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Politica

L’ultimo scritto di Berlusconi, Marina “Suo lascito ideale”

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MILANO (ITALPRESS) – “Quello che compare in queste pagine è l’ultimo scritto di mio padre, Silvio Berlusconi. Lo buttò giù in una stanza d’ospedale poche ore prima che, la mattina del 12 giugno 2023, si separasse dalla vita. E’ un documento che mi pare al tempo stesso tragico e grande. E io credo, come spiegherò più avanti, che per mostrarlo non ci fosse occasione migliore di questo libro di Paolo Del Debbio, un libro sull’attualità e sulla forza delle idee che hanno guidato tutto l’impegno di mio padre, sui valori e le convinzioni che sono stati la bussola costante della sua lunga esperienza politica, ma direi della sua intera vita”. Così Marina Berlusconi nella prefazione al nuovo libro di Paolo Del Debbio, pubblicata dal Corriere della Sera. Nel libro è contenuto l’ultimo scritto di Silvio Berlusconi.
“Ero lì con lui, in quella camera del San Raffaele di Milano, nel primo pomeriggio di sabato 10 giugno, quando scrisse queste righe – racconta -. E non potrò mai, mai dimenticare. Nemmeno lo voglio. Era al suo secondo ricovero, doveva essere una breve permanenza, il tempo di fare alcune terapie, nuovi esami e poi a casa. Sapevo, sapevamo che la sua salute era molto compromessa, non immaginavo, nessuno immaginava, che la fine fosse così vicina. Gli avevo fatto visita la sera precedente, venerdì 9 giugno. Era stata una serata molto dolce e affettuosa, l’avevo visto bene, la speranza che il male gli concedesse ancora un pò di tempo si era riaccesa. Tornai il giorno dopo, trovai purtroppo un altro uomo. Abbandonato su una poltrona, molto affaticato, cupo, sofferente. Per me fu un colpo tremendo, anche se mi imposi, come facevo da tempo, di mantenere il sorriso. Si fece accompagnare dalla poltrona al tavolo. Quel tavolo al quale sia durante il primo che durante il secondo ricovero non aveva mai smesso di lavorare. Chiese carta e penna, chinò il capo e cominciò a scrivere, evidentemente aveva già riflettuto durante la notte, come sempre, su quello che voleva dire. Mi sedetti vicino a lui e lo guardai lavorare”.
“A un certo punto – ricorda Marina Barlusconi – si fermò, alzò lo sguardo, lo fissò nei miei occhi e disse qualcosa che mi porterò dentro fino al mio ultimo istante: «Vedi, Marina, la vita è così: vieni, fai fai fai… e poi te ne vai». Non so come riuscii a non scoppiare a piangere, in quei giorni avevo promesso a me stessa che mai l’avrei fatto davanti a lui, ma qualche lacrima, mentre mi sforzavo di fingermi stupita e di trovare qualche parola per rassicurarlo, scese ugualmente. Lui capì. Mi guardò con un sorriso dolcissimo, mi prese la mano e la accarezzò lentamente. Poi riprese a scrivere, mentre io cercavo di resistere alla commozione e pensavo che ancora una volta, anche nel momento in cui, ormai lo capivo sempre più chiaramente, si apprestava a congedarsi dal mondo, era lui a consolare me. Lo aveva fatto in tutti i momenti più difficili della sua vita – e purtroppo in questi anni ce n’erano stati tanti – quando, di fronte al mio turbamento e al mio dolore, era stato proprio lui a infondermi forza”. “Finì la prima pagina, me la passò, lessi – racconta Marina Berlusconi -. E mi cascò il mondo addosso. Perchè mi resi conto che quello che stava scrivendo era il suo lascito ideale, il suo testamento, la sintesi delle convinzioni e dei valori che lo avevano sempre accompagnato. Sapevo che la fine era vicina, ma rendermi conto parola dopo parola che ne era pienamente consapevole anche lui mi costrinse ad alzarmi e ad allontanarmi per qualche secondo, per riuscire a controllare la tempesta devastante dei miei sentimenti. Lui continuò a scrivere, e quando ebbe finito chiese di essere riaccompagnato a letto. Io restai lì impietrita, facendo finta di non aver compreso quello che entrambi avevamo compreso benissimo. Quel che avvenne nelle ore successive è inutile ricordarlo”.
