Economia
Conad entra nel campo assicurazioni in collaborazione con Chubb
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11 mesi fa-
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Redazione
BOLOGNA (ITALPRESS) – Conad annuncia il suo ingresso nel settore assicurativo con il lancio di Heyconad Assicurazioni, un’offerta dedicata ai clienti che possiedono le Conad Card “Carta Insieme” e “Carta Insieme Più”. Questa nuova offerta è il risultato di una collaborazione con Chubb per conentire ai clienti l’accesso a una vasta gamma di prodotti assicurativi di protezione, tra cui infortuni-salute, casa-famiglia e viaggi. Questo lancio supporta la strategia omnicanale di Conad, che mira a creare una piattaforma relazionale che integri prodotti, servizi ed esperienze, arricchendo e diversificando l’offerta al dettaglio per meglio rispondere alle diverse esigenze dei clienti.
“Il nostro approccio omnicanale è uno dei principali driver di sviluppo della nostra insegna e l’ingresso nel mondo delle assicurazioni ci permette di offrire un servizio ancora più completo agli oltre 12 milioni di clienti che ci scelgono ogni settimana per fare la spesa”, ha dichiarato Francesco Avanzini, direttore generale di Conad.
“Chubb è orgogliosa di collaborare con Conad nel suo ingresso nel settore assicurativo. La presenza globale di Chubb, l’ampia gamma di prodotti e le tecnologie di cui dispone, tra cui la piattaforma di integrazione leader di mercato Chubb Studio, sono tutti fattori rilevanti per sostenere Conad in qualità di distributore e offrire ai suoi clienti una vasta gamma di soluzioni assicurative”, ha commentato Orazio Rossi, country president Italia di Chubb. L’intermediario assicurativo all’interno dell’ecosistema Conad è Conad Discovery Srl, iscritto nel registro unico degli intermediari tenuto da Ivass. Questo ente sarà responsabile della distribuzione dei prodotti assicurativi e renderà disponibili i prodotti attraverso diversi canali di vendita dedicati, tra cui la piattaforma digitale Heyconad Assicurazioni powered by Chubb Studio.
“La partnership strategica con Chubb rappresenta un grande traguardo per Conad – ha dichiarato Francesco Cicognola, presidente di Conad Discovery – un fattore che ci consentirà di continuare a crescere, favorendo la creazione di relazioni con i nostri clienti basate sull’acquisto di prodotti e sull’offerta di servizi convenienti di alta qualità progettati per loro”.
(ITALPRESS).
-Foto: ufficio stampa Conad-
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Economia
Le multinazionali estere realizzano un terzo dell’export e metà dell’import nazionale, i dati Istat
Pubblicato
48 minuti fa-
11 Novembre 2025di
Redazione
ROMA (ITALPRESS) – Nel 2023 le imprese a controllo estero in Italia sono pari allo 0,4% delle imprese residenti, occupano il 9,8% degli addetti, producono il 21,0% del fatturato e il 17,5% del valore aggiunto dell’Industria e dei Servizi. Rilevante è il loro peso negli scambi con l’estero di merci e nella spesa privata in R&S intra-muros. Il 42,2% del fatturato prodotto all’estero dalle multinazionali italiane è destinato a mercati diversi dal Paese di localizzazione della controllata italiana. Si confermano quote elevate di esportazioni verso l’Italia nei settori tradizionali del Made in Italy. Nell’Industria, la possibilità di accedere a nuovi mercati è la motivazione prevalente per realizzare nuovi investimenti all’estero per tre su quattro dei gruppi multinazionali italiani. Tra le altre motivazioni: l’aumento della qualità e lo sviluppo di nuovi prodotti (uno su quattro) e l’accesso a nuove conoscenze o competenze tecniche specializzate (uno su cinque). Lo riferisce il report dell’Istat sulle imprese multinazionali.
