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Politica

Meloni “L’aquila modello per la risposta che lo Stato ha dato dopo il sisma”

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ROMA (ITALPRESS) – “Oggi l’Italia rende omaggio alle 309 vittime del terremoto del 6 aprile 2009 e si stringe alla comunità aquilana e abruzzese, a chi quella notte ha perduto gli affetti più cari e a tutti coloro che, con tenacia e determinazione, hanno contribuito alla rinascita della città”. Così il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, per i 15 anni dal terremoto dell’Aquila. “L’Aquila è un modello, per la risposta che lo Stato ha dato fin dalla gestione dell’emergenza, passando per la ricostruzione fino alla rigenerazione degli ultimi anni, di cui si stanno vedendo i primi effetti. Rivolgo un pensiero ai tanti che, a vario titolo e nelle diverse fasi, hanno fornito il loro contributo: gli italiani che mostrarono grande solidarietà e vicinanza; i volontari che si mobilitarono nei giorni e nei mesi successivi; le donne e gli uomini, delle Istituzioni e non, che con abnegazione e impegno hanno contribuito a portare avanti una ricostruzione che è diventata un esempio”.
“Il Governo è impegnato per dare sempre maggiori certezze all’Aquila e ai Comuni che sono stati colpiti dal terremoto del 2009. Con la nostra prima legge di bilancio abbiamo stanziato, con visione pluriennale e come non era mai accaduto, le risorse necessarie per gli Enti locali. Abbiamo, inoltre, semplificato la normativa per la ricostruzione pubblica e sbloccato i fondi per completare la ricostruzione delle scuole e reperito quelli per concludere il Teatro Comunale dell’Aquila.
Un impegno, il nostro, che continueremo a portare avanti con grande attenzione per la città e le aree interne, territorio forte e orgoglioso che ha mostrato grande dignità nei momenti più difficili. Un abbraccio alle comunità che, ieri sera, si sono ritrovate nel lutto collettivo della fiaccolata e hanno rinnovato il rito della memoria. La rinascita dell’Aquila è la rinascita di un pezzo di noi stessi. Quindici anni fa siamo stati feriti ma abbiamo saputo rialzarci e tornare più forti” conclude.

– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

Politica

Renzi “Nessun accordo con la Dc per le Europee, Il Pd non è più la casa dei riformisti”

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PALERMO (ITALPRESS) – “Con la Democrazia cristiana non c’è stato nessun accordo e quindi non avremo i loro voti, dunque mi sento libero di dire che il giustizialismo ad personam non funziona”. A dirlo è il leader di Italia Viva Matteo Renzi, parlando con i giornalisti a margine dell’assemblea regionale del partito tenutasi al Palermo Marina Yachting. “L’affluenza alle europee sarà più bassa rispetto a quando vinsi io – continua Renzi, – Nel 2014 il Pd prese il 41% senza il nome sul simbolo, senza che io fossi candidato e senza toni populisti: il presidente o la presidente del Consiglio deve lavorare, non fare slogan populisti. In quel momento le elezioni europee servivano a combattere la battaglia sull’austerity e prendere quegli spazi di flessibilità per fare il Jobs Act, l’Industria 4.0 gli 80 euro, gli investimenti sulla decontribuzione e altro ancora”. Renzi si rivolge poi agli elettori del Pd: “Qualsiasi nome scelgano, sappiano che voteranno per il duopolio Cgil – 5 Stelle: sostenere un referendum per abolire il Jobs Act significa tradire la propria storia, ma si sa che il Pd non è più la casa dei riformisti. Per quanto riguarda i popolari, se vogliono fare la differenza contro i sovranisti dovrebbero seguire la nostra proposta politica”.

– Foto: xd8/Italpress –

(ITALPRESS).

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Politica

Crosetto “L’Italia non parteciperà a un eventuale intervento in Ucraina”