“Quelle quattro pagine – racconta ancora – le ho poi lette e rilette decine di volte, me le sono rigirate tra le mani per ore, per giorni, e ogni volta mi manca il respiro. Sono un ricordo molto privato, ma io credo sia giusto non rimangano soltanto un ricordo privato. Non contengono nulla di inedito, ma mi piace condividerle con quanti a mio padre hanno voluto bene, con quanti hanno creduto in lui e continuano a credere nelle sue idee. E non soltanto con loro. Anche con quanti non l’hanno amato ma non possono non riconoscerne l’unicità. Lui, ne sono certa, avrebbe voluto così. Rappresentano un documento tragicamente umano ma, ritengo, di grandezza assoluta. Mio padre non ha mai fatto nulla per nascondere con falsi pudori le sue fragilità e le sue sofferenze. Fanno parte della vita di ogni essere umano, e lui non aveva nessuna pretesa di essere diverso dagli altri, anzi. Se l’avesse avuta, non avrebbe registrato quei video dalla sua camera del San Raffaele che credo abbiano colpito tutti per la forza di volontà, il coraggio ma anche per la palese sofferenza che provava. E lo scritto che compare in quelle pagine, la sua grafia più incerta, il periodare meno fluido, le tante correzioni, credo documentino in modo fin troppo evidente tutto questo. La fragilità dell’uomo, ma, assieme, la grandezza di Silvio Berlusconi. Perchè solo un uomo grande come lui, a poche ore dalla morte, dilaniato dal male che se lo stava portando via, poteva ritrovare il coraggio, la forza, la determinazione per ribadire ancora una volta, sapendo che sarebbe stata l’ultima, l’attaccamento a tutto quello per cui si è sempre battuto, per comporre il suo ultimo inno all’amore, amore per la famiglia, amore per gli altri, amore irriducibile per la libertà e la democrazia, per la pace e la giustizia, amore sconfinato per la creatura che ha fondato su questi valori, quella Forza Italia cui ha dedicato trent’anni della propria vita. Leggendo quanto scrive in questo libro Paolo Del Debbio a proposito del programma con cui mio padre scese in campo nel 1994, non può non colpire la linea di assoluta continuità, di lucida coerenza, a distanza di trent’anni, tra quel programma e le idee che mio padre mise nero su bianco poche ore prima della sua scomparsa. E’ il motivo per cui – sottolinea Marina Berlusconi – credo sia giusto che il suo ultimo scritto compaia qui, nel libro che parla delle fondamenta su cui tutto nacque. Proprio riflettendo su questo, oggi credo saprei trovare le parole giuste per replicare a quanto mio padre mi disse quel terribile pomeriggio di giugno nella camera del San Raffaele: «Vedi, Marina, la vita è così: vieni, fai fai fai… e poi te ne vai». Io gli risponderei: «Papà, tu come tutti gli uomini potrai anche andare, ma non se ne andrà mai quello che hai fatto, non se ne andranno mai gli ideali per i quali ti sei battuto. Resteranno qui con noi, a guidare il nostro cammino e il cammino di chi verrà dopo di noi, perchè è di questi ideali che si nutrono gli uomini e le donne di buona volontà»”.
– Foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