Provenienti da 106 Paesi, le multinazionali estere sono attive in Italia nel 2023 con 18.825 controllate (+2,1% rispetto al 2022), occupano oltre 1,8 milioni di addetti (+4,2%), fatturano 887 miliardi di euro (-2,3%), producono oltre 188 miliardi di valore aggiunto (+8,3%) e sostengono una spesa in ricerca e sviluppo intra-muros di oltre 6 miliardi (+6,8%). Le controllate estere operano prevalentemente nei Servizi (71,7%) ma la loro presenza rimane rilevante anche nell’Industria (28,3%). Il fatturato delle multinazionali estere nell’industria rappresenta il 41,3% del fatturato totale a controllo estero, in diminuzione rispetto al 2022 (46,7%). Nel 2023 il contributo delle multinazionali estere ai principali aggregati economici nazionali resta stabile rispetto al 2022: 9,8% degli addetti (+0,1 punti percentuali rispetto al 2022), 21,0% del fatturato (+0,0 p.p.), 17,5% del valore aggiunto (+0,1 p.p.). In crescita e pari al 38,3% il loro contributo alla spesa in Ricerca e sviluppo (+0,7 p.p.). Le multinazionali italiane confermano la presenza all’estero in 171 Paesi con 25.273 controllate (-0,9% rispetto al 2022) che occupano oltre 1,7 milioni di addetti (-2,6%) con un fatturato di 560 miliardi (+1,3%). In particolare, per le imprese dell’Industria e dei Servizi non finanziari il fatturato al netto degli acquisti in beni e Servizi registra una crescita del 14,9% rispetto al 2022.
Le affiliate italiane all’estero attive nell’Industria sono 10.144 unità, contro 15.129 affiliate attive nei Servizi. Si conferma tuttavia la vocazione prevalentemente industriale degli investimenti italiani all’estero sia in termini di numero di addetti sia in termini di fatturato. Infatti, le imprese industriali a controllo italiano che operano all’estero impiegano 914mila addetti (53,3% del totale della forza lavoro impiegata all’estero dalle multinazionali italiane) e realizzano 285 miliardi di fatturato (50,9% del fatturato estero dellle multinazionali italiane). Rispetto al 2022, i settori più dinamici sono la fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+11,0% del fatturato e +32,3% degli addetti), la fabbricazione di altri mezzi di trasporto (+4,5% e +23,6%) e le attività professionali, scientifiche e tecniche (+10,9% e +11,7%). La dimensione media delle imprese appartenenti a gruppi multinazionali è elevata sia per le controllate estere in Italia (97,5 addetti) sia per le controllate italiane all’estero (67,9 addetti), in confronto alle altre imprese residenti Italia (3,6 addetti). Anche in considerazione delle differenze strutturali nella dimensione media delle imprese, la produttività, misurata come valore aggiunto per addetto è, in media, più elevata per le imprese appartenenti a gruppi multinazionali esteri (102,6mila euro) rispetto alle restanti imprese residenti in Italia (63,8mila euro). Nel 2023, le esportazioni di merci attivate da imprese appartenenti a gruppi multinazionali esteri presenti in Italia superano 203 miliardi di euro, facendo registrare un incremento contenuto (+1,6%) rispetto al 2022, mentre le importazioni, con oltre 228 miliardi, mostrano una flessione del 9,8%. Queste imprese contribuiscono in modo significativo all’interscambio commerciale italiano e infatti realizzano il 35,8% delle esportazioni nazionali di merci (+0,7 p.p. rispetto al 2022) e attivano il 49,7% delle importazioni, (+0,2 p.p.).
I settori manifatturieri più coinvolti dalla presenza di multinazionali estere nell’interscambio con l’estero sono gli stessi sia per le esportazioni che per le importazioni: estrazione di minerali da cave e miniere (67,9% per l’export e 58,6% per l’import), fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (61,4% e 71,2%) e fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (60,9% e 67,9%). I flussi commerciali intra-gruppo sono pari al 49,5% per le esportazioni e al 64,7% per le importazioni delle multinazionali estere. Nelle esportazioni intra-gruppo le quote più alte si hanno nella fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (73,8%), nella confezione di articoli di abbigliamento e fabbricazione articoli in pelle (72,9%) e nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi (69%). Nelle importazioni intra-gruppo valori rilevanti sono nell’industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili) e fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio (78,7%) e nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi (66,1%). Le affiliate all’estero di multinazionali italiane esportano il 42,2% del loro fatturato verso mercati diversi dal Paese di localizzazione dell’impresa stessa, ma in alcuni settori tale valore è di gran lunga superiore: fabbricazione di articoli in pelle e simili (91,4%), industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento (78,2%) e fabbricazione di mobili e altre industrie manifatturiere (72,5%).
