DONNA STRANGOLATA A CHIGNOLO PO, IL COMPAGNO FERMATO HA CONFESSATO
Ha confessato Franco Pettineo, 52 anni, l’uomo che l’altra notte ha ucciso, strozzandola, la convivente Sabrina Baldini Paleni, 56 anni, trovata morta ieri mattina in un’abitazione di Chignolo Po, nella bassa Pavese.
L’uomo, fratello dell’ex marito della vittima, era poi fuggito ed era stato rintracciato dai carabinieri a Pandino nel Cremonese. La Procura di Cremona, diretta da Silvio Bonfigli, con il pm Andrea Figoni chiederà oggi la convalida del fermo per omicidio aggravato dalla relazione personale. L’udienza davanti al gip è prevista per lunedì. Secondo quanto è stato ricostruito, il delitto è accaduto dopo una lite per dei dissidi in ambito familiare e, in precedenza, non vi erano stati segnali di un rapporto burrascoso tanto che i carabinieri della stazione di Chignolo non erano mai intervenuti nella villetta di via Mariotto, alla periferia del paese, in cui si è verificato il femminicidio.
«Non ti meritavi questo. Io, mio fratello, tuo genero e la sua famiglia che oramai anche tu consideravi la tua faremo di tutto per fargli avere ciò che merita. Ti proteggeremo, tu proteggiti da lassù. Non verrai mai dimenticata»: questo ha scritto la figlia Selene sui social, ricordando la mamma e chiedendo giustizia nei confronti dello zio, divenuto anni fa compagno della 56enne e ora suo assassino. E ancora: «Ciao mamma. Sarai sempre nei nostri cuori. Tutto il male tornerà a chi ti ha sempre tolto luce e non ti ha mai permesso di brillare come meritavi».
DELITTO GARLASCO, NUOVA PERIZIA SULL’IMPRONTA DELLE SCARPE
Il Dna di Andrea Sempio, prelevato giovedì mattina e già comparato dalla procura di Pavia con esito positivo con quello trovato sulle unghie di Chiara Poggi, sarà adesso messo a confronto anche con altri campioni isolati dai Ris nel 2007 durante i sopralluoghi nella villetta di via Pascoli. Quelle «ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine», di cui parla la gip Daniela Garlaschelli nel provvedimento con cui ha ordinato il prelievo «coatto» del tampone sul 37enne. Diversi reperti dell’epoca — come gli abiti indossati da Chiara Poggi il giorno del delitto — sono andati distrutti nel 2022 su ordine della procura di Pavia. Una circostanza che però non sarebbe una particolare anomalia, visto che il procedimento di Garlasco era ormai completato con una condanna definitiva nel 2015. I carabinieri della squadra Omicidi del Nucleo investigativo di Milano, guidati da Antonio Coppola e Fabio Rufino, potrebbero però contare anche su altri elementi. Come le «fasce adesive» delle impronte digitali che con le tecniche di oggi potrebbero consentire l’estrazione del Dna, oltre a una serie di tracce mai analizzate o attribuite. Una, biologica, riguarda il tappetino del bagno. Come emerge dall’ordinanza di riapertura delle indagini nella nuova inchiesta, oltre al Dna di Sempio sarebbero emersi «degli elementi nuovi» rispetto alle indagini già svolte nel 2017 e nel 2020 durante altri tentativi di riapertura del caso. L’aggiunto Stefano Civardi e la pm Valentina De Stefano sono pronti a effettuare una consulenza tecnica sull’impronta di scarpa che nelle sentenze viene indicata come quella del killer. Per il perito dell’epoca si trattava di una Frau numero 42, elemento che insieme ad altri «plurimi e convergenti» ha portato alla condanna di Stasi che indossava «anche scarpe 42». I suoi legali, Antonio De Rensis e Giada Bocellari hanno depositato una consulenza che «smonterebbe» il risultato. L’impronta latente fotografata grazie al luminol sul pavimento di casa Poggi sarebbe identica anche in caso di scarpa di numero più grande o più piccolo. La tecnica usata al tempo del processo avrebbe portato a un risultato «falso positivo». Per questo i pm intendono verificare autonomamente anche questo dato.
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