Politica

Il Papa incontra i media. “Solo i popoli informati possono fare scelte libere”

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CITTÀ DEL VATICANO (ITALPRESS) – “Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra”. Con queste parole papa Leone XIV, ribadendo l’invito del suo predecessore Francesco in uno dei suoi ultimi messaggi, accoglie gli oltre 3 mila giornalisti internazionali in udienza nell’Aula Paolo VI in Vaticano, ringraziandoli per il lavoro svolto nelle ultime settimane.

“La pace comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri; e, in questo senso, il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza: dobbiamo dire ‘no’ alla guerra delle parole e delle immagini, dobbiamo respingere il paradigma della guerra”, sottolinea Leone XIV, esprimendo poi la solidarietà della Chiesa ai “ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità, e con queste parole anche chiedere la liberazione di questi giornalisti incarcerati. La Chiesa riconosce in questi testimoni – penso a coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita – il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere. La sofferenza di questi giornalisti imprigionati – evidenzia il pontefice – interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa”.

Per papa Leone “viviamo tempi difficili da percorrere e da raccontare, che rappresentano una sfida per tutti noi e che non dobbiamo fuggire. Al contrario, essi chiedono a ciascuno, nei nostri diversi ruoli e servizi, di non cedere mai alla mediocrità. La Chiesa deve accettare la sfida del tempo e, allo stesso modo, non possono esistere una comunicazione e un giornalismo fuori dal tempo e dalla storia. Come ci ricorda Sant’Agostino, che diceva: ‘Viviamo bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi’. Grazie di quanto avete fatto per uscire dagli stereotipi e dai luoghi comuni, attraverso i quali leggiamo spesso la vita cristiana e la stessa vita della Chiesa. Grazie, perché siete riusciti a cogliere l’essenziale di quel che siamo, e a trasmetterlo con ogni mezzo al mondo intero. Oggi – prosegue il Santo Padre – una delle sfide più importanti è quella di promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla ‘torre di Babele’ in cui talvolta ci troviamo, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi. Perciò, il vostro servizio, con le parole che usate e lo stile che adottate, è importante. La comunicazione, infatti, non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto. E guardando all’evoluzione tecnologica, questa missione diventa ancora più necessaria”.

Infine, un passaggio sull’intelligenza artificiale che “col suo potenziale immenso, che richiede, però, responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti, così che possano produrre benefici per l’umanità. E questa responsabilità riguarda tutti, in proporzione all’età e ai ruoli sociali. Cari amici, impareremo con il tempo a conoscerci meglio. Abbiamo vissuto – possiamo dire insieme – giorni davvero speciali. Li abbiamo, li avete condivisi con ogni mezzo di comunicazione: la TV, la radio, il web, i social. Vorrei tanto che ognuno di noi potesse dire di essi che ci hanno svelato un pizzico del mistero della nostra umanità, e che ci hanno lasciato un desiderio di amore e di pace”, conclude il pontefice.

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– Foto IPA Agency –

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Ue, Fontana “Più partecipazione Parlamenti a processo decisionale”

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BUDAPEST (UNGHERIA) (ITALPRESS) – “E’ più che mai necessaria una maggiore partecipazione dei Parlamenti nazionali e regionali al processo decisionale europeo, per meglio valorizzare le peculiarità territoriali e vigilare sull’osservanza dei princìpi di proporzionalità e sussidiarietà”. Lo ha affermato il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, intervenendo a Budapest alla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Ue, durante la sessione dedicata a regionalismo e identità culturale.

Fontana ha sottolineato l’importanza di una legislazione europea che tenga conto delle specificità istituzionali, culturali, economiche e sociali dei singoli Paesi, ricordando l’attività svolta dalla Camera per la verifica del rispetto dei princìpi di proporzionalità e sussidiarietà.
“Solo riconoscendo il valore delle diversità – ha concluso – potremo costruire una coscienza comune europea e rendere più forte il processo di integrazione”. Nel corso della giornata Fontana ha inoltre avuto un incontro con il presidente del Parlamento della Moldova Igor Grosu e riunioni bilaterali con il presidente del Parlamento della Georgia, Shalva Papuashvili e con il presidente del Consiglio Nazionale austriaco, Walter Rosenkranz.

– Foto IPA Agency –

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Politica

Il Papa incontra i media “Solo popoli informati possono fare scelte libere”

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CITTÀ DEL VATICANO (ITALPRESS) – “Solo popoli informati possono fare scelte libere”. Lo ha detto Papa Leone XIV nel corso dell’udienza con i rappresentanti dei media di tutto il mondo nell’Aula Paolo VI.

“La pace comincia da ognuno di noi, dal modo in cui guardiamo e ascoltiamo gli altri. Il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza. Dobbiamo dire no alla guerra delle parole e delle immagini. Voglio esprimere inoltre la solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità” ha detto il pontefice.

“Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio – prosegue il Papa – , non serve una comunicazione fragorosa e muscolare ma serve una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la terra. La sfida in cui ci troviamo è promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla torre di Babele in cui spesso ci troviamo con un linguaggio senza amore,
spesso ideologico e fazioso”.

Il Santo Padre si è poi soffermato sull’Intelligenza Artificiale e sulle sfide connesse: “L’intelligenza artificiale, con il suo potenziale immenso, richiede responsabilità e discernimento per produrre benefici per l’umanità. Questa responsabilità
riguarda tutti”. 

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Infine il Papa ha ribadito il peso dei tempi che vive l’attualità, rimandando al giornalismo parte della responsabilità per il futuro: “Viviamo tempi difficili, non dobbiamo cedere mai alla mediocrità, la Chiesa deve affrontare la sfida dei tempi e il giornalismo non può essere fuori dalla storia”.

– Foto IPA Agency –

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