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ROMA (ITALPRESS) – “La nostra posizione non cambia: abbiamo sempre detto che l’Ucraina andava aiutata in ogni modo possibile, e lo stiamo facendo, ma abbiamo anche sempre escluso un intervento diretto nel conflitto dei nostri militari”. Lo afferma Guido Crosetto che in una intervista al Corriere della Sera ribadisce la sua posizione e quella del Governo, ovvero che l’Italia non parteciperà ad alcun eventuale intervento armato.
“Assolutamente no! Questo oggi non può metterlo in dubbio nessuno – spiega – Perchè a differenza di altri, noi abbiamo nel nostro ordinamento il divieto esplicito di interventi militari diretti, al di fuori di quanto previsto dalle leggi e dalla Costituzione. Possiamo prevedere interventi armati solo su mandato internazionale, ad esempio in attuazione di una risoluzione dell’Onu. Quello ipotizzato in Ucraina non solo non rientrerebbe in questo caso, ma innescherebbe una ulteriore spiralizzazione del conflitto che non gioverebbe soprattutto agli stessi ucraini. Insomma, non esistono le condizioni per un nostro coinvolgimento diretto”.
“Parole Macron? Non giudico un presidente di un paese amico come la Francia, ma non comprendo la finalità e l’utilità di queste dichiarazioni, che oggettivamente innalzano la tensione. Se davvero l’Ucraina cedesse? Dobbiamo evitare che ciò accada. Per questo fin dall’inizio abbiamo detto che l’Ucraina andava aiutata, perchè se i Russi arrivassero a Kiev, se conquistassero un paese sovrano, se dessimo per scontato – come alcuni sedicenti esperti e professori compiacenti verso la Russia, e mi chiedo come si faccia a esserlo gratis… – che si può invadere un altro paese solo perchè si è più forti, sarebbe un disastro per tutti.
Continueremo a fornire aiuti, come abbiamo fatto finora, finchè sarà utile e finchè potremo farlo. Tutti i paesi possono fare qualcosa in più in termini di aiuti, ma soprattutto dobbiamo credere e insistere con la diplomazia. Bisogna tornare a forzare la mano all’Onu, a Putin, alla conferenza di Ginevra; anche il Vaticano può riprendere la sua mediazione. Non dobbiamo lasciare nulla di intentato per arrivare a una tregua: anche un solo giorno senza bombe è un risultato, perchè poi possono diventare due, o tre, o quattro…”.
Sul fronte Medio Oriente Crosetto dice: “Noi siamo un Paese amico di Israele, ma siamo stati anche molto duri con loro. Lavoriamo a viso aperto per una tregua, perchè non ci siano più morti innocenti. Allo stesso modo vorrei che tutta la mobilitazione che vedo a favore della Palestina ci fosse anche nei confronti dell’Ucraina”.

– Foto Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

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Politica

Provenzano “Per il Sud la decontribuzione è decisiva”

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ROMA (ITALPRESS) – “Il negoziato dipende anche dal progetto che metti in campo, se credibile o meno. Serve un piano di sviluppo e investimenti che qui manca del tutto. La decontribuzione era la norma bandiera del nostro Piano 2030 per il Sud. Un tassello della strategia in quattro pilastri, con la spinta agli investimenti pubblici, l’avvio delle Zes, una nuova politica per le aree interne. Stanno cancellando tutto. Intanto si prepara l’autonomia differenziata: un danno per il Paese e una condanna per il Sud a un destino di marginalità politica, economica e sociale”. E’ il pensiero di Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud nel Conte II che comenta a La Repubblica la notizia publicata dal quotidiano in merito al 30% di sgravio per le imprese del Sud che scadrà a giugno.
Fitto sostiene che la decontribuzione sia superata? Erano anni che si parlava di fiscalità di vantaggio. Nessuno l’aveva realizzata, l’Europa faceva resistenza. Nel 2020, prima che scoppiasse la pandemia, abbiamo convinto l’allora commissario Nicolas Schmit, ora candidato del Pse alla guida della Commissione, a vararla. Doveva servire a minimizzare l’impatto delle crisi future e a massimizzare quello degli investimenti. Per fortuna che c’è stata. E che tutti i governi l’hanno confermata. Ricordo Fitto, che all’epoca era all’opposizione all’Europarlamento, chiedere a gran voce di rinegoziarla”.
“Perchè Meloni ora frena? Furia ideologica e iconoclasta – afferma Provenzano – Dice di non volere un Sud assistito e smantella anche tutti gli interventi per un Sud produttivo. Configura un’Italia più povera che non ha spazio per il Sud”.
“Hanno eliminato il Piano 2030, precursore del Next Generation Eu. Tagliato il Pnrr e il fondo di perequazione per gli investimenti – conclude – Fortemente compromessa la quota del 40% dei fondi Pnrr al Sud. E hanno provato di punto in bianco a far salire da luglio il costo del lavoro di migliaia di imprese togliendo la decontribuzione, senza neanche prevedere un dècalage. Vogliono costruire un Ponte, con un progetto anacronistico già bocciato dal ministero dell’Ambiente, con i soldi dei siciliani e calabresi, sottraendoli ad altri interventi”.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

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