Si confermano quote rilevanti di esportazioni verso l’Italia sul fatturato delle controllate italiane all’estero nei settori tradizionali del Made in Italy: 51,1% per le industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento, 49,5% per la fabbricazione di articoli in pelle e simili e 31,9% per la fabbricazione di mobili e altre industrie (Figura 1). Al contrario, la quota di fatturato destinata al Paese estero in cui è realizzata la produzione è particolarmente rilevante nella fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (75,6%), nell’industria del legno, stampa e riproduzione (70,1%), e nella fabbricazione apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche (70,1%).
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Economia
Eni celebra 30 anni a Wall Street, Descalzi “Tutto ha bisogno di energia”
Pubblicato
14 ore fa-
10 Novembre 2025di
Redazione
di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Eni ha celebrato al New York Stock Exchange i 30 anni della sua quotazione con “l’opening bell” suonata dall’amministratore delegato Claudio Descalzi e una conferenza stampa fitta di temi industriali e geopolitici. Il filo rosso? La stessa dinamica che l’esperto energetico di Harvard, Daniel Yergin, descrisse poco più di trent’anni fa nel libro The Prize: l’energia come motore della storia. “Quello che ha scritto è ancora molto valido ed è assolutamente valido, perché senza energia non ci sono infrastrutture, non c’è medicina. Oggi anche intelligenza artificiale e data center crescono in modo esponenziale: tutto ha bisogno di energia”.
La fotografia strategica di Eni resta pragmatica: transizione sì, ma “additiva”, non sostitutiva. “Chi pensava a una transizione come eliminazione e sostituzione ha fatto un grandissimo male alla transizione”, ha spiegato Descalzi, rivendicando il modello che tiene insieme domanda di oggi e offerta di domani e ricordando gli investimenti su rinnovabili e bioenergie.
Senza ideologia, con ritorni misurabili: “La transizione deve continuare, ma non in modo esasperato e ideologico”. Sul fronte finanziario, l’Ad ha sottolineato l’impatto del cambio: “Per noi il cambio euro-dollaro è terribile, perdiamo centinaia di milioni su cui si può fare poco”, rimarcando che malgrado ciò Eni “ha battuto il consensus” nel terzo trimestre. Capitolo equity story: la quotazione di Plenitude ed Enilive “rimane sempre sul tappeto” ma “a breve penso di no. Prima voglio vedere come si consolida il piano di crescita e quando avremo stabilità e capacità di mantenere quei valori, allora se ne potrà parlare”. In tema di geopolitica sul Venezuela, dove le tensioni con Washington pesano sulle operazioni, Descalzi ha riassunto la criticità e il negoziato in corso: “Abbiamo scoperto tantissimo gas che va al domestico e non possiamo fermare. Il contratto ha un’opzione con la quale ci pagavano in carichi e non con cash, carichi che andavano negli Usa e che non possono più andare. Stiamo parlando con gli Usa, vediamo se riusciamo a trovare una soluzione”.
In sostanza: garantire continuità a un flusso energetico essenziale per la popolazione, trovando un meccanismo di regolazione che non resti incagliato nelle sanzioni.
Alla domanda sulla situazione in Libia, il messaggio è di realismo operativo: “Negli ultimi anni ci siamo stati nonostante le guerre civili. Produciamo gas e tutto va per il Paese. Ormai il GreenStream porta 4 miliardi di metri cubi in Italia. Siamo diventati essenziali per la società civile. La Libia ha sempre pagato in tutti i momenti, sono sempre puntuali, strutturati e lineari nel pagare, è una cosa importante”. Rispondendo a una domanda sull’idea che non esista “energy transition” ma solo “energy addition”, Descalzi ha chiarito che la traiettoria corretta è appunto additiva: ridurre nel tempo carbone e poi gas, mentre entrano nuove fonti. Ha respinto l’idea che solare e eolico non siano “reliable”, ricordando che Eni arriverà “a fine anno a 5,3 GW” tra solare ed eolico, “quasi 2 GW” negli Stati Uniti, dentro una configurazione societaria capace di generare ritorni.
Infine, clima e COP30 a Belém. Commentando le parole del presidente brasiliano Lula secondo cui per aggiustare il clima si spenderebbe meno di quanto si spende per le guerre, ha detto: “Sarebbe molto meglio investire in ricerca e sviluppo invece di fare guerra. È difficile non essere d’accordo”. Ma il punto per Eni resta operativo: soddisfare la domanda attuale e, in parallelo, accelerare su tecnologie e investimenti che rendano la transizione sostenibile anche nei conti. Trent’anni dopo lo sbarco a Wall Street, Eni si presenta dunque come una piattaforma energetica che tiene insieme mercati, finanza e diplomazia dell’energia. Con un avvertimento: l’Ia e i data center stanno moltiplicando il fabbisogno; la transizione richiede tempi, capitali e infrastrutture; e senza energia accessibile la crescita si ferma. È il paradosso del nostro tempo, che Yergin aveva colto e che Descalzi ha ribadito: la sete di energia continua a muovere il mondo e a dettarne gli equilibri.
– foto ufficio stampa Eni –
(ITALPRESS).
Economia
Eni celebra il trentesimo anno di quotazione al New York Stock Exchange
Pubblicato
18 ore fa-
10 Novembre 2025di
Redazione
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Eni ha celebrato presso la sede del New York Stock Exchange il trentesimo anno di quotazione negli Stati Uniti, alla presenza dell’Ad Claudio Descalzi e del top management della società. In occasione dell’evento, l’Ad ha fatto il punto con la comunità finanziaria statunitense sull’avanzamento della strategia distintiva della società, che fa leva sui propri punti di forza competitivi nel contesto di un mercato energetico in rapida evoluzione, sviluppando un portafoglio di attività consolidate, nuove ed emergenti che generano una crescita altamente competitiva e rendimenti attrattivi per gli azionisti. Sin dall’IPO di Eni, gli investitori statunitensi sono stati parte della società: a oggi rappresentano il 25% del flottante azionario di Eni, vale a dire il Paese singolarmente con maggior peso al di fuori dell’Italia, e circa il 40% degli investitori istituzionali nella Società. Eni trae un valore significativo dal confronto con i propri investitori, e dal loro sostegno e riscontro mentre prosegue nell’esecuzione della propria strategia.
Il focus di Eni sull’attuazione della propria strategia e sulla crescita a medio termine è affiancato dalla garanzia di sostenibilità a lungo termine e di opzionalità. Oltre a un approccio molto mirato su come Eni opera nei mercati energetici in rapida evoluzione, l’altra caratteristica altamente distintiva della strategia della Società è l’impiego delle società satellite. Questa strategia fa leva sui mercati dei capitali in evoluzione per affrontare le sfide e le opportunità dei mercati energetici. In un contesto di volatilità e incertezza, una solida posizione finanziaria è fondamentale per consentire di perseguire la strategia in modo coerente. Eni ha ridotto materialmente l’indebitamento grazie all’high grading strategico e tempestivo del portafoglio, alle operazioni relative al Dual Exploration Model e alla valorizzazione delle società satelliti relative alla transizione. Il bilancio di Eni garantisce resilienza e fornisce una fonte di opzionalità strategica. Fornisce anche garanzia sull’ impegno della Società a distribuire il 35-40% del CFFO agli azionisti, un livello che implica un rendimento attrattivo per gli azionisti, ma lascia risorse adeguate da reinvestire per continuare a far crescere Eni.
“Stiamo realizzando una transizione importante e complessa per Eni, in un contesto geopolitico, industriale e di mercato volatile e incerto. Grazie alla nostra strategia e alle capacità delle nostre persone, stiamo ottenendo risultati davvero importanti. Abbiamo costruito una strategia che dimostra di generare crescita, efficienza e creazione di valore per i nostri azionisti, e al contempo l’abbiamo adattata ai mercati energetici in evoluzione e a una visione di lungo periodo. Il nostro approccio focalizzato, basato sui nostri punti di forza competitivi, in termini tecnologici, di innovazione e integrazione, ci ha permesso di trasformare Eni in una società finanziariamente solida con livelli di indebitamento storicamente bassi e flussi di cassa altamente resilienti”. Così l’Ad di Eni, Claudio Descalzi, facendo il punto sulla strategia della società nel corso della celebrazione dei 30 di quotazione al Nyse.
“Continuiamo a investire nel nostro business dell’esplorazione e produzione, di eccellenza a livello mondiale, sviluppando nel contempo la diversificazione del nostro mix energetico, della presenza geografica, delle rotte di approvvigionamento e degli ambiti di decarbonizzazione – attività che nel futuro garantiranno un business sostenibile. Abbiamo ancora davanti a noi obiettivi importanti da raggiungere, e il grande lavoro fatto finora ci posiziona al meglio per poterlo fare”, ha aggiunto.
– foto ufficio stampa Eni –
(ITALPRESS).

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