. Gli eurobond devono essere realizzati prima possibile per attrarre investimenti, realizzare infrastrutture e puntare sulle imprese. Diventa necessario come difesa dell’industria europea”, continua Orsini. “Occorrono un piano straordinario europeo e un piano italiano per l’industria con una visione per lo meno a tre anni. L’Eurostat qualche giorno fa ha scritto che la produzione industriale è caduta del l’1,3 per cento. Nel 2025 scadono quasi tutti gli incentivi all’industria per gli investimenti. Ricerca e sviluppo hanno una quota bassissima per i prossimi anni, dobbiamo sviluppare misure che possano rilanciare gli investimenti per essere più competitivi, utilizzando misure che hanno dato risultati, come la Zes unica che, con uno stanziamento di risorse pubbliche di 4,8 miliardi negli ultimi 2 anni ha generato 28 miliardi di investimenti e 35mila posti di lavoro”, conclude.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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