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Cronaca

TG NEWS ITALPRESS – 11 APRILE 2024

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I fatti del giorno: M5S esce dalla giunta in Puglia, Conte: “Pulizia” – Strage Suviana, ritrovati altri due corpi – Bce, Lagarde lascia invariati i tassi – Eurocamera: “Inserire aborto tra diritti fondamentali Ue” – Morto O. J. Simpson, aveva 76 anni – Mattarella, dalla scienza allarme per le armi nucleari – Pompei, dagli scavi emerge salone da banchetti – Sull’asse Milano-Torino-Genova un patto per la nuova mobilità – Previsioni 3B Meteo 12 Aprile.

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Cronaca

Milano, Sellerio in mostra alle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo

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MILANO (ITALPRESS) – Intesa Sanpaolo apre al pubblico dal 26 febbraio al 13 aprile 2025 nel suo museo delle Gallerie d’Italia di Milano la mostra “Enzo Sellerio. Piccola antologia siciliana”, un omaggio al fotografo ed editore Enzo Sellerio (Palermo, 1924-2012), a chiusura delle celebrazioni dedicate al centesimo anniversario della sua nascita. L’esposizione, curata da Monica Maffioli e Roberta Valtorta e realizzata in collaborazione con l’Archivio Enzo Sellerio, presenta una selezione di 85 fotografie, per la maggior parte stampe d’epoca, a cui si aggiunge una serie di stampe da negativi originali inediti selezionati in occasione del centenario dal vasto e ancora in parte inesplorato archivio del fotografo.
Come ha spiegato Monica Maffioli, con le sue fotografie “Sellerio vuole raccontare una Sicilia umana, che ha forza di riprendersi dalla sua condizione di terra difficile. Vediamo quindi una Sicilia genuina fatta di persone che, nonostante la loro condizione di miseria, ha una resilienza e una capacità di rinascita costante”.
Per Roberta Valtorta, quella che vediamo “è una Sicilia di situazioni trovate nelle strade di tante umanità: bambini, gente che lavora… Sellerio fotografa la Sicilia, ma nei suoi scatti ritrova l’umanità in generale. E forse è questo che fa sentire la Sicilia così vicina e non”.
Sellerio cerca quindi di andare oltre narrazione canonica e spesso stereotipata dell’isola, mostrando frammenti di vite, luoghi, comportamenti, osservati con uno sguardo libero, nutrito di storia dell’arte e del cinema, capace di ironia e dolcezza e non privo di malinconia.
“Mio padre aveva uno sguardo molto originale su quanto fotografava. Ha sicuramente evidenziato la miseria a cavallo degli anni ’50 e ’60, ma anche la bellezza e la vita delle persone che andava avanti nonostante tutto – ha commentato il figlio Antonio Sellerio – A mio avviso, lui riusciva a raccontare una sorta di verità della vita delle persone”.
“Per le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo essere luogo vivo del proprio Paese significa prendere attivamente parte alle più significative ricorrenze della cultura italiana, contribuendo alla diffusione della conoscenza del nostro patrimonio identitario. Si inserisce in questa logica la partecipazione alle celebrazioni per i cento anni dalla nascita di Enzo Sellerio, con un’esposizione che ospita a Milano la Sicilia raccontata dalle immagini e dalla sensibilità del grande intellettuale, fotografo e editore”, ha dichiarato Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo.
“Realizzata insieme all’Archivio Sellerio, questa nuova iniziativa è accolta nella Sala delle Colonne che, dopo le mostre su Maria Callas e Alighiero Boetti, si conferma spazio dedicato ai protagonisti dell’arte e della cultura del Novecento, portando oggi attenzione sulla straordinaria personalità di un maestro della fotografia italiana”, ha aggiunto.
Il percorso espositivo presenta i nuclei fondamentali del lavoro svolto dal fotografo in un ventennio di attività: dal primo reportage, Borgo di Dio, pubblicato nel 1955 fino ai ritratti di molti intellettuali, artisti e attori del mondo dello spettacolo che hanno contribuito alla stagione culturale palermitana del secondo Novecento.
– foto xh7/Italpress –
(ITALPRESS).

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Cronaca

1 italiano su 2 sogna di evadere dagli stress quotidiani

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MILANO (ITALPRESS) – Ogni giorno, milioni di italiani sentono il bisogno di staccare da situazioni fastidiose. Dal commento inopportuno di un parente allo spoiler sulla serie preferita, fino alle interminabili video-call, ci sono momenti in cui l’unica via di salvezza sembra essere una pausa tutta per sè.
La ricerca “Le evasioni quotidiane degli italiani”, realizzata da AstraRicerche per conto di McDonald’s, indaga le interferenze più diffuse e le modalità di evasione più curiose.
L’occasione è il lancio di McCrunchy Chicken, il panino che entra a far parte stabilmente dell’offerta di McDonald’s Italia.
Quattro italiani su dieci desiderano ogni giorno, o quasi, evadere dalle situazioni fastidiose: sono, in particolare, gli uomini più giovani (47% Millennials e 46% GenZ), le donne di diverse età (43% GenZ e 43% GenX) e i single (45%).
Quasi sempre, le situazioni in cui emerge il desiderio di evasione avvengono di persona (95,3%).
Certo, anche WhatsApp e le chat social possono essere fonte di disagio (80%), specialmente per i giovani della GenZ. Segue anche la modalità video-call (Teams, Google Meet…) per il 64,9% degli intervistati.
Cosa si fa quando ci si trova in queste circostanze? C’è chi prova a cambiare la situazione, chi sopporta in silenzio, chi chiede di smettere, ma un quarto degli italiani sceglie, invece, di “evadere”. E sono soprattutto le donne più giovani Gen Z (33%) e le Baby Boomers (33%) a farlo.
Le situazioni più ricorrenti da cui si vuole “fuggire”: ecco la classifica. L’intramontabile “ti trovo ingrassato/dimagrito, sicuro di star bene?” detto dal parente inopportuno (31,2%); il vicino di casa pedante e verboso che ti “prende in ostaggio” per analizzare la posizione delle fioriere del terzo piano (28%); il capo o il collega che propone video-call che durano più di un colossal (20,3%); dover cercare la risposta giusta ad un “quando ti laurei?” (19,0%) o, peggio ancora, ad un “quando ti sposi?” (17,6%); gli spoiler micidiali sul finale della serie tv preferita (15,9%); le domande accendi-ansia: “come va con il tuo partner?” (13,5%) o “ti sei preparato bene per l’esame?” (13,2%).
C’è chi evade pensando ad altro (38,2%), chi inizia a fare altro (27,3%) e chi si allontana dall’interferenza (23,4%) rilassandosi sul divano guardando una serie tv oppure facendo una passeggiata. Ma la grande maggioranza degli italiani trova un momento di piccola evasione mangiando qualcosa di buono, che rilassa, dà gioia: il 62,6% sceglie questa modalità di evasione almeno 1-2 volte alla settimana.
Oltre la metà degli intervistati (69,5%) concorda nell’affermare che “mangiare un panino” rappresenta una piccola e appagante evasione. Il primo aspetto che regala un momento di evasione è, senza dubbio, il gusto (72,4%). Ma un quarto del campione dichiara che la sensazione di croccantezza e il suo profumo sono fondamentali per rendere questa esperienza di evasione più soddisfacente. E’, infatti, noto che la texture di un alimento influisce significativamente sul suo gradimento, in particolare, la croccantezza, essendo associata ad un suono che si amplifica nel momento dell’assaggio stimolando tutti i sensi.

– foto ufficio stampa McDonald’s –
L’evento di lancio di McCrunchy Chicken è stato moderato da Marco Cartasegna, founder di Torcha, con gli interventi di Valeria Casani, Chief Marketing Officer di McDonald’s Italia, Simona Mastrantuono, ricercatrice AstraRicerche, Vincenzo Russo, Fondatore e Coordinatore del Centro di Ricerca di Neuromarketing dell’Università IULM.
(ITALPRESS).

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Biocarburanti, certificazione ISCC per un progetto di Eni in Kenya

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ROMA (ITALPRESS) – Janari Farms, contractor di Eni in Kenya, ha ottenuto la prima certificazione in assoluto “low ILUC” di ISCC-International Sustainability & Carbon Certification per progetti agri-feedstock. Janari Farms è un aggregatore in ambito agricolo per la produzione nel Paese africano di semi di ricino da utilizzare come materia prima agricola nella produzione di biocarburanti.
“In Eni perseguiamo l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra legate ai trasporti attraverso un modello unico e verticalmente integrato che assicura una fornitura sempre più sostenibile di materie prime per le nostre bioraffinerie, puntando al contempo a portare benefici sociali ed economici alle comunità locali – ha commentato Luigi Ciarrocchi, direttore CCUSFA di Eni -. La prima certificazione in assoluto low ILUC rilasciata da ICSS a uno dei nostri partner dimostra che la crescente domanda di materie prime per biocarburanti può essere soddisfatta migliorando le rese agricole attraverso pratiche come colture di copertura e intercalari, coltivando su terreni precedentemente inutilizzati, abbandonati o severamente degradati”.
A Janari Farms, spiega l’ISSC, “gli agricoltori hanno coltivato il ricino su terreni severamente gravemente degradati, senza il rischio di sostituzione diretta e indiretta di colture alimentari e foraggere”. E ancora. La certificazione a basso rischio ILUC documenta che “la crescente domanda di materie prime per biocarburanti può essere soddisfatta in due modi principali: migliorando le rese agricole tramite pratiche quali le rotazioni colturali, una migliore gestione del suolo, pratiche agricole e meccanizzazione ottimizzate, oppure coltivando colture su terreni precedentemente inutilizzati, abbandonati o severamente degradati”. Pertanto, la produzione di materie prime a basso rischio ILUC “evita di spostare ecosistemi naturali non gestiti, come foreste, zone umide o praterie, per produrre alimenti, mangimi o biocarburanti”.
In Kenya, “i terreni severamente degradati sono caratterizzati da scarsa fertilità del suolo, erosione e produttività agricola limitata, pertanto spesso sono marginalmente adatti o economicamente non attraenti per le colture alimentari. La produzione di colture energetiche tramite pratiche agricole rigenerative, secondo standard a basso rischio ILUC, può aumentare il carbonio organico al del suolo e migliorare la vocazione agricola complessiva delle aree rurali, aprendo la strada alla rigenerazione del suolo, che può potrà quindi essere riutilizzato per la produzione alimentare in futuro. Le filiere sostenibili dei biocarburanti – evidenzia infine l’ISSC – offrono l’opportunità di uno sviluppo socioeconomico locale, garantendo redditi aggiuntivi e diversificati agli agricoltori delle zone rurali”.
L’attività Agri-Feedstock di Eni in Kenya ha avuto origine nel 2021, con la firma di un accordo con il Governo locale. Dall’anno successivo sono state avviate le attività di sviluppo della filiera agricola che hanno portato all’avvio di una prima produzione di olio vegetale a luglio 2022.
Ad oggi, sono stati avviati due agri-hub con una capacità complessiva di 70 mila tonnellate di olio vegetale all’anno.
Il progetto crea importanti e positive ricadute sul territorio in termini economici e sociali coinvolgendo oltre 100.000 agricoltori. Gli agricoltori coinvolti coltivano il ricino nelle aree degradate che il Ministero per lo Sviluppo Agricolo e dell’Allevamento del Kenya ha classificato come ASAL (Arid and Semi-Arid Lands, corrispondenti a circa l’80% del territorio), contribuendo così ad ottenere un reddito addizionale e una prospettiva concreta di diversificazione agricola legata anche alla rigenerazione dei terreni.
Il progetto prevede inoltre la valorizzazione di residui forestali, scarti e residui provenienti da processi di lavorazione agro-industriale e altri residui come l’olio da cucina esausto (Used Cooking Oil – UCO).
La produzione di olio vegetale avviene nei due impianti di estrazione (agri-hub) di Eni, uno nella Contea di Makueni in produzione da luglio 2022 e l’altro a Bonje nella Contea di Kwale, entrato in attività da agosto 2023, dove ad oggi lavorano stabilmente circa 350 persone, tutte locali.
Il progetto agri-feedstock promuove la creazione di valore anche attraverso il trasferimento di know-how e iniziative finalizzate al capacity building degli agricoltori, grazie alla realizzazione di fattorie modello (le cosiddette model farms) che permetteranno di adottare le migliori pratiche agronomiche e le tipologie di semi più adatte a essere coltivate nelle aree identificate. Il progetto favorisce inoltre la promozione di pratiche di economia circolare, attraverso la valorizzazione dei sottoprodotti della lavorazione dell’olio vegetale per la produzione di mangimi e fertilizzanti ed il recupero di scarti provenienti da filiere agro-industriali.
Il Kenya ha un’importante tradizione agricola, basti pensare che il 33% del PIL del paese è rappresentato dalle attività agricole. Inoltre, più dell’80% delle aree del Paese sono identificate come aride e semi aride e questo crea un enorme disponibilità di terra dove poter sviluppare il progetto. Lo sviluppo di questo progetto ha portato al Paese vantaggi economici e occupazionali, permettendo al tempo stesso di contribuire al recupero di aree agricole svantaggiate, offrendo l’opportunità di potenziali entrate economiche aggiuntive per gli agricoltori.

– foto ufficio stampa Eni –
(ITALPRESS).

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