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Economia

Imprese, Esposito “Green e digitale migliorano la produttività”

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ROMA (ITALPRESS) – “La struttura manifatturiera italiana sta crescendo ma è anche vero che abbiamo un tasso di crescita della produttività rispetto agli altri Paesi più basso. Le imprese dovrebbero investire nella doppia sfida della transizione green e digitale, quelle che lo fanno hanno una maggiore produttività soprattutto se poi investono nel capitale umano. Le micro-imprese avranno un mercato sempre più globalizzato, quindi servono integrazioni e collegamenti: distretti e contratti di rete per acquistare quella dimensione strategica che consente loro di competere con maggiore innovazione”. Lo afferma Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne”, intervistato da Claudio Brachino per il magazine televisivo Italpress Economy.
Parlando più in generale dell’economia italiana, spiega come da molti sia stata sempre “dipinta come un calabrone, che da un punto di vista fisico non dovrebbe volare, invece vola. La verità è che queste contraddizioni derivano dal fatto che il nostro Paese ha più motori di sviluppo, ha il 70% di economia di servizi, un 20-21% di industria, un 5-6% che è edilizia; questo spiega perchè quando un motore, come sta succedendo attualmente per una fetta di industria, inizia a pompare di meno, gli altri settori vengono a sorreggere questa attività. Questa è una delle chiavi di letture di un Paese complesso che si articola in settori e territori”.
“In un Paese come il nostro la crescita nazionale ha un valore che si articola molto a livello territoriale. Ad esempio – prosegue Esposito -, noi abbiamo territori, soprattutto nel Nord-ovest, che stanno segnando un rallentamento nella crescita, le diverse aree del Paese rispecchiano anche il diverso mix settoriale. In questa composizione, il diverso mix si sta combinando con una crescente apertura anche a livello internazionale che riguarda molto l’industria manifatturiera sulla quale però può pesare il macigno dell’incertezza anche per le vicende dei dazi. Il Mezzogiorno, soprattutto dopo il Covid, sta dando dei segnali interessanti di vitalità. L’ultimo anno ha avuto una crescita del Pil reale superiore rispetto al resto del Paese, sta acquistando velocità, nel Mezzogiorno ci sono una serie di nuclei molto interessanti che si stanno consolidando come le Start-up innovative che, dal 2016, ha raddoppiato la presenza. Sul fatto però che il Sud sia il nuovo motore qualche dubbio, ci sono segnali di dinamismo ma un motore per spingere ha bisogno di molto carburante e la struttura produttiva del Mezzogiorno ha diverse debolezze, fermo restando che ci sono dei fatti interessanti”.
Poi il tema del lavoro. “Noi abbiamo il Pil che cresce poco e l’occupazione che cresce, è un lavoro che oggi non sta portando ricchezza ma dobbiamo ricordarci che veniamo da un periodo di fortissima inflazione dove il potere dei salari si è ridotto. Buona parte delle imprese sono riuscite a fare crescere i margini e hanno ritenuto più conveniente assumere e tenersi un pezzo dell’occupazione per il futuro – osserva -. Questo è un dato positivo perchè le imprese assumono di più nonostante non stiano vendendo nella stessa misura, questo perchè prevedono degli sviluppi. Siccome abbiamo un problema di reperimento e di invecchiamento della manodopera, le imprese stanno cercando di prendere il più possibile giovani per tenerseli per il futuro. Questo sta alimentando l’occupazione e obiettivamente non abbiamo mai avuto un tasso così elevato. La disuguaglianza aumenta perchè gli stipendi, anche per effetto della maggiore inflazione, si sono ridotti; negli ultimi 30 anni lo stipendio medio è rimasto invariato e questo aumenta le diseguaglianze”, conclude.

– Foto Italpress –

(ITALPRESS).

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Economia

Mps-Mediobanca, Giorgetti “Nessuna ingerenza o pressione da parte del Mef”

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ROMA (ITALPRESS) – “Tutte le doverose interlocuzioni che ho avuto con gli esponenti del sistema istituzionale e creditizio sono state sempre orientate a rappresentare l’opportunità di realizzare assetti idonei a garantire un futuro stabile all’istituto, senza alcun tipo di ingerenze o pressione nei confronti degli attori o dei titolari dei diritti di voto”. Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso dell’informativa urgente sulla vicenda Mps-Mediobanca in Aula alla Camera.

“L’oculato lavoro del management ha portato a un progressivo rafforzamento e alla valorizzazione della banca, il cui valore è passato da un minimo di 1,95 operazione del 2022 ai 5,52 euro operazione nel novembre 2024, fino a superare a dicembre 2025 gli 8 euro”, ha aggiunto.

“L’ops su Mediobanca è stata un’operazione autonomamente deliberata e sulla quale, come azionista, abbiamo preso atto delle scelte della società e del loro razionale”, ha ribadito Giorgetti, che ha poi sottolineato come “nella fase di uscita del controllo della banca, il Ministero ha ottemperato agli impegni assunti nei confronti della Commissione Europea e, in tale ottica, le stesse dimensioni dei cinque componenti del CdA tratti della lista MEF rappresentano un comportamento coerente con i suddetti obblighi di perdita del controllo”.

“Per quanto riguarda il futuro della quota residua del MEF pari al 4,86% di un controvalore ovviamente variabile, ma ben superiore al miliardo, ogni determinazione dovrà essere adottata non già in una logica di mera cassa, ma in un’ottica strategica. Resta inteso che il MEF, in coerenza con gli impegni assunti a livello europeo, non presenterà comunque alcuna lista in occasione del rinnovo del consiglio di amministrazione”, ha concluso Giorgetti.

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– foto IPA Agency –

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Economia

La Bce lascia i tassi di interesse invariati, obiettivo stabilizzazione inflazione al 2%

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FRANCOFORTE (GERMANIA) (ITALPRESS) – Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di mantenere invariati i tre tassi d’interesse chiave. La sua valutazione aggiornata riconferma che l’inflazione dovrebbe stabilizzarsi all’obiettivo del 2% nel medio termine. I tassi di interesse sui depositi, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di prestito marginale rimarranno invariati rispettivamente al 2,00%, al 2,15% e al 2,40%. Le nuove proiezioni degli esperti dell’Eurosistema indicano un’inflazione complessiva media del 2,1% nel 2025, dell’1,9% nel 2026, dell’1,8% nel 2027 e del 2,0% nel 2028. Per l’inflazione al netto di energia e alimentari, gli esperti prevedono una media del 2,4% nel 2025, del 2,2% nel 2026, dell’1,9% nel 2027 e del 2,0% nel 2028. L’inflazione è stata rivista al rialzo per il 2026, principalmente perché gli esperti ora prevedono un calo più lento dell’inflazione dei servizi.

Si prevede una crescita economica più forte rispetto alle proiezioni di settembre, trainata soprattutto dalla domanda interna. La crescita è stata rivista al rialzo all’1,4% nel 2025, all’1,2% nel 2026 e all’1,4% nel 2027, e si prevede che si manterrà all’1,4% nel 2028. Il Consiglio direttivo è determinato a garantire che l’inflazione si stabilizzi al suo obiettivo del 2% nel medio termine. Adotterà un approccio basato sui dati e sulle riunioni per determinare l’orientamento appropriato della politica monetaria. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse si baseranno sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi che la circondano, alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, nonché delle dinamiche dell’inflazione di fondo e della forza di trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non si impegna a priori a seguire un percorso specifico per i tassi.

– foto IPA Agency –

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Economia

Bankitalia, nel 2024 chiuse posizioni in sofferenza per circa 6 miliardi

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ROMA (ITALPRESS) – Nel 2024 sono state chiuse, ovvero eliminate dai bilanci, posizioni a sofferenza per circa 6 miliardi. Il dato, pari a circa 1,4 volte il valore dei nuovi ingressi, e’ inferiore al 2023 in termini sia assoluti (9 miliardi), sia di incidenza percentuale sulle sofferenze in essere alla fine dell’anno precedente (37% contro il 44%). Così la Banca d’Italia nella Nota di Stabilità finanziaria e vigilanza. La riduzione rispetto al 2023 è stata determinata principalmente dalle minori cessioni (passate da 5 a 3 miliardi) ed è riconducibile al progressivo ridimensionamento delle consistenze, che ha ridotto le esigenze di cessioni massive. Le strategie di gestione dei crediti deteriorati sono ora basate su un contributo più equilibrato delle diverse leve gestionali: l’ammontare delle posizioni chiuse internamente e’ risultato equivalente a quello delle cessioni sul mercato (3 miliardi).

I dati aggiornati sui tempi di smaltimento delle sofferenze confermano i progressi conseguiti negli ultimi anni, attribuibili sia alla riduzione delle consistenze che ai miglioramenti degli intermediari nella gestione di questi crediti: la quota delle posizioni chiuse entro tre anni dalla classificazione a sofferenza e’ pari all’87% (88% nel 2a023). Le cessioni di inadempienze probabili si sono mantenute stabili, pari a circa 4 miliardi.

Rispetto al 2023 il tasso di recupero medio delle sofferenze chiuse è aumentato di cinque punti percentuali, al 41%, di cui tre riconducibili alle chiusure di posizioni assistite da garanzie pubbliche e caratterizzate da tassi di recupero particolarmente elevati. Lo rileva la Banca d’Italia nella Nota di Stabilità finanziaria e vigilanza. Alla crescita hanno contribuito sia i recuperi sulle posizioni chiuse in via ordinaria (dal 45% al 47%), sia quelli sulle posizioni cedute (dal 30% al 36%), la cui incidenza sul totale delle posizioni chiuse e’ scesa dal 60% al 50%. Il tasso medio di recupero delle sofferenze assistite da garanzie reali è aumentato di tre punti percentuali, al 44%, sostenuto dall’incremento osservato sulle posizioni cedute a terzi (da 35% a 41%). Per le posizioni non assistite da garanzie reali, il tasso di recupero è aumentato di circa nove punti percentuali (da 28% al 37%), di cui sei attribuibili alle chiusure di posizioni assistite da garanzia pubblica.

Il prezzo delle sofferenze cedute nel 2024 è stato pari in media al 24% dell’esposizione lorda di bilancio al momento della cessione, in aumento di due punti percentuali rispetto al 2023. Il prezzo è rimasto stabile per le posizioni assistite da garanzie reali (34%), mentre è cresciuto sensibilmente per le altre (da 13% a 18%), che hanno beneficiato del maggior prezzo riconosciuto sulle posizioni con garanzia pubblica. Il prezzo di cessione dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze è stato in media pari al 51%, superiore di circa 5 punti percentuali a quello del 2023; l’incremento ha interessato sia la componente assistita da garanzia reale, sia quella non assistita da garanzia reale.

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– Foto IPA Agency